Messaggi di Aprile 2015

Economia e politica

Dalla lunga crisi alla quasi ripresa con la vittoria di Renzi
29/04/2015 Di F. Allegri

In anteprima devo ricordare che dicesi ripresa una crescita del PIL superiore all’uno per cento.
In questi giorni siamo passati da un +0.2% mensile misurato lo scorso febbraio rispetto allo stesso mese del 2014 per arrivare ad un minimo +0.2% su base trimestrale.
Nonostante questo, tutti parlano di ripresa in corso!
Per parlare di ripresa servono tre requisiti di base e questi ci sarebbero.
I requisiti sono i seguenti (di uno ne parlo da anni):
a) svalutazione dell’euro sul dollaro (ora è stabilmente sotto quota 1,10, da mesi e grazie a Draghi);
b) bassi tassi d’interesse della FED e dei prestatori per l’imprese (anche qui grazie a Draghi);
c) basso costo del petrolio (dovuto alla svolta energetica conservatrice americana dei gas di scisto che hanno reso gli USA autosufficienti ed esportatori netti di 7 milioni di barili al giorno mentre calano i consumi generali e medi di questo carburante).
Queste sono i prerequisiti e il loro apporto è stato quello di bloccare la caduta e di avviare il livellamento.
Nello 0.2% trimestrale entrano anche tutte le riforme fatte dai governi balneari che si sono succeduti negli ultimi anni: la gran parte del piccolo merito va all’ultimo quello di Renzi e degli ex di Forza Italia che offrono al paese qualche mese di stabilità politica.
A questo si può aggiungere l’EXPO, ma a me non convince tutto il discorso sui cibi che mangeremo e credo che esso sia solo una grossa speculazione edilizia che ha salvato una parte di un settore in crisi nera: non credo che l’expo porterà ricchezza e PIL al paese, almeno non nei termini che speravano certi ottimisti dei mesi scorsi.
CONSEGUENZE
Siamo ad un quasi ripresa che potrebbe durare a lungo se non si acuiscono i conflitti in Ucraina, Siria e Libia.
Qui io vedo tre situazioni di stallo sostanziale: in Ucraina è in corso un braccio di ferro pericoloso che potrebbe portare a nuove tensioni e scontri in estate mentre in Siria e Libia c’è un equilibrio apparente nel caos e nelle distruzioni continue.
In pratica sono situazioni da trincee della prima guerra mondiale!
In questo contesto c’è un vincitore vero che è Mario Draghi e un vincitore politico che gode di un successo non suo e di un consenso immeritato e questo è Matteo Renzi.
Renzi è da 0.2 in economia, ma lo vota il 40% dei votanti e inoltre il suo governo balneare sembra lanciato verso la possibilità di avere una durata minima e con la capacità di fare delle riforme che potrebbero far nascere una vera seconda repubblica.
Mentre Renzi è debolissimo in Italia, egli colleziona vari successi in Europa che tanti fingono di non vedere o distorcono ad arte.
Funziona la grande alleanza dei paesi mediterranei centrata nell’alleanza italo francese tra Renzi e Hollande con l’appoggio differenziato degli iberici e degli inglesi e con una trattativa continua con la Germania della Merkel e con i suoi alleati.
La Grecia va collocata a parte perché ancora è in una crisi insopportabile e i suoi dati di PIL non devono distoglierci dalle perdite che hanno avuto negli anni passati.
Nessuno vuol cacciare la Grecia dall’euro, ma queste sono condizioni proibitive per quella realtà.
Il rischio vero è quello di forzare la Grecia ad andarsene da sola che sarebbe un salto dalla padella alla brace.
Tale rischio è ancora teorico grazie alle scelte di Draghi e qui c’è un terzo merito suo ovvero quello di aver dato tempo per trattare ed operare alle burocrazie europee e agli stati coinvolti.
Draghi ha sconfitto la Germania di Schäuble e il duo Renzi/Hollande ne ha approfittato (con il secondo che gode più del primo).
IN PRATICA: VINCE DRAGHI E GODE RENZI MENTRE NEL PAESE CIRCOLANO ILLUSIONI VECCHIE E NUOVE E SE IL PROGRESSO ECONOMICO È MINIMO QUELLO POLITICO È NULLO.

