Creato da driver64 il 30/07/2006

animabio

....MAKE LOVE NOT WAR!

 

 

Vajont e TAV, analogie e riflessioni su fatti differenti ma uniti dalla stessa logica.

Post n°268 pubblicato il 08 Ottobre 2013 da driver64
 

Come molti sapranno domani nove ottobre 2013 cadranno cinquant'anni esatti dalla strage del Vajont, invito tutti a soffermarsi su questo anniversario mesto e poco onorevole della nostra storia recente e a seguire su Rai RadioTre le varie trasmissioni sull'argomento, a documentarsi ulteriormente, a mantenerne vivo il ricordo e soprattutto a trarre dal racconto di quella vicenda, dalla sua genesi, dalla sua dinamica alcune riflessioni e ad applicarle ai fatti del presente, perché solo così una rimembranza come quella assume un significato, e il presente significa TAV, treno ad alta velocità.
L'obiettivo del Vajont non era solo produrre un po' di energia elettrica, necessaria o indispensabile, ma impiegare sostanzialmente le insolite dimensioni della valle e il suo naturale restringimento per regimare il Piave e "usarlo" come un generatore e distributore di energia idraulica destinata ad altre centrali, e ciò secondo la logica del tempo, secondo la logica del profitto e soprattutto nonostante ogni altra considerazione di carattere economico non speculativo e di interesse sociale ed ecologico relativo al territorio, concetti inusuali in quel periodo. 

Il sistema TAV non è una comune linea ferroviaria il cui obiettivo è "collegare" due località geografiche distanti, ma la sua concezione riguarda il "risparmio il tempo del viaggio" avendo come termine di paragone la velocità commerciale degli aeroplani e nonostante gli ostacoli posti dal terreno, malgrado ogni altra considerazione di carattere economico "non speculativo" e di rispetto del territorio.

Le ingenti spese iniziali dovute alla natura incoerente del terreno, invece di suggerire l'abbandono dei lavori "costrinsero" i realizzatori del Vajont a escogitare delle "varianti" in corso d'opera per aumentare le dimensioni del bacino, questo sempre al fine di recuperare le spese e aumentare la "redditività"dell'opera secondo la logica del massimo profitto.

Le problematiche inerenti a questa modifica sono all'origine dei primi concreti problemi di incompatibilità geologica con il territorio e con la popolazione e della mobilitazione popolare dei residenti e contro il quale la committenza e il realizzatore dell'opera reagirono con durezza e lo stato si rivelò distratto con la comunità locale e sostanzialmente prono agli interessi del proprietario della diga.

Le problematiche inerenti al percorso del TAV invece sono dall'origine "consustanziali" all'opera stessa e all'origine dei primi concreti problemi di incompatibilità con il territorio e con la popolazione residente, contro la quale la committenza e il realizzatore dell'opera reagiscono con durezza tramite militarizzazione del territorio e lo stato si rivela "totalmente indifferente" rispetto alla comunità locale e sostanzialmente prono agli interessi del proprietario dell'opera, dietro la quale ci sono dei privati e delle banche che hanno anticipato le spese della costruzione e ne vogliono rientrare con lauti interessi.

 In pratica le forze dell'ordine pagate dalle tasse dei cittadini anche contrari al TAV difendono gli interessi di privati e di banche per un'opera destinata non al progresso della valle o alla riqualificazione del territorio, ma esclusivamente a "generare il massimo profitto" per gli investitori privati.

