Creato da aristea.c il 22/03/2008

Notturno sereno

pensieri e parole nella notte

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INNO ALLE DONNE E A CHI LE AMA

Post n°9 pubblicato il 16 Febbraio 2011 da aristea.c
Foto di aristea.c

Un inno alle Donne.
Ci sono donne che camminano controvento da una vita.
Ci sono d...onne che hanno occhi profondi e sconosciuti come oceani.
Ci sono donne che cambiano pelle per amore.
Ci sono donne che donano il loro cuore, per poi ritrovarsi a raccattarne i cocci al sole.
Ci sono donne che in silenzio fanno ballare la propria anima su una spiaggia al tramonto.

Se ti fermi un istante le puoi sorprendere.
Mentre lottano contro il proprio istinto.
Mentre fanno passeggiare il proprio dolore a piedi nudi, affrontando onde che ad ogni mareggiata sono sempre più minacciose.
Ci sono donne che chiudono gli occhi ascoltando una musica lenta, che rende ancora più salate le loro lacrime.
Ci sono donne che con orgoglio ma con il nodo in gola, rinunciano alla felicità.
Ci sono donne che con i loro occhi fotografano quegli splendidi ma così fugaci attimi in cui si sentono abbracciate dall'amore, sperando di manenerli vivi e colorati per sempre.

Se apri gli occhi un istante le puoi osservare.mentre disseminano briciole di se stesse lungo il percorso, verso quel treno che le porterà via.
Mentre urlano la loro rabbia contro vetri tremolanti di una casa diventata prigione.
Mentre sorridono di disperazione a chi le vorrebbe far tornare alla vita di sempre.
Ci sono donne che non si fermano davanti a nulla, perchè non troveranno mai la fine di quel filo.
Ci sono donne che hanno fatto un nodo per ogni loro lacrima, sperando che arrivi qualcuno a scioglierli.

Non fermare il cuore di una donna, niente vale di più.
Non farla aspettare da sola ed impaurita seduta sul confine della pazzia.e...se la vuoi amare...fallo davvero...con tutto te stesso...stringila e proteggila...lotta per lei...piangi con lei...donale il più bel raggio di sole...ogni giorno...tieni sempre accesa quella luce nei suoi occhi...quella luce è speranza,è amore,è puro spirito,è vento,è la più bella stella di qualsiasi notte.

                                                                                     Schiava.Ribelle

 
 
 

PAURA

Post n°8 pubblicato il 31 Ottobre 2010 da aristea.c

NON MI SPAVENTA NIENTE...TRANNE COMPETERE CON L'AMORE....

 
 
 

PER TE

Post n°7 pubblicato il 14 Marzo 2010 da aristea.c

 

 

La donna scheletro

 

Non si sa cosa avesse fatto di male, ma si sapeva che per punizione fu gettata dalla scogliera nel mare da suo padre.

I pesci ne mangiarono la carne e le strapparono via gli occhi.

Sul fondo del mare,il suo scheletro era voltato e rivoltato dalle correnti.

Un giorno arrivò in quella baia un pescatore, veniva da lontano e non sapeva che gli altri pescatori evitavano di andare lì perchè si diceva fosse infestato dai fantasmi.

L'amo del pescatore si impigliò proprio nelle costole della Donna Scheletro, il pescatore pensò “ne ho preso uno proprio grosso!!!”

E già pregustava il ricco bottino.

E mentre cercava di tiralo su, il mare ribolliva sotto la sua barca perchè lo scheletro cercava di liberarsi.

Ma più lottava per liberarsi e più restava impigliata!

Inesorabilmente veniva trascinata in superficie con le costole impigliate all'amo.

Il pescatore era girato a prendere la rete e non si accorse della testa calva che affiorava tra le onde, quando si girò vide lo scheletro che pendeva sulla punta della sua barca,

AH!!” gridò l'uomo e il cuore gli cadde fino alle ginocchia

AH!!” gridò e la gettò giù con il remo, e cominciò a remare con forza per fuggire.

Ma non si rese conto che lo scheletro era impigliato nella lenza e sembrava che lo inseguisse agitando le braccia di ossa come per afferrarlo trascinarlo in mare.

Arrivò sulla riva e cominciò a correre ma sempre tenendo con forza la lenza tra le mani, si trascinava lo scheletro bianco che lo seguiva balzelloni.

