Creato da aranceacolazione il 02/09/2008

arance a colazione

sono una sirena - e mangio arance a colazione

 

 

Serenissima

Post n°180 pubblicato il 11 Maggio 2010 da aranceacolazione
 


Oana Lauric, Ponte veneziano I

Tutto quello che chiedo oggi è di stare qui vicino a te, dentro questa città metà acqua e metà cielo. Niente ostriche e nessun locale elegante. Accovacciati su uno sgabello di legno, con i nostri zainetti tra le gambe. Tu che parli ed io che ascolto. Molto meglio di quando parlo io ed ascolti tu. Raccontami, raccontami ancora. Ho voglia di sognare. Ho sete delle tue storie più che di questo bicchiere di vino che tengo tra le mani. C'è tanta folla ma non c'è nessuno, a rubarmi le fantasie che mi suscitano i tuoi pensieri ad alta voce. Il treno è ancora un limbo da cui presto farò ritorno, con i tuoi occhi accesi ancora nella testa e nella borsa un ventaglio ricamato.

 
 
 

Spaghetti, pollo, insalatina

Post n°179 pubblicato il 08 Maggio 2010 da aranceacolazione
 


Johanna, Appuntamento I

Io sono fatta male. Mi ti si offre su piatto d'argento un uomo alto e bello che mi invita ad ostriche e champagne. L'elegantone mi porta a spasso per la città sottobraccio sotto il suo ombrello argentato, mi accompagna alla macchina e mi fa accomodare aprendo la portiera dal mio lato prima di spostarsi sul suo. Mi copre di complimenti e non mi stupirei se avesse un mantello e un cavallo bianco nascosto da qualche parte. Ed io? Mi annoio. Terribilmente. Non vedo l'ora di tornare a casa e quando racconto dell'appuntamento alle mie amiche per poco non perdo tutta la loro stima. Niente. Non ce la posso fare. Ho la pancia piena di ostriche e la testa mi gira per il troppo champagne. Ci penserò domani. Dopotutto, domani è un altro giorno.

 
 
 

Il cielo è sempre più blu

Post n°178 pubblicato il 22 Aprile 2010 da aranceacolazione
 



Vabbè. Il sole risplende e il naso cola. Così mastico aspirine e mi chiudo in casa.
Mica giusto.

 
 
 

Ricordati che diventerà Don Matteo


Mary Wyant, A cavallo con zio Johnnie

Ora, c'è questo papà che ogni tanto viene a prendere suo figlio a scuola, che somiglia vagamente a Terence Hill. Il papà, non suo figlio. Dovete sapere - non mi chiedete perchè - che di Terence Hill da bambina io ero follemente innamorata. In cameretta non avevo posters di Claudio Baglioni o dei Queen come tutte le mie amiche normali e sane di mente. C'era Terence Hill. Col cappello da cowboy calato sulla faccia, stava sdraiato su una specie di lettiga trainata da un cavallo. Con mio fratello abbiamo passato anni piazzati sul divano davanti ai suoi film. A mio fratello piacevano perchè con Bud Spencer finiva sempre che si davano tutti delle grandi botte. Divertenti, per carità, ma io avevo un vantaggio maggiore: oltre a spassarmela per le risse demenziali, mi perdevo negli occhi di questo tizio con la sua penosa camicia a quadretti e fantasticavo su quanto sarei stata felice insieme a lui su quella lettiga. Ma sto divagando. Dicevo, c'è questo papà che me lo ricorda moltissimo, il che mi ha portato ad una tragica riflessione. La donna che se l'è sposato e ha procreato con lui ha accanto l'uomo della mia vita. A me resta la locandina di Continuavano a chiamarlo Trinità al capezzale del letto.

