Creato da anpigcollegno il 24/02/2009
Lotta Partigiana e valori fondamentali della Costituzione

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Francesco Liguori: ANPI giovani di Collegno commenta la proposta di legge 1360

Post n°3 pubblicato il 08 Marzo 2009 da anpigcollegno
 

“Quanto sangue, quanto dolore per arrivare a questa costituzione! Dietro ogni articolo di questa Costituzione, o giovani, voi dovete vedere giovani come voi caduti combattendo, fucilati, impiccati, torturati, morti di fame nei campi di concentramento, morti in Russia, morti in Africa, morti per le strade di Milano, per le strade di Firenze, cha hanno dato la vita perché libertà e la giustizia potessero essere scritte su questa carta.
Quindi, quando vi ho detto che questa è una carta morta, no, non è una carta morta, è un testamento, è un testamento di centomila morti.
Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì o giovani, col pensiero, perché li è nata la nostra Costituzione."

     Pietro Calamandrei

 

Recitava Cicerone che la “[Historia] magistra vitae”, locuzione con la quale si intendeva dare alla storia un ruolo sociale importante: la storia come ammaestramento e come ammonimento per regolarci per l’avvenire.

La memoria storica è imperitura, non morirà e difficilmente vari revisionismi potranno cambiare il giudizio che la storia stessa diede al secolo appena conclusosi.

8 settembre 1943. Una data spartiacque della storia politica italiana.

Gli stessi luoghi simbolo del ventennio fascista, ora sono simbolo di libertà, di democrazia conquistata con il sangue di molta gente comune, unita da una sola parola, da un solo concetto che mosse il loro spirito: Liberazione.

Liberazione da una condizione di sudditanza, da una guerra che minò le coscienze degli italiani, rendendoli schiavi, incatenati da una gerarchia alleata al nazismo, di cui condivise soprattutto le leggi razziali, considerando la diversità delle razze, riconoscendola e legittimandola anche in Italia.

Fu ben altra cosa la lotta di liberazione condotta dai partigiani: era rappresentanza più generale della società che esigeva libertà di pensiero, libertà di parola, quell’insieme di libertà che in ogni tempo fanno da preambolo alla semplice dignità dell’essere umano. Diritti riconosciuti come inviolabili, indisponibili, inalienabili.

Equiparare coloro che difesero i valori su cui verrà costruita la Carta Costituzionale da coloro che difesero un regime razziale, è opera di revisionismo storico. La società tutta, in tutte le sue articolazioni, in tutte le sue sfaccettature, proprio come la trasversalità del movimento partigiano, deve difendere i valori etici e morali, prima che sociali, politici e civili, rintracciabili sulle montagne, dove i partigiani diedero la vita affinchè noi attualmente possiamo liberamente criticare in modo costruttivo, contrapporci, essere in disaccordo (senza rischiare il confino piuttosto che la galera) con tutto ciò che riteniamo non in linea con il nostro pensiero, formatosi naturalmente sui libri di testo e in modo plurale, non indotto.

Sembra quasi un gesto di giustizia sociale riconoscere agli ex – combattenti un contributo monetario, ma ciò che sottende a questa argomentazione subdola è una legittimazione di principio a combattenti che non riconobbero la democrazia, la libertà e i valori a essi connessi come valori fondanti la Carta Costituzionale.

La memoria storica dovrà essere sempre difesa da inutili revisionismi, ed è compito della società perpetuarla nel tempo, portandola come esempio alle nuove generazioni di infinito coraggio, altruismo e sacrificio.

La caduta del regime, la fuga di Mussolini, la fine di Mussolini, le montagne, i sentieri i campi di concentramento, le donne e gli uomini: se si potesse dare concretezza alla Costituzione, questi sono i luoghi e le persone a cui riferirsi. Il crollo e la fuga del fascismo giunto al capolinea a Milano significavano la reazione al fascismo da parte della società.

Si possono mai e in ogni tempo equiparare i soldati repubblichini, che combattevano e difendevano un regime dittatoriale, negazionista di qualsiasi libertà, che formulò e approvò le leggi discriminatorie, che pretendevano di controllare la società in ogni suo aspetto, che fecero dei campi di concentramento uno strumento di annullamento morale dell’essere umano in quanto tale, che combattevano contro la democrazia e la libertà, ai partigiani, che combattevano per i principi di libertà, di eguaglianza, di libertà di pensiero, di partecipazione democratica, di manifestare il proprio dissenso?

Evidentemente i fini erano diversi.

Essendoci la possibilità di scrivere queste righe di critica ad un regime, il merito va sicuramente ai partigiani.

Se ci si può riunire dando vita ad associazioni culturali, circoli, partiti con le relative sezioni e con i relativi colori politici, evidentemente il merito è loro.

Se un partito politico come l’MSI prima, AN poi, che ha chiari riferimenti politici di un certo colore, il cui fondatore e segretario, Almirante, fu caporedattore del quotidiano fascista “Il Tevere” nel 1943, firmatario nel 1938 del “Manifesto della razza” e collaboratore come segretario di redazione della rivista “La difesa della razza”, può liberamente presentarsi alle elezioni periodiche( sottolineo periodiche), concorrere alle elezioni per poter governare in modo democratico questo paese, può sedersi liberamente nelle istituzioni di rappresentanza ed esprimere il proprio dissenso, il merito di tutto ciò a che è attribuibile?

 

                                                                               Sezione A.N.P.I. Giovani Collegno

 

 

 
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