 
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L'ultima lettera di un veterano della guerra in Iraq

Post n°881 pubblicato il 25 Aprile 2015 da amici.futuroieri
 

Nell’Interesse Pubblico
L’ultima lettera Di Tomas Young a Bush, e Cheney

Ralph Nader
14 novembre 2014

Il viaggio coraggioso di Tomas Young, veterano della guerra in Iraq dove fu ferito gravemente, si è concluso lo scorso Lunedì, quasi 11 anni dopo essere stato colpito in un agguato a in un camion militare colpito in pieno.
E’ morto a Seattle mentre era amorevolmente curato dalla moglie Claudia.

Tomas non è stato in silenzio, nonostante il suo essere paralizzato dal torace in giù, i dolori lancinanti, il coma e la dipendenza dai medici.
E’ diventato un attivista per la pace contro la guerra, ha affrontato le convocazioni e ha risposto al maggior numero di richieste di interviste, per quanto la sua condizione agonizzante poteva tollerare.

Imparai a conoscere Tomas quando sua madre, Cathy Smith, fece un appello dal Walter Reed Army Hospital nel 2004, dove suo figlio era in cura.
Lei disse che Tomas amava leggere e che voleva una mia visita.
Io chiamai il divo leggendario del talk show Phil Donahue e gli chiesi di unirsi a me per portare una scatola piena di una trentina di libri a Tomas.
Apprendemmo che si era arruolato nell'esercito due giorni dopo gli attacchi del 11 settembre perché voleva contribuire a portare gli autori di questi attacchi davanti alla giustizia e anche acquisire qualche risparmio per un’istruzione al college.
Invece, fu inviato in Iraq che non aveva alcuna connessione con i fatti del 11 settembre o con qualsiasi minaccia alla sicurezza nazionale degli Stati Uniti
Nelle sue parole, “Fummo usati. Fummo traditi. E siamo stati abbandonati”.

Phil fu così preso da questa storia che è rimasto in stretto contatto con Tomas e la sua famiglia e lo ha aiutato a diffonderla.
Con Ellen Spiro, Phil Donahue produsse il documentario avvincente basato sulla storia di Tomas, Body of War, nel 2007.
La storia ha raccontato le esperienze strazianti di Tomas Young, che è riuscito a recarsi ad alcune proiezioni del film a sostegno dei soldati per “parlare contro questa guerra”.

Uno dei momenti memorabili di Body of War mostrò George W. Bush che scherzava e si guardava intorno cercando le armi di distruzione di massa (la sua invenzione criminogena) alla cena dei corrispondenti della radio e della televisione nel 2004.

Un’altra scena memorabile, una che scuote lo spirito umano, fu quella dello scambio di vedute tra il senatore Robert Byrd (D-WV) e Tomas, durante una registrazione nella quale Tomas e il senatore Byrd lessero l’elenco dei senatori che avevano votato contro l'invasione dell'Iraq come gioco sullo sfondo.
Il senatore Byrd definì questi legislatori “i 23 immortali”.

Dopo aver ricevuto la chiamata che aveva temuto per dieci anni, Phil mi ha detto che il corpo e la mente di Tomas “aveva ricevuto ogni colpo”, ma aveva combattuto per vivere per oltre un decennio.
Phil si è impegnato in quel decennio eroico di sopravvivenza, aiutandolo lungo la strada per ottenere una migliore assistenza sanitaria e la riabilitazione, incoraggiandolo a continuare, e facilitando la voce di Tomas Young trovandole un posto nella storia.
Questa amicizia che si è sviluppata da una simile circostanza terribile è un libro in sé.

E’ stato nel 10° anniversario della guerra in Iraq che, vicino alla morte e all’ospizio, Tomas Young ha inviato “un’ultima lettera”a George W. Bush e a Dick Cheney.
Ecco alcune delle sue parole brucianti di quella lettera, che, ovviamente, né i due criminali di guerra, né i loro collaboratori pagati dai contribuenti hanno letto.

Scrivo questa lettera a nome dei mariti e delle mogli che hanno perso il coniuge, a favore dei bambini che hanno perso un genitore, a nome dei padri e delle madri che hanno perso i figli e le figlie e per conto di coloro che si prendono cura di molte migliaia dei miei compagni e veterani che hanno lesioni cerebrali ...
Scrivo questa lettera a nome di quasi un milione di morti iracheni e degli innumerevoli feriti iracheni.
Scrivo questa lettera a nome di tutti noi — i detriti umani che la vostra guerra ha lasciato dietro di sé, coloro che passano la vita nel dolore senza fine e nella pena.