POSTILLA.
Dialogo avvenuto veramente.
Figlio di Terence Hill: Maestra, ma tu quanti anni hai?
Maestra: Trentacinque.
Figlio di Terence Hill: Quanti bambini hai?
Maestra: Non ho bambini.
Figlio di Terence Hill: Ma sei sposata?
Maestra: Ehhhhh... no.
Figlio di Terence Hill: Sei fidanzata?
Maestra: Ehhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh... no.
Figlio di Terence Hill: Mio papà ha trentotto anni, la mia mamma ne ha trentadue, e a ventinove anni s'è sposata e ha avuto mia sorella e poi sono arrivato io.
Maestra: ...

 
 
 

E-laborando

Post n°176 pubblicato il 14 Aprile 2010 da aranceacolazione
 


Tony Soulie, New York 2000

Mangio una mela, coi libri di scuola, ma non sono un'Albachiara perchè non riesco a smettere di fumare e mi abboffo di nutella quando posso. Con le belle giornate torno su Penelope Pitstop, che è il nome che ho dato alla mia bicicletta (tralascio qui delle spiegazioni che sarebbero lapalissiane per i più informati) e, quando ho finito di lavorare, girovago per la città senza meta. Ed elaboro. Che insegnare matematica quest'anno in fondo non mi è dispiaciuto: basta trovare dei modi creativi per non renderla monotona da studiare. Tutto sommato è anche divertente, e piuttosto che affidarmi ai problemi del libro me ne invento io sempre di nuovi. Riempio i fogli di schizzi e di fantasia. I miei bambini mi danno soddisfazione. Alcuni mi hanno detto che la mia non è una lezione ma uno "spettacolo di matematica"; altri mi hanno fatto notare che, quando ho finito di spiegare e di scriverci sopra, la mia lavagna assomiglia a quella degli scienziati pazzi che si vedono nei cartoni animati.
Però. Tutto questo far di conto mi sta lo stesso un po' stretto. E mentre pedalo, il mio cervello è più avanti di me di chilometri. La compagnia di teatro alla quale ci affidiamo per gli spettacoli quest'anno non potevamo finanziarla, così i bimbi hanno perso l'occasione di assistere ai Musicanti di Brema. Peccato, perchè è una favola che a me piace parecchio. Come il Gatto con gli stivali, ma questa è un'altra storia.
Quindi. Perchè lasciare le cose come stanno? Io quella fiaba la conosco. Anche bene. Cosa ci vuole a ridurla e a farne un copione per degli gnomi di sei anni?! E per la musica? Ho già in mente degli stacchetti niente male. Mangio una mela, tra i libri di scuola, cucio suoni e parole e adesso è tutto pronto.
Resta solo da insegnare a venticinque quasi indemoniati a recitare almeno un minimo dignitosamente entro giugno.
Ma qualcosa dentro mi sorride, e mi dice che ho inventato e risolto un altro problema.

Continuo a pedalare girovagando per la città senza meta. Oggi c'è il sole.
E tutto il resto, chissà

 
 
 

Colazione sull'erba

Post n°175 pubblicato il 11 Aprile 2010 da aranceacolazione
 

Chi festeggia i compleanni in primavera dovrebbe organizzarli sempre così: un bel pic-nic sul prato, a mangiare sulla tovaglia e giocare a pallone, stare sdraiati al sole a chiacchierare, leggere o sonnecchiare. S'è anche tentato di far volare un aquilone, ma non ci siamo mica riusciti. Ci abbiamo provato tutti a turno, anche in squadre da tre (uno reggeva l'aquilone, uno correva per fargli prendere quota e l'altro dava filo) ma - memore di un lontano ricordo di bambina in cui l'aquilone crollava ogni volta in terra dopo due secondi di volo incerto - abbiamo deciso alla fine di dare la colpa agli alberi e alla mancanza di vento.

