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C.L. - City 1 - ROMA 1

Post n°617 pubblicato il 01 Ottobre 2014 da fefo8s2

“Avete giocato con cinque pippe”. E va bene. “Il CSKA sarà pure campione di Russia ma è na squadra di scandali”. E va bene. “Tanto mo andate a Manchester a giocare contro una squadra vera e pijate le pizze”. E va bene. “Totti è un giocatore finito”. E va bene. Che altro? Penso a tutti i laziali che stasera, fomentati dai colori sociali del City e dall’aquila sul loro stemma, hanno tifato Macchitesencula City fino alla morte, e sono caduti come sempre dal loro bel trespolone. La Roma è una squadra vera, europea. La Roma è fortissima. Noi lo pensavamo, o meglio ci piaceva pensarlo, ma adesso lo sappiamo davvero. Questa squadra è affamata, ringhia, non molla, gioca in maniera intelligente e, quel che meglio, non ha paura di nessuno. La Roma ha l’arroganza delle grandi, va in casa dei campioni d’Inghilterra e per un tempo domina, spaventa, fa paura pure a noi che siamo i suoi fedeli sostenitori. Che sarà successo mai? In fondo abbiamo pareggiato una partita di Champions, non abbiamo ancora vinto niente, non è successo niente. In realtà però lo sappiamo: stasera abbiamo veramente capito che questa Roma è Grande.

I bambini sventolano il pallone della Champions in mezzo al campo, scorrono le formazioni e vediamo che in porta c’è Skorupski, il polacco dagli occhi di ghiaccio. Passano pochi minuti e Aguero cade fulminato in area, è rigore! “Ecco un’altra Manchester”, dicono i pessimisti, e per un momento abbiamo davvero paura che possa essere così. Neanche il tempo di sorseggiare la birra dal boccale e Totti imbocca Maicon con il cucchiaio, il brasiliano schianta il pallone sulla traversa e finiamo tutti con le mani sui capelli. Rosichiamo, ma vediamo che la Roma c’è e, visti i chiari di luna, ci rassereniamo un momento. Poi succede qualcosa di magico, bello come una favola, forte come un romanzo di Hemingway: il vecchio Totti, quel ragazzino di 38 anni, tocca dolcemente il pallone nel torpido azzurro marino del Manchester. Il pallone gode, sorride e scivola dolcemente nell’angolo più lontano. S’abbracciamo forte, s’abbracciamo tutti: anziani e bambini, cani e gatti, biondi e rosci, quelli che fanno la carbonara con l’uovo crudo e quelli che lo ripassano in padella, gli astemi e gli alcolisti, i pariolini e gli alternativi, i belli e i brutti, i ciclisti e gli automobilisti, Massimo Decimo Meridio e Commodo, Grande Puffo e Gargamella. Il Capitano mette tutti d’accordo.

La Roma domina il primo tempo contro la squadra che ha vinto il campionato più difficile del mondo. Skorupski non deve fare neanche una parata, Yanga Mbiwa e Manolas sembrano due guerrieri impavidi, Cole respira aria di casa e gioca la sua miglior partita con la maglia giallorossa, Keita è gargantuesco, Pjanic danza sul campo come un ballerino dell’Operà, Nainggolan ringhia e lotta come un affamato ad un buffet. Florenzi regala i suoi polmoni in una gara di strepitoso sacrificio, Gervinho fa pensare che può succedere qualcosa ogni volta che prende il pallone tra i piedi. Nel secondo tempo i tre di centrocampo, distrutti dalla fatica di giocare ogni cazzo di partita, calano leggermente i ritmi e il Manchester City ne approfitta per cercare il gol del vantaggio, che non arriva, perché la Roma sa soffrire, sa affrontare a testa alta ogni avversità, ogni squadra, guidata da uno splendido Capitano e da un fine ammiraglio in panchina. Stasera anche gli Oasis si devono inchinare, perché dopo tutto, Francesco Totti è il nostro Wonderwall.

Roma non ha vinto, ma stasera sembra quasi di sì.

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