Corse sugli scogli, e lei lo seguiva, corse nella tundra ghiacciata e lei lo seguiva, corse sulla carne stesa ad essiccare, e lei lo seguiva, e intnto afferrava un po' di carne e la mangiava perchè era molto affamata.

Allora l'uomo raggiunse la sua casa e si precipitò dentro chiudendo la porta, sicuro di essere in salvo, ma quando accese la lampada si accorse che lei era lì stesa sul pavimento e lui le aveva puntato un tallone su una spalla e un piede tra le costole.

Non seppe come fù ma sentì nascere un sentimento di tenerezza e lentamente allungò le mani e con parole dolci come quelle che una madre avrebbe rivolto ad un figlio, prese a liberarla dalla lenza.

Ecco...ecco...” prima liberò le dita dei piedi, poi le caviglie

Ecco...ecco” e continuò nella notte, e la rivestì di pellicce per tenerla al caldo.

Il pescatore cercò la pietra focaia e usò i suoi stessi capelli per avere un po' di fuoco.

Di tanto in tanto mentre ungeva il legno prezioso della canna da pesca e riavvolgeva la lenza, la guardava. E lei non diceva una parola....non osava, altrimenti quell'uomo l'avrebbe presa e gettata nel mare e le sue ossa sarebbero andate in pezzi.

All'uomo venne sonno, scivolò tra le coperte e cominciò presto a sognare.

Talvolta, durante il sonno, una lacrima scivola giù dall'occhio di chi sogna, non sappiamo quale sia il sogno ma sappiamo che è un sogno di tristezza o di struggimento.

E questo accadde all'uomo.

La Donna Scheletro vide la lacrima brillare alla luce del fuoco, e d'improvviso sentì una tremenda sete, a fatica si trascinò accanto all'uomo addormentato e posò la bocca su quella lacrima. Quell'unica lacrima era come un fiume e lei bevve, bevve finchè la sua sete di anni e anni non fu placata.

Mentre giaceva accanto a lui, frugò nell'uomo addormentato e gli prese il cuore, il tamburo possente, e si mise a sedere e cominciò a battere sui lati del cuore “BUM BUM”

Mentre suonava si mise a cantare “ Carne, carne , carne”

carne, carne ,carne” e più cantava e più si ricopriva di carne,

cantò per i capelli e per i buoni occhi e le belle mani piene.

Cantò per la linea tra le gambe e per il seno abbastanza grande da trovarvi calore e tutte le cose di cui una donna ha bisogno.

E quando fu fatta, cantò i vestiti che si togliessero dal dormiente, e scivolò nel letto con lui, pelle a pelle.

Rimise il grande tamburo, il cuore nel corpo di lui e così si risvegliarono stretti uno nelle braccia dell'altro aggrovigliati dalla loro notte, in un altro mondo bello e duraturo.

Si dice che lei e il pescatore andarono via e furono nutriti dalle creature che lei aveva conosciuto nella sua esistenza sott'acqua.

Dicono che è vero e che è tutto quanto si sa.

 

 
 
 

VINTA

Post n°6 pubblicato il 27 Marzo 2009 da aristea.c

Lei era forte ...ma quando diede il suo ventre alla morte

la sua anima e il suo cuore già erano stati uccisi.

Lei era forte.....

La guerriera pura...

la battaglia, la terra e il sangue...

Il sapore del sangue in bocca..

l'odore della terra nel naso....

Vinta si arrese.....

deponendo la sua spada non pianse...

ridendo andò verso il supplizio.....

                                              schiava.ribelle

 
 
 

SONO IO

Post n°4 pubblicato il 19 Dicembre 2008 da aristea.c
Foto di aristea.c

.....sono sempre io

comunque mi si voglia chiamare....

...quaisiasi veste io decida di indossare.....

chi mi ha conosciuto mi può riconoscere dalla foto

del mio blog...

i miei amici possono riconoscermi...

Un bacio a tutti

 
 
 

LA MOGLIE DEL PRETE

Post n°3 pubblicato il 03 Maggio 2008 da aristea.c

Alberto esce di casa, si appoggia allo stipite delle veranda.Ha una tazza di tè tra le mani, le sue mani sono anziane, Alberto ha 68 anni, ancora un uomo interessante, non un vecchio cadente come si immaginava di diventare a quell’età. Da giovani non si riesce ad avere una giusta idea di quello che saremo da vecchi… Alberto sa che da giovani non si riesce neanche ad immaginare cosa la vita ci prepara, Alberto sa che la vita ci porta a camminare strade che non avremmo mai pensato.

