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L'Italia si arrende ai "mercati" ma agli italiani esterofili va bene così

Post n°235 pubblicato il 13 Novembre 2011 da eccelso86

E’ caduto Silvio Berlusconi e in molti festeggiano per un battaglia (importante) vinta ma si dimenticano che, da anni, stanno perdendo ripetutamente ed inesorabilmente una guerra fondamentale: quella per un futuro dignitoso e per una sovranità nazionale solida ed intoccabile. L’Italia ossessionata dall’antipolitica consegna la propria politica nelle mani di un alfiere del neoliberismo targato Fmi e Bce. L’Italia ossessionata dai propri affarucci di quartiere si lascia scippare definitivamente l’ultima occasione per scegliere da sola di che morte morire. D’ora in avanti la priorità assoluta sarà il pagamento del debito; di questo debito che in grossa parte è solo una colossale e criminale truffa ai danni di cittadini sempre meno rappresentati e meritevoli di rappresentanza.

Ma l’anoressica consolazione per gli antiberlusconiani irriducibili è servita: l’oramai ex premier dovrà vergognarsi per il resto dei suoi giorni e vivere da fallito-ripudiato. Passerà alla storia come l’uomo che doveva (e poteva) cambiare tutto ma che ha deciso che bisognava lavorare per il cambiamento solo “a tempo perso” e solo per la tutela della propria persona. Passerà alla storia come la più grande promessa infranta da un politica da sempre bugiarda ma mai così cialtrona, frivola, cafona e ricattabile. Intorno a lui un’opposizione ipocrita ed ugualmente colpevole ma solo un pelino meno sguaiata e puerile destinerà il paese alla recessione ineluttabile e ad un gruppo di lobby che non ha paura di ridurti alla fame perché non ha bisogno del tuo voto e del tuo consenso. Qualcuno ha visto il 12 novembre 2011 come una data di “liberazione”, non rendendosi però conto che la schiavitù nei confronti dell’oligarchia denarocentrica continua, ma con un dettaglio ancora più agghiacciante: ora gli affaristi non sono più “raggiungibili”. Ora gli affaristi sono lontani, invisibili, non individuabili e ancora più spietati delle cricche e dei vari movimenti massonico-mafiosi nostrani.

I più disinformati si rifugiano nell’idea che quello guidato da Monti sarà “un governo tecnico come altri” ma, del tutto ignoranti in materia storica, economica e politica, non sanno che il nuovo uomo anti-default è in realtà il cavaliere pro-recessione e pro macelleria sociale messo in sella al nostro ronzino spompato direttamente dal Fmi? Ecco: il Fondo Monetario Internazionale è quell’organo criminale ed autoreferenziale che, durante la crisi degli anni 80, destinò alle banche in difficoltà qualcosa come 150 miliardi di dollari ed al welfare degli stati in crisi qualcosa come zero euro. E’ un mano spietata che racimola gli ultimi risparmi delle famiglie, degli imprenditori e di qualsiasi altro essere umano per arricchire ancor di più chi è già diventato straricco grazie alle crisi create ad arte.

Così oltre il danno resterà la beffa: ci convinceranno che in effetti dobbiamo “tirare la cinghia” per “evitare il default” e che tutto sommato è giusto così visto che “in passato abbiamo goduto di troppi privilegi”. Certo era intollerabile che un uomo, dopo aver lavorato e pagato tasse per 50 e passa anni, poi potesse godere di un trattamento pensionistico dignitoso ed utile anche ad aiutare i propri figli e i propri nipoti. Certo è incredibile e parassitario il ragionamento secondo il quale chi perde il lavoro debba godere di qualche ammortizzatore sociale per non morire di fame e di depressione. Così come è impensabile che chi si ammala debba essere curato a spese della collettività. E poi scusate: vi rendete conto di quanto fosse indecentemente privilegiato il lavoratore che con turni di 10 ore al giorno per 6 giorni su sette riusciva a comprarsi un auto senza effettuare un “finanziamento anticipo zero da rimborsare in 84 comode rate mensili con taeg massimo del 9%?”.  In effetti è giunto il momento di rinunciare a tutte queste coccole sociali che per anni hanno garantito un briciolo di equità e di equilibrio sociale. Infondo ad imporci queste riforme “lacrime e sangue” sono persone che, come lo stesso Monti, da senatori a vita guadagneranno un pingue stipendio da 25.000 euro al mese e, come speculatori finanziari ed usurai legalizzati, potranno a malapena comperarsi 2000 auto di lusso, 100 ville e 300 yatch. Va bene così: stappiamo lo spumante per salutare mister B e poi però torniamo subito a lavorare il doppio per guadagnare sempre meno. Del resto c’è la crisi, no? Da bravi schiavi non potevamo né dovevamo mica sperare in qualcosa di meglio…

