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« BUONA SETTIMANA A TUTTI LINA.CREDERE IN CRISTO FIGLIO... »

BUONA MEDITAZIONE...VI AMO LINA.FELICE SERATA.

Post n°1290 pubblicato il 09 Novembre 2016 da linaladu

I sadducei propongono a Gesù una storia para­dossale per mettere in ri­dicolo l'ipotesi stessa della risurrezione. Ci sono molti cristiani come sadducei: l'e­ternità appare loro poco at­traente, forse perché perce­pita più come durata che co­me intensità; come prolun­gamento del presente, men­tre in primo luogo è il modo di esistere di Dio. C'erano sette fratelli, e quella donna mai madre e vedova sette volte, di chi sarà nell'ultimo giorno? Non sarà di nessuno. Perché nessuno sarà più possesso di nessuno.All'inizio, nei sette fratelli preme un'ansia di dare la vi­ta, un bisogno di fecondità. Alla fine, l'ansia umana di­venta ansia divina quando Gesù afferma: e saranno fi­gli di Dio, perché sono figli della risurrezione. In Dio e nell'uomo urge lo stesso bisogno di dare la vita, a figli da amare.La fede nella risurrezione non è frutto del mio bisogno di esistere oltre la morte, ma racconta il bisogno di Dio di dare vita, di custodire vite al­l'ombra delle sue ali.Quelli che risorgono non prendono moglie né marito, dice Gesù. In quel tempo sarà inutile il matrimonio, ma non inutile l'amore. Per­ché amare è la pienezza dell'uomo e la pienezza di Dio.Saranno come angeli. Gli an­geli non sono le creature gentili e un po' evanescenti del nostro immaginario. Nella Bibbia gli angeli han­no la potenza di Dio, un dinamismo che trapassa, sale, penetra, che vola nella luce, nell'ardore, nella bellezza. Il loro compito sarà custodire, illuminare, reggere, rendere bello l'amore.Ogni amore vero che abbia­mo vissuto si sommerà agli altri nostri amori, senza gelosie e senza esclusioni, do­nerà non limiti o rimpianti, ma una impensata capacità di intensità e di profondità. «Il Signore è Dio di Abramo, di Isacco, di Giacobbe. Dio non è Dio di morti, ma di vi­vi». Dio «di»: in questo «di» ripetuto cinque volte è con­tenuto il motivo ultimo del­la risurrezione, il segreto del­l'eternità. Una sillaba breve come un respiro, ma che contiene la forza di un lega­me, indissolubile e recipro­co, e che significa: Dio ap­partiene a loro, loro appar­tengono a Dio. Così totale è il legame, che il Signore giunge a qualificar­si non con un nome proprio, ma con il nome di quanti ha amato. Il Dio più forte della morte è così umile da rite­nere i suoi amici parte inte­grante di sé.Dio di Abramo, di Isacco, di Gesù, Dio di mio padre, di mia madre... Se quei nomi, quelle persone non esisto­no più è Dio stesso che non esiste. Se quel legame si dis­solve è il nome stesso di Dio che si spezza. Per questo li farà risorgere: solo la nostra risurrezione farà di Dio il Pa­dre per sempre.

 
 
 
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