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UNA DONNA PERDUTA

chissà dove l'avro' messa.....

 

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Rimettiamo gli "eroi" al loro posto

Post n°711 pubblicato il 07 Ottobre 2014 da angeligian

Il 13 settembre 1860, mentre l'unificazione italiana era in pieno svolgimento, il giornale torinese "Piemonte" riportava il seguente articolo intitolato: “Il creduto prodigio di Garibaldi”. «Le imprese di Garibaldi nelle Due Sicilie parvero sinora così strane che i suoi ammiratori han potuto chiamarle prodigiose. Un pugno di giovani guidati da un audacissimo sconfigge eserciti, piglia d'assalto le città in poche settimane, si fa padrone di un reame di nove milioni di abitanti. E ciò senza navigli e senz'armi... Altro che Veni, Vedi, Vici! Non havvi Cesare che tenga a petto di Garibaldi. I miracoli però non li ha fatti lui ma il generale Nunziante e li altri ufficiali dell'esercito che, con infinito onore dell'armata napoletana, disertarono la loro bandiera per correre sotto quella del nemico; i miracoli li ha fatti il Conte di Siracusa colla sua onorevolissima lettera al nipote; li ha fatti la Guardia Nazionale che, secondo il solito, voltò le armi contro il re che gliele avea date poche ore prima; li ha fatti il Gabinetto di Liborio Romano il quale, dopo aver genuflesso fino al giorno di ieri appié del trono di Francesco II, si prostra ai piedi di Garibaldi. Con questi miracoli ancor io sarei capace di far la conquista, non dico della Sicilia e del Reame di Napoli, ma dell'universo mondo. Dunque non state a contare le prodezze di Sua Maestà Garibaldi I. Egli non è che il comodino della rivoluzione. Le società segrete che hanno le loro reti in tutto il paese delle Due Sicilie, hanno di lunga mano preparato ogni cosa per la rivoluzione. E quando fu tutto apparecchiato si chiamò Garibaldi ad eseguire i piani [...]. Se non era Garibaldi sarebbe stato Mazzini, Kossuth, Orsini o Lucio della Venaria: faceva lo stesso. Appiccare il fuoco ad una mina anche un bimbo può farlo. Di fatto vedete che dappertutto dove giunge Garibaldi la rivoluzione è organizzata issofatto, i proclami sono belli e fatti, anzi stampati. In questo modo credo che Garibaldi può tranquillamente fare il giro del mondo a piantare le bandiere tricolori del Piemonte. Dopo Napoli Roma, dopo Roma Venezia, dopo Venezia la Dalmazia, dopo la Dalmazia l'Austria, caduta l'Austria il mondo è di Garibaldi, cioé del Piemonte! Oh che cuccagna! Torino capitale dell'Europa, anzi dell'orbe terracqueo. E noi torinesi padroni del mondo!»

Per l’”Eroe dei due mondi”, si continuano a fare commemorazioni e convegni. La Massoneria con grande enfasi lo celebra, rivendicandolo come il “primo massone d’Italia”, infatti il generale nel 1862 divenne il primo Gran Maestro dell’Italia unita; i politici e le più alte autorità istituzionali dello Stato ne tessono sperticati elogi, che lasciano allibiti. Ma ormai lo si sa: su Garibaldi ci hanno raccontato, e continuano a raccontarci, un sacco di menzogne. Sarebbe ora che si cominciasse a ripristinare la verità con decisione. Nei fatti l’”eroe dei due mondi”, fu pirata e corsaro, mercenario e negriero, artefice di saccheggi omicidi e ruberie varie, probabile complice dell’assassinio di sua moglie Anita, amministratore incapace, massone di alto grado, anticattolico e anticlericale. Solo una propaganda interessata e gigantesca ha potuto trasformarlo in eroe nazionale. Di Garibaldi non si racconta del commercio di carne umana, ci si limita a dire che il 10 gennaio del 1852, da comandante della Carmen, parte dal porto del Callao, in Perù, alla volta della Cina. La nave trasporta un carico di guano ma manca solo un piccolo particolare, non viene specificato con che tipo di merce Garibaldi, dopo aver venduto a condizioni vantaggiose il guano, faccia ritorno in Perù. A ciò provvede fortunatamente l’armatore ligure Pietro Denegri che volendo lodare il capitano della Carmen, racconta all’amico di famiglia nonché biografo del generale, (Vecchj), il dettaglio mancante: Garibaldi “m’ha sempre portati i Chinesi nel numero imbarcati e tutti grassi e in buona salute; perché li trattava come uomini e non come bestie”. Negriero? Ma Garibaldi non è passato alla storia con questo clichet. Tutti lo conosciamo come impavido eroe dei due mondi, libertador, disinteressato condottiero, esule volontario, uomo puro e scevro da compromessi.

(Notare la squadra e il compasso)

Lasciamo la parola all’”Eroe della Patria”: Definiva lo Stato Pontificio “il più schifoso dei governi”, “il governo di satana” … E il Papa Pio IX: “metro cubo di letame”… (cf. DE MATTEI Roberto, Pio IX, Piemme, p. 103) “Per sollevare l’Italia da tanta apatia conviene sostituire il vero alla menzogna; l’Uomo creò dio e non dio l’Uomo”. (Cit. in L. BRIGUGLIO; Garibaldi e il socialismo, p. 68) “Se sorgesse una società del demonio che combattesse dispotismo e preti mi arruolerei nelle sue fila” (G. GARIBALDI, Scritti e discorsi politici e militari. Ricordi e pensieri inediti , Ciampoli, Roma 1907, p. 664). Nel suo testamento, proclamandosi apostolo della libertà e del vero, Garibaldi chiede la cremazione del proprio cadavere e dichiara di voler rifiutare ogni conforto religioso: “[...] trovandomi in piena ragione oggi, non voglio accettare in nessun tempo, il ministero odioso, disprezzevole e scellerato d’un prete che considero atroce nemico del genere umano e dell’Italia in particolare” (G. GARIBALDI, Scritti e discorsi politici e militari, cit., vol. II, p. 316).

 
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