Scrivo questa lettera, la mia ultima lettera, a voi, Bush e Cheney.
Io non scrivo perché penso che voi comprendiate le terribili conseguenze umane e morali delle vostre bugie, manipolazioni e della sete di ricchezza e potere.
Scrivo questa lettera perché ... voglio chiarire che io (e centinaia di migliaia dei miei compagni veterani, insieme a milioni dei miei concittadini, insieme a centinaia di milioni di altri in Iraq e in Medio Oriente) so perfettamente chi siete e quello che avete fatto.
Voi potete sottrarvi alla giustizia, ma nei nostri occhi siete colpevoli sia dei crimini di guerra eclatanti, del saccheggio e, infine, di omicidio, inclusa l’uccisione di migliaia di giovani americani — i miei compagni veterani — il cui futuro avete rubato.


Le vostre posizioni di autorità, i vostri milioni di dollari di patrimonio personale, i vostri consulenti di pubbliche relazioni, il vostro privilegio e il vostro potere non possono mascherare il vuoto del vostro animo.
Ci avete mandato a combattere e morire in Iraq dopo che voi, Mr. Cheney, schivaste l’arruolamento in Vietnam, e lei, signor Bush, otteneste un AWOL dalla vostra unità della Guardia Nazionale.
I vostri egoismi e codardie furono stabiliti decenni fa ... voi mandaste centinaia di migliaia di giovani uomini e donne a sacrificarsi in una guerra senza senso, con un’idea simile a quella che serve per mettere fuori la spazzatura.

Sono entrato nell’esercito due giorni dopo gli attacchi dell’undici settembre ... Volevo reagire contro coloro che avevano ucciso circa 3.000 dei miei concittadini.
Io non entrai nell’esercito per andare in Iraq, un paese che non aveva partecipato agli attentati del settembre 2001 e che non costituiva una minaccia per i suoi vicini, tanto meno per gli Stati Uniti.
Io non entrai nell’esercito per “liberare” gli iracheni o per chiudere le mitiche strutture delle armi di distruzione di massa o per impiantare quello che voi cinicamente chiamate “democrazia” a Baghdad e nel Medio Oriente ...

Io in particolare non ha aderito all’esercito per fare una guerra preventiva.
La guerra preventiva è illegale secondo il diritto internazionale.
E come soldato in Iraq ero, ora so, un complice della vostra idiozia e dei vostri crimini.
La guerra in Iraq è il più grande errore strategico nella storia degli Stati Uniti ...
Io non sarei qui a scrivere questa lettera, se fossi stato ferito in combattimento in Afghanistan contro quelle forze che hanno fatto gli attacchi dell’undici settembre ... Eravamo pronti.
Siamo stati traditi. E noi siamo stati abbandonati.
Lei, signor Bush, ha la gran pretesa di essere un cristiano. Ma il mentire non è un peccato? L’omicidio non è un peccato? Non lo sono il furto e l’ambizione egoistica? ...

Il mio giorno della resa dei conti è su di me.
Il vostro verrà.

Spero che sarete messi sotto processo.
Ma soprattutto mi auguro, per amor vostro, che voi troviate il coraggio morale di affrontare quello che avete fatto a me e a tanti, molti altri che meritavano di vivere.
Mentre il mio tempo sulla terra sta per terminare, mi auguro che voi troviate la forza di carattere di comparire davanti al pubblico americano e al mondo (in particolare al popolo iracheno) per chiedere perdono prima che il vostro tempo sulla terra finisca”.


Negli annali della storia militare, il coraggio morale è molto più raro del coraggio fisico, in parte a causa delle sanzioni di lunga durata nei confronti dei dissidenti e di coloro che dicono la verità al potere sui difetti nella nostra società.
Tomas Young aveva sia il coraggio morale che quello fisico.
Il suo esempio dovrebbe essere conosciuto dai giovani soldati del futuro che saranno mandati dai loro politici molto viziati a compiere l’ultimo sacrificio per le follie illegali e le ambizioni dei loro capi.