Cinquant'anni or sono a schierarsi con la popolazione fu una singola giornalista, una donna che faceva parte dello schieramento progressista e contro di lei si scatenarono le ire del costruttore, oggi contro le popolazioni delle valli c'è l'arrogante albagia di un ministro della repubblica che tuona contro i "terroristi" e con la sicumera violenta di un Gauleiter proclama che l'opera si farà, malgrado ogni considerazione sull'impatto ambientale e sulle comunità locali i cui interessi evidentemente sono trascurabili e irrilevanti nei confronti di quelli dei potentati economici. Ieri il ruolo dello stato nel favorire in ogni modo il capitale privato, avvenuto sia nella costruzione sia nel passaggio di consegne fra privati e d ente nazionalizzato, oggi con immutata arroganza la difesa di un'opera carissima nei costi e nel danno ambientale in un paese "fragile nel territorio" che però vede fra cementificazione degli argini, inquinamento locale e generale, diminuzione del territorio agricolo, seconde terze quinte case, villette a schiera e maxiopere come il TAV un grado di antropizzazione e dissesto non allarmanti ma catastrofici. Su questo quadro raggela non solo il silenzio, ma anche l'incoerente e autolesionista condotta dei progressisti un tempo unici difensori della gente delle vallate, ora invece pienamente in sintonia con l'interesse privato e lo scempio ambientale, persino con il sigillo del Presidente della Repubblica che condanna gli atti contro i cantieri, ignorando che cinquant'anni fa all'indomani della strage anche lui come tutto il PCI e l'Unità furono definiti "sciacalli" perché avevano previsto i fatti del Vajont. Ora semplicemente chi si oppone allo scempio delle valli è un "terrorista". Potremo definirla evoluzione culturale di un potere sempre più vorace e sempre più lontano dai cittadini che dovrebbe rappresentare. Come potranno il Presidente Napolitano e Letta e tutto il PD domani ricordare quella strage facendo finta di niente e nello stesso tempo approvare supinamente il TAV?  

 

 

 

 
 
 

The Parbuckle Show

Post n°267 pubblicato il 17 Settembre 2013 da driver64

Ho seguito le fasi del raddrizzamento della Costa Concordia sui canali Sky; di là dal fatto tecnico con le sue implicazioni e i suoi costi e di là dal lato umano costituito dal triste ricordo del naufragio sono rimasto spiacevolmente sorpreso dalle conferenze stampa che si sono succedute e più trascorreva il tempo e più il mio disappunto si trasformava in delusione e persino irritazione per com'erano gestiti questi incontri con la stampa nazionale ed estera che in quel momento rappresentava l'opinione pubblica.

Per primo devo stigmatizzare la presenza e gli interventi del "prefetto" Gabrielli che non so a quale titolo e a quale fine in pratica era attribuito il ruolo di portavoce e moderatore, ma che dico, il ruolo di vero e proprio Master Of Ceremony e padrone di casa dilagante e insindacabile.

Il suo tono, ieratico e retorico, era stemperato da numerose imprecisioni linguistiche e concettuali che involontariamente lo rendevano ridicolo, ma in una circostanza così delicata la sua approssimazione verbale faceva pensare a una superficialità e una supponenza ben lontana dalle competenze richieste e non commisurata alla delicatezza del momento e dalle incognite dell'operazione di recupero; inoltre il malcelato atteggiamento di diffidenza verso i giornalisti (che ripeto, rappresentavano "noi" gente comune) era in totale contraddizione con lo spirito delle conferenze stampa che appunto dovevano rappresentare un momento d'informazione puntuale accurata e serena su quanto stava accadendo, ma è stata tutt'altro, cioè una stonatissima e ringhiosa autocelebrazione.

Nella fattispecie il compito della Protezione civile era di "sorveglianza" e di "rappresentanza" da parte del governo e dello stato sul territorio nei confronti dei privati che gestiscono il recupero, quello che non comprendo è perché esporsi mediaticamente più e quanto gli "artefici dell'operazione" e addirittura sovrapporsi a loro e pretendere di gestire le loro comunicazioni.

Il disagio e l'artificiosità della situazione, infatti, apparivano tangibili sia nelle facce dei giornalisti e nelle loro domande rare ed esitanti e nelle risposte nervose e al limite della freddezza da parte del prefetto Gabrielli che rispondeva nella maggior parte dei casi oppure stabiliva quale rappresentante del team era qualificato a rispondere, seguendo evidentemente un preciso piano e una discrezionale divisione di ruoli del qualte tuttora non comprendo il significato.

