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PERCHE' SEMPRE PIU' BAMBINI ADOTTATI VENGONO RESTITUITI ?

Post n°6 pubblicato il 24 Aprile 2011 da arcobalenosolidale

Sono cresciuti in orfanotrofio. E, quando arrivano nella nuova famiglia, buttano fuori tutta la loro paura e disperazione. Si ribellano, magari tirano calci. Sono questi i ragazzini che tornano in istituto. Quelli che infrangono i sogni di mamma e papà.

E vengono abbandonati due volte.

Restituiti al mittente, come un apparecchio difettoso che non corrisponde alle aspettative. Abbandonati due volte: prima dalla famiglia naturale, poi dalla famiglia che li ha accolti. E' il destino di tanti bambini italiani e stranieri che vengono riportati in comunità perché i genitori adottivi non ce la fanno più e gettano la spugna. Storie avvolte nel silenzio che sporcano l'immagine idilliaca dell'adozione.

" Molti genitori sono impreparati a un'impresa così difficile" denuncia Livia Pomodoro, presidente del tribunale dei minorenni di Milano. "Scelgono l'adozione come rimedio a un figlio mai nato, dopo infiniti tentativi di inseminazione artificiale. E quando il piccolo finalmente arriva a casa, invece di comprendere i suoi bisogni, tentano di far coincidere i loro sogni con quella personcina fragile, che ha alle spalle un passato drammatico in orfanotrofio".

