Creato da amnerisdgl1 il 11/09/2011

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Le mosche (terza parte)

Post n°17 pubblicato il 16 Dicembre 2011 da amnerisdgl1

Dalle finestre spalancate entravano le mosche e tutto l'ambiente ne era invaso! Le volte precedenti ero sicura che non ce ne fossero, ma ora sembrava di stare nel loro regno. Io non ne avevo mai viste tante tutte insieme! Marito si sedette a guardare le poche figure di una rivista, dicendo tranquillo " Dipende dal concime...quà attorno ci sono campi ma sopratutto stalle...". Diventai pensierosa ed incominciai a preoccuparmi, così rimasi iin piedi tra una finestra e le spalle di una plotrona. Marito m'invitò a sedermi ma dissi che non ne avevo voglia. Avete mai visto la scena finale di Psyco del grande Hichcock?...Norman seduto e indifferente, ormai calato nel ruolo della madre, si guarda intorno decidendo di rimanere immobile e di non scacciare neanche la mosca che gli passeggia sulla mano. Io mi vedevo un pò così, certo non avevo lo stesso sguardo pazzo e splendido, ma anch'io restavo immobile e giravo lo sguardo intorno indifferente ma attenta perchè io di mosca, addosso, non volevo che me ne si posasse neanche una. Le guardavo, a me sembrava che ce ne fossero milioni, le seguivo con gli occhi e ad una ad una. Erano dappertutto, sui vetri, sul tavolino, passeggiavano sui braccioli delle poltrone, scorrazzavano sullo schienale. Io pensavo..."Ecco che lì non mi ci posso appoggiare, non posso metterci la mano perchè c'era una mosca...e neanche lì...è appena volata via...più in là ce ne sono due...non posso certo sedermi...all'interno della poltrona ci stanno passeggiando in sette...non riesco neanche a contarle...una arriva e due volano...tre si spostano e quattro arrivano...tre volano e cinque si spostano...": Mi muovevo appena, e solo, quando ne vedevo qualcuna che si posava sulle mie gambe o tentava l'atterraggio sulle mie braccia, poi stavo nuovamente immobile a riprendere i miei conteggi.

 

 

Il tempo passava quando infine il già conosciuto assistente ci invitò a vedere la cucina. Come in tutte quelle degli ospedali ed alberghi, aveva carrelli e stoviglie in acciaio, ormai erano le 11.30 e gli inservienti stavano terminando di prepararli per il pranzo. Lo scrupoloso assistente si entusiasmava a spiegare come i pazienti dovessero alternarsi per servirsi l'un l'altro e per apparecchiere e riordinare. Diciamo che per sentire lo sentivo, ma con lo sguardo seguivo le mosche. Quì ce n'erano di meno ma facevano ugualmente il loro comodo: si appoggiavano sui bordi dei carrelli, sulle pinze e i mestoli, sui piatti e le posate, tentavano anche l'assalto al cibo ma automaticamente una mano le scacciava, "Non potrei mangiare in questo posto...mi dicevo...perchè lì si è appena appoggiata una mosca...adesso sta volando via...e adesso ce n'è una lì...e poi lì...e poi lì...". (continua)

 

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