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EFFETTI DELLA POLITICA DEL CHISSENEFREGA

Post n°448 pubblicato il 19 Giugno 2007 da bargalla

 

L’ex presidente del consilvio ha definito “gossip” la diffusione dell’ultimo brogliaccio-intercettazioni, ampi stralci del quale sono stati pubblicati dai tre maggiori quotidiani a diffusione nazionale, considerati colpevoli di aver diffuso a mezzo stampa quella che per il cavaliere e i suoi sodali destrorsi è solo “spazzatura”.
Strano che non abbia espresso il medesimo giudizio, quando a fare del “gossip” era il suo “giornale” di famiglia che sulle chiacchiere e i pettegolezzi ha fabbricato tanti di quegli scoop da ben figurare nella classifica dei più inattendibili, servili e compiacenti giornaletti editi da insigni straccivendoli: una campagna di stampa molto “speciale” strategicamente pianificata per distruggere fama e reputazione di chi non si riconosce nel partito del padrone.
Un giornalismo fazioso, sguaiato e scandalistico che in questi ultimi anni ha contribuito più di altri ad avvelenare un clima nel quale “le menti finissime” dell’antipolitica hanno avuto buon gioco nel seminare zizzania per alimentare uno scontro politico (partitico, in verità, poiché la Politica è ben altra cosa) che si nutre di quel letame che a suo tempo fu sparso senza preoccuparsi più di tanto delle conseguenze che un uso così spregiudicato dei falsi dossier “pompati” ad arte avrebbe comportato nell’asfittico scenario di una “politica” che ora passa all’incasso reclamando una verginità tante volte deflorata dall’ipocrita condotta dei suoi onorevoli magnaccia.
Chi di “gossip” ferisce di “gossip” perisce!
La politica “spazzatura” del sistema partitocratico e i teorici del potere-immondizia hanno fatto scuola e proseliti, i maestri riconosciuti di questa abominevole pratica cannibalesca e parassitaria ora vorrebbero passare per vittime o, al più, per rifiuti riciclabili, ma per loro la raccolta differenziata sarebbe un onore che il sistema Paese non può più permettersi, un onere difficilmente sopportabile per le discariche già strapiene di onorevoli e senatori in avanzato stato di putrefazione, meglio considerarli per quello che sono: rifiuti pericolosi per l’igiene pubblica e altamente inquinanti per una sana democrazia, da trattare perciò con la massima precauzione indirizzandoli al più vicino inceneritore.  
Allorquando le “notizie” sono sistematicamente fabbricate ad arte per colpire l’avversario politico e distruggerne l’immagine, allora si parla di “inchieste” quando invece si pubblica il contenuto di intercettazioni passate al vaglio della Magistratura, non più coperte dal segreto istruttorio e dalla cui lettura emerge chiara una certa ambigua contiguità fra la politica e gli affari, allora gli intrallazzatori parlano di “gossip” come se il popolo, per quanto bue, debba essere anche ignorante, non in grado di leggere e di formulare un giudizio che inevitabilmente lo porta ad emettere una sentenza che non può essere assolutoria, condannandoli quanto meno alla gogna mediatica.
E proprio per evitare questo tipo di condanna, lorsignori si apprestano a mettere la mordacchia ad una stampa che ha solo esercitato il diritto-dovere di informare, sputtanando una classe politica delegittimata dal suo stesso discutibile operato e dalle mille cointeressenze trasversali che hanno sempre mostrato un’allergia alle regole avvalendosi della facoltà di fare e disfare senza dar conto a nessuno del proprio operato, come d’altronde succede nelle peggiori tradizioni dei regimi dittatoriali in cui il potere giudiziario è messo nell’impossibilità di nuocere e dove la censura è elevata a sistema.
Regimi dittatoriali ai quali l’Italietta delle oligarchie è accomunata dal comportamento di certi intrepidi “capitani coraggiosi” o di altri notissimi “re di denari” che non fanno altro che barare alzando di continuo la posta fregandosene del “piatto” e di quel banco del “mutuo” soccorso ormai sull’orlo della bancarotta morale e materiale.
“L’aria è diventata irrespirabile” ha sentenziato giorni fa “il re travicello” in navigazione sul Po, lamentandosi per il clima non proprio salubre in cui perfino l’ordinaria amministrazione si arena sulle secche inaridite della quotidiana contestazione magistralmente cavalcata da quell’altro “re per tutte le stagioni” il quale, rispondendo alla domanda di un suddito dello stato di bananas che gli chiedeva “come tornare al governo” ha esternato in un modo degno di un re detronizzato che si augura un complotto dei suoi scherani che gli consenta di ritornare sul groppone del ronzino italiota.