Ma quanti sono i bambini restituiti? Statistiche ufficiali non esistono. Quest'anno, però, la Commissione per le adozioni internazionali ha svolto un'approfondita indagine. I dati si conosceranno a fine dicembre, ma già in passato Francesco Viero, neuropsichiatra infantile, autore con la psicologa Jolanda Galli di un libro choc, Fallimenti adottivi, ha avanzato qualche stima: " Secondo le cifre disponibili " ha scritto " i bambini restituiti sarebbero tra l'1 e l'1,8 per cento degli adottati. Da un'indagine più approfondita, svolta su 45 strutture residenziali per i minori della Regione Veneto, è emerso un fenomeno più inquietante. Nei primi 10 mesi del 2000, le comunità hanno ospitato 425 bambini. Di questi ben 52, pari al 12,3 per cento, provenivano da esperienze di fallimento adottivo. Lo stesso risultato è emerso da una nostra indagine su 10 case famiglia a Napoli. Tra i 69 ragazzini accolti, 8, cioè l'11,5 per cento, erano al loro secondo abbandono".Presi per colmare un vuoto. Ma come può un adulto commettere un errore così disumano, tentare di fare il genitore e poi tirarsi indietro? La verità è che lo spirito dell'adozione è profondamente cambiato. Vent'anni fa chi adottava lo faceva pensando di dare un futuro a un bambino. Erano famiglie con nobili ideali, spesso già con figli propri. Ora i genitori cercano un bimbo che li risarcisca del dolore per la propria sterilità. E invece, si trovano davanti a bambini già grandi, che hanno vissuto a lungo con genitori violenti e poi in orfanotrofi dove hanno sofferto denutrizione e mancanza d'affetto. " Inutile illudersi: i neonati e i piccoli vengono dati alle coppie locali " spiega Pierangela Peila Castellani, responsabile del Servizio di psicologia di una Asl piemontese, che valuta le aspiranti coppie adottive. " E anche i bambini italiani hanno un curriculum simile: una madre che li ha abbandonati e ripresi di continuo dall'orfanotrofio". A parte i dati essenziali, del loro passato si sa pochissimo. Soprattutto di quello dei piccoli stranieri. La loro storia è condensata in una breve scheda stilata dal Tribunale del Paese di provenienza. Racconta se il ragazzino ha un padre manesco, una madre alcolista, quanto tempo ha trascorso in un istituto. ma non dice nulla di come il bambino ha elaborato tutto questo. " E' realistico attendersi che il piccolo porti quest' immenso dolore anche dentro la nuova famiglia" dice Pomodoro. " La biografia interiore emerge col passare del tempo, a mano a mano che il piccolo acquista fiducia nella nuova famiglia e decide di aprire il proprio cuore". Non sempre la confessione viene ben accolta. Come nel caso di una bambina undicenne di Bahia, adottata da una coppia di professori. Dopo un anno di convivenza, la ragazzina si era attaccata molto alla nuova mamma e aveva deciso di parlarle degli abusi sessuali subiti dal padre naturale. La madre ne è stata sconvolta. Ha cominciato a spiarla dal buco della serratura per studiare i suoi comportamenti. La violenza subita dalla figlia è diventata per lei un'ossessione. " Così è venuta da me a piangere" ricorda Melita Cavallo, presidente della Commissione per le adozioni internazionali. " Sa, io ho una certa educazione, non riesco ad accettarlo" mi ha detto ". Pochi mesi dopo la bambina è stata restituita. Abbandonata una seconda volta, proprio dalla donna cui aveva accordato fiducia, tanto da raccontarle un dramma profondo e devastante. Per fortuna ha trovato una nuova famiglia con due fratelli brasiliani. La ricerca del figlio perfetto. E' stata fortunata, la piccola di Bahia. La maggior parte dei ragazzini restituiti, ormai cittadini italiani, finisce nei nostri istituti, o meglio nelle comunità ( come si chiamano oggi le nuove strutture ) più umane e con meno bambini. E lì resta fino a 18 anni. " Il secondo abbandono li devasta, molti diventano autolesionisti o precipitano nella droga " spiega Viero che, come neuropsichiatra, cerca di rimettere assieme i pezzi della loro vita frantumata. La dinamica del rifiuto è sempre a stessa. Per molte coppie, il figlio adottivo deve essere perfetto: andare bene a scuola, essere affettuoso, riempire di allegria la casa. Se tradisce i desideri, i genitori non sopportano più la sua presenza. La storia di Mario, bambino ucraino, ribattezzato a 5 anni con un nome italiano, è esemplare. Dopo pochi giorni dal suo arrivo, la madre, professoressa d'italiano, si è messa a insegnargli la lingua con severità. Per Mario è stato come tornare al regime dell'orfanotrofio, dove gli adulti non facevano che pretendere qualcosa da lui. Risultato: si è chiuso in se stesso e ha rifiutato di imparare l'italiano. La mamma adottiva si è impuntata e ne è seguito uno scontro dopo l'altro, con ceffoni e punizioni. Fino a quando il piccolo Mario è stato riportato indietro. Cos'è andato storto?Le sfide che logorano. " Già cambiare nome al bambino è stato un modo di negare la sua identità" spiga Viero. " Spesso, poi, i genitori adottivi hanno fretta che tutto funzioni alla perfezione, spediscono i bambini a scuola qualche settimana dopo il loro arrivo in Italia. Li sottopongono subito a esami e stress, mentre avrebbero bisogno di una lunga pausa di adattamento e di un'infinità di coccole. I piccoli debbono imparare a fidarsi della nuova famiglia, fare pace con le proprie ansie di abbandono". " E' un processo lento e difficile" racconta Donatella Ceralli, madre adottiva del Ciai ( Centro italiano aiuti all'infanzia ) . " Questi bambini mettono a dura prova i genitori: mollano calci, provocano, scappano di casa. Vogliono misurare il grado d'affetto di mamma e papà, essere certi che, per quanto cattivi, non verranno abbandonati mai più. Commettono piccoli furti che vivono come risarcimento del rapimento di cui si sentono vittime: all'inizio la loro percezione è quella di essere stati rubati alla famiglia naturale. A scuola, poi, non sono certo i primi della classe, la sfiducia in se stessi li frena in tutto". Ma allora quale genitore è in grado di affrontare una strada così impervia? La storia di Manuel, colombiano di 5 anni e mezzo, e della sua coraggiosa famiglia adottiva, dimostra che anche persone semplici ce la possono fare. " Di Manuel sapevamo poco e niente" racconta il padre, Luca L., libero professionista di Bergamo. " Se non che la madre l'aveva abbandonato più volte a un'associazione per il recupero dei bambini di strada. L'ultima volta, gli ha detto che doveva andare al bagno e non è tornata mai più. Così adesso Manuel ci insegue ovunque, di stanza in stanza, soprattutto in bagno, nel terrore di vederci scomparire. Quando siamo andati a prenderlo in Colombia, era stato dato in affido a una donna che lo aveva convinto di essere la sua vera mamma. Separarlo da lei è stato uno strazio. Per tutta la nostra permanenza a Bogotà, Manuel ha dormito per terra davanti alla porta di casa, sperando che lei tornasse a prenderlo. Non solo. Ha distrutto tutto quello che gli capitava a tiro: televisore, lampadari, tende, piatti. Eppure non è scappato. In fondo aveva capito che eravamo la sua salvezza. Ancora adesso dobbiamo accettare le sue durezze, gli atti di autolesionismo, i morsi e i pugni in faccia. Vuol vedere se molliamo. Ma noi non ci pensiamo neppure."Il linguaggio dell'amore. I genitori adottivi di Manuel non sono eroi, si stanno facendo aiutare da un psicologo dell'Aibi ( Associazione amici dei bambini ) e da uno psichiatra. Ma è anche chiaro che le parole di questo padre appartengono al linguaggio dell'amore. E spesso, affinché un'adozione funzioni, deve scattare un colpo di fulmine tra il piccolo e la coppia. Altrimenti, è meglio rinunciare. Il bambino è quasi sempre pronto ad attaccarsi alla nuova famiglia, le resistenze riguardano piuttosto gli adulti. E ci sono aspiranti genitori che dovrebbero lasciar perdere. " Quelli rigidi, monolitici, con un'idea precisa della famiglia e dell'educazione" spiega Ceralli. " Al contrario, bisogna essere malleabili, per accogliere chi distruggerà le tue certezze e a volte la tua calma".Prepararsi al peggio. Ma a chi tocca verificare la stoffa della brava mamma e del bravo papà? La responsabilità è degli operatori sociali delle équipe per le adozioni e degli psicologi delle Asl che preparano la relazione per il giudice dei minorenni. Dal momento in cui una coppia presenta la domanda d'adozione, deve affrontare una serie di colloqui. Gli operatori cercano di misurare la capacità di tenuta psicologica dei partner, l'autenticità del desiderio di adottare. " Una volta che il giudice ha dichiarato idonea la famiglia intervengono gli enti come il nostro" spiega Irene Bertuzzi, responsabile adozioni internazionali dell'Aibi" che seguono concretamente la coppia. Teniamo corsi sul "mestiere" di genitori adottivo e seminari sul Paese d'origine del bambino. Poi con l'aiuto di uno psicologo, si legge la scheda del piccolo e si cerca di capire qual'è il modo migliore di accoglierlo". Fondamentale è anche l'aiuto nei mesi e negli anni successivi. " Ormai in diverse città d'Italia esistono gruppi di genitori adottivi seguiti da un operatore sociale" dice Anna Maria Colella, direttore dell'Agenzia per le adozioni internazionali della Regione Piemonte, il primo ente pubblico in questo campo. " Stare assieme li aiuta a confrontarsi e a superare le difficoltà".