 
 
 

Il trapezio no, non l'avevo considerato


Walt Kuhn, Spogliatoio

E' da un po' di settimane che mi pappo, a Bologna, una retrospettiva su Federico Fellini in Cineteca. L'ultimo film che sono andata a vedere su megaschermo, guarda caso, si intitola I clowns. E' un film profondo - triste sotto molti aspetti - e quello a cui fa riferimento è, ovviamente, il mondo del circo.
Da piccola mi ero innamorata del funambolo de La strada. Mi faceva sognare la sua capacità di camminare su un filo sospeso in aria, in bilico tra la morte e la vita, e quel corpo lassù - teso a mantenere l'equilibrio, ma leggero e sicuro - era pura poesia.
Dei circhi, gli animali chiusi in gabbia mi muovevano a pena; e i pagliacci mi hanno messo sempre tristezza, quando non addirittura spavento. Odiavo gli sketch in cui si inseguivano col martellone e inciampavano sui loro piedoni, e non riuscivo a distaccarmi da un'immagine di loro come persone vere, adulti pieni di problemi e di pensieri, stanchi, forse soli, a struccarsi nei loro spogliatoi, svuotati dalle tante false risate che dovevano elargire al pubblico e ai bambini.
Ma i funamboli. I lanciatori di coltelli. Gli acrobati. I trapezisti. Quelli erano delle vere meraviglie ai miei occhi.
Un tempo speravo allora che un circo mi portasse via. Sarei diventata un'artista del trapezio, elegantissima e leggiadra nella mia calzamaglia lamè, ricoperta di brillantina e paillettes dalla faccia ai piedi: leggera leggera, mi sarei spostata come una piuma nell'aria, sfidando il vuoto, dimenticando i pensieri, affidandomi alle braccia sicure del mio compagno, dal quale sarebbe dipesa tutta la mia vita.
Tutto sommato, come al solito hai ragione tu: non è stata una pessima idea imparare a ballare con i piedi ben piantati per terra.

 
 
 

Like a natural man

Post n°173 pubblicato il 09 Aprile 2010 da aranceacolazione
 


Trish Biddle, Bolero

Che i maschietti avessero più culo delle femminucce in certi aspetti della vita mi era già abbastanza chiaro, ma oggi ho compiuto un'impresa - per me sconvolgente - che me li fa invidiare ancor di più.
Ho ballato il tango! Va bene, questo lo sapevate già, ma si dà per scontato che in quanto donna io debba per forza essere relegata al ruolo di dama. E invece no. Nossignore. Mi sono dedicata una lezione-prova da principiante in un corso dove imparerò a guidare i passi da uomo. Non che da donna non fosse bello - semmai ci avessi capito qualcosa. Però da uomo è tutta un'altra cosa. Comandi tu, detti le regole, affini lo stile; puoi improvvisare, lavorare di testa e di fantasia, mettere alla prova il tuo corpo per far sì che la ballerina ti segua nei movimenti che stai decidendo tu.
E' l'inizio di una nuova avventura, ed è entusiasmante.

 
 
 

Arrivederci

Post n°172 pubblicato il 07 Aprile 2010 da aranceacolazione
 


Pablo Picasso, Paesaggio mediterraneo

Non che i libri mi sembrino tutti uguali. Neanche le persone. Nei desideri ci assomigliamo. Nelle esperienze meno.
Dei libri, come delle persone, mi chiedo sempre se ne ho capito abbastanza.
Il fatto è che i libri restano lì, a portata di mano.
Le persone se ne vanno, e di quelle io sento la mancanza.
Tu hai deciso che lei è la donna della tua vita e ti sei dichiarato in grande, con tanto di anello; tu hai scelto un'opportunità di lavoro migliore e parti all'estero; tu resti un pò più vicino ma vai via per lavorare anche tu. E tu non sai ancora bene cosa ne sarà di te ma la tua confusione ti porta già lontano.
C'era un tempo in cui leggevo di più. Ma c'era anche l'idea di non perdervi mai di vista.
Io spero ci possiamo incontrare di nuovo, un giorno, e parlarci come se il tempo non fosse trascorso. La vita, però, non è come un libro: ci sono più personaggi, più tempo che passa, poche spiegazioni e gli addii non sono sempre alla fine.

