Creato da amnerisdgl1 il 11/09/2011

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Le mosche (prima parte)

Post n°15 pubblicato il 16 Dicembre 2011 da amnerisdgl1

Nell'aprile del 2003 la mia psichiatra mi aveva abbandonata e lasciata nelle mani del primario, una professoressa piena di impegni, che aveva poco tempo per seguire i suoi pazienti. Ci rimasi molto, molto, ma molto male...diciamo che, se avessi potuto, l'avrei uccisa. Ma in fondo aveva le sue ragioni: io la cercavo spessissimo e a tutte le ore, la chiamavo al telefono sia in reparto che a casa: stavo sempre male e volevo mi aiutasse perchè avevo fiducia solo in lei. Ormai mi seguiva da tre anni e monitorava, con scrupolo, la mia malattia facendomi compilare dei grafici, attraverso i quali, ogni giorno, valutavo la mia situazione: umore, malesseri e dolori vari, uso e dosaggio di tutti i farmaci, psichiatrici e non. Ormai somatizzivo alla grande, tanto da pensare di avere chissà quante e quali terribili malattie: tra intolleranze alimentari e dolori e bruciori allo stomaco, tra spasmi all'addome e dolori alle articolazioni e ai muscoli e emicranie e cefalee e vertigini, e chi più ne ha, più ne metta. Non mi facevo mancare nulla e i grafici erano un guazzabuglio di scritte, orari, linee e controlinee. Ad ogni visita mensile le portavo questo "papiro", ma non ci ricavavo molto. Così, quando mi ritrovai senza il suo sostegno e la sua pazienza, mi aumentarono le idee suicide e le crisi maniacali.
Allora pensai di allontanarmi da casa per farmi ricoverare in un reparto o in una clinica psichiatrica: volevo stare sola e non pensare, dormire e fare veramente l'ammalata, mi sembrava così di poter stare meglio, del resto non sapevo più dove sbattere la testa. Questa soluzione però risultava difficile, perchè non riuscivo a trovare l'appoggio di almeno uno degli psichiatri della ASL, per loro non ero da ricovero, ma, se proprio volevo essere seguita, mi consigliavano di rivolgermi alla struttura locale che lavorava in hospital-day. Ma io tutto volevo che mettermi a far ceramiche e a lanciare coriandoli alle feste e agli spettacolini che s'inventavano ogni settimana. Finalmente Marito venne a sapere di una nuovo centro per malati psichiatrici, dove si restava ricoverati 24 ore sù 24, come in ospedale, ma si viveva come in una casa-famiglia. Questa volta la documentazione, per il ricovero, riuscii ad ottenerla direttamente e grazie alla direttrice sanitaria della ASL, con la quale avevo lavorato per un breve periodo: conoscendo tutta la mia storia, fu lei a darmi quest'opportunità. (continua)

 
 
 
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