Altrettante difficoltà di comunicazione venivano appunto dai rappresentanti dei team che invece di leggere semplici resoconti del lavoro cominciato ed in corso e delle prospettive immediate, parevano intimiditi e schiacciati dalla personalità di Gabrielli più che viversi quali sereni protagonisti del loro difficile lavoro e renderci compartecipi delle loro difficoltà e rassicurandoci con le loro scelte razionali e prudenti ( e ciò avrebbe dovuto costituire la finalità di quelle conferenze stampa).

Altra stonatura i ringraziamenti e i riconoscimenti reciproci: non era proprio l'occasione per "lodare" eventuali sinergie fra pubblico e privato, almeno non con quell'enfasi perché il privato è semplicemente il responsabile di quella tragedia e di quel danno e cavare le castagne dal fuoco, risanare, ammendare non è motivo di soddisfazione ma "dovere" e si fa, si paga, si toglie il grave incomodo frutto di errori umanissimi e brama di profitto e si rimborsa si rifonde la comunità, ma ripeto con umiltà, sottotono e senza "inchini" reciproci, parola quanto mai appropriata, semmai inchini di scusa verso le vittime della tragedia e della comunità del Giglio che ha visto e vede sconciato il suo ambiente.

Parte dell'indegno spettacolo anche quell'inutile e volgarissimo tabellone con quel titolo da film con Steven Seagal con i nomi degli sponsor  che fa pensare appunto al deteriore e approssimativo e scandalosamente strumentale sistema di illustrare l'operazione con finalità essenzialmente  autopromozionali per tutti i convenuti.

Purtroppo anche il Presidente Letta non è stato immune da inutili trionfalismi,sarebbe stato sufficiente  espriemere  "sollievo e soddisfazione" a nome della comunità, non certo "orgoglio" per una tecnologia e per il ruolo delle parti, soprattutto il ruolo dei i privati che come si è visto nel caso del naufragio hanno adoperato la tecnologia a sproposito nella ricerca del profitto.

L'impressione è che come nel caso del dimissionato Bertolaso la Protezione Civile sia appannaggio di figure che sfruttano il loro ruolo e compito istituzionale come passerella mediatica e non perdono occasione di lustrare la propria personalità più che lasciar parlare il loro lavoro; lavoro che in questa circostanza doveva essere si di sorveglianza che è invece stato adoperato come passerella per soddisfare le smanie di protagonismo di un prefetto che è un dipendente dello stato e remunerato con le nostre tasse.

Sono rasserenato per il buon compimento dell'operazione e che il lungo percorso per il risanamento dell'isola sia cominciato bene, ma non posso che sentirmi insoddisfatto da chi è preposto ad assolvere questi incarichi e non vorrei che questa sgangherata e fuori luogo esibizione mediatica fosse in realtà sintomo di problemi futuri.

Da questa tragedia trasformata in "successo" ed evento mediatico ancora una volta si coglie lo stacco fra chi detiene un qualsivoglia potere o gestisca interessi privati e noi comuni cittadini trattati appunto come "destinatari" o "target" da usare per fini commerciali o di autopromozione personale. Davvero è intollerabile come viene distorta e piegata l'informazione e artefatta la comunicazione anche in un caso "sfavorevole" come questo.