Bambini difficili e famiglie chiuse nel proprio narcisismo sono solo una faccia della medaglia. Esistono anche adozioni impossibili. Lo sostiene Gilda Biffa, responsabile del Centro San Domenico Savio di Napoli, una comunità per bambini abbandonati. " Ci sono ragazzini con un passato così difficile che rifiutano di mettersi in gioco con un'altra famiglia. In quel caso è meglio la comunità dove sono seguiti da équipe di psicologi, oppure una famiglia affidataria". L'assessore alle Politiche Sociali della Regione Piemonte, Mariangela Cotto, però propone una strada diversa. " I bambini difficili" dice " potrebbero essere accolti da famiglie con una professionalità adeguata: psicologi, insegnanti, psicopedagogisti. Noi ci stiamo già provando".Il coraggio di tenere duro. Anna T., casalinga di Bergamo, non possiede diplomi speciali, però Marco l'ha accolto lo stesso. " E' stato il primo di quattro bambini che abbiamo adottato in Brasile" racconta. " Aveva 5 giorni, ora ha 17 anni. Già all'asilo abbiamo capito che aveva problemi gravi, fino a quando è arrivata la diagnosi: disturbo ereditario della personalità. Marco non sopportava le regole, trattava male i maestri, disturbava in classe, era aggressivo contro gli altri e se stesso. Prima di andare in una comunità per ragazzi come lui, metteva assieme anche tre incidenti alla settimana in motorino: del resto ignora cosa sia la velocità o un semaforo". E adesso? " Sono passati 15 mesi da quando è entrato in comunità. Ha fatto progressi enormi" dice Anna. " Siamo fieri di lui. Forse, alla fine, sarà il figlio adottivo che ci avrà dato maggiori soddisfazioni, il più debole e il più amato". Passerà il resto della vita in comunità? " Il nostro Marco?" s'indigna la madre. " Appena avrà finito la sua esperienza in comunità tornerà da noi, a casa".

