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La febbre del pianeta

Il 2013 ha segnato il trentasettesimo anno consecutivo di temperatura sopra la media
Janet Larsen
www.earth-policy.org/indicators/C51/temperature_2014
Earth Policy Release
Indicatore Eco – Economico
4 febbraio 2014

Gli indicatori eco - Economici sono 12 tendenze che l’Earth Policy Institute traccia per misurare i progressi nella costruzione di un’economia sostenibile. La misurazione della temperatura della terra ci dice la salute relativa del pianeta.

L’anno passato è stato il 37° anno consecutivo sopra la normale temperatura globale.
Secondo i dati della NASA, la temperatura globale nel 2013 è stata in media di 58,3 gradi Fahrenheit (14.6 gradi Celsius), circa un grado più caldo rispetto alla media del ventesimo secolo.
Sin dagli albori dell’agricoltura 11.000 anni fa, la civiltà ha goduto di un clima relativamente stabile.
Questo cambia ora mentre la popolazione umana in crescita rivaleggia con i processi geologici a lungo raggio nel plasmare il volto del pianeta.
4 miliardi di persone vive oggi non hanno mai sperimentato un anno che sia stato più fresco rispetto alla media del secolo scorso, ciò permette di porre la questione di ciò che ora è “normale” rispetto al clima.

Nonostante l’assenza delle condizioni di El Niño (un modello di circolazione atmosferica oceanica che tende a riscaldare il pianeta), il 2013 si piazza tra i 10 anni più caldi registrati dal 1880.
Con l’eccezione del 1998 — un anno intenso di El Niño — questi primi 10 anni si sono verificati tutti a partire dal 2000.
Tuttavia, la tendenza a lungo termine è più importante dei record annuali che nel caso della temperatura della Terra ha una direzione chiara.

Dal 1970, ogni decennio è stato in media di 0,28 gradi Fahrenheit più caldo rispetto a quello precedente.
La quantità di anidride carbonica (CO2) che trattiene calore in atmosfera è aumentata, con un picco di 400 parti per milione nel 2013, mentre le emissioni della combustione dei combustibili fossili e delle foreste sono salite alle stelle da quando iniziò la rivoluzione industriale.
L’ultima volta che la concentrazione di CO2 era stata così alta fu oltre 3 milioni di anni fa, quando c’era molto meno ghiaccio sul pianeta e i mari erano molto più alti.

Gran parte dei 7,5 pollici (19 centimetri) di innalzamento del livello del mare dal 1901 è dovuto alla dilatazione termica dell’acqua, ma il contributo dello scioglimento dei ghiacciai montani e delle calotte polari è in crescita.
La quantità di ghiaccio nell’Oceano Artico si sta riducendo a nuovi minimi.
Mentre la perdita di ghiaccio galleggiante non influisce direttamente sul livello del mare, la contrazione della copertura molto riflettente permette a più luce solare di essere assorbita, riscaldando la regione quasi 2 volte più velocemente a latitudini più basse e accelerando ancora la fusione, soprattutto in Groenlandia.
Se la calotta di ghiaccio della Groenlandia dovesse sciogliersi completamente, il livello globale dei mari salirebbe di 23 piedi (7 metri).
Già nel 2100, i mari potrebbero salire fino a 6 metri, ridisegnando drammaticamente le coste di tutto il mondo.

Con ogni aumento incrementale della temperatura, aumenta pure il rischio di rottura profonda.
Anche un piccolo aumento al di sopra del punto di congelamento nei momenti critici fa la differenza tra una pioggia e una nevicata, una distinzione importante per le zone che dipendono dall’acqua rilasciata gradualmente dallo scioglimento del manto nevoso.
Un’anteprima si vede in California: A seguito dell’anno record per siccità nello stato, con precipitazioni pari a 1/3 della media, il manto nevoso nelle montagne della Sierra Nevada si è ridotto dell’88% inferiore al normale alla fine di gennaio 2014.

Mentre la temperatura media globale è aumentata, il mondo ha visto un aumento delle giornate più calde.
Negli Stati Uniti, per esempio, i record di alta temperatura i fissati negli ultimi anni sono di più rispetto ai minimi storici.
Durante tutto il 2013, mentre certamente ci sono stati eventi di freddo, nessuna regione del globo ha sperimentato freddo da record.
Le ondate di calore sono aumentate negli ultimi decenni in alcune aree, in particolare in Europa, Asia e Australia.
Le temperature oltre la media in Australia hanno trasformato il 2013 nel suo anno più caldo mai registrato, con dicembre che ha segnato il diciassettesimo mese consecutivo di temperature sopra la media.
Le ondate di calore regionali hanno continuato a gennaio 2014, con la città dell’entroterra di Moomba che ha toccato i 120 gradi Fahrenheit il secondo giorno del nuovo anno.
Nel Queensland, circa 100.000 pipistrelli sono morti per stress da calore.

Si prevede che il riscaldamento globale amplifichi i periodi di siccità e quelli umidi.
Come esempio del tipo di evento che dovrebbe accadere più spesso su un pianeta più caldo, gran parte della Cina meridionale è stata colpita da una forte siccità e dal calore a luglio e a agosto 2013.
Sette province hanno ricevuto meno della metà delle loro precipitazioni normali, lasciando assetati 20 milioni di acri (8.000.000 di ettari) di terreni agricoli.
Le perdite si avvicinarono a $ 8 miliardi.
Secondo la US National Climatic Data Center, l’ondata di calore “è stata una delle più gravi mai registrata rispetto alla sua estensione geografica, alla sua durata e all’intensità; più di 300 stazioni superarono la temperatura massima giornaliera di 104 gradi Fahrenheit”.

