Creato da nero.h il 31/12/2005

Armonia

spirito e corpo

 

 

AUGURI

Post n°161 pubblicato il 29 Dicembre 2007 da nero.h
Foto di nero.h

Vi auguro tutto il meglio

FELICE ANNO NUOVO

 con tutto il cuore
= VIO =

 
 
 

ma IO!

Post n°160 pubblicato il 17 Novembre 2007 da nero.h
 
Foto di nero.h

Non c’e bisogno che ti arrabbi cosi,

SOLO perché non conosci la risposta giusta.

Sfortunatamente IO conosco la risposta giusta.

NON MI arrabbierò con te, ma di sicuro

ti dovrò dire

quando hai ragione e

quando stai sbagliando…

Noi tutti, di tanto in tanto, tocchiamo un punto di insopportazione.

In questi momenti

ci sembra di dover fare qualcosa, qualsiasi cosa,

anche se in seguito

risulta essere un errore,

per gettar via i pesi e le costrizioni

che ci stano limitando.

Se non lo facciamo, minacciano di

soffocarci

e di

storpiare

la nostra stessa energia vitale.

Concediti di rischiare lo sconvolgimento

dei vecchi schermi e delle limitazioni

che hanno impedito alla tua energia di fluire.

 
 
 

oscuro scrutare

Post n°159 pubblicato il 22 Giugno 2007 da nero.h
 
Tag: IO
Foto di nero.h

Timido, sprovvisto di dinamismo, il bene è inadatto a diffondersi;
il male, ben altrimenti intraprendente, vuole trasmettersi, e vi riesce perché possiede il duplice privilegio d'essere fascinatore e contagioso.
Perciò, facilmente si vede estendersi,
uscire da sé, un dio cattivo piuttosto che un dio buono.
Questa incapacità di rimanere in se stesso,
della quale il creatore doveva fare una tanto incresciosa dimostrazione, noi tutti l'abbiamo ereditata: generare è continuare in modo diverso e su scala diversa l'impresa che porta il suo nome, è,
per deplorevole imitazione scimmiesca, aggiungere qualcosa alla sua «creazione». Senza l'impulso dato da lui, la voglia di prolungare la catena degli esseri non esisterebbe, e nemmeno la necessità di consentire alle mene della carne.
Ogni procreazione è sospetta: gli angeli, per buona sorte, non ne sono suscettibili, dato che il propagarsi della vita è riservato ai decaduti.
La lebbra è avida e impaziente, le piace espandersi.
È importante scoraggiare la generazione, infatti il timore di vedere estinguersi l'umanità non ha nessun fondamento: qualunque cosa accada, ci saranno dovunque degli scimuniti che chiederanno solo di perpetuarsi e se perfino loro finissero col sottrarvici, si troverà sempre qualche coppia nauseabonda che sì presta a farlo.
Non si tratta tanto di combattere l'appetito di vivere,
quanto il gusto della «discendenza». I genitori sono dei provocatori, o dei pazzi.
Che l'ultimo dei malnati abbia facoltà di dare vita, di «mettere al mondo»
- può esserci qualcosa di più demoralizzante?
Come considerare senza spavento, o repulsione, questo prodigio che del primo venuto fa, all'occasione, un demiurgo?
Quello che dovrebbe essere un dono eccezionale come il genio è stato conferito a tutti, indistintamente: liberalità di pessima lega, che squalifica la natura per sempre.
È impossibile che la criminosa ingiunzione della Genesi: «Crescete e moltiplicatevi» sia uscita dalla bocca del dio buono.
Siate scarsi, avrebbe se mai consigliato, se avesse avuto voce in capitolo.
Ed egualmente impossibile è
che abbia aggiunto le funeste parole: «E popolate la terra».
Bisognerebbe cancellarle con la massima urgenza,
per lavare la Bibbia dall'onta di averle accolte.
Come una cancrena, la carne si estende sempre più sulla superficie del globo,.
Non sa imporsi dei limiti, continua a imperversare nonostante i disinganni, prende per conquiste le proprie disfatte, niente ha imparato, mai.
Appartiene innanzitutto al regno del creatore, e proprio in essa questi ha proiettato i suoi istinti malevoli. Dovrebbe, in via normale, costernare non tanto chi la contempla quanto quelli stessi che la perpetuano assicurandone l'espansione. Ma così non è loro non sanno di quale aberrazione siano complici.
Un giorno le donne incinte saranno lapidate, proscritto l'istinto materno, e acclamata la sterilità. A buon diritto, in quelle sette in cui la fecondità era fonte di diffidenza, i bogomili e i catari per esempio, veniva condannato il matrimonio, istituzione abominevole che tutte le società da sempre proteggono, per la disperazione di coloro che non cedono alla vertigine comune. Procreare significa amare il flagello, volerlo conservare e favorire.
Avevano ragione quegli antichi filosofi
che assimilavano il Fuoco al principio dell'universo, e del desiderio.
Il desiderio, infatti brucia, divora, annienta: agente e distruttore degli esseri, è oscuro, è infernale per eccellenza.
Questo mondo non fu creato nella gioia. Eppure, si procrea nel piacere. Può darsi. Ma il piacere non è la gioia, ne è solo il simulacro: la sua funzione consiste nel dare il cambio, nel farci dimenticare che la creazione reca in sé, fino nei minimi particolari, il segno della tristezza iniziale da cui è scaturita. Per necessità ingannevole, è il piacere che ci permette di eseguire una certa prestazione che in teoria disapproviamo. Senza la sua collaborazione la continenza, guadagnando terreno, sedurrebbe perfino i topi. Ma proprio nella voluttà comprendiamo quanto illusorio sia il piacere. Per suo tramite il piacere raggiunge l'acme, il massimo di intensità; ed ecco che proprio nel momento del suo maggior successo, subitamente si apre alla irrealtà, e si accascia nel suo stesso niente. La voluttà è il disastro del piacere.
Non è possibile consentire a che un dio, e neanche un uomo, proceda da una ginnastica coronata da un grugnito. È strano che alla fine d'un periodo di tempo così lungo, l'«evoluzione» non sia riuscita a mettere a punto un'altra formula. Del resto, perché avrebbe dovuto darsi da fare, se quella in corso funziona pienamente e conviene a tutti? Intendiamoci: la vita di per sé non è in causa; è misteriosa e spossante quanto basta, mentre non lo è l'esercizio in questione, di una facilità inammissibile, considerate le sue conseguenze. Quando, si sa ciò che dispensi a ciascuno di noi il destino, si resta sconcertati di fronte alla sproporzione fra un momento d'oblio e la somma portentosa di disgrazie che ne risultano. Più si fruga in questo soggetto, più si scopre che i soli ad aver capito qualcosa sono coloro che hanno optato per l'orgia o per l'ascesi, i debosciati o i castrati.
Dato che il procreare suppone un traviamento senza fine, è certo che se diventassimo sensati, indifferenti cioè alle sorti della specie, ne conserveremmo soltanto alcuni esemplari, come si tutela qualche campione di una specie animale in via di estinzione. Sia sbarrata la strada alla carne, si tenti di paralizzare la sua temibile spinta. Stiamo assistendo a una vera e propria epidemia di vita, a un brulicare di visi. Dove e come potremo restare ancora faccia a faccia con Dio?
Nessuno è soggetto, in continuazione all'assillo dell'orrore; ci capita di allontanarcene, di scordarlo quasi, soprattutto quando ci troviamo a contemplare qualche paesaggio da cui siano assenti i nostri simili. Non appena vi compaiono, l'assillo torna a insinuarsi nell'animo.
E se si avesse una certa tendenza ad assolvere il creatore,
a considerare questo mondo come accettabile e anzi soddisfacente,
bisognerebbe sempre fare le proprie riserve sull'uomo,
il punto nero della creazione.

