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Messaggi del 28/07/2015

ESSERE FIGLI DI DIO SEGUACI DI GESU'..LINA LADU.

Post n°1238 pubblicato il 28 Luglio 2015 da linaladu

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La presenza di Cristo, frutto dell’incontro con Lui e della sua sequela, fa nascere in pienezza nell’uomo l’io. Nessuno può dire con la forza e la verità con cui lo dice chi segue Cristo: 'io'.

Tutta la dignità dell’uomo consiste nel suo essere persona. Questa dignità è propria del suo

stesso essere; appartiene ad ogni uomo dal momento del suo concepimento; è uguale in

tutti e ciascuno. Da questo punto di vista non ci sono 'gradi'.Tuttavia la consapevolezza

del proprio essere persona e quindi della propria dignità; l’intensità

con cui una persona pronuncia la parola 'io', ammette gradi; ammette 'più o meno'.

Vorrei prima di procedere farvi notare che non stiamo facendo un discorso astratto, fuori

dalla vicenda propria di ciascuno di noi. La persona dice in verità la parola 'io' nell’atto libero:

è nella scelta e nella decisione libera che si misura la forza con cui una persona può dire '

io'. Persona, soggettività, libertà sono tre dimensioni che costituiscono l’esistenza umana.

Se guardiamo con attenzione alla nostra esperienza quotidiana, noi ci rendiamo conto che

la nostra è una libertà 'di fronte a ..Sono libero di fronte alla persona che mi chiede di aiutarla,

se aiutarla o non. Sono libero di fronte alle cose di cui dispongo, se usarle o non o perfino

di disfarmene. Sono libero di fronte al mondo; sono libero di fronte alle persone. La libertà

dimora dentro alla relazione, al rapporto dell’io con altro/altri da sé. Essa si esercita nel

confronto con altro/altri dalla persona libera.Tuttavia a guardare le cose più in profondità, noi scopriamo una dimensione più profonda della nostra libertà. Noi siamo liberi anche, anzi soprattutto e più profondamente nel confronti di noi stessi. È mediante le mie scelte libere che io divengo me stesso; che io configuro il volto della mia esistenza; che io divengo padre-madre di me stesso. Essere liberi significa decidere di se stessi. È per questo che S. Kierkegaard definisce l’io dell’uomo nel modo seguente: 'un rapporto che si mette in rapporto con se stesso e mettendosi in rapporto con se-Ritorniamo ora alla nostra domanda: perché l’incontro con Cristo eleva alla massima potenza l’io? Perché decidendo di seguire Cristo, la persona umana decide di se stesso in ordine al suo destino eterno. Si pone nel tempo come un io destinato all’eternità.Possiamo comprendere tutto questo riflettendo su un dialogo fra Gesù e i discepoli avvenuto dopo la moltiplicazione del pani [cfr. Gv 6,67-70].È un momento altamente drammatico. La folla aveva abbandonato Gesù perché non volevano un 'cibo che dura per la vita eterna', ma si accontentavano dei pani che saziano per la vita terrena. Anzi, più precisamente: non accettavano che il 'cibo che dura per la vita eterna' fosse la persona di Cristo, Lui in carne ed ossa.'Disse allora Gesù ai Dodici: forse anche voi volete andarvene?'. È la domanda fatta alla loro persona;la provocazione rivolta alla loro libertà perché prenda una decisione: andarsene o rimanere. Una decisione nei confronti di Cristo, se rimanere con lui o 'tirarsi indietro'. Ma questa decisione da prendere nei confronti di Cristo era una decisione riguardante se stessi: la vita cambiava, il proprio io si sarebbe configurato in modo diverso a seconda della scelta di andarsene o di rimanere.'Gli rispose Simon Pietro: Signore, da chi andremo? tu hai parole di vita eterna'. La ragione della decisione di Pietro di non andarsene è motivata dal suo desiderio di 'vita eterna'; dalla sua volontà di non decurtare la misura di questo desiderio, costringendo il proprio io dentro al tempo. A Pietro non bastava il pane che era stato moltiplicato così come alla Samaritana l’acqua del pozzo. L’uno e l’altro desideravano un 'pane che dura per la vita eterna' e un’acqua bevendo la quale non si ha più sete. E poiché solo Cristo ha parole di vita eterna, l’io che vuole essere eterno non si tira indietro da Cristo.Come potete osservare, nel confronto con Cristo l’io è chiamato a decidere la misura del proprio essere; è provocato a decidersi se rendersi completamente un io finito oppure se volere essere un io eterno. Ogni scelta libera è decisione circa se stessi. Posto di fronte al Cristo, l’io è chiamato a decidersi in modo supremo: se essere per sempre o essere per la morte. Ed allora dice [come Pietro]: tu hai parole di vita eterna. O come la samaritana: 'dammi di quest’acqua, perché non abbia più sete'.

L’uomo che non vuole essere un io eterno, finisce per 'passare la sua vita nella temporalità, essere l’uomo che appare, essere elogiato dagli altri, onorato e stimato, dedito a tutti gli scopi temporali. Ciò che si chiama mondanità consiste tutta in tali uomini, i quali per così dire vendono la loro anima al mondo. Essi adoperano le loro facoltà, ammassano quattrini, esercitano attività mondane, fanno calcoli prudenti e così via, sono forse nominati dalla storia; ma non sono se stessi, non hanno, in senso spirituale, nessun io per amor del quale possano arrischiare tutto, nessun io davanti a Dio' L’elevazione dell’io che avviene nella sequela di Cristo coinvolge i due fondamentali dinamismi dell’io,stesso: la ragione e la volontà. Non posso dilungarmi. Mi limito ad alcuni accenni essenziali.L’intelligenza e la ragione umana viene 'centuplicata' perché resa capace dalla fede di comprendere in senso ultimo, il 'logos' intimo di tutto ciò che esiste. La ragione senza la fede è uno strumento conoscitivo incompleto. L’incontro con Cristo genera la cultura cristiana.La volontà viene resa capace di amare come Cristo ha amato. Acquista la libertà del dono. L’incontro con Cristo genera la carità cristiana. Dà origine ad una convivenza nuova fra le persone.Un Padre della Chiesa ha scritto: 'Che cos’è questo nuovo mistero che mi riguarda? Io sono piccolo e grande, umile ed elevato, mortale ed immortale, terreste e celeste. Bisogna che io sia messo nel sepolcro con Cristo, che con Cristo risusciti, che sia coerede con Cristo, che divenga figlio di Dio, che io stesso venga chiamato Dio .Ecco che cosa vuol dire un Dio che si fa uomo per noi e che per noi si fa povero per risuscitare la carne e salvare l’immagine e ricreare l’uomo perché diventiamo tutti una cosa sola in Cristo'.

 

Conclusione

 E Dio che disse: 'rifulga la luce dalle tenebre'…'. L’ateo Pirandello si incontra con l’apostolo Paolo nell’esperienza dello stesso Mistero, che Paolo vide in un volto umano, quello di Cristo.Termino rivolgendomi in particolare a voi giovani: correte il rischio di immergervi dentro alla Chiesa di Cristo,che vi educherà alla vera libertà, perché dentro essa voi riconoscerete che Cristo è tutto ciò che voi desiderate. E la vostra notte sarà piena di stupore, perché sarà piena di grazia....QUESTA SEQUELA CI FA CAPIRE,QUANTO L'IO CONBATTA IN NOI NEL FARE LE GIUSTE SCELTE RIGUARDANTI,IL SIGNORE...MEDITIAMO...

 
 
 

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