Tradotto da F. Allegri il 25/04/2015

 
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La sconfitta democratica di mid term

Nell’Interesse Pubblico
I Democratici Non Sanno per Cosa si Impegnano — La Sconfitta
7 Novembre 2014
Ralph Nader

I repubblicani Hanno vinto queste elezioni di medio termine?
O le hanno perse i democratici?
I numeri mostrano che nelle sfide aperte per il Senato dove i repubblicani hanno raccolto sette seggi e probabilmente ne guadagneranno altri due per prendere il controllo del Senato, gli elettori non hanno sostenuto i democratici che erano meno riconoscibili e impegnati.

Nelle loro campagne, i senatori democratici sconfitti fuggirono dal presidente Obama e spesso si vantavano di opporsi alle sue politiche.
Ma verso dove corsero questi senatori?
Certamente non verso politiche popolari che si riferissero agli americani dove vivono, lavorano e crescono i propri figli.

Per avere dal senatore M. Pryor il sostegno a un aumento del salario minimo ci sono voluti molti mesi. Con il tempo lui ha visto la popolarità di una referendum statale promosso dai cittadini per la scelta elettorale e ha scelto, ma è apparso più come un opportunista che come un leader.
Poco dopo, il suo successore repubblicano, il deputato Tom Cotton disse si pure lui.
I 4 referenda per aumentare il salario minimo hanno vinto in “stati rossi” conservatori..

Molti senatori sconfitti cercarono di localizzare le elezioni abbandonando Obama e il Partito nazionale democratico.
Evitarono di schierarsi con la gente su questioni come la legge e l’ordine forti per i reati societari nei confronti di consumatori, pazienti, lavoratori, comunità e salute ambientale.
Hanno evitato questo parlando di rivedere sia la guerra fallita alla droga che la guerra fallita al terrore che hanno portato a più droghe nel nostro paese e hanno creato più gruppi anti-americani in tutto il mondo.

Sul Washington Post, il mai perspicace Steven Pearlstein, scrisse, poco prima delle elezioni, che i “candidati democratici si trovano coinvolti in un circolo vizioso in cui il loro rifiuto di abbracciare e difendere il marchio del loro partito scoraggia i fedeli e fa voltare le spalle agli indecisi, minacciando ancora di più le loro prospettive elettorali”.

Il coinvolgimento degli elettori giovani e di minoranza richiede che i candidati articolino le visioni progressive di un’America che offra opportunità per migliorare le condizioni di vita di milioni di lavoratori sottoccupati a basso reddito o a basso salario.
Una bassa affluenza di questi elettori eleggibili in questo Election Day ha assicurato la sconfitta al Partito Democratico (la partecipazione a livello nazionale ha raggiunto solo il 33%).

La gente deve credere che il suo voto significhi qualcosa.
Il vedere miliardi di dollari di spot politici televisivi, ripetitivi, insipidi e negativi creati sia dai politici che dai consulenti aziendali del partito non motiva gli elettori ad andare ai seggi.

Purtroppo, gli elettori arrabbiati sono la maggioranza, superano per sei a quattro (quasi) quelli che hanno votato questa volta.

La campagna senatoriale di Mark Pryor in Arkansas offre un momento di insegnamento per quanto riguarda la codardia politica.
Aveva tutto quello che poteva favorirlo — un sacco di soldi e un padre che era stato un popolare ex senatore ed era attivo nella sua campagna.
Pure Bill Clinton è tornato nella natia Arkansas per sei volte e ha viaggiato incontrando molte comunità nello stato per lodare il senatore Pryor.

Ma all’Election Day, Pryor ha perso nettamente.
Perché?
Perché non ha detto la verità al potere; non sopportava il suo record al Senato, perché non ne aveva uno.
In qualità di Presidente della Senate Consumer Protection, Product Safety and Insurance Subcommittee per molto tempo, si era addormentato sull’interruttore; egli non ha potuto appellarsi ai leader civili per rafforzare la sua rete e non ha avuto un alto profilo di audizioni pubbliche sulla miriade di abusi societari che coinvolgono i consumatori truffati, derubati e feriti.

Il presidente Obama, non fa campagna nel paese, ha rafforzato lo stereotipo che lui è uno svantaggio per il suo partito.
Obama avrebbe potuto unire la nazione dietro un aumento del salario minimo (una restaurazione del potere d'acquisto) per trenta milioni di lavoratori che oggi guadagnano meno dei lavoratori del 1968, al netto dell’inflazione.
Questa correzione attesa da tanto tempo è supportata dal 70% all’80% del popolo americano — un’alleanza tra sinistra e destra — per ragioni di necessità, equità, e di stimolo economico mentre si riducono i fondi per i programmi di assistenza pubblica.

