Messaggi del 24/10/2014

Profeti delle rocce e Maestri

Il Maestro - primo atto – Ottava conversazione
Profeti delle rocce e Maestri

Di I. Nappini

Paolo Fantuzzi: Forse lo sa lui cosa manca per esser maestro, per arrivare al livello superiore d’insegnamento e formazione.

Franco: Allora. Voglio distinguere; distinguere fra due categorie ossia: gli intellettuali che svolgono la funzione d’intellettuali e i profeti delle rocce che predicano ai sassi. C’è una differenza fra le due categorie che è questa.
L’intellettuale ha davanti a sé almeno un sentiero, talvolta una strada e ha quindi delle condizioni date dalla sua società e dei percorsi.
Il profeta delle rocce è la categoria di chi non ha la strada e deve percorrere la strada del sapere e del retto insegnare senza nessun conforto.
Nel Belpaese non ci sono più strade o sentieri per i presunti intellettuali, perché sono state abbandonate e lasciate morire quattro o cinque decenni fa quando i mondi operai, contadini, popolari si sono dissolti per lasciar spazio all’immaginario della pubblicità e della televisione e alla socialità del centro commerciale.
Dell’intellettuale comunque non mi va di parlare adesso anche perché scindo questa categoria in mercenari e assoldati; ossia fra coloro che cavano del denaro dal seguire una causa o una fazione e coloro che per denaro passano da una bandiera all’altra.
Questo mi porta fuori dal ragionamento.
Preferisco invece concentrarmi su quanto serve a rispondere al problema del maestro.
Il profeta delle rocce è una categoria che io scindo in due: coloro che sono consapevoli di predicare alle pietre e coloro che sono illusi. Questa categoria è utile perché ci porta al cuore del problema.
Per prima la categoria degli illusi. Gli illusi sono sostenuti dalla fede che il loro predicare verrà raccolto, che prima della fine della vita ci sarà per loro un premio, un riconoscimento, l’omaggio magari postumo.
Questi profeti credono che a dispetto di quanto urli l’evidenza qualcuno ascolti, pensi, ragioni sui loro atti o parole. Spesso sono gente perbene che si è dedicata a una causa benefica, a un principio santo, alla filantropia e non può concepire data la bontà della loro causa che la loro azione finisca persa come il sibilare del vento o il moto delle onde.
Da questo rifiuto nasce quella illusione che è l’incapacità d’accettare il fatto che predicare il bene a gente indifferente a tutto o davvero malvagia è una grottesca idiozia.
Il secondo che appartiene alla categoria dei consapevoli si fa carico del fatto che non c’è una civiltà, un punto fermo, una divinità garante del successo del loro predicare e del loro dire.
Quindi non c’è né la strada, né il sentiero dell’intellettuale. Solo le rocce e la terra scassata e una massa di genti diverse e come minimo ignoranti e malconsigliate a cui rivolgersi.

Clara Agazzi: In altre parole manca il linguaggio comune fra il profeta e i suoi uditori, di fatto affermi che manca una civiltà d’appartenenza, una comunità.

Franco: Questo è un discorso che segue il ragionamento presente.
Riepilogo: fra la categoria dei profeti delle rocce occorre distinguere fra gli illusi e i consapevoli.
Lascio stare gli illusi e osservo i consapevoli. Introduco una nuova scissione fra i consapevoli: occorre distinguere fra i reattivi e gli inerti. I profeti delle rocce consapevoli ma inerti sono quelli che constatano l’impossibilità o l’estrema difficoltà di farsi capire e assumono comportamenti risentiti come parlare da soli, scrivere diari, guardare sdegnati la gente che va a spasso, mettersi da una parte e solo di rado dare qualche insegnamento o dire cosa pensano. Diversi sono i profeti delle rocce consapevoli reattivi.
Questa categoria deve per forza di cose esprimersi e reagire e non subire l’indifferenza e l’asprezza delle condizioni di dialogo. Quindi si agita, discute, parla e spesso scrive e ragiona, si fa ascoltare .

Stefano Bocconi: Sono sicuro che non ci capirò nulla, insomma è finita questa cosa delle categorie.

Franco: In verità per niente. Salto i preamboli e arrivo: I profeti delle rocce consapevoli reattivi si distinguono a loro volta in quelli organizzati e quelli disorganizzati.

Clara Agazzi: Oddio, che razza di discorso.
Mi ricorda Il Sofista di Platone.