 
 
 

Pasqua con chi vuoi

Post n°171 pubblicato il 07 Aprile 2010 da aranceacolazione
 


Lisa Winlock, Fresh air and old clothes

Pulizie di Pasqua, per sgomberare i pensieri e l'armadio. Seleziono, impacchetto, butto tutto; in una ricerca di minimalismo che con me ha sempre molto successo. Mi ritrovo con l'essenziale, così non perdo di vista quello che conta. La folla delle feste ancora una volta non mi riguarda, e bastano le nostre lunghe passeggiate a farmi stare in pace con tutto. Anche se ti innervosisci perchè non la penso come te. Sono davvero poche le cose su cui andiamo d'accordo, ma io non potrei rinunciare ai nostri dibattiti. Imparo così tante cose. Lo so che mi trovi antipatica, ma non ci riesco a non contestarti, anche se ti voglio bene.
Pulizie di Pasqua, per non contraddire me stessa anche se questo vuol dire contraddire te.

 
 
 

La domenica (non) andando alla messa

Post n°170 pubblicato il 21 Febbraio 2010 da aranceacolazione
 

 

Fay Powell, Cart II

Oggi mi sono alzata canterina. E non da solite canzoni, che uno dice, è appena finito Sanremo e tu canti gli ultimi successi, o al limite quello che passa la radio. No. Oggi mi s'è aperta una strana finestra temporale e, in preda ad un raro raptus di pulizie casalinghe, mi sono messa a fischiettare quello che sentivo canticchiare a mia nonna quando mi svegliavo da lei le domeniche mattina.
Così mi son fermata a riflettere - che tutta questa iperattività poteva farmi male: meglio fermarsi a pensare, mi son detta - sui testi di tali canzoni.
E li ho trovati tutti un po' agghiaccianti.
Uno, poi, non lo capisco proprio. Cioè, c'è una che a quanto pare la domenica fa strada verso la messa, ma ha la felice idea di andarci con numerosi amanti, stando a quanto lei stessa sembra ammettere; e si dà il caso che sua madre e suo padre si rechino nella medesima chiesa e, vedendola attorniata da bellimbusti, cominciano ad avere dei dubbi sulla moralità della figlia. Così, a quanto pare, la costringono a diventare monaca. Nel ritornello lei, in incoerente delirio, si rivolge ad uno solo dei tanti amanti chiedendogli di esprimerle a voce dell'affetto e implora perdono, rivendicando la sua innocenza e promettendo castità eterna (cosa che anche da monaca avrebbe forse dovuto fare, perciò non mi riesco a spiegare questa decisione, se non col fatto che fosse una scusa per sfuggire al monastero e poi continuare la vita di prima).
Nella strofa seguente, lei chiama a raccolta tutti i giovinotti che frequenta o ha frequentato, comunicando loro che le hanno tagliato i suoi bei riccioli biondi, e vuole che tutti piangano con lei per questa sventura, poi riattacca: "Dimmi che m'ami (di nuovo al singolare, non capisco: si rivolge ad uno di loro e furbamente non fa il nome, facendo credere a tutti che il prescelto sia proprio lui... questa qua era una dritta, da' retta a me).
Infine una strofa di chiusura - che forse solo mia nonna conosceva, visto che in varie versioni non compare - che per me è veramente incomprensibile.
Sembra ci siano delle carrozze che aspettano la ragazza (immagino per portarla in convento), coi cavalli pronti... ma poi:

"dimmi o bella se tu vuoi venire
questa sera a passeggio con me".

Ma quindi?! E' il cocchiere che le sta facendo delle avances??? E' il parroco che invece di portarla in convento fugge con lei??? E' un'altra monaca che ci sta provando??? Sono i cavalli che, non compresi, sfottono?!!

Nonna, perchè non mi hai mai spiegato cosa cantavi?!