Allo stesso tempo, il presidente Obama avrebbe potuto viaggiato per il paese dicendo:
"Datemi un Congresso democratico e io firmerò una riforma che creerà milioni di posti di lavoro nella riparazione e nell’aggiornamento delle opere pubbliche della nostra terra trascurata.
Ci saranno posti di lavoro ben pagati, non esportabili per ripristinare i nostri sistemi fognari, le nostre autostrade e i ponti, i nostri sistemi di trasporto pubblico e le nostre scuole fatiscenti, i porti e gli edifici pubblici.
Noi pagheremo questi investimenti pubblici di base diminuendo il capitalismo clientelare (sovvenzioni dei contribuenti, dispense, omaggi e salvataggi) e facendo pagare la giusta quota di tasse ad le aziende estremamente redditizie come General Electric, Verizon e Apple piuttosto che spostare il carico fiscale sul spalle dei contribuenti della classe media.
E imporremo una minuscola tassa di vendita (molto meno di quanto pagate per le vostre necessità di vita) sulle transazioni di borsa a Wall Street per raccogliere circa $ 300 milioni l’anno.
Ogni americano può beneficiare di questi miglioramenti politici e di comunità, rigorosamente monitorati mentre si sviluppano con onestà ed efficienza.
Ogni camera di commercio locale, ogni unione, ogni lavoratore, ogni fornitore, e ogni ente civico sosterrà i nostri programmi che chiamerò ‘Come Home America’.”

Se non pensate che queste grandi iniziative avrebbero portato gli elettori al voto e a far vincere le elezioni ai democratici, ho un’altra idea.
Anche con i repubblicani che controllano il Congresso, un gruppo di democratici progressisti potrebbe unirsi per creare un importante iniziativa di base e al centro della discussione per creare programmi di lavori pubblici che dettaglino i progetti in ogni comunità per invertire il deterioramento costoso delle infrastrutture pubbliche del nostro paese.
Tale azione potrebbe anche ottenere il sostegno economico di quelli sull’altro lato della navata e creare una coalizione di sinistra-destra nel nuovo Congresso, anche se ciò richiede che quelli a destra sfidino i loro leader legati a Wall Street, il senatore Mitch McConnell e il presidente della House John Boehner.

Al contrario, come ha trascorso il presidente Obama le sue 6 settimane prima del 4 novembre?
E’ volato nei salotti dei donatori molto ricchi o è andato a sostenere i candidati specifici, per lo più in stati sicuri per i democratici.
La sua presenza presidenziale non ha risuonato con “speranza e cambiamento”.

Tradotto da F. Allegri il 17/04/2015.

 
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Nader e le multinazionali

Post n°879 pubblicato il 12 Aprile 2015 da amici.futuroieri
 

Nell’Interesse Pubblico
La Distruzione Multinazionale dei Mercati Liberi Ci Regola

Ralph Nader
30 ottobre 2014

Il dogma dominante della nostra economia politica è il corporativismo delle multinazionali.
Il corporativismo pretende di essere legittimato dalla teoria del libero mercato secondo la quale tutti i fornitori che non soddisfano le richieste del mercato andranno via.
Il corporativismo utilizza questa illusione per esercitare il potere su tutti gli aspetti della nostra politica economica.

I mercati liberi, secondo le multinazionali, sono il miglior meccanismo per allocare le risorse per lo scambio di beni e servizi.
Essi credono che i mercati liberi da ogni regolamentazione, tassazione o dalla concorrenza da parte delle imprese del governo produca i migliori risultati.
La loro metafora preferita è la “mano invisibile” di Adam Smith che produce il maggior bene per il maggior numero di persone grazie agli sforzi di molti venditori e di molti acquirenti favorevoli (Adam Smith, hanno trascurato di aggiungere, era a favore dei lavori pubblici, dell’istruzione pubblica e delle reti della sicurezza sociale, dai salari decenti al welfare pubblico, se necessario.)