 

 

 
 
 

XXV Aprile 2013

Post n°266 pubblicato il 25 Aprile 2013 da driver64

In questa bella giornata ancora fresca ma soleggiata che arrivano le riflessioni su cosa è stato il Venticinque Aprile e cosa rappresenta oggi. Ieri rappresentava una fine di una sanguinaria dittatura ed una tragica guerra ed un inizio, l'inizio di un'era nuova, di una democrazia orientata ad un futuro migliore. Oggi, fra negozi aperti ed il peso della crisi economica e della politica, con i rappresentanti di ciò che era un partito di lavoratori che si è in pratica sacrificato inutilmente in un'autolesionistica discesa verso il basso, questa ricorrenza ha perduto non il significato, ma ha perduto chi a buon diritto dovrebbe celebrarla, ha perduto degni continuatori e realizzatori del suo progetto. Chi vi partecipò ed è morto combattendo contro un nemico feroce e disumano, chi. fra i civili fu vittima di una barbarie senza pietà oggi verrebbe a chiederci ragione del suo sacrificio, vedrebbe un paese irriconoscibile nel territorio e nella mentalità delle persone, vedrebbe la cupidigia, l'avidità, vedrebbe i disoccupati, i Suv, le persone in coda alle casse dei centri commerciali. Ma allora per chi o per cosa avrebbero combattuto? Per un piccolo cabarettista borghese che strilla come un altro,piccolo uomo in una fumosa birreria esigendo rivalse e indicando biechi nemici da distruggere? Come sempre la responsabilità è di qualcuno, non si riesce a comprendere che la responsabilità è di una struttura che non è cambiata, la responsabilità è quella di ognuno di noi che ha scambiato il benessere economico e dell'accumulo del profitto per la dimensione unica possibile della propria esistenza. Io non sono un pauperista, voglio il pane e il companatico, voglio una società equa nella distribuzione delle risorse.In questo sistema ciò che non va è la misura del profitto,ciò che non va è il divario che da venticinque anni a questa parte separa i pochi cittadini che posseggono sempre più risorse e la maggioranza che vede diminuite le proprie risorse ed il proprio livello di rappresentanza. Non è il destino ma l'inevitabile decadenza di un sistema già critico di per sè e scorrettamente gestito, lasciato in mano alla speculazione senza alcun controllo. Noi stiamo pagando la dissennata, diabolica perversione di piccoli e grandi personaggi, Thatcher seppellita e e maledetta pochi giorni or sono, Reagan, G.W. Bush ed il nostro italianissimo Bettino Craxi che con la sua squadra di piccoli borghesi arrembanti e ha creato la Milano da bere e ha spianato la strada di Berlusconi ed al grattacielllino Formigoni e la sua gestione della sanità e dell'urbanistica. Oggi viene da chiedersi, ma possibile che la Resistenza abbia generato questa "repubblica" questi infausti risultati e queste immani, oscene figure? Ma possibile che dal '45 ad oggi dia stata solo decadenza e degrado delle coscienze e delle istituzioni?

 

 

 

 
 
 

Il voto sciocco

Post n°265 pubblicato il 26 Febbraio 2013 da driver64
 

Prendendo spunto da un titolo del Corriere della Sera e parafrasandolo faccio anch'io il mio punto della situazione elettorale; scrivo di voto sciocco perché il partito di maggioranza è quello degli astensionisti, dei disertori delle urne che è l'unico dato degno di nota, queste percentuali da risicato quorum referendario che sono inaccettabili in un paese che una generazione fa sfiorava l'ottanta per cento di votanti. A questo punto ogni risultato risulta illeggibile così come è incomprensibile sia la tronfia soddisfazione di chi pretende "di aver vinto" le elezioni poiché non sarà mai in grado di ottenere il premio di maggioranza nei due rami del parlamento e per conseguenza la formazione di un governo, più comprensibile il rammarico di chi non è riuscito ad affermarsi come avrebbe potuto e dovuto per salvare la situazione nazionale come ci auguravamo. Rimane l'amara constatazione che la politica ed il voto come espressione di scelta democratica non sembrano davvero essere più lo strumento di cambiamenti, il segno che gli italiani ammettono nel peggiore dei modi il fatto che le decisioni sul destino del proprio paese le definiscono altri soggetti, i poteri forti economici ed i loro alleati e vassalli politici europei. Noi italiani che viviamo alla periferia dell'impero, non siamo nemmeno in grado per insufficienza dei rappresentanti politici e per nostra sfiducia generalizzata, di poter almeno prendere posizione e trattare contro questi poteri, figuriamoci opporci e proporre una nuova via.  

