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L'energia fossile dell'Artico

Lo sviluppo dell’energia fossile all'Artico è un cattivo investimento
Emily E. Adams
www.earth-policy.org/plan_b_updates/2014/update125
Earth Policy Release
Plan B Aggiornamento
17 settembre 2014

Anche i maestri degli scacchi possono sbagliare una grande mossa quando sono adescati per cercarne una diversa.
Per esplorare questo fenomeno, i ricercatori hanno seguito i movimenti oculari dei maestri scacchisti quando hanno giocato su varie scacchiere con schemi diversi.
Sulla prima scacchiera, i giocatori potrebbero raggiungere lo scacco matto con una mossa familiare.
Quando ricevono la seconda scacchiera, gli occhi dei giocatori guardano i pezzi coinvolti nel movimento familiare, invece di esaminare l’intera scacchiera.
In effetti, la soluzione iniziale li acceca e non gli fa valutare opportunità nuove e migliori.

In modo simile, il mondo è stato accecato dal petrolio e dal gas, visto che i modi comuni per produrre l’economia e simili continuano a cercarli in luoghi difficili da raggiungere, come l’Artico, anche se i costi crescono e il rendimento diminuisce.
Un esempio del mondo che è immerso in queste modalità fu l'annuncio del 28 agosto che la Royal Dutch Shell, nonostante le molte battute d’arresto degli ultimi anni, ha presentato i piani al governo USA per cercare ancora il petrolio al largo dell’Alaska, già dall’estate 2015.

Attualmente, circa il 10% del petrolio del mondo e un quarto della sua produzione di gas naturale provengono dalla regione artica, che si è riscaldata di oltre 2 gradi Celsius a partire dalla metà degli anni 1960.

I paesi che si affacciano sul Mar Glaciale Artico si organizzano per espandere i loro diritti al di là delle tradizionali 200 miglia di zona economica esclusiva in previsione di future scoperte di petrolio e gas.
Secondo le stime attuali, gli Stati Uniti hanno le maggiori risorse petrolifere dell'Artico, sia in mare aperto che sulla terra.
La Russia arriva seconda per il petrolio, ma ha più gas naturale.
La Norvegia e la Groenlandia sono virtualmente legate per il terzo posto che combina le più grandi risorse di petrolio e di gas insieme.
Il Canada arriva quinto, con parti quasi uguali di petrolio e gas naturale.

Nello sviluppo di queste risorse, la Russia è in testa al gruppo.
La produzione è iniziata in quasi tutti i 43 grandi giacimenti di petrolio e gas naturale che sono stati scoperti nell'Artico russo, sia a terra che in mare aperto.
La Russia ottenne il suo primo petrolio da una piattaforma off-shore in acque artiche nel dicembre 2013.
Il 9 agosto 2014, ExxonMobil e Rosneft (Russia) insieme cominciarono la trivellazione petrolifera nel nord della Russia e al largo della Siberia.
Novatek (Russia) sta lavorando con la francese Total e la China National Petroleum Corp per sviluppare un impianto di gas naturale liquefatto nella regione artica.
Tuttavia, le sanzioni europee e americane stringenti contro la Russia dovute alla crisi Ucraina minacciano il futuro di queste joint ventures.

La Norvegia — dove l’industria del petrolio e del gas somma quasi un terzo delle entrate pubbliche — vanta attualmente l’unico impianto di gas naturale liquefatto operativo a nord del Circolo Polare Artico, gestito da Statoil nel Mare di Barents.
Insieme con l’italiana Eni, Statoil è coinvolta anche nello sviluppo del giacimento di petrolio di Goliat, che dovrebbe entrare in rete nel 2015.
Questa sarà la prima produzione di petrolio nel Mare di Barents che è molto ricco e delimitato da Norvegia e Russia.
A nord e ad ovest, la Groenlandia mette all’asta avidamente licenze di trivellazione sin dalla fine degli anni ‘70 e, più recentemente, negli anni 2000, ma finora tutti i suoi pozzi sono a secco.

Il Canada fece perforazioni esplorative nel suo territorio artico negli anni ‘70 e ‘80, ma questi sono diminuiti negli anni novanta.
Da allora, solo un pozzo esplorativo offshore è stato perforato, nel 2005-06, ma è stato abbandonato successivamente.
Un ostacolo allo sviluppo è la mancanza di infrastrutture per portare i combustibili fossili sul mercato, spesso questo richiede grandi fondi per finanziare la sua costruzione.
In Alaska, il giacimento terrestre di Prudhoe Bay — uno dei più grandi del Nord America -— ha avuto questo ruolo.
Scoperto nel 1967, fu grande abbastanza per finanziare la costruzione del TransAlaska Pipeline.
Dopo che fu costruito, lo sviluppo dei giacimenti di petrolio più piccoli, situati nelle vicinanze è diventato commercialmente valido.