(Articolo di Antonella Trentin - tratto da Donna Moderna di Settembre 2003)

 
 
 

L'Associazione '' Onlus ''

Post n°5 pubblicato il 13 Marzo 2011 da arcobalenosolidale

Progetto.

La nostra associazione ‘’ Onlus ‘’  ha come prima finalità il soddisfacimento del bisogno del minore in difficoltà. Di conseguenza, è maturata la decisione di ricercare sul territorio campano,per dare vita a questo progetto di una struttura, destinata a diventare una Casa Alloggio riservata ai minori che hanno subito maltrattamenti o abusi sessuali, sviluppo e inquadramento di ragazze e ragazze madri, vittime dello sfruttamento sessuale, aiutare donne in stato avanzato di gravidanza o neo madri sole che si trovano a dover accudire uno o più figli piccoli in una condizione di particolare disagio sociale,padri e madri separati.

L’Associazione  ha definito il progetto in base a una struttura educativo-assistenziale, con lo scopo di sostituire (anche temporaneamente) il nucleo familiare qualora questo sia impossibilitato ad assolvere il proprio compito.

Obiettivo.

Funzione della Casa Alloggio sarà fornire ai minori, un ambiente di vita adeguato, sia in assenza della famiglia, sia di incapacità della stessa a soddisfare le esigenze del figlio.

Dovrà consentirne la maturazione psicologica, relazionale e sociale in previsione del suo reinserimento in famiglia o in un altro ambiente idoneo.

La Casa Alloggio dovrà configurarsi come una struttura di passaggio fra situazioni di vita inadeguate e il ritorno in famiglia (qualora siano state superate le difficoltà che ne hanno causato l’allontanamento), o l’inserimento in un’idonea famiglia affidataria (qualora non sia possibile il rientro a breve termine nel nucleo d’origine).

Quindi, la Casa Alloggio dovrà essere una tappa provvisoria durante la quale anche la famiglia di provenienza del bambino potrà trovare adeguati interventi di sostegno.

Progetto.

Sviluppo e inquadramento di ragazze e ragazze madri, vittime dello sfruttamento sessuale.

Molti giovani lasciano la scuola per mancanza di mezzi economici e  vorrebbero lavorare, ma i posti di lavoro scarseggiano. Per le ragazze,vi è una sola strada, quella del mercato della prostituzione, che è sovente l’unico modo per sopravvivere.

Obiettivo.

1.   Migliorare la loro condizione sociale, intellettuale e professionale.

2.   Insegnare loro il senso di responsabilità verso la famiglia e la società.

3.   Inserirle nel mondo del lavoro con strumenti reali ed efficaci.

4.   Aumentare nelle giovani ragazze il senso di dignità femminile.

Progetto.
L'Associazione ha lo scopo di:
- tutelare la figura del genitore non affidatario o non convivente con i figli nelle separazioni e nei divorzi;
- tutelare i figli minori che rischiano di perdere la vicinanza della figura paterna nel 93 % dei casi;
- offrire consulenza gratuite di carattere psicologico e socio-legale.
- portare a conoscenza dei cittadini le problematiche delle separazioni anche con conferenze programmate.
- promuovere iniziative di carattere legislativo volte a promuovere e valorizzare l'affidamento congiunto dei figli minori ad entrambi i genitori separati e divorziati.

Ogni discriminazione tra genitori sia fatta cessare.

Ad ogni figlio sia assicurata la presenza stabile, continua e serena di entrambi i genitori

Si raffermi con forza l'importanza della genitorialità, anche dinanzi all'avanzare delle moderne biotecnologie.