 
 
 

Ti conosco, mascherina

Post n°169 pubblicato il 17 Febbraio 2010 da aranceacolazione
 

Ho sempre rifuggito il Carnevale, e varie altre festività comandate, come la peste. Tutta questa allegria, 'sto friccicore e affolamento di gente di solito mi fa venire voglia di rintanarmi in casa ad imprecare contro il mondo che va in malora ma, complice il tango - che in questo periodo si va nelle sale tutti travestiti - non mi ti vado a cercare dei costumi adeguati per le occasioni?! Non ho fatto troppa fatica, a trovare un'idea. Mi era venuta voglia di rispolverare maschere classiche, così ho deciso di impersonare un difensore del popolo, un vendicatore di ingiustizie (che se fossi uomo pure prestante ed atletico). Insomma, chi non si è mai vestito da Zorro in vita sua? Io mai. E neanche da Superman. Comunque, sono riuscita a rimediare il cappello, la mascherina nera con la zeta sopra, la spada e perfino a confezionarmi da sola un mantello. E siccome non volevo rinunciare alla poca femminilità che riacquisisco ogni tanto soprattutto grazie alle scarpe da ballo, ho messo un vestitino nero su cui ho cucito una rosa rossa, e le calze a rete - che faceva molto argentino (con Zorro non c'entra niente, ma col tango sì).
Solo che, ballando, una volta posi la spada; poi ti levi il mantello; poi anche il cappello comincia a diventare ingombrante. Verso la fine della milonga togli anche la mascherina, che sei ormai tutta sudata.
Così resti in mezzo alla stanza sola e accaldata, col vestitino nero con la rosa rossa e le calze a rete, il che può fuorviare dallo scopo iniziale, dandoti vagamente l'aria della zoccola.

 
 
 

En tus brazos

Post n°168 pubblicato il 14 Gennaio 2010 da aranceacolazione
 


Rabi Khan, Abbraccio

A volte basta solo un abbraccio per dimenticare tanta sofferenza. Le occasioni mancate sono quelle che posso raccontare, ma se mi concentro su uno sguardo acceso, su una carezza data quasi per sbaglio, su un bacio posato - per allegria o per tenerezza - la vita mi sembra così bella. E così dolorosamente breve.

 
 
 

I torni contano

Post n°167 pubblicato il 14 Gennaio 2010 da aranceacolazione
 


Mike Hollist, Un'esperienza da far rizzare i capelli

Va tutto bene. Niente panico. Cosa sarà mai. Ho un mutuo trentennale, sono in cronico ritardo con le bollette, ho la casa in disordine un giorno sì e uno no, insegno una materia troppo evoluta per il mio quoziente intellettivo, stamattina mi si è fulminata una lampadina e ho appena ordinato a domicilio due panini invece di uno, perchè non volevo che anche il kebabbaro sappia che ceno da sola.
Va tutto bene.

 
 
 

Epifanie a colazione

Post n°166 pubblicato il 10 Gennaio 2010 da aranceacolazione
 

Karen Avery, Stocking and stars

La ragazza aveva passato tutte le vacanze a cercare di mettere qualche regalo dentro alla propria, di calza. Era stanca di riempire di cose belle sempre quelle degli altri, e aveva cominciato a infilare sorprese, desideri, successi e felicità solo nella sua.
Quando scoccò la mezzanotte corse a svuotarla: niente, non c'era niente.
Com'era possibile?! Aveva passato mesi interi a conservare e a mettere dentro di tutto.
Uno sguardo più attento, e lo vide. Un buco in fondo. Enorme. Tutto quello che aveva raccolto per se stessa era scivolato via. Sospirò, non ci rimase poi tanto male. Tutte le cose belle e buone che aveva desiderato per sè erano volate fuori dalla finestra e stavano rendendo felici tutti i passanti. Giovani, vecchi, bambini, tutti gridavano: "Grazie, Befana". La ragazza pensò che pure in un racconto alla Dickens le stava toccando la parte più sfigata, perciò buttò la calza nel camino e se ne tornò da dove era venuta.

