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Nader e le multinazionali farmaceutiche

Nell’Interesse Pubblico
Big Pharma - Il capitalismo clientelare è fuori controllo

Ralph Nader
21 novembre 2014

Due notizie recenti sulla vorace industria del farmaco dovrebbero essere un appello per un Congresso supino per avocare a se e avviare indagini sui prezzi dei farmaci salva vita che sono troppo lontani dal normale.

La prima notizia — una storia da una pagina sul New York Times — era sulla Fondazione per la fibrosi cistica (CF), che 15 anni fa investì 150 milioni di dollari nella società di biotecnologie Vertex Pharmaceuticals per sviluppare un farmaco per questa grave malattia polmonare.
Il 19 novembre, la Fondazione ha registrato un ritorno di $ 3,3 miliardi da tale investimento.

Il Kalydeco (il farmaco sviluppato con tale investimento) viene preso quotidianamente dai pazienti della CF (chi può permetterselo) a un prezzo di $ 300.000 all’anno per paziente.
Chi può pagare quel costo?

Il secondo comunicato stampa è venuto dalla industria farmaceutica finanziata dal Centro Tufts per lo Studio dello sviluppo farmaceutico.
Joseph DiMasi del Centro afferma che il costo di sviluppo di un nuovo farmaco da prescrizione è di circa 2,558 miliardi di dollari, significativamente superiore alla precedente stima di 802 milioni che il Centro fece nel 2003.

I promotori dell’industria farmaceutica usano questa cifra ridicola per giustificare gli altissimi prezzi dei medicinali per i consumatori.
Sfortunatamente, la critica di questo numero gonfiato non riceve adeguata attenzione dai media.

La metà dell’ asserzione del DiMasi è data dai costi di opportunità non riscossi se la casa farmaceutica ha investito i suoi soldi altrove.
Questo taglia la sua stima di quasi la metà, fino a 1,395 miliardi di dollari.
La parola “inflazione” ha un nuovo significato.
Secondo l’economista James P. Love, fondatore di Knowledge Ecology International, DiMasi ignora anche convenientemente i sussidi statali, come i cosiddetti crediti d'imposta farmaceutici orfani, le borse di ricerca del National Institutes of Health e il sostegno del governo al costo della sperimentazione clinica che seleziona (vedi keionline.org).

Mr. Love aggiunge che le case farmaceutiche spendono “molto di più per il marketing di quanto non facciano in ricerca e sviluppo”.

Rohit Malpani, direttore di Policy and Analysis di Medici Senza Frontiere (che ricevette il Premio Nobel nel 1999), dice che, se credete ai dati di Tufts (la cui analisi presunta dei dati è in gran parte segreta), “probabilmente credete anche che la Terra sia piatta”.
Mr. Malpani cita lo stesso CEO di GlaxoSmithKline Andrew Witty il quale dice che la cifra di un miliardo di dollari per lo sviluppo di un farmaco è un mito.
Malpani aggiunge: “sappiamo da studi precedenti e dall’esperienza degli sviluppatori di farmaci no profit che un nuovo farmaco può essere sviluppato solo per una frazione del costo che il rapporto Tufts suggerisce. Il costo dei prodotti in via di sviluppo è variabile, ma l’esperienza dimostra che essi possono essere sviluppati con un minimo di $ 50 milioni, o fino a 186 milioni se si prende in considerazione il fallimento... non solo i contribuenti pagano per la grande percentuale dell’industria R&D ma di fatto pagano 2 volte perché poi sono colpiti con i prezzi elevati degli stessi farmaci”.

Il signor Malpani si riferiva soprattutto agli Stati Uniti dove le case farmaceutiche non mostrano gratitudine per i generosi crediti d’imposta e per i finanziamenti del contribuente alla R&D (che sono per lo più gratuiti).
Aggiungete l’assenza di controllo dei prezzi e voi (il consumatore/paziente) pagate i prezzi dei farmaci più alti del mondo.

Un altro aspetto in gran parte ignorato dell’R&D dell’industria è quanto di esso è diretto a prodotti che pareggiano, invece di migliorare, i risultati sanitari — i cosiddetti farmaci “me too” che sono redditizi, ma non beneficiano la salute dei pazienti.
Inoltre, l’industria farmaceutica molto redditizia costantemente non è stata in grado di frenare la sua promozione ingannevole dei farmaci e le informazioni inadeguate sugli effetti collaterali.
Circa 100.000 americani muoiono ogni anno per gli effetti negativi dei farmaci.
Decine di miliardi di dollari dei consumatori sono sprecati per farmaci che hanno effetti collaterali invece di comprare quelli per gli stessi disturbi che ne hanno meno (vedi citizen.org/hrg).

Nel 2000 durante una visita con i medici militari e gli scienziati al Walter Reed Army Hospital, io chiesi quanto avevano speso in R&D per sviluppare i loro farmaci antimalarici e altri medicinali.
La risposta: da cinque a dieci milioni di dollari per farmaco, costo che includeva i test clinici più gli stipendi dei ricercatori.

Questo “ente per lo sviluppo del farmaco” all'interno del Dipartimento della Difesa nacque perché le aziende farmaceutiche si rifiutavano di investire in vaccini o farmaci terapeutici per la malaria — allora era la seconda causa di ricovero dei soldati americani in Vietnam (la prima era la ferita sul campo di guerra).
Così gli alti vertici militari decisero di colmare questo vuoto nazionale, e con grande successo.

Il problema dell’avarizia dell’industria farmaceutica privata e coccolata per quanto riguarda lo sviluppo di vaccini continua.
Le tubercolosi resistenti ai farmaci e le altre malattie infettive dilaganti nei paesi in via di sviluppo continuano a prendere milioni di vite ogni anno.
L’epidemia di Ebola è un’illustrazione letale corrente di tale negligenza.

La sopravvivenza di milioni di persone è troppo importante per essere lasciata alle aziende farmaceutiche.

Con una frazione di quello che il governo federale spreca nella diffusione all’estero e nel fallimento di guerre illegali e senza senso, sarebbe possibile espandere l’esempio del Walter Reed Army Hospital per diventare una superpotenza umanitaria che produce vaccini salvavita e farmaci per fare in modo che la situazione dei malati contasse di più dei profitti inattesi di Big Pharma.

Tradotto da F. Allegri il 06/05/2015.

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