 
 
 

Haccp, un nuovo sapore sulla tavola.

Post n°264 pubblicato il 13 Febbraio 2013 da driver64
 

Chi di voi sa cosa significhi la sigla Haccp? Qualcuno che abbia lavorato nell'industria alimentare probabilmente conosce il significato di questo verso che sembra uno sternuto, per gli altri ci sono le risorse di Wikipedia, per me invece, semplice consumatore Haccp significa "il particolare sapore che hanno determinati alimenti venduti al banco gastronomia dei supermercati e talvolta del caffè o del cappuccino del bar" E sì perché i soloni della comunità europea hanno imposto procedure e detergenti specifici all'industria alimentare, ai supermercati ed ai bar e forse a qualche altro luogo dove si manipolano alimenti destinati alla vendita ed alla somministrazione. Se da una parte il fatto che ci sia un "sillabo" per la pulizia e la sicurezza delle preparazioni alimentari e dunque per la salute e la tutela del consumatore, dall'altra c'è il fatto che anche le leggi ed i regolamenti con i fini più nobili si incagliano, si smussano e, di fatto, si ritorcono contro chi dovrebbero tutelare perché sono applicati da uomini, perché sono strutturati come procedure, perché in sé hanno dei trabocchetti o dei bug nascosti...Ben venga dunque uno standard, ben vengano le corrette procedure, ma mi spiegate perché le tazzine da caffè e del cappuccino una volta su quattro e le preparazioni di gastronomia dei supermercati, quasi sempre SANNO DI DETERSIVO? Ormai ci si rassegna, hai fretta trangugi il tuo cappuccino e mediti di cambiare bar, non hai voglia di cucinare e ti compri il solito vassoietto di pasta, di insalata russa, baccalà alla vicentina, di vitel tonnè, di polpette saporite, di tutti quelle preparazioni insomma che ti permettono di non spentolare e non trovarti con pigne di stoviglie da lavare. Compromessi, d'accordo, non tutti condividono queste scelte alimentari, però sacripante qualche volta lo comprerete anche voi un vassoietto di olive schiacciate o di pasta al forno, giusto per variare ed arricchire un menu, magari il sabato mattina per la domenica, quando prevedete di scappare a vedere la partita e vorreste sbrigarvela con il pranzo; ecco, e allora inviterete con voi l'effluvio saporito del Dr. Haccp, quel vago saporino di detersivino che si affaccia mentre gustate la vostra prelibatezza od il vostro cafferino. Sappiate che in quel momento state condividendo i Sacri Principi della Comunità Europea, gli stessi che volevano stroncare il classicissimo e dannosissimo forno a legna dei pizzaioli o l'obbrobrio dell'antigienicissima stagionatura del Lardo di Colonnata e delle mele non più grandi di un mandarino. E se quelle assurdità sono apparse subito per quello che erano, ovvero "boiate pazzesche" il Dr. Haccp è ancora sgradito ospite delle nostre mense e dei nostri bar; eh sì, quel saporino malefico è chiaramente un residuetto di detersivo che nessun risciacquo manuale di qualche scocciatissimo alimentarista o banconista preoccupato più di "seguire le regole" evitando "responsabilità" più che di seguire il proprio naturale olfatto e normale buonsenso che gli dice che le vaschette, le pentole o gli attrezzi, le tazzine ed i cucchiaini "puzzano dannatamente di detersivo" potrà mai eliminare e forse chissà fra vent'anni qualche altro solone affermerà che quel profumino è dannosissimo e che ha fatto più danni della centrale di Fukushima. Intanto gustiamoci un'oliva al sapone. 

 
 
 

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