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BELLISSIMA LETTERA APERTA DI GIUSEPPE MARRA A NOI TIFOSI ROMANISTI

Post n°6510 pubblicato il 23 Aprile 2008 da asrfila80
Foto di asrfila80

"Cari amici, mi rivolgo a voi non nella veste di consigliere dell'AS Roma SpA, ma in quella, senz'altro più importante, di tifoso giallorosso. La vostra, la nostra squadra attraversa un momento delicato. Storico, oserei dire. E so di non peccare d'enfasi. Vorrei ricordare a tutti, a me e a voi per primi, che la Roma non è solo la nostra squadra, è un bene nazionale, perchè rappresenta la Capitale dell'Italia nel mondo. E tutti gli italiani dovrebbero sentirsi, al di là dei sentimenti di campanile, almeno un pò romanisti. Questa grande forza simbolica rende la Roma magica, ma la rende anche oggetto di desiderio e occhiuta rapina. È evidente infatti che chi possiede questa squadra è di per sè un attore protagonista. Non solo nello star system del calcio, ma anche nella finanza mondiale. Di qui i tanti sguardi avidi puntati sulla vostra, sulla nostra squadra. Di qui lo svolazzare di corvi e gufi sull'Olimpico. E di tanti sinistri fantasmi che si evocano, o si autoevocano, per mettersi in vetrina e accreditarsi come uomini del big business. Questi spettri perlopiù si dissolvono, perchè il loro vantato peso è meramente virtuale, mediatico. A voi e a me, cari amici romanisti, vorrei ricordare che ogni squadra ha una storia e un'anima. E senza il rispetto della propria storia o in mancanza di un'anima nessuna squadra sarà mai davvero grande. Tutt'al più sarà uno strumento di effimera promozione personale o di gruppi industriali e finanziari avventurosi. Io non sapevo nulla di calcio e di calciatori. È stato l'amico di sempre Franco Sensi a introdurmi in questo mondo e farmi scoprire queste realtà. Avvenne una mattina dell'ottobre di quindici anni fa. Quel giorno Franco venne nella mia casa che s'affacciava su piazza del Popolo. Era ansioso e irrequieto più del solito. E mi confidò di voler prendere da solo la Roma. Era il suo sogno, disse. E per convincermi che non poteva disertare quell'appuntamento fatale, ma rischioso, mi raccontò come la storia della sua famiglia e quella della Roma si fossero intrecciate nel corso degli anni. Così Franco mi parlò della Pro Calcio del padre Silvio, della fusione nel '27 fra Fortitudo, Alba e Roma, del campo di Testaccio, di quello dei Due Pini, di padre Toncher, il prete che aveva fondato la Pro Roma, della quale Silvio Sensi era il capitano. E mentre Franco dipanava questa storia piena di incisi, di nomi e date, gli occhi gli brillavano. Capii così che una squadra, al pari di un'azienda, non può essere grande senza una storia e un'anima. E capii anche che nessuno più di Franco Sensi poteva mantenere vivo il fuoco della passione giallorossa. E da quel giorno sono al suo fianco, dentro e fuori dall'Olimpico. Perchè questi ricordi e non rimembranze? Perchè la Roma vive adesso un momento che richiede lucidità, intelligenza, memoria. Non richiede invece caos agitato, ad arte o per ingenuità. Vedo tanti dimenarsi intorno alla Roma, persino tifosi che sono inconsapevoli di rendere torbida l'acqua con le loro firme, generose quanto ingenue. A loro e a tutti noi voglio dire. È facile fare proclami sui giornali, alla radio, in tv. È facile formulare opinioni (gratuite) sul cosa fare e come farlo. È facile lanciare progetti innovativi e parlare di mega-stadi attrezzati da costruire, come peraltro era già negli obiettivi di Franco Sensi dagli anni Novanta. Insomma tutto è facile a parole. Ma tutto diventa difficile, se non impossibile, quando si scende sul terreno dei fatti e ci si misura con la realtà e il costume italiani e romani. Allora quelle promesse brillano come specchietti da richiamo. E gli acquisti di calciatori di fama mondiale, di Palloni d'Oro e la conquista di scudetti e Coppe del Mondo restano sulla lingua di chi li ha millantati. Calma e gesso, cari amici romanisti. Non lasciamoci travolgere dalla piena di parole e restiamo ben saldi ai fatti concreti e alle cifre reali. E soprattutto confidiamo in Rosella Sensi. In lei c'è l'anima della Roma che le è stata trasmessa dal padre. E lei finora s'è dimostrata saggia e capace di distinguere le persone vere e leali dalle ombre effimere e illusorie. È stata Rosella la dea Vesta giallorossa. Grazie, amica cara. E auguri sinceri. A te, alla tua famiglia, a tutti noi romanisti".



 
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