“Servirebbe un regicidio” ha sibilato scatenando le proteste dell’attuale regnante “usurpatore” e della corte “unionista” che ha preteso, senza ottenerle, le scuse del casato rivale, il quale, invece, continua a rivendicare il trono del regno italo-pontificio, dove ad onor del vero, chi vive e regna incontrastato è il papa-re, e gli altri presunti pretendenti al trono italiota, non sono che dei suoi luogotenenti, dei quacquaraquà che siglano patti di non belligeranza fra una fetta di crostata e un bicchiere di sciacchetrà, ai quali imbelli viceré, sua maestà il papa, concede, benevolo, l’illusione di governare.  
Le conseguenti lotte “intestine” in questi casi assolvono ad una funzione fisiologica e producono flatulenze, scorie, materiale stercoraceo che intasa le fogne a cielo aperto in cui lorsignori regnano sovrani rendendo per l’appunto “irrespirabile” l’aria che i loro sudditi sono costretti a respirare avendo ogni tanto l’accortezza di turarsi il naso per non morire asfissiati.  
Mi si perdoni la metafora “fognaria” ma il fetore è talmente tanto che, seppure attutito dalla lontananza, arriva anche qui ai margini dell’impero citeriore e oggi, complice il gran caldo e l’assenza di vento, è diventato ancor più insopportabile, un olezzo nauseante che saliva dalle pagine dei giornali che periodicamente leggo non tanto per tenermi aggiornato, quanto per vedere fin dove possa spingersi la loro voglia di stupire, prima che il popolo bue obnubilato da tanta inguardabile fanghiglia si risvegli dal torpore del “panem et cicenses” e si accorga di essere con il culo per terra.
Ormai sono tutti sulla stessa barca e sentendo montare la marea della loro stessa merda che sta per trascinarli a fondo vorrebbero mantenersi a galla come certi “stronzi” che a volte si vedono schifosamente galleggiare nei paraggi degli scarichi fognari o in prossimità delle navi che a largo, al riparo da occhi indiscreti, si alleggeriscono dell’acqua di sentina e inquinano il mare.
Di veramente igienico in questi ultimi giorni ho trovato solo due dichiarazioni rese alla stampa da un paio di parlamentari dalle cui idee sono lontano un miglio, ma che vale la pena riportare perché, seppure venate da una lucida delusione, hanno l’effetto salutare di uno sciacquone.
“Aspetterò la fine della legislatura, che sarà sicuramente prima del 2011 e poi mi dedicherò a tempo pieno ad una società che ho in mente di metter su”.
Bruno Tabacci annuncia dalle colonne di “Libero” l’abbandono della politica attiva. Una scelta motivata dal fatto che, alla fine, purtroppo, ha vinto Berlusconi: “Mi rendo conto che interpreta meglio di tutti la pancia del Paese”.  Dice il deputato dell’Udc che “lui e questo Paese si somigliano nel profondo.
Ma Tabacci accusa tutto un mondo politico dove “lo spazio per una politica fatta da ideali non c’è”. Il deputato centrista punta l’indice anche contro Massimo D’Alema e lo accomuna al cavaliere: “Ha vinto la politica del chissenefrega se hai parlato con Consorte o sei il tuo conflitto d’interessi è grande come una casa” conclude sconsolato l’on.le Tabacci.
Sarà un caso, ma l’altro colpo di sciacquone viene da Marco Follini, ex Udc, che a proposito di ciò che emerge dalle intercettazioni telefoniche e dagli interrogatori di uno dei “furbetti del quartierino, così si esprime: “E’ un quadro amaro che rivela una certa contiguità tra personale politico e interessi in gioco: preferisco un atteggiamento più contegnoso verso i re di denari” e di seguito: “Tutti i Paesi che contano dispongono di un establishement che non è né un’oligarchia che si tramanda il potere di padre in figlio, chiusa alle incursioni, né l’esercito dei parvenues che passeggia nella reggia di Versailles. Noi invece abbiamo avuto troppa oligarchia e troppi parvenues; quello che ci manca è proprio una classe dirigente capace di sapere quali sono le regole del combattimento e capace di fermarsi un attimo prima del confine che lo rende distruttivo…Quel confine lo abbiamo calpestato tutti allegramente negli ultimi 10 anni. Abbiamo sparso inimicizia a piene mani e non mi sorprende che oggi raccogliamo questi veleni”.   

 
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nadine61
nadine61 il 21/06/07 alle 12:11 via WEB
ottima analisi,cruda e desolante tanto quanto lo è la realtà.. hai in mente qualche ricetta per dare una ripulita? l'impresa è ardua.
(Rispondi)
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