Guarda verso il tramonto, tra gli alberi il sole arancione, il silenzio del pomeriggio nella campagna del basso Lazio dove insieme a sua moglie si sono trasferiti da dieci anni. Non trasferiti ma rifugiati.

Il tè si sta raffreddando nelle sue mani, guarda la tazza e comincia a piangere, è un pianto sommesso senza singhiozzi, senza suoni, solo lacrime che scendono sul volto, gli occhi azzurri sono annegati e poi quando non possono più contenerle le lasciano scivolare lungo le guance scavate, fino alla barba bianca, dove si perdono.

Il tè, Alberto l’ha preparato per sua moglie,

ma quando era salito nella sua stanza a portaglielo, Maria era con gli occhi chiusi, lui si era avvicinato al letto per capire se veramente dormiva o se si era solo abbandonata estenuata, sul cuscino. Ma rumore del suo respiro gli fa capire che finalmente è riuscita ad addormentarsi,

Maria non dorme quasi più la notte, la malattia la fa soffrire, la sua possibilità di riposo è così ridotta a brevi periodi di sonno legati alla efficacia dei farmaci antidolorifici. Quando il farmaco agiva, Maria, riusciva a dormire per due o tre ore. Allora Albero era uscito dalla casa per non rischiare di svegliarla, era uscito per respirare l’aria della sera, per sentirsi meglio, in questi mesi della malattia della moglie la sensazione di oppressione nel petto e sulle spalle non lo abbandona mai, e come se lui non si permettesse più di respirare, perché lei non riusciva più a respirare, perché lei ha un tumore ai polmoni, perché lei i polmoni non ce l’ha quasi più…

Alberto si siede sulla sedia a dondolo sotto la veranda, appoggia la tazza sul tavolo, abbandona la testa all’indietro e sospira “ Dio aiutami!!”

Riapre gli occhi e guarda verso la sedia gemella che è vicino alla sua, c’è un uomo seduto, lui lo sapeva, era tanto che non lo vedeva più quell’uomo, ma sapeva che se lo avesse chiamato al suo fianco lui sarebbe arrivato subito.

L’uomo cominciò a parlare:

-       Ricordo il piccolo Alberto a tredici anni quando mi chiamò perché i compagni di scuola avevano preso in giro un suo compagno, “sei un recchione” Gli avevano detto, il compagno aveva reagito si erano picchiati, Alberto aveva assistito alla scena senza fare nulla li aveva guardati, il compagno era dovuto andare all’ospedale per le botte ricevute, e lui si era sentito così inutile e incapace.

-       Ero sconvolto dalla mia impotenza, avrei voluto aiutare il mio compagno, lui era un ragazzo molto solitario, non era un mio amico ma vedere una persona così debole, sopraffatto dalla sua rabbia dalla frustrazione,fu terribile; spesso lo avevano preso in giro, ma lui non aveva mai reagito, aveva sempre avuto paura, era giusto aver paura di quei prepotenti, ma quel giorno i suoi occhi si riempirono di odio, fece un urlo e si avvento sulla testa di uno di loro strillando e piangendo, con i pugni stretti e la lingua tra i denti, picchiò non abbastanza forte però, i tre gli furono addosso in un attimo e cominciarono a picchiarlo, loro si, con molta forza… calci e pugni, sembrava che non aspettavano altro che una sua reazione per massacrarlo..lui non riuscì più a colpire, io credo perché la sua rabbia era scomparsa, lasciando il posto solo al dolore di essere odiato per quello che era, una persona diversa da loro e quindi da distruggere e cancellare. Io rimasi a guardare, immobile, qualcuno andò a chiamare aiuto, e arrivò il parroco, eravamo all’oratorio come tutte le domeniche.

Il parroco era un uomo forte e grosso li afferrò per le camice e li fece letteralmente volare via, loro erano più grandi di me, 15 o 16 anni avevano, anche il ragazzo picchiato.

Noi ragazzini più piccoli ci fermavamo al bordo del campetto a guardare i grandi che giocavano a calcio, da loro imparavamo a diventare grandi.