Sia intransigentemente difesa la genitorialità nella sua duplice dimensione di maternità e paternità.

 

PERCHE' NON FARLO NASCERE?...

 

Il tuo bambino chiede di continuare a crescere fino al giorno in cui verrà alla luce e si manifesterà in tutta la sua meraviglia!

 

Ma forse la tua è una gravidanza inattesa, non scelta, forse ti trovi sola in situazione di difficoltà familiari o economiche che non ti permettono di gioire per la vita che è in te.

 

Per questo molti movimenti e associazioni si offrono di sostenerti e di cercare insieme le risposte ai tuoi bisogni e a quelli del TUO BAMBINO.

 

In quanto le donne in gravidanza hanno  dei diritti.

Ci sono servizi sociali, sanitari e assistenziali ai quali puoi accedere,ci sono case famiglia disponibili ad accoglierti insieme al tuo bambino.

Qualora  tu non possa tenerlo con te,ci sono famiglie affidatarie pronte ad accoglierlo,anche se malato. Inoltre hai diritto a partorire nell’anonimato e dare in adozione il tuo bambino.

 

 

 

 

 
 
 

I Diritti dell'infanzia.

Post n°4 pubblicato il 13 Marzo 2011 da arcobalenosolidale

I bambini, patrimonio dell'umanità, devono essere protetti da ogni forma di negligenza, di crudeltà o di sfruttamento e non devono essere sottoposti a nessuna forma di tratta o mercificazione.


Molti sono i casi in cui questi elementari diritti vengono violati nel nostro paese e in tutto il resto del mondo.
Il lavoro nero sfrutta spesso bambini in tenera età e sotto alfabetizzati in lavori faticosi e pericolosi.


Il fenomeno della violenza fisica e sessuale è purtroppo in aumento e spesso tali soprusi vengono compiuti all'interno della famiglia.
Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), l'abuso sessuale è il tipo di violenza contro l'infanzia in maggiore espansione, soprattutto sotto forma di incesti tra padri e figlie.


In questi casi accade spesso che le stesse madri siano vittime/complici della violenza del maschio, se non fisica, quantomeno psichica.
Le madri offrono le figlie all'uomo, marito o amante, affinché il loro rapporto continui, per un mal inteso senso del quieto vivere che impone loro il silenzio.
Tacitando in apparenza i loro problemi morali, rovinano quei figli che un intervento immediato dei pubblici poteri e delle strutture di recupero, potrebbe ancora salvare.


Ancora oggi si può comprare un corpo umano, per la strada o su Internet.
Le reti internazionali di prossenitismo sono tuttora in espansione.


Ma quando un corpo umano diventa oggetto di una transazione commerciale, venduto o comprato da un cliente, si perpetua la schiavitù.
Ogni essere umano ha diritto all'integrità fisica e psichica, alla dignità, al rispetto della propria vita privata e familiare, alla libertà, alla libera scelta...
Nessuno ha il diritto di disporre del corpo altrui...

Mai, dobbiamo tollerare che la sessualità divenga l'oggetto di sfruttamento.


La lotta contro tutte le forme di sfruttamento sessuale nei confronti di minori deve essere una priorità per tutti gli stati e per tutti gli esseri umani affinché ogni bambino goda del pieno diritto alla propria integrità fisica e morale.


Anche se importanti progressi sono stati realizzati per i bambini di tutto il mondo, resta ancora molto da fare per migliorare le condizioni di vita dei bambini che popolano la nostra terra.


Ogni giorno i diritti dell'infanzia vengono disattesi mentre si dovrebbero perseguire, sempre, gli obiettivi di:

 

·         •    non escludere nessun bambino,

·         •    dare la priorità a ciascuno di loro,

·         •    lottare contro lo sfruttamento sessuale dell'infanzia e l'Aids,

·         •    ascoltarli ed educarli,

·         •    proteggerli dalla guerra, dalla povertà e dal degrado ambientale,

·         •    garantire a tutti i bambini una crescita serena per il pieno ed

·         armonioso sviluppo della sua personalità.

