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Post n°702 pubblicato il 17 Febbraio 2014 da Luxxil

Mentre avvolgeva sul palmo delle mani fino ai gomiti , listarelle di pelle morbida, pensava che come protezioni non servivano a niente, ma le davano l'idea di un prolungamento della spada corta che come una parte del corpo teneva al fianco. Ne provo l'elasticità con movimenti veloci mentre con l'arma fendeva l'aria. 

L'odore della polvere alzata dagli zoccoli dei cavalli, penetrava attraverso la porta spalancata, e la luce del sole non si tirava indietro illuminando con compiacimento, come se fosse una sua creatura , i suoi capelli rosso sangue.

Una corta tunica scendeva su pantaloni di pelle, sapientemente conciata, la lunga treccia era avvolta sul capo e fermata con una retina. Gli occhi erano neri come la pece, lo sguardo freddo come il ghiaccio,  le labbra carnose e la carnagione chiarissima su di un corpo, che sarebbe stato la delizia di ogni scultore avere come musa, la rendevano di una bellezza che intimoriva. 

Si mormorava che in qualche luogo sperduto, chissa dove, al sicuro e nascosti ci fossero i suoi giovani figli, di cui non conosceva e non si interessava di sapere il nome dei padri. Si mormoravano tante cose fra gli usci delle case, da una finestra all'altra, sui terrazzi inondati dal calore, ma nulla riusciva a penetrare la sua verità. 

Girava di villaggio in villaggio, con una piccola corte al seguito e in ogni luogo sfidava l'uomo più forte del posto. Aveva spesso suscitato ilarità che si era subito spenta sulle bocche di tutti,  vedendo l'uomo del luogo da lei sfidato, ferito e nella polvere. 

Aveva viaggiato a lungo, e lo testimoniavano i suoi figli con gli occhi a mandorla o con la pelle di luna e i capelli biondi, neri con i capelli ricci e gli occhi del colore della pervinca, i suoi tesori nascosti, ben nutriti e ben addestrati alla lotta con o senza armi.

Era la regina di un regno al di là di tutte le montagne, dove per arrivare bisognava possedere la tempra di chi ha le ali. Permetteva che la si ammirasse con lo stesso spirito libero di chi lascia che il mondo e le sue bellezze appartengano a tutti. 

Era l'ora del combattimento, con passi calmi e decisi, entro nel cerchio dove ad attenderla fra il vocio generale c'era un gigante con i capelli arruffati e lo sguardo spaventato di un bambino. Capì subito che aveva vinto senza neppure battere ciglio, e provo pena per quell'omone dallo sguardo da fanciullo, che veniva immolato per denaro. 

Diede l'ordine ai suoi, e fece ridare il denaro delle scommesse, che sapeva avrebbe vinto con facilità agli abitanti del villaggio,  poi con un cenno fece avvicinare il gigante che nello sguardo aveva la meraviglia del mondo, e gli disse " Se vuoi puoi essere parte di Noi, se non vuoi, ti consiglio di prendere la strada maestra e abbandonare questo luogo, dove si vende l'animo di un fancuillo imprigionato in un gigante per denaro".

Come erano arrivati se ne andarono, su cavalli che parevano galoppare nell'aria e in mezzo a loro il gigante che per nulla al mondo li avrebbe abbandonati. 

 

 

 

 

 

 

 

 
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