 Emil Cioran

 
 
 

X TE

Post n°158 pubblicato il 20 Giugno 2007 da nero.h
 
Tag: uomo
Foto di nero.h


L'uomo e il mare

Uomo libero, sempre amerai il mare!

Il mare è il tuo specchio; tu miri, la tua anima

nello svolgersi infinito dell' onde,

e il tuo spirito non è abisso meno amaro.

Ti piace tuffarti entro la tua propria immagine;

tu l'abbracci con gli occhi e le braccia, e il tuo cuore

si distrae talvolta dal suo palpito

al rumore di questo lamento indomabile e selvaggio.

Siete entrambi tenebrosi e discreti:

uomo, nessuno ha sondato  la profondità dei tuoi abissi;

mare, nessuno conosce le tue ricchezze nascoste,

tanto siete gelosi di conservare i vostri segreti.

E tuttavia dai secoli dei secoli

vi combattete senza pietà né rimorsi,

talmente amate la carneficina e la morte,

o eterni lottatori, o fratelli implacabili.

Baudelaire

 
 
 

Elevazione

Post n°157 pubblicato il 19 Giugno 2007 da nero.h
Foto di nero.h

Al di sopra degli stagni, al di sopra delle valli,

delle montagne, dei boschi, delle nubi, dei mari,

oltre il sole e l'etere, al di là dei confini delle sfere stellate,

anima mia tu ti muovi con agilità,

e, come un bravo nuotatore che fende l' onda,

tu solchi  gaiamente, l'immensità profonda

con indicibile e maschia voluttà.

Via da questi miasmi putridi, va' a purificarti nell'aria superiore, e bevi come un puro e divin liquore

il fuoco chiaro che riempie i  limpidi spazi.

Alle spalle le noie e i molti dispiaceri

che gravano col loro peso sulla grigia esistenza

felice chi può con un colpo d'ala vigoroso

slanciarsi verso  campi luminosi e sereni;

colui i cui pensieri, come allodole,

verso i cieli al mattino spiccano un volo

- che plana sulla vita. e comprende senza sforzo

il linguaggio dei fiori e delle cose mute.

baudelaire

 
 
 
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X TE AMORE MIO

"...Sei come uno spirito
che nell'intimo del mio cuore ha dimorato,
e le mie sensazioni ha percepito,
e i miei pensieri ha avuto,
e conosciuto il più profondo impulso
del mio animo: Quel Flusso Silenzioso che al Sangue Solo
è noto.
Quando tutte le Emozioni in moltitudine descrivono la quiete di mari estivi.
Tu hai liberato le melodie preziose
del mio Profondo Cuore: i battenti
hai spalancato, e in esse ti sei rimescolato.
Proprio come un'Aquila nella Pioggia del Tuono,
Quando Veste di Lampi le Ali..."
 

Liberamente tratto da
P. B. Shelley - "Anime Gemelle"

 

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STANCA

Ero stanco di veder soffrire gli uomini,
gli animali, gli alberi,
il cielo, la terra, il mare,
ero stanco delle loro sofferenze,
delle loro stupide e inutili sofferenze,
dei loro terrori,
della loro interminabile agonia.
Ero stanco di aver orrore,
stanco di aver pietà.
Ah,la pietà! Avevo vergogna di aver pietà.
Eppure tremavo di pietà e di orrore.

Liberamente tratto da
Curzio Malaparte - “La Pelle”

 

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