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La Cina e la Sfida della Soia

La Cina e la Sfida della Soia
Lester R. Brown
www.earth-policy.org/books/fpep/fpepch9
Earth Policy Release
Full Planet, Empty Plates
6 novembre, 2013

Circa 3.000 anni fa, i contadini della Cina orientale addomesticarono la soia.
Nel 1765, i primi semi di soia arrivarono in Nord America, ma non presero subito piede per poter produrre un raccolto.
Per 150 anni, più o meno, la soia languì come una curiosità nei giardini.

In seguito, alla fine degli anni venti, un mercato per l’olio di soia cominciò a svilupparsi, spostando la soia dal giardino al campo.
Nel corso degli anni trenta, la produzione di soia negli Stati Uniti salì da 400.000 tonnellate ad oltre 2 milioni di tonnellate.
E mentre la crescita della domanda per l’olio acquisì slancio, la produzione di soia balzò ad oltre 8 milioni di tonnellate nel 1950.

Nel corso degli anni ‘40 e nei primi anni ‘50, il raccolto della soia era ottenuto e schiacciato principalmente dal 20% del fagiolo che era olio.
In seguito, nel corso degli anni ‘50, la domanda di carne, latte e uova salì.
Con poco pascolo nuovo per sostenere l’espansione degli allevamenti per la carne e il latte, gli agricoltori iniziarono a nutrire i loro animali con più grano arricchito con la farina di soia per produrre più carne bovina e più latte.
Gli agricoltori puntavano già pesantemente sul grano per la produzione di carne di maiale, pollame e uova.
Dal 1960 la farina di soia divenne il principale prodotto della frantumazione della soia e l’olio quello secondario.
Per la prima volta, il valore del cibo superò quello dell’olio, un segno precoce delle cose che sarebbero accadute al ruolo mutevole della soia.

Questo aumento della domanda di farina di soia rifletteva la scoperta fatta dai nutrizionisti degli animali che unendo 1 parte di farina di soia con 4 parti di grano, di solito mais, nelle razioni alimentari si poteva aumentare notevolmente l’efficienza con cui il bestiame e il pollame convertivano il grano in proteine animali.
Questa fu il vantaggio della soia per avere la ribalta agricola e che le consentì di unirsi a grano, riso e mais come una delle quattro colture più importanti del mondo.

Oggi i principali produttori di soia, in cifra tonda, sono gli Stati Uniti a 80 milioni di tonnellate, il Brasile a 70 milioni di tonnellate, e l’Argentina a 45 milioni di tonnellate.
Insieme rappresentano oltre i quattro quinti della produzione di soia del mondo.
La Cina è un quarto distante a soli 14 milioni di tonnellate.
Per 6 decenni, gli USA sono stati sia il produttore che l’esportatore principale di soia, ma nel 2011 le esportazioni brasiliane eclissarono per poco quelle degli USA.

Per tanti consumatori, la soia è un alimento invisibile che si materializza in molti dei prodotti presenti in qualsiasi frigorifero.
Chiaramente, la soia è molto più diffusa nella dieta umana rispetto a quanto indicherebbe la prova visiva.

La domanda mondiale di soia è in aumento di circa 7 milioni di tonnellate all’anno.
E’ guidata principalmente dai 3 miliardi di persone che si muovono lungo la catena alimentare, consumando più prodotti animali ad alta intensità di grano e soia.
La crescita della popolazione sta spingendo al rialzo anche la domanda di semi di soia, sia indirettamente, attraverso il consumo di prodotti di origine animale o direttamente attraverso il consumo di tofu, miso e tempeh.
Nei due principali consumatori di soia, negli Stati Uniti e in Cina, le popolazioni sono in crescita di 3 milioni e 6 milioni all’anno, rispettivamente.
E infine, anche una crescente domanda di olio di soia per il bio diesel fa dilagare l’uso della soia.

L’effetto principale della impennata del consumo mondiale di soia è stato una ristrutturazione dell’agricoltura nell’emisfero occidentale.
Negli Stati Uniti ora c’è più terra dedicata alla soia rispetto a quella per il grano.
In Brasile, l’area dedicata alla soia supera quella di tutti i cereali combinati.
L’area per la soia in Argentina è ormai vicina al doppio di quella di tutti i cereali combinati, mettendo il paese pericolosamente vicino a diventare una monocoltura di soia.

Per soddisfare l’impennata della domanda globale di soia poniamo una sfida enorme.
Poiché la soia è un legume che fissa l’azoto atmosferico nel suolo, non reagisce ai fertilizzanti come fa, ad esempio, il mais che ha un appetito vorace per l’azoto.
E poiché la pianta di soia utilizza una parte della sua energia metabolica per fissare l’azoto, ha meno energia per produrre semi.
Questo rende difficile l’aumento delle rese.

Purtroppo, se il consumo di soia mondiale continuasse a crescere ad un ritmo rapido, le pressioni economiche per coltivare più terra potrebbero diventare intense.
E se la terra aggiuntiva per soddisfare la domanda in espansione non fosse in Brasile, dove sarebbe?
Da dove proverrà la nuova terra per la soia?

Anche se la deforestazione che è in corso in Brasile, è guidata dalla crescita mondiale della domanda di carne, latte e uova.
In parole povere, il salvataggio della foresta amazzonica ora dipende dal frenare la crescita della domanda di la soia con la stabilizzazione della popolazione mondiale da fare il più presto possibile.
E per la popolazione più benestanti del mondo, significa mangiare meno carne, rallentando così la crescita della domanda di soia.
In questo contesto, la recente recessione negli Stati Uniti del consumo di carne è una buona notizia.
# # #
Da Full Planet, Empty Plates: La nuova geopolitica della scarsità alimentare di Lester R. Brown (New York: W.W. Norton & Co.)
Dati di supporto, video e slideshow sono disponibili per il download gratuito su www.earth-policy.org/books/fpep.
Sentitevi liberi di trasmettere queste informazioni ad amici, familiari e colleghi!

Contatto per I media: Reah Janise Kauffman
Contatto per la Ricerca: Janet Larsen
Earth Policy Institute
1350 Connecticut Avenue NW, Suite 403, Washington, DC 20036

Tradotto da F. Allegri il 02/03/2014.

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