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Lo sciopero a (e non solo) Roma.

Post n°31 pubblicato il 01 Novembre 2008 da emmegisinda
 
Tag: tutti

Arrivato alla stazione termini di Roma ed uscito sulla piazza antistante, mi sono reso conto che la gran massa di persone che animavano la piazza, non potevano essere soltanto coloro che, quotidianamente, si recavano al lavoro. Tutti si dirigevano verso un’unica direzione: piazza Esedra. Arrivarci ha richiesto ampiamente del tempo per come era gremita. Figurarsi quello che ha comportato il raggiungere i furgoni delle proprie organizzazioni sindacali che distribuivano bandiere, fischietti, cappelli, ceratine antipioggia e perfino ombrelli. Alle 8.00 la piazza era già satura e riusciva malamente ad accogliere altri manifestanti. Per consentire che la piazza in parte si svuotasse, quella che era la testa del corteo è stata formata non nella piazza ma molto più avanti. Questo è stato insufficiente: la piazza rimaneva sempre e costantemente piena.

Il corteo si è mosso con un certo anticipo; lungo il percorso, ai fianchi del corteo gruppetti di persone, mamme con bambini, studenti e anziani con la loro presenza testimoniavano solidarietà ai manifestanti. Alle 11.00 il corteo finalmente arriva a piazza del Popolo. Arrivato per modo di dire, perché, in effetti, il corteo non appena arrivato sulla piazza stracolma già prima dell’arrivo del corteo, ha incontrato un muro di persone: impossibile contenere tutti. Il lungo percorso del corteo era pieno di manifestanti. Fino alle 13.30  piazza del Popolo, luogo di concentramento della partenza, non si era ancora svuotato e ciò nonostante il questore avesse autorizzato il formarsi di ben altri tre cortei in deroga a quanto precedentemente autorizzato.

La folla era veramente enorme. Riesce molto difficile credere alle cifre che il governo ha dichiarato e riesce ancora più difficile crederci visto che pochissime immagini sono state diffuse. Infatti, il mostrare le immagini farebbe risultare evidente agli occhi di tutti, il contrasto tra i numeri dati e la folla ritratta. E’ chiaro a tutti che il minimizzare l’evento favorisce una sola parte, inutile dire quale.

Fino a tardo pomeriggio inoltrato, lo sciopero sembrava non fosse terminato perché le vie di Roma erano ancora piene di studenti che manifestavano e della grandissima quantità di persone venute per lo sciopero che sciamavano da una via all’altra. Molte vie sono rimaste a lungo interdette al traffico e, per il disagio arrecato ai cittadini romani, ci sentiamo in dovere di chiedere loro scusa, ma un così alto numero di partecipanti di tale consistenza era difficilmente prevedibile. Moltissimi sono venuti a Roma autonomamente, con mezzi propri o con pulmann da loro stessi noleggiati: molti non sono riusciti nemmeno a giungere in tempo per l'inizio della manifestazione perché rimasti bloccati dal traffico sul raccordo anulare, tanti hanno intrapreso il viaggio di ritorno senza neanche essere potuti scendere dai pulmann.

Nonostante il titolo che ho dato, non posso trascurare che in altre numerose città d’Italia si sono svolti corposi cortei di protesta per l’operato del governo nei confronti della scuola. Questo non solo nelle grandi città ma pure nei piccoli centri di provincia che, maggiormente interessati anche per altre ricadute indirette riversate su di essi dai provvedimenti presi, vedono aggravati i loro bilanci e la qualità della vita dei loro cittadini.

In contemporanea a Roma,  in molte città si sono tenuti dei cortei di protesta. A Palermo, la mia città, un lungo corteo di operatori della scuola si è snodato dalla Statua (come impropriamente appellato dai palermitani il monumento al Milite Ignoto) fino a piazza Castelnuovo. Anche qui, quando la testa del corteo è arrivata a piazza Castelnuovo, la coda non aveva lasciato la partenza: tutto il viale della Libertà era un tappeto di manifestanti. Docenti, alunni, amministrativi, tecnici, collaboratori,mamme, figli, nonni, nipoti venuti da ogni parte della città e della provincia che hanno sfilato urlando la loro protesta nei confronti di un decreto che non salva cosa di buono c’è nella scuola ma, anzi, inesorabilmente lo taglia, non mettendolo ciecamente alla base da cui partire per il risanamento della scuola italiana.

A piazza Castelnuovo ai microfoni si sono alternati docenti, studenti , genitori, sindacalisti della scuola.

Particolare consenso dalla piazza ha ottenuto Rosario Brando, della Cislscuolapalermo, che con la sua puntuale, acuta ed obiettiva analisi ha focalizzato sinteticamente le ricadute occupazionali per il personale ATA della nostra provincia che, oltre al decreto, soffre di altre vicissitudini prettamente locali e che, quindi, viene più volte penalizzato.

La manifestazione che si è tenuta a Roma, oltre a non rimanere isolata, è il punto di partenza di una serie di manifestazioni che, a breve, si metteranno in atto con altre forme e varia cadenza in tutte le città d’Italia. Questo fino a quando il governo avrà l’arroganza di imporre dall’alto le proprie decisioni senza tenere democraticamente conto delle esigenze e delle proposte fatte dal mondo della scuola, o meglio, delle effettive soluzioni alle sue carenze, offerte da coloro i quali effettivamente e con cognizione di causa le porgono nel classico piatto d’argento a questo governo che conosce soltanto la logica dei numeri e non di tutti, soltanto di una parte, quelli negativi e di questi, una sola parte.

 

Ø  meno maestri                    =             meno tempo procapite per alunno;

Ø  meno ore                           =             meno tempo per le spiegazioni;

Ø  meno tecnici                      =             meno esperienza diretta e laboratori;

Ø  meno amministrativi          =             meno  gestione e disbrigo pratiche;

Ø  meno collaboratori             =             meno sorveglianza e assistenza;

Ø  meno stanziamenti             =             meno laboratori, materiali e ricerca;

Ø  meno scuola                     =             meno futuro per i figli, per noi, per l’Italia.

 
 
 
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