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Diario di viaggio: "on the move"

Post n°561 pubblicato il 24 Aprile 2014 da angolo.acuto

Alla fine del viaggio ho contato più di 1300 foto. Eppure il primo giorno, scaraventato nel centro di Melbourne, ero così frastornato che non riuscivo a fermare un immagine, mi era impossibile ridurre tutto quel movimento in una staticità antica e limitata, così mi sono lasciato prendere da quell’euforia e ho lasciato libero lo sguardo e i sensi.  E i pensieri.
Questa città sembra quella di Harry Potter, senza tempo, un po' nel passato e molto nel futuro. I grattacieli crescono in una notte, come da noi i finferli, quello che ieri era il più alto dell'emisfero australe, domani non lo sarà più. Hanno forme insolite, trasparenze, colori, motivi, riflessi di un'arte prossima ventura. Sono geometrie per un mondo nuovo, quasi contenessero il germe di un prossimo equilibrio mondiale. In queste strade si muovono veloci genti, generazioni, culture, disperazioni, merci, capitali, illusioni, è l'ultima frontiera prima del collasso, una moderna Bisanzio... dove c'è tutto, ma soprattutto il suo contrario.
Alla National Library c'è la protesta dei lavoratori e delle lavoratrici del sesso, un piccolo affollamento di persone variopinte con la loro rabbia e i loro slogan: "Sex work is WORK!"... "Don't do it for free!"... Da MYER ci sono le vetrine di Natale, una coda di gente in canottiera ed infradito che porta i bambini a vedere la storia dell'omino di pandizenzero che percorre in slitta un paesaggio innevato mentre fuori ci sono 35 gradi... Al National Museum of Victoria c’è MELBOURNE NOW, una rassegna di avanguardie, di espressioni, di provocazioni e di fermenti dei giovani intelletti locali, non solo sul fronte artistico… Nei vicoli del centro i graffiti e gli imbrattamenti cromatici dei writers più creativi diventano attrazione turistica, raccomandata da tutte le guide.
 Sui marciapiedi s’incrociano migliaia di individui provenienti da ogni dove, per lo più sono cinesi (riduciamo tutti allo status di cinesi, basta che abbiano gli occhi a mandorla), in verità vengono da tutto il sud est asiatico, ma ci sono anche indiani, europei, americani, sono tanti, si parlano decine di lingue in questa città, si professano le più disparate religioni, puoi mangiare qualsiasi cibo ti salti in mente, cucinato nei modi più impensati... "What's your background?" è la domanda di rito, di che origine sei, l’interesse alle radici in questa nazione senza storia, in questa gente proiettata nel futuro, che vive un eterno movimentato presente.
Gli aborigeni li riconosci con difficoltà, abbigliati sciattamente come gli invasori anglosassoni, fanno ancora i lavori più umili, ma tentano di confondersi alla ricerca di un riscatto che non ci sarà mai. C'è un vento nuovo, di pentimento e di ipocrisia, che soffia in loro favore, ma le ferite e le mattanze del passato sono difficilmente sanabili, sventola ovunque la loro bandiera (un sole giallo in campo rosso/nero) accanto a quella australiana con la croce del sud e l'Union Jack.
Non si dorme mai a Melbourne, ci sono negozi e palestre aperti ventiquattro ore, ristoranti dove puoi mangiare tutta la notte, locali, teatri e cinema sempre pieni di gente, potresti non fermarti mai, preso in una continua folle corsa che dà un’ebbrezza catartica. O, piuttosto, narcotica. Ho idea che questo popolo abbia pensieri leggeri, dettati da una informazione conformistica, confezionata su misura dal grande vecchio Murdoch che tutto possiede e tutto comanda.
Scivolano sull’asfalto, tra i fitti binari del tram, vecchie Ford e nuovissime Holden con le targhe con gli slogan degli stati: New South Wales “The premier State”, Tasmania “Explore the possibilities”, Queensland “Sunshine State”, Victoria “The place to be” o “Stay alert, stay alive” oppure “ON THE MOVE”!

 
 
 
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