·          


Gran parte degli Stati hanno aderito alla convenzione ONU sui diritti dell'infanzia del 1989 (ratificata in Italia con legge nr.176 del 27 maggio 1991), ma perché allora vi è uno scarto così pesante tra importanti dichiarazioni sottoscritte e una realtà così brutale di abusi?
Viene il dubbio che nella civiltà dei diritti conclamati e moltiplicati all'infinito si stia perdendo la capacità dell'applicazione di questi diritti che vengono dichiarati ma non vissuti.


Nessun diritto è veramente sicuro e garantito se non è sostenuto dalla profonda consapevolezza che esso rappresenta un valore per la società; per questo viene tutelato e difeso.

 

 
 
 

Pedofilia e Prostituzione infantile.

Post n°3 pubblicato il 13 Marzo 2011 da arcobalenosolidale

Il fenomeno della violenza sui minori, subisce spesso un processo di rimozione dalla coscienza collettiva che ne nega la rilevanza per una sorta di ripugnanza emotiva, riconducendo le violenze ad isolati casi di patologie adulte appartenenti a determinate sacche di povertà socioculturali.

Sulla base delle attuali statistiche disponibili è possibile affermare che la violenza sui minori è un fenomeno diffuso capillarmente in tutte le classi sociali e in tutto il nostro territorio, nelle città come nei piccoli paesi.


I pedofili sono persone "vicine" ai bambini o frequentano luoghi dove li possono conoscere facilmente. Il pedofilo è una persona che fondamentalmente ama i bambini, ma questo sentimento si distorce al punto da spingerlo a manipolarli, ad ingannarli e ad abusare sessualmente di loro.


Il pedofilo non prova rimorso, perché si autogiustifica con l'amore che è convinto di manifestare, e non pensa ai danni che provoca e che le vittime si porteranno dentro per tutta la vita.


E' sempre presente il tentativo di dare una giustificazione di normalità alle devianze della pedofilia, sostenendola anche culturalmente o cercando di giustificarla come una malattia dalla quale non si può guarire (nessuno ha mai considerato però che è l'unica malattia che non provoca danni al malato ma solo alle sue vittime?).


Il pedofilo è inoltre responsabile di buona parte della pornografia infantile che è prodotta proprio su loro domanda. Immortalare le proprie vittime rappresenta il trofeo della conquista.


I pedofili raccolgono materiale per vari motivi: per favorire l'eccitazione, per legittimare le loro azioni, per estorcere ai bambini la promessa del silenzio, per indebolire le loro inibizioni e facilitarne la seduzione.


In questo modo i bambini sono doppiamente vittime dello sfruttamento sessuale: da un lato per le ferite fisiche e psicologiche causate dalle violenze perpetrate durante le riprese, dall'altro per la consapevolezza che tali immagini vagheranno di mano in mano per anni.


Non hanno nessuna possibilità di impedire quest'ultima, continua, umiliazione.


Ma dagli anni novanta la telecamera è stata superata dalla comunicazione telematica, che rende ancora più clandestini e difficilmente intercettabili i canali
della distribuzione illecita.


Una delle ragioni per cui il computer facilita il pedofilo, è che egli riesce ad ottenere una risposta immediata ed ha accesso a milioni di bambini attraverso Internet .


La pornografia su Internet è quindi doppiamente temibile: sia perché rimane una delle grosse cause del traffico dei minori a fine di prostituzione, sia perché è in grado di raggiungere direttamente i bambini che giocano con il computer.


Come ogni schiavitù, anche la prostituzione assolve ad una funzione economica, ma non è il solo aspetto. Vi è infatti anche una forte influenza culturale, che ha radici nell'immagine di uomo e di donna trasmessa dalla società.


In questo lucroso mercato, che ha per oggetto il piacere dell'uomo o il suo desiderio, sono infatti il corpo e l'intimità di donne e bambini la merce più preziosa.


E la conseguenza peggiore è l'alienazione della persona nel suo aspetto pregnante, cioè la perdita della dignità, del rispetto di sé, della propria interiorità.
Per questo la prostituzione è più grave di ogni altra schiavitù: ciò che si mercanteggia non è la forza lavoro di una persona, ma il suo stesso essere.


Come si fa allora a lottare contro la pedofilia, la pornografia e la prostituzione infantile?