Franco: Forse ricapitolando ci siamo.
Fra le categorie umane che ragionano e discutono sui valori morali e sociali fondamentali per un autentico maestro ci sono gli intellettuali e i profeti delle rocce, gli intellettuali divisi in mercenari e assoldati, qui ora non interessano.
I profeti delle rocce, sì. Fra i profeti delle rocce abbiamo distinto i consapevoli e gli illusi, fra i consapevoli abbiamo distinto gli inerti e i reattivi.
Quindi i profeti delle rocce consapevoli reattivi si dividono a loro volta in organizzati e disorganizzati.
I disorganizzati sono quelli che s’affidano al momento, al colpo di teatro, al gesto spontaneo per far colpo sui loro uditori e fra passare il loro messaggio. Di solito fanno un bel gesto e poi passano sotto silenzio per anni. Gli organizzati invece osservando che la strada è inesistente e che le genti disperse sono preda di truffatori, allucinati, bugiardi patentati mitomani si provvedono di strumenti.
Strumenti minimi di solito.
Un blog, una rivista che una o due volte l’anno pubblica una recensione o un saggio, dei video su youtube, un lavoro che permette loro di star dietro a un discorso religioso, culturale o politico che interessa, una rete di contatti con gente che può aiutarli, una piccola strategia domestica per gestire tempi e possibilità e entrando in relazione con ambienti, universitari, scolastici, turistici, sportivi.
Bene questa è la categoria che può arrivare al nostro punto su cui tutto il discorso ruota: il disfacimento di una civiltà.
Perché per ragionare di tutto questo con un minimo di onestà intellettuale occorre: non essere mercenari o assoldati come gli intellettuali, occorre essere profeti delle rocce, ma non illusi, non persi in romanticismi, e meno che mai desiderosi di compiacere il proprio narcisismo con un bel gesto, con qualcosa d’estemporaneo e privo di continuità.
Occorre quindi uno che è profeta delle rocce ma anche consapevole, reattivo, e organizzato può aiutarci nel discorso. Ha le caratteristiche per poter raccontare come si sfascia una civiltà, come si dissolve in altro, come si potrà ricomporre. Attenzione raccontare e fare qualcosa di più implica già il maestro, ossia colui che può insegnare, formare, indirizzare lo viluppo della persona morale e del carattere.

Stefano Bocconi: Ma questa roba è così incasinata. Insomma.

Franco: Ma che volevi: un discorso da quattro soldi, due proverbi da osteria e una frase presa da qualche spettacolo televisivo sul gioco del calcio. Siete venuti da me per chiedere di cose difficili.
Dunque, la sistematicità di questo profeta fa sì che insistendo e penetrando in diversi ambienti riesca a far arrivare qualcosa. Spesso quanto egli dice è preda di sciagurati che ne rubano alcune frasi o alcune parti, ma nel complesso riesce a comunicare e a far capire l’evidenza quotidiana: la mancanza di una propria collettività, di valori comuni condivisi, di leggi morali fatte proprie, la disparità di provenienza e d’origine delle genti del Belpaese deve far ritenere che sia assente quella che comunemente è detta civiltà. Fate caso si parla sempre più spesso d’Occidente nei nostri media come determinazione e definizione della civiltà comune, eppure ad oggi mi risulta ci sia una bandiera, un inno, una fiscalità, perfino dei confini.

Clara Agazzi: Ma cosa c’entra questo? Si ragiona di che cosa adesso? Si ragionava del carisma del maestro, del trovare delle risposte. Ora te ne esci con l’analisi dei luoghi comuni della politica e dei telegiornali.

Franco si scuote un po’.

Franco: Interviene la centralità del maestro quando c’è nel singolo il bisogno di trovare una propria via nel mondo umano, ma spesso la via non c’è, e l’atto del far capire che la via non c’è perché non è più o non è stata costruita è proprio di quei profeti delle rocce di cui si ragionava. La mancanza della via è proprio necessaria perché oggi chiunque è portato a coltivare illusioni e follie più o meno indotte dalla pubblicità commerciale. Ci vuole prima qualcuno che ti scuota che ti mostra l’assenza di una via e di una strada sicura e poi, forse, arriva l’insegnamento autentico, quello del maestro che aiuta lo studente a costruire se stesso, a conoscersi. Certo, attraverso lo studio di una disciplina scientifica, umanistica, marziale, sportiva, di un lavoro, di una qualche attività importante; ma è quel qualcosa in più che distingue il maestro dall’insegnate, dal preparatore, dall’allenatore.
Oggi che la crisi di ciò che è comune, collettivo, tradizionale è manifesta e clamorosa proprio la figura del maestro diventa importante, anzi per qualcuno diventa fondamentale.

Clara Agazzi: Bene. Questo è chiarito caso, importanza e natura del maestro e del profeta delle rocce. Ma concretamente dove li troviamo noi i maestri e i profeti delle rocce? Come possiamo riconoscerli in mezzo a un turbine di bugiardi disgraziati e cialtroni conclamati. Non è facile raccapezzarsi.

Franco: Quando qualcuno vi presenta il mondo di tutti come privo di una logica sana, quando mette a nudo aspre contraddizioni, amare verità non è forse un profeta delle rocce? Non li avete forse uditi o visti? Ma certamente! Magari appartenevano ai profeti delle rocce consapevoli ma inerti o erano illusi e parlavano solo a se stessi. Comunque passati i trenta di solito tre o quattro umani che rientrano nella tipologia si sono incontrati.
Diverso è il caso del maestro. Il maestro va seguito, va capito, talvolta va perfino imitato.
Li trovate nella vita di tutti i giorni basta cominciare a leggere la realtà avendo il desiderio di trovare delle risposte sane, autentiche e non una mezza risposta o una frase dogmatica o peggio uno slogan da pubblicità dei cioccolatini. Cercate dentro la vostra memoria.
Scoprirete che qualche maestro e qualche profeta nel senso che dico io c’è stato e forse c’è.
Ma non voglio sapere. Ognuno si tenga i suoi segreti.

Paolo Fantuzzi: Hai parlato bene, adesso ho capito il tuo ragionamento. Ci sai fare davvero.

 
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