Creato da Superfragilistic il 30/07/2008

Sonoviva

Un blog di denuncia, osservazione e critica possibilmente costruttiva

 

Messaggi del 01/10/2015

IL VALORE DELLA SCONFITTA

     

 

E' da qui che intendo ripartire, dalla frase di uno straordinario uomo, Pier Paolo Pasolini, la cui vita fu segnata dal suo essere così convintamente diverso ma la cui letteratura, da quella propriamente intesa a quella storico critica sulla situazione politica ed ideologica del suo tempo - il nostro tempo di allora - ha profondamente segnato la nostra storia.

Pier Paolo fu grande conoscitore e narratore della parte più difficile di una città, la sua periferia, quella periferia romana di qua e di là dell'Aniene, a pochi metri, in via d'aria, dal centro della Città eterna. Città fatta di contraddizioni,  dove una borghesia ricca e colta occupava i salotti buoni e le istituzioni; una medio borghese cercava di porre le basi del proprio avanzamento soiale; ed una povera e periferica sia nella realtà logistica che in quella vissuta, sopravviveva facendo lavori o lavoretti, come raccogliere o rubare il ferro, gli pneumatici o ogni altra cosa che potesse essere rivenduta traendone un accettabile, ancorché misero, compenso. In quella Roma tutto era possibile e non sarebbe questo il luogo per una analisi critica di quella che fu la vita e l'Opera del narratore di povere esistenze. Povere almeno quanto la sua, che pure povero non era, ma che sempre cercava di assimilarsi agli ultimi, a coloro che soffrivano vivendo una ben pesante realtà quotidiana. 

Eppure è proprio in questo suo vivere costantemente la sconfitta che si sviluppava  la capacità di conoscere profondamente l'umanità nelle sue pieghe più nascoste;  e nelle sue personali sconfitte, - e ne avrà avute tante lui, omosessuale in un'epoca sbagliata, - di certo risiedeva quella forza che poi si riversava nelle sue opere letterarie e nei suoi lavori cinematografici.

E' dalla consapevolezza dei propri tanti limiti, dunque, che solo si può sviluppare un sano senso di comunanza e di condivisione: chi ha meditato e vissuto la vita sempre consapevolmente, difficilmente cadrà nel momento in cui si dovessero verificare nella sua esistenza forti  o anche piccoli stravolgimenti, come non superare un esame o subire un rimprovero, o perdere una gara a cui si teneva, o dover mangiare un cibo diverso da quello solito in un Paese insolito, o non comprendere nulla di una lingua straniera e sentirsi isolato per questo.

Dunque che fare? L'invito ad educare in quel senso le giovani generazioni, non dimentichiamolo, è stato fatto negli anni sessanta, dunque a tutta un'altra generazione che, comunque la si voglia criticare, aveva in sé i valori della condivisione, della cooperazione, della pietas, della giustizia dell'accoglienza, dell'ospitalità, del perdono. E che soprattutto aveva il senso della morte vissuta come parte della vita, come atto estremo della vita stessa, quando non tolta da qualcuno con la forza e la violenza; ma soprattutto non l'aveva per sé, o per quanto poteva ricadere unicamente sulla propria esistenza, ma questo sentire dava luogo a comportamenti conseguenti dal punto di vista sociale, politico, di stile di vita, di iniziative di volontariato. Ma oggi che cosa scriverebbe Pasolini? sarebbe un rappresentante della battaglia degli omosessuali e sfilerebbe  al Gay pride: mi sembra difficile immaginarlo così. Infatti anche la lotta per i diritti degli omosessuali, oggi assume aspetti che, personalmente, ritengo sfocino spesso nel grottesco e parlino più di una narrazione superficiale ed estetica che di una profonda storia fatta di sofferenza e di frustrazione. La comunità dei soggetti che vi appartengono si consocia quale tale ed in questo modo si pone al di fuori ed in posizione di 'altro' rispetto alle altre comunità. Ci si sostiene e si viene sostenuti, anche perché sarebbe politicamente scorretto non farlo, ma dov'è la comprensione, dove il valore e la dignità di cui Pasolini parla? 

E noi, con i nostri figli o con coloro che amiamo, come ci comportiamo? quanto lasciamo che la nostra funzione educativa aiuti le giovani menti ed i giovani corpi dei nostri ragazzi a girarsi a 360 gradi per guardare il mondo intorno, a partire da chi è più vicino fino ad andare oltre i confini delle proprie relazioni parentali? L'imperativo è che siano felici, - cosa anche giusta peraltro, se pensiamo che la felicità è il fine della nostra vita - ma per questo pensiamo che convenga tenerli il più possibile sotto una campana che ne protegga le esistenze. una campana che molte famiglie già hanno posizionato a propria protezione spinti anche da oltre 20 anni di comunicazione che ha disegnato daccapo le categorie sociali e che consiglia di rimanere nella propria personalissima isola. Senza tacere che spesso le famiglie stesse sono state educate in questo modo e pertanto non hanno alcuno stimolo ad essere differenti. 

Vorrei che fosse questo uno spunto per cominciare ad osservare i vostri ragazzi, la loro capacità di ascolto, la loro consapevolezza del mondo che li circonda. Piuttosto che riempire le loro giornate di attività sportive e lezioni di inglese per nascondere dietro uno smartphone il vostro innegabile disinteresse a loro, fate in modo che sia la loro mente, la loro sensibilità, il loro cuore ad  essere nutriti di bellezza ma anche di tutto quanto ci circonda e du cui non si può oltre chiudere gli occhi.

 

 
 
 

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