Messaggi del 27/08/2014

Lo scontro nel partito repubblicano

Post n°800 pubblicato il 27 Agosto 2014 da amici.futuroieri
 

L’ora di un Tea Party reale - nel 2016!
Ralph Nader
15 maggio 2014

Il Partito Repubblicano istituzionale - leggete la Camera di Commercio corporativa degli Stati Uniti e i loro leccapiedi potenti che controllano il Partito al Congresso - è in procinto di sconfiggere il Tea Party.
Il senatore Mitch McConnell, il leader della minoranza repubblicana, previde questo quando a marzo disse al New York Times che il suo marchio del repubblicanesimo aziendale stava per “schiantare” gli sfidanti che i Repubblicani storici dovranno affrontare nelle loro primarie.

Il piano per “schiacciare” i candidati del Tea Party è dettagliato, molto ben finanziato e in attuazione.
Durante le prime primarie in North Carolina, tanti soldi repubblicani sono andati al legislatore statale, Thom Tillis, una grande vittoria sul suo avversario del Tea Party, Greg Bannon.
Altri candidati del Tea Party in Kentucky e in South Carolina hanno perso, anche se, questo Martedì, nelle primarie repubblicane per il Senato USA in Nebraska ha vinto un candidato del Tea Party.

I dirigenti del GOP e il loro stratega, quello di George W. Bush, Karl Rove, vogliono vincere.
Non vogliono che altri candidati come Sharron Angle (Nevada) o Christine O’Donnell (Delaware) vincano le primarie del Senato solo per auto-distruggersi nelle elezioni generali con i democratici.
Vogliono evitare il ripetersi dell’incubo del 2010 ormai ben compreso.

Per due tornate elettorali - 2010 e 2012 - il GOP ha riconosciuto e accolto con favore l’energia che il Tea Party ha portato al partito repubblicano e ha cercato, con un certo successo, di cavalcare queste dinamiche supportate tutti i giorni da servizi di Fox News.
La sconfitta di Obama nel 2012 e l’ultima goccia – la caduta dei governativi impopolari nel 2013 guidati dal senatore Ted Cruz – convinse i capi del GOP a rinunciare all’assimilazione o al compromesso con il Tea Party, sia nei collegi elettorali che al Congresso.

Finalmente un John Boehner Speaker frustrato li vinse, unendosi al senatore McConnell e agli uomini con i soldi di Wall Street in una guerra non dichiarata contro i duri del Tea Party che si rifiutarono di mediare sulle loro convinzioni.
Ciò che il National Journal chiama “la strategia primaria della terra bruciata” nel GOP è più pesante della pubblicità televisiva.
Essa comprende “ricerca di un’opposizione” contro gli sfidanti e altri assalti pesanti che sono di solito riservati alle battaglie di novembre contro i democratici.

Il prossimo mese di primarie statali probabilmente registrerà le vittorie GOP contro i candidati del Tea Party, distribuendo i soliti mantra di “meno governo, meno tasse e deregulation” per mostrare ai loro elettori che i dirigenti del GOP sono conservatori e non Rinos (repubblicani solo di nome).

Naturalmente, i repubblicani ribelli hanno sentito prima questi mantra solo per vedere il GOP tornare indietro a Wall Street venendo da Main Street, multinazionali sopra le piccole imprese, e contratti governativi sempre più grandi per un capitalismo clientelare, con tasse più basse per i ricchi e potenti e oneri in più per la maggior parte dei lavoratori in lotta, indipendentemente dalle loro etichette politiche.

Dopo essere stati eliminati alle primarie del 2014, i Tea Party rinunceranno e torneranno all’ovile, disprezzati ed emarginati?

Saranno in grado di fare come hanno fatto molti della sinistra progressista cioè segnalare che non hanno nessun posto dove andare, perderanno il loro potere contrattuale e sceglieranno di accettare il candidato “meno peggio” sui temi del Tea Party tra il GOP ed i Democratici?
Se faranno questo, essi svaniranno nella storia.
D’altra parte, possono perseguire un programma che distingua il “conservatorismo” dal “corporativismo”.
Possono opporsi al capitalismo amicale e allo stato corporativo, contrastare l’attacco alla sovranità e la distruzione del lavoro gestita con accordi commerciali, e premere per più libertà civili con meno indagini governative e aziendali.

Possono spingere per far cadere le banche enormi “troppo grandi per fallire”, per evitare un altro crollo economico, e per sostenere la proprietà comunitaria e gli affari controllati.
Essi possono opporsi a guerre incostituzionali e all’Impero.
In breve, queste scelte rispecchiano la filosofia politica di Ron Paul che ha un significativo sostegno pubblico.

Il Tea Party ha già alcuni asset formidabili; riconoscimento del nome sui mass media diffuso, energia umana dimostrata, affluenza alle urne competente, capacità di raccolta fondi, supporto ai conservatori think tank amici e, purtroppo, poca competizione elettorale per gli obiettivi di cui sopra.
E il Tea Party li mostra! Essi non sono inclini ad essere sostenitori dalla poltrona.
Il Tea Party ha anche candidati di fama nazionale, senatori e governatori simpatizzanti, che, se stimolati, potrebbero essere i loro alfieri e sostenitori.

Sul lato negativo, le posizioni del Tea Party su molte questioni di salute e normativa di sicurezza e sui servizi sociali non sono condivise dalla maggioranza degli elettori.
Anche i loro candidati preferiti per la Casa Bianca non sono capaci di battere il GOP.
Rand Paul, per esempio, può provare per più di una tornata elettorale a dimostrare che può fare appello ai repubblicani tradizionali.

Tuttavia, la possibilità dei Tea Party di ottenere almeno dal cinque al dieci per cento del voto totale nel 2016 può essere sufficiente ad attirare una leva politica contro una tirannia bipartitica.

Nelle nostre aste politiche decadenti, sempre alla ricerca di denaro, ciò sarebbe più fresco  con autentici conservatori libertari che attaccano le corporazioni imperiose che fanno alleanze minimali con il nostro paese e la sua gente.

Tradotto da F. Allegri il 27 agosto 2013.

 
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