In Angola e in Namibia, dove una persona ogni 4 è cronicamente sottoalimentata, il 2013 ha portato il 2° anno consecutivo di precipitazioni estremamente scarse in una stringa di 30 anni che ha avuto la tendenza verso la siccità.
E una siccità nel nord-est del Brasile, ritenuta la più grave nel corso dell’ultimo mezzo secolo, è durata dalla fine del 2012 fino alla prima parte del 2013, con alcune aree senza ricezione di pioggia per un anno.
Il risultato fu di circa $8 miliardi di perdite.
Poi, dal dicembre 2013, con temporali torrenziali di poche ore che valevano 2 mesi di pioggia è scesa la precipitazione più pesante in 90 anni, provocando gravi inondazioni e frane.

Parti di India e Nepal ricevettero precipitazioni record nel giugno 2013, con l’India nord-occidentale che ricevette il doppio delle precipitazioni normali per quel mese.
Le inondazioni e frane conseguenti uccisero più di 6.500 persone.

L’evento meteorologico più costoso del 2013, secondo la società di riassicurazione Aon Benfield, fu l’allagamento di primavera in Europa centrale che fece danni per un valore di $22 miliardi, solo un quarto dei quali erano stati assicurati.

L’inondazione di giugno in Alberta fu il disastro naturale più costoso nella storia del Canada, fece $5,2 miliardi di danni.
Un importante assicuratore canadese ha annunciato aumenti di premio fino al 20%, poco dopo il suo CEO denunciò “eventi meteorologici severi, più estremi e frequenti in arrivo (in continuazione)” — solo 1 del numero crescente di imprenditori che capiscono il rischio che il cambiamento climatico pone alle sue linee di fondo.

Alcuni assicuratori non coprono più dalle tempeste nelle zone costiere.
In un mondo più caldo, i cicloni tropicali (uragani) non sono necessariamente attesi più spesso, ma quelli che si sviluppano hanno una buona possibilità di crescere più forti, alimentati da energia termica supplementare.
Mettere insieme i mari più alti, che rendono la tempesta più pericolosa, con l’aumento delle popolazioni e delle infrastrutture in zone vulnerabili, questa è una ricetta per i costi elevati.

L’anno 2013 ha visto svilupparsi più tempeste tropicali rispetto alla media dal 1980, anche se meno tempeste rispetto alla media hanno raggiunto la terra.
Nel mese di settembre, il Messico ebbe l’insolita esperienza di essere colpito da entrambi i lati da uragani simultanei nel Nord Atlantico e nel Pacifico orientale.
E poi nel Pacifico occidentale nel mese di novembre, il Super Typhoon Haiyan, la più forte tempesta tropicale che abbia mai raggiunto la terra, devastò vaste aree delle Filippine, uccidendo 8.000 persone e lasciando milioni di senzatetto.
I venti che raggiunsero le 235 miglia all’ora e una grande tempesta fecero danni per una cifra stimata di 13 miliardi di dollari.

Mentre uno di questi eventi potrebbe forse anticipare il cambiamento climatico, il rischio di sorprese climatiche è in aumento mentre le temperature salgono.
Inoltre, il pericolo di colpire soglie invisibili — come la perdita di grandi lastre di ghiaccio — per il quale gli effetti del riscaldamento globale diventano irreversibili su una scala temporale umana è reale.
Con i rapidi tassi di variazione, l’adattamento diventa difficile se non impossibile.
Per la sicurezza della civiltà, i governi di tutto il mondo hanno concordato l’obiettivo di stare all’interno di un aumento della temperatura di 3,6 gradi Fahrenheit (2 gradi Celsius).
Tuttavia, senza una forte riduzione dell’uso del fossile nella combustione di combustibili e della deforestazione andremo oltre il progetto.
Ciò richiede investimenti, ma i costi alternativi che deriverebbero dall’inazione sono di dimensioni smisurate.
# # #
Per un piano per stabilizzare il clima della Terra, guarda “Time for Plan B” e www.earth-policy.org.
Janet Larsen è Direttore di Ricerca all’Earth Policy Institute.

Sentitevi liberi di trasmettere queste informazioni ad amici, familiari e colleghi!
Contatto per i media: Reah Janise Kauffman
Contatto per la ricerca: Janet Larsen
Earth Policy Institute
1350 Connecticut Avenue NW, Suite 403, Washington, DC 20036

Tradotto da F. Allegri il 2 giugno 2014.

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ormalibera
ormalibera il 04/06/14 alle 07:17 via WEB
Il futuro è oscuro, accendere una lampadina non servirà a modificare l'effetto domino. Ma la gente dorme, non vuole svegliarsi. Sono sempre più convinta che sono le scelte personali di....7 miliardi di persone a fare la differenza.
(Rispondi)
 
amici.futuroieri
amici.futuroieri il 04/06/14 alle 13:52 via WEB
Lester Brown ha il merito di individuare le molte sfide decisive. Nel mio piccolo, lavoro ad un confronto tra USA e Italia, due casi opposti. In generale c'è l'eolico come soluzione mondiale e il geotermico come alternativa al nucleare nelle aree che sono costeggiate dall'Oceano Pacifico. Servono campioni del popolo, non i 7 miliardi, presto 8.
(Rispondi)
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