E', innanzi tutto, necessaria un'azione concertata a livello nazionale, europeo e internazionale, il che presuppone anche la mobilitazione di tutti i soggetti interessati ai vari livelli: governi, agenzie internazionali, ONG e associazioni private, industria del turismo, mass media.


Il coordinamento e la cooperazione tra diversi livelli e soggetti può però diventare un enorme scaricabarile nel quale finiscono stritolati anche i diritti più forti.


Per questo bisogna puntare su obiettivi chiari, verificabili, e dove ogni governo dichiari la propria parte di responsabilità.

 
 
 

Conseguenze e Prevenzione.

Post n°2 pubblicato il 13 Marzo 2011 da arcobalenosolidale

Le violenze sui minori e la prostituzione infantile, inducono cambiamenti molto significativi che pesano gravemente sul processo evolutivo del bambino.


I bambini resi schiavi dalla pedofilia e costretti a prostituirsi sono segnati profondamente in quella che potrà essere la loro vita, in cui l'immagine di sé non può che essere degradata nella rassegnazione di accettare di essere l'oggetto del divertimento degli altri e del loro sadismo.


Questi bambini rimarranno segnati e, in questo contesto, è comprensibile il frequente ricorso alla droga e all'alcool, che costituiscono l'unica possibilità di fuga dalla realtà.


I traumi connessi alla violenza sessuale nei bambini non si limitano agli aspetti fisici e sanitari, bensì si estendono a conseguenze psicologiche e comportamentali.


Nei bambini abusati, si riscontra una grossa difficoltà ad esprimersi con comportamenti spontanei tipici della loro età e la tendenza ad alternare atteggiamenti ribelli e aggressivi con quelli passivi di chiusura e silenzio, che possono degenerare fino alla perdita dell'autocontrollo e all'incontinenza.
Questo tipo di conseguenza è molto preoccupante, perché significa che la difesa aggressiva per la sopravvivenza si è stemperata fino ad esaurirsi, con la definitiva perdita di ogni speranza e di ogni stimolo a crescere, a costruire la propria vita.


Il bambino che ha subito violenza ha una bassa stima di sé, una forte sfiducia nel mondo, percepito come ostile, una tendenza alla depressione e una grossa difficoltà a mantenere i più elementari rapporti sociali.


Ma quali sono i segnali che possono indurre ad un sospetto di violenza sessuale nei confronti di un bambino? Spesso, presentano un insuccesso scolastico, disturbi alimentari, modalità comportamentali disarmoniche e l'espressione di una carente strutturazione di sé.


Il bambino violato è confuso, si sente colpevole, ha paura, nasconde i suoi sentimenti e diviene aggressivo repentinamente.


Bisogna porre molta attenzione alle modifiche di comportamento e ai sintomi di profondo malessere, in particolare ci sono segnali che si manifestano nei bambini che hanno subito, o che subiscono, un abuso.


Questi vengono definiti "indicatori" e si dividono in due categorie:

 


Indicatori comportamentali
•    nuove paure
•    cambiamento di abitudini
•    perdita di appetito
•    irritabilità
•    espressioni di sessualità adulta
•    calo del rendimento scolastico
•    depressione
•    cattive relazioni con i coetanei
•    isolamento dalla vita sociale
•    disturbi del sonno, incubi.

 


Indicatori fisici
•    contusioni, graffi, segni di morsi o altre lesioni
•    biancheria intima strappata
•    infezioni ricorrenti delle vie urinarie
•    dolori addominali o cefalee
•    difficoltà di deambulazione o nel tenere la posizione seduta.

 


E' anche importante accertarsi del livello di conoscenza del bambino riguardo all'anatomia umana e insegnargli a rispondere correttamente agli stimoli esterni, positivi e negativi.


I bambini devono essere in grado di identificare la loro volontà, saper dire SI agli stimoli positivi e NO a quelli negativi.


Devono saper riconoscere i propri sentimenti, sapendo di poter esprimere ciò che prova, confidando nella famiglia.


Una volta acquisita la competenza e la consapevolezza delle sue sensazioni e sentimenti deve imparare ad agire adeguatamente.


Il bambino che capisce e comunica è in grado di identificare facilmente situazioni di disagio e reagire.

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: arcobalenosolidale
Data di creazione: 12/03/2011
 
 

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