-       Quel giorno tu hai imparato qualcosa…

-       Si, ho capito cosa non volevo essere, e ho giurato a me stesso che avrei sempre difeso i più deboli, gli emarginati, e che avrei lottato contro le ingiustizie e le prepotenze. Ma rimasi anche impressionato per la mia impotenza temevo che non avrei mai avuto la forza per fare quello che mi proponevo, la violenza mi terrorizzava…

-       Quel giorno cominciasti a prendere la tua decisione…

-       Parlai molto con il parroco da allora, lui mi fece capire che non serve la violenza per combattere la violenza, mi diede libri da leggere storie di eroi e di santi che avevano aiutato gli uomini non perché erano più forti di loro ma perchè riuscivano a vedere nel volto in ciascun uomo il volto di Gesù, anche in quello dei prepotenti e dei violenti. A 16 anni entrai in seminario e studiai con così tanta passione che il tempo passò in  soffio, a stento ricordo di aver vissuto qualcosa di diverso di quello che studiavo e della preghiera.

-       Tua moglie si è svegliata, vai da lei, non lasciarla sola, io sono qui… sempre…

Alberto si riscuote velocemente, salta giù dalla sedia, con le sue lunghe gambe ancora agili e forti e si dirige verso la porta di casa, la tazza di tè ormai freddo rimane sul tavolo verrà levata da lì solo tra qualche giorno quando la vita di Alberto sarà definitivamente e per la seconda volta, cambiata, altre mani raccoglieranno quella tazza per riporla a suo posto. 

Con cautela apre la porta della stanza da letto, la stanza è quasi al buio, il sole è ormai tramontato, si avvicina al letto… no, Maria non si è ancora svegliata ma si lamenta nel sonno, i dolori si sono già svegliati e presto la sveglieranno anche lei.

Silenziosamente accosta la sedia al letto si siede e la guarda il suo viso è magro e pallido solo le guance hanno un’ innaturale rosso, come se si fosse truccata con il fard ma avesse dimenticato di stenderlo bene con il pennello per rendere uniforme il colorito, all’inizio della sua malattia quel colore rosso delle guance lo faceva ben sperare sulle condizioni di salute di sua moglie ma poi da qualche parte aveva letto che la malattia ai polmoni aveva nelle sue caratteristiche questo crudele inganno.

Alberto guarda l’orologio sul comodino, sono le sette – bene, ha dormito per quasi due ore, ora le preparerò la cena, il sonno l’avrà rinfrancata e mangerà, sicuramente mangerà, ora vado giù a cucinarle qualcosa di buono, che  a lei piace più di tutto, la mozzarella di bufala con i pomodori e le olive nere, quanto le piace… è fresca e saporita, l’ho comprata stamattina sulla via del mare, mentre tornavo da Gaeta.-

Maria apre gli occhi

Alberto rimane ancora stupito della profondità del suo sguardo, ancora dopo tanti anni, rimane affascinato davanti a quegli occhi neri, lo mettono sempre a disagio, se poi lei non lo rassicura subito con un sorriso,

Quel sorriso infatti arriva subito, come quasi sempre, a volte quando lei era molto arrabbiata con lui o dispiaciuta, il sorriso non arrivava e lui non era mai riuscito a sostenere quello sguardo, ma ora lei sorride ed è per lui la cosa più bella della sua vita.

Le accarezza i capelli grigi e lei chiude di nuovo gli occhi continuando a sorridere.

-       come stai cara? Hai dormito?

Lei riapre lentamente gli occhi.

-       Si mio caro, ho dormito e sto bene, e tu?

    Che hai fatto? Hai riposato un po’?

-       Si, sulla veranda, ho guardato il tramonto e credo di essermi addormentato, ho sognato una cosa che è successa tanti anni fa, quando ero un bambino..

E lentamente le racconta il fatto, ma non le dice nulla dell’uomo sulla sedia che parlava con lui,

di di certe cose non le ha mai parlato, si vergognava.

Maria è una donna forte e concreta che cosa avrebbe mai pensato di quell’uomo, una fantasia, o peggio il fantasma di un rimpianto?

Mentre racconta, lei si riassopisce, con il sorriso sul viso, lui smette di raccontare e con calma si alza dalla sedia e esce… forse lei dormirà per un’altra ora!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
 
 

BENVENUTA PRIMAVERA 

Post n°1 pubblicato il 22 Marzo 2008 da aristea.c
Foto di aristea.c

Oggi è primavera, fa freddo...

.. ma è primavera,

i fiori già colorano il mio mondo....

Voglio essere felice, in questa primavera,

vorrei trovare felicità intorno a me.....

Sento la tristezza e l'insoddisfazione che

toglie il fiato.....

...vorrei imparare a nutrirmi...

nutrirmi di gioia....nutrire di gioia...

Prendere e Dare...

 
 
 

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