Royal Dutch Shell è la più avanzata nello sviluppo del petrolio offshore dell’Alaska.
Mentre i prezzi del petrolio aumentavano negli anni duemila, così fece l’interesse di Shell.
Allora i piani di Shell furono ritardati dalle cause giudiziarie e da una moratoria del governo degli Stati Uniti sull'attività Arctica dopo il caso della fuoriuscita di petrolio dal Deepwater Horizon della BP nel Golfo del Messico.
Ulteriori ritardi seguirono dopo il danno ad una cupola di contenimento della Shell, che era stata progettata per catturare il petrolio in caso di fuoriuscita, durante i test a Puget Sound nello stato di Washington.
Nel 2012, la Shell ha avuto una stagione di inizio e fine delle perforazioni, interrotta da iceberg alla deriva, che è stata coronata dalla distruzione di uno dei suoi impianti di perforazione durante una forte tempesta.
L’azienda ha scelto di fermare tutta la perforazione nel 2013.

Nei primi mesi del 2014, una corte federale ha stabilito che il governo degli Stati Uniti ha fatto un errore fondamentale quando ha calcolato l’impatto dello sviluppo dell’estrazione del petrolio e del gas per l’ambiente artico.
Pertanto le licenze di Shell per perforare non erano valide e lei ha perso un’altra stagione di perforazioni.
Finora, la Shell non ha una goccia di petrolio da mostrare per i 5 miliardi di dollari che ha speso per i suoi recenti sforzi al largo dell’Alaska, eppure ha mosso i primi passi per tentare di nuovo nel 2015.

Come ha dimostrato la Shell, l’operare nella regione artica comporta grandi rischi.
La contrazione del ghiaccio nel mare Artico permette alle onde di diventare più potenti.
Il ghiaccio rimanente può essere rotto più facilmente e suddiviso in lastroni di ghiaccio che possono scontrarsi con navi o cone piattaforme di perforazione.
I grande iceberg possono setacciare il fondo dell'oceano, facendo scoppiare i tubi o altre infrastrutture sepolte.
Gran parte delle infrastrutture a terra è costruita sul permafrost — terreno gelato — che può spostarsi mentre la terra è sciolta dal riscaldamento regionale, minacciando delle rotture dei tubi.
Già, fonti russe ufficiali stimano che ci siano state più di 20.000 fuoriuscite annuali di petrolio dagli oleodotti in tutta la Russia negli ultimi anni.
Le operazioni artiche sono lontane dal supporto principale in risposta alle emergenze.
Le condizioni di gelo le rendono pericolose per gli equipaggi che stanno fuori per lunghi periodi di tempo.
Anche i sistemi di comunicazione sono meno affidabili alla fine della Terra.
Perché prendere tali rischi per cercare questi combustibili sporchi quando le alternative al petrolio e al gas attendono di essere prese?

Invece di cercare nuovi modi per ottenere il petrolio, possiamo cercare modi migliori per spostare persone e merci.
Bus di trasporto rapido, metropolitane leggere e treni ad alta velocità possono spostare più persone con meno energia rispetto alla macchina.
E per le auto che rimangono sulla strada, quelle elettriche o ibride ma anche elettriche — alimentate da una griglia di energia pulita -— sono molto più efficienti rispetto a quelle con un motore a combustione interna tradizionale.
Incoraggiare l’uso della bicicletta attraverso piste ciclabili e programmi di bike-sharing tiene la gente attiva e lontana dalle automobili.

Il gas naturale, che viene utilizzato principalmente per la produzione di energia elettrica, può essere sostituito dall’energia generata dai progetti eolici, solari, e geotermici.
Molti paesi stanno dimostrando ciò che è possibile con le energie rinnovabili.
La Danimarca ottiene già un terzo della sua energia elettrica dal vento.
L’Australia è ormai costellata di sistemi solari su 1 milione di tetti.
L’Islanda produce energia geotermica sufficiente a soddisfare quasi il 30% del suo fabbisogno di energia elettrica.
Questi sono solo alcuni esempi per guardare oltre la vecchia soluzione familiare e per andare ad una migliore e più pulita.
La ricerca rischiosa dei depositi di petrolio e gas sotto ogni roccia e iceberg è una distrazione costosa degli investimenti per un futuro di energia pulita.

# # #
I dati e le risorse aggiuntive sono disponibili su www.earth-policy.org.
Sentitevi liberi di passare queste informazioni ad amici, familiari e colleghi!
Contatto per i Media: Reah Janise Kauffman
Contatto per la ricerca: Emily E. Adams
Earth Policy Institute
1350 Connecticut Avenue NW, Suite 403, Washington, DC 20036

Tradotto da F. Allegri il 17/02/2015.

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