Molte cose si intromettono nelle teorie del libero mercato, tra le quali le spese militari, le guerre, la fiscalità, le infrastrutture pubbliche, la regolamentazione della salute e della sicurezza e gli obblighi di emergenza dei governi.
Quello che il finanziere George Soros ha definito “il fondamentalismo del mercato”, è opposto a qualsiasi interferenza con i liberi mercati.
Eppure, il corporativismo crea enormi eccezioni che manipolano i mercati e inclinano la bilancia venditore/acquirente pesantemente in favore del primo che diventa le multinazionali globali sempre più grandi.

I critici del mercato la chiamano ipocrisia.
Le multinazionali appoggiano i budget militari più ricchi che hanno concentrato il potere in mano ad un numero di imprese militari sempre più piccolo.
Quelle che fanno più parte della cultura di accettazione e sono meno riconosciute sono le altre interferenze nei liberi mercati che il potere delle multinazionali ha così profondamente radicato che raramente fanno parte di qualsiasi dibattito politico o elettorale.
Questo punto va affrontato sotto forma di domande poste raramente che di conseguenza raramente ottengono risposte.

Ci può essere un libero mercato senza libertà di contratto?
Il corporativismo ha spogliato i consumatori della libertà di contratto con contratti standard con clausole scritte in piccolo che diventano sempre più dittatoriale ogni decennio.
Oggi essi portano via spesso i diritti dei consumatori ad andare in tribunale per le loro rimostranze con clausole arbitrali obbligatorie.
Essi prevedono che i fornitori possano modificare il contratto in ogni volta che vogliano – si chiama modifica unilaterale – e ciò toglie le ultime vestigia del potere contrattuale dei consumatori.
Un esempio è la modifica unilaterale di ciò che si deve pagare per le sanzioni penali, per le tasse posticipate o per varie centinaia di tasse nascoste nello scritto in piccolo.
E tu non puoi fare shopping in giro perché le aziende non sono in concorrenza sullo scritto in piccolo. (Vedi faircontracts.org.)

Ci può essere un libero mercato, se i lavoratori non possono unirsi per contrattare con i grandi datori di lavoro i cui investitori hanno espanso la libertà di costituire società, imprese controllanti, succursali, joint venture e partnership per promuovere il loro potere contrattuale?
Inoltre, in paragone con la libertà degli investitori, i lavoratori sono attaccati con intimidazioni antisindacali, serrate e con un sistema di leggi sul lavoro influenzate dalle multinazionali che presentano molti più ostacoli per entrare in causa rispetto alle leggi sul lavoro di altre nazioni occidentali.

Ci può essere un libero mercato senza una legge anti monopolio forte, completa e anche contro i cartelli, unita ad altre leggi contro la miriade di pratiche anti concorrenziali alle quali Adam Smith alludeva nel 1776, quando consigliava di opporsi ai motivi per i quali gli uomini d’affari si riuniscono?
Oggi, le leggi antitrust sono deboli, datate e poco aiutate dai fondi scarsi.
Ad esempio, si formano migliaia di joint ventures tra imprese concorrenti dirette senza che la polizia antitrust moribonda si possa interessare o preoccupare.
C’è la globalizzazione degli affari senza la globalizzazione della forza della legge.
Le grandi aziende possono sfruttare le differenze tra le nazioni in una corsa verso il basso per ottenere ingiustamente potere di mercato nei confronti dei compratori, dei lavoratori e delle piccole imprese.

Ci può essere un mercato libero, senza un libero mercato degli avvocati impegnati a perseguire i fatti illeciti e le truffe sia nella negoziazione diretta con gli autori che nel ricorrere per aprire i tribunali pubblici?
Nel nostro paese, le controversie private non sono socializzate dal governo.
Sono rimandate a un sistema di mercato dei servizi legali e degli altri supplementari.
Inoltre il corporativismo si impegna vivamente per bloccare o limitare, attraverso i legislatori in cattività, l’accesso ai tribunali o per legare le mani dei giudici e delle giurie, le uniche persone che vedono, ascoltano e valutano le prove in ogni udienza.

Ci può essere un mercato libero in cui le multinazionali producono capitalismo clientelare o vie per la fuga fiscale societaria o per avere sovvenzioni, dispense e salvataggi che manipolano i mercati contro altre piccole imprese che giocano con le regole del mercato?

Ci può essere un mercato libero quando gli accordi commerciali aziendali gestiti, come il NAFTA e l’Organizzazione mondiale del commercio (WTO), subordinano gli sforzi civili per garantire migliori trattamenti del lavoro, dell’ambiente e dei consumatori alla supremazia degli scambi commerciali? (Vedi http://www.citizen.org/trade/.)