 
 
 

Comma Ammazza-blog: un post a rete unificata

Post n°234 pubblicato il 28 Settembre 2011 da eccelso86

Premessa: ieri sera a Porta a Porta si è parlato del comma 29, il cosiddetto ammazza-blog, ma gli spettatori di certo non avranno capito di cosa si tratta. E siccome per Gasparri e dintorni Internet è uno strumento micidiale, è evidente che i nostri politici e la nostra classe dirigente 1) non sanno niente della rete e pure legiferano su di essa 2) non hanno idea del mondo che c'è qui dentro 3) hanno bisogno di un corso full immersion del comma ammazza-blog che stanno per legiferare. Bene il corso glielo offriamo noi, gratuitamente, perché caro Gasparri sì, Internet è uno strumento micidiale di libertà, di creatività, di condivisione di sapere e di conoscenza. Mondi inesplorati, capisco perfettamente (Arianna).

Probabilmente oggi stesso ricomincerà il dibattito parlamentare sul disegno di legge in materia di riforma delle intercettazioni, disegno di legge che introdurrebbe, una volta approvato, numerose modifiche al nostro ordinamento lungo tre direttrici: limitazioni alla utilizzabilità dello strumento delle intercettazioni da parte dei magistrati; divieto di pubblicazione di atti di indagine per i giornalisti, anche se si tratta di atti non più coperti da segreto; estensione di parte della normativa sulla stampa all’intera rete.
Cerchiamo di chiarire sinteticamente i dubbi espressi in materia.

Il disegno di legge di riforma delle intercettazioni ha un impatto significativo sulla rete?
Il ddl di riforma della normativa sulle intercettazioni influisce sulla rete in due modi, innanzitutto perché le limitazioni introdotte dal ddl in merito alla pubblicabilità degli atti di indagine riguarda, ovviamente, anche la rete, relativamente al giornalismo professionale, ma soprattutto perché in esso è presente il comma 29 che è scritto specificamente per la rete. Cosa prevede il comma 29? Il comma 29 estende parte della legislazione in materia di stampa, prevista dalla legge n. 47 del 1948, alla rete, in particolare l’art. 8 che prevede la cosiddetta “rettifica”.

Cosa è la rettifica?
La rettifica è un istituto previsto per i giornali e le televisione, introdotto al fine di difendere i cittadini dallo strapotere dei media unidirezionali e di bilanciare le posizioni in gioco. Nell’ipotesi di pubblicazione di immagini o di notizie in qualche modo ritenute dai cittadini lesive della loro dignità o contrarie a verità, un semplice cittadino potrebbe avere non poche difficoltà nell’ottenere la “correzione” di quelle notizie, e comunque ne trascorrerebbe molto tempo con ovvi danni alla sua reputazione. Per questo motivo è stata introdotta la rettifica che obbliga i direttori o i responsabili dei giornali o telegiornali a pubblicare gratuitamente le dichiarazioni o le rettifiche dei soggetti che si ritengono lesi.

Il comma 29 estende la rettifica a tutta la rete?
La norma in questione estende la rettifica a tutti i “siti informatici, ivi compresi i giornali quotidiani e periodici diffusi per via telematica”. La frase “ivi compresi i giornali quotidiani e periodici diffusi per via telematica” è stata introdotta in un secondo momento proprio a chiarire, a seguito di dubbi sorti tra gli esperti del