 
 
 

Im Juli

Post n°165 pubblicato il 09 Gennaio 2010 da aranceacolazione
 


Louis Toffoli, Istanbul

Perchè accadono tante cose anche se sembra non succeda mai niente. Cambiano tante cose per quanto sembri che rimanga tutto uguale. E mentre la Gelmini sottoscrive nuove idee per inibire il flusso di stranieri nelle scuole, io vado a vedere un film straniero che fa scuola. Perchè visto che l'unica cosa che rimane uguale è il mio scegliere di restare da sola, io vado ai cineforum.

 
 
 

Carissimo Pinocchio

Post n°164 pubblicato il 14 Dicembre 2009 da aranceacolazione
 



Non è che qui io non ci voglia più stare. E' che la mia vita da soap opera mi distrae parecchio dallo stare placidamente seduta davanti ad una scrivania. C'è un momento, però, in cui la sbornia te la devi fare passare (e stavolta era proprio grossa). Si sa che Dicembre è periodo di feste; io anticipo sempre un po' il Natale perchè ho un compleanno pure importante da festeggiare prima.
E con questo siamo a quota trentacinque. Non che non si facciano sentire, ma con gli amici che ho - e che ringrazio tutti pubblicamente e indistintamente - sembra tutto più facile: soprattutto folleggiare col travestimento più adatto.

 
 
 

Love is a many splendored thing

Post n°163 pubblicato il 27 Novembre 2009 da aranceacolazione
 


Misha Lenn, Tango argentino

Vabbè. Al fatto che la mia vita sia ironica ormai mi c'ero rassegnata. Però a tutto c'è un limite. Ora, non mi si va ad innamorare di me l'Uomo Pecora?! Quello che io bistratto pubblicamente perchè gli puzzano anche i capelli?! Dice che sono dolce e non gli pesto mai i piedi.
Così ho deciso che la prossima volta che ballo con lui lo prendo a ginocchiate.

 
 
 

Smoke on the water

Post n°162 pubblicato il 25 Novembre 2009 da aranceacolazione
 


Lee Bomhoff, Piano Room

Siccome non conosco il Coreografo della mia danza, non posso andare da nessuno a reclamare, perciò faccio tutto da sola. E il mio balletto dev'essere tremendamente comico, visto che lo stesso giorno in cui cerco di risolvere delle questioni con uno mi si para davanti l'altro. E siccome la dolcezza da qualche tempo non sta più di casa qui da me, sparo a zero e spruzzo acido prima sull'uno poi sull'altro. Se la mattina tocca al primo, allontanarsi con gli occhi sbarrati e scuotendo la testa a capo chino, nel pomeriggio la stessa scena tocca al secondo.
Mi resta poco, almeno la soddisfazione di avere messo entrambi di fronte alla propria vigliaccheria, ma mica pretendevo festoni e cotillons.
Da qualche tempo a questa parte non ho occhi che per me stessa, e l'unica cosa di cui sono capace di fare è preservarmi dalle delusioni, evitare il dolore, scappare dalla sofferenza. Non sarà la mia danza definitiva, ma per adesso so ballare solo così.
Torno a riflettere guardando il soffitto.
Se il letto è troppo grande vorrà dire che avrò più spazio.
Per inciso:

“La vita è solo un’interminabile replica di uno spettacolo che non avrà mai luogo”.

“Fallire la propria vita è un diritto inalienabile”.

Sia chiaro.

 
 
 

Dance Dance Dance

Post n°161 pubblicato il 22 Novembre 2009 da aranceacolazione
 


Maggie Heinzel Neel, Lezione di tango

Non è per me un concetto proprio nuovo, in molti film o in altri libri la danza è usata come metafora della vita. L'ultimo libro che ho letto mi ha fatto riflettere ancora una volta sul fatto che gli eventi che si susseguono nelle nostre piccole storie personali si dipanano come in un'articolata coreografia dalla quale tutti siamo collegati, e quello che possiamo fare per non perdere il ritmo della vita che scorre è imparare bene i passi e danzare, continuare a danzare, e ancora danzare, qualsiasi cosa succeda.
Neanche a dire che, se la vita è un soffio e io la continuo a ballare all'incirca così...

 
 
 

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