Infine, ci può essere un mercato libero quando le banche fondano e controllano una Federal Riserve potente e segreta che regola con fermezza i tassi di interesse e acquista migliaia di miliardi di $ in obbligazioni (noto come allentamento quantitativo - QE) per dare liquidità ai mercati azionari e alle banche, mentre milioni di risparmiatori ricevono meno della metà di un 1% di interessi sui risparmi?
I libertari, a loro merito, hanno notato questo abuso del governo multinazionale più chiaramente di molti liberali.

Ci sono altri controlli multinazionali contro il libero mercato, come ad esempio l’estensione politica nel tempo dei monopoli dei brevetti per scongiurare la concorrenza, ad esempio, tra i produttori di farmaci generici.

Basti dire che il popolo americano ha prove sufficienti per abbandonare l’ipocrisia ideologica che il corporativismo usa per controllarli. da un sacco di soldi alle elezioni - mai immaginato dagli autori della nostra Costituzione quando


Il multinazionalismo, in realtà, è lo stato corporativo - una tirannia, unta da un sacco di soldi alle elezioni - mai immaginato dagli autori della nostra Costituzione quando cominciarono il suo preambolo con “We the People”.

Svegliatevi, tutti?
(Vedi citizen.org per ulteriori informazioni)

Tradotto da F. Allegri il 12/04/2015.

 
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Tecno - utopie e destino della terra

Nell’Interesse pubblico
Penetrare la bolla tecnologica

Ralph Nader
24 ottobre 2014

Questo fine settimana, il 25 e 26 ottobre, mi unirò ai maggiori critici (degli Stati Uniti e dall’estero) delle tecnologie controllate dalle multinazionali che sono anche i sostenitori delle tecnologie appropriate per le popolazioni (Vandana Shiva, Anuradha Mittal, Helen Caldicott, Wes Jackson, Bill McKibben) i quali si riuniranno presso la storica Cooper Union Great Hall per parlare di “Tecno - utopie e  destino della Terra”.

I conferenzieri sono molto competenti.
Alcuni dei loro ammonimenti precedenti sono stati ignorati dai politici.
Purtroppo, molti di questi avvertimenti, alla luce dei fatti attuali, sono stati sottovalutati.
L’organizzatore principale di questo incontro è Jerry Mander che dirige l’International Forum on Globalization (vedi IFG.org per l’intero elenco dei programmi).

Nel 1996, Mander e Edward Goldsmith riunirono diversi scrittori di primo piano per contribuire ai saggi del libro intitolato The Case Against the Global Economy.
Questi analisti fecero previsioni circa gli effetti dannosi del potere multinazionale inesorabilmente a senso unico e dei loro accordi commerciali aziendalisti, come il WTO (World Trade Organization) fatto sotto la presidenza di Bill Clinton e il NAFTA ratificato di recente.
Diciotto anni fa, questi capitoli sembrarono provocatori ed estremisti ai “liberisti” asserviti alle multinazionali.
Oggi, la lettura di questi saggi (con la conoscenza degli effetti successivi di tali accordi per i lavoratori, l’istruzione, la cultura, l’energia, l’ambiente, i media, le forniture alimentari, i prodotti farmaceutici, l’uso del suolo, la brevettabilità delle forme di vita, il colonialismo dello sviluppo e dei processi democratici) rende il libro profetico.
18 anni fa, molti definirono questo libro come un’esagerazione quando in realtà sottovalutò i danni fatti dalle multinazionali incontrollate alle persone con diversi status economici sia nei paesi in via di sviluppo che in quelli sviluppati.

Il capitolo di William Greider, intitolato “Citizen GE”, rimane una delle rassegne più brillanti e succinte mai scritte sull’avidità di una società globale.

Il libro si muove dentro le proposte di “rilocalizzazione” dei sistemi economici, delle valute, delle comunità e dell’agricoltura.

Mr. Mander vede la conferenza di questo fine settimana come un aggiornamento che scuota dal torpore e come un appello a agire per mutare con urgenza la tecnologia/scienza segreta e aziendale che serve le intersezioni strette del consumismo a breve termine a discapito degli esseri umani e dei valori globali più ampi.

I giganti societari, intenti al dominio attraverso le deleghe governative, il potere monopolistico condiviso e la propaganda, non sono ciò che il filosofo/matematico Alfred North Whitehead aveva in mente quando disse che una grande società è quella in cui “i suoi uomini d’affari pensano molte delle loro funzioni”.

Per i padroni aziendali, non importa quanto siano evidenti le meravigliose conseguenze non intenzionali del loro dominio, ancora marciano per gli imperativi degli utili trimestrali, dei prezzi delle azioni e dei bonus dei dirigenti.

Con tali parametri di valutazione basati solo sul misurare il loro successo, non c’è da stupirsi se le imprese globali di oggi, quelle energetiche, le farmaceutiche, “della difesa”, quelle bancarie, minerarie, ecc - sono macchine che concentrano potere tese alla sconfitta, alla diminuzione o alla cooptazione di tutte le forze che avanzano valori civici, politici o economici contrari.

Una delle lotte meno raccontate e irregolari è quella tra la scienza aziendale e la scienza accademica.
A differenza della scienza accademica, quella aziendale non è ben verificata, se non con l’inganno di alcuni scienziati accademici ben compensati e corrotti - una pratica nota sia per le industrie del tabacco sia per le farmaceutiche.
La scienza aziendale è reticente (il proprietario è l’uomo elefante), potente politicamente e promossa intensamente dai media.
Si è intrinsecamente legata alla tutela e alla promozione di attività redditizie sul piano commerciale che sono spesso pericolose o nocive per le persone e per l’ambiente.

Un esempio è la Monsanto Corporation la quale comprende un’unità globale per utilizzare monopoli di brevetti e l’influenza politica per cambiare la natura della natura.
Le colture geneticamente modificate e senza etichetta della Monsanto sono ampiamente non regolamentate, come notato da Scientific American, la quale ha detto: “Purtroppo, non è possibile verificare che le colture geneticamente modificate siano create come pubblicizzato. Questo perché le aziende Agritech hanno dato a se stesse il potere di veto sul lavoro dei ricercatori indipendenti” (20 luglio 2009).

Così, la scienza aziendale è troppo distante da un’adeguata responsabilità pubblica.
Questo porta ad applicazioni ingegneristiche rapide prive del rigoroso processo di testing e verifica libera richiesto dalla sua controparte più morale, la scienza accademica.

Sono queste implementazioni ingegneristiche rapide, così come la loro applicazione errata e la propaganda pubblica che la discussione alla Cooper Union cerca di affrontare.
C’è un precedente per questo lavoro.
Il motore a combustione interna inquinante fu messo in discussione raramente fino agli anni Sessanta, quando uno scienziato di Caltech collegò le sue emissioni allo smog.

Una parte della conferenza alla Cooper Union su “Tecno - utopie e il destino della Terra” si riferisce a quello che Mr Mander chiama “Quali vie d’uscita? Ingredienti di cambiamento”.
Va notato che non vi è alcun pannello o argomento incentrato sulla realtà fondamentale della mancanza di un quadro etico o giuridico in cui queste tecnologie devono operare.
Considerate i semi OGM, le nano-tecnologie, i droni da guerra, la biologia sintetica, la robotica medica, i sistemi d’arma, i dispositivi di sorveglianza e tanto altro!
Dove è la legge di regolamentazione?
Dove è la discussione civica su ciò che queste “macchine” e la tecnologia fanno presagire sui nostri valori sociali e morali?

Ci saranno numerosi interventi che sosterranno l’autosufficienza locale, le imprese comunitarie, “i valori indigeni e i diritti della natura”, “La vera contabilità dei costi”, e “l’economia statale stazionaria”.
Ma ci sono dei limiti agli sforzi delle persone che promuovono l’autosufficienza locale nel settore civile.
Ostacoli banali, come il Congresso, non possono essere ignorati.
Il braccio del governo del corporativismo gigantesco e la sua influenza sui nostri politici a contratto soffoca le iniziative per spostare il mercantilismo e il potere corporativo.

Non vi è alcun sostituto per la mobilitazione politica delle persone tanto necessaria in ogni distretto congressuale per espandere gli sforzi locali realizzati e innescare un dibattito nazionale e una trasformazione delle nostre priorità attualmente invertite e delle dominazioni plutocratiche (vedi IFG.org).

Tradotto il 06/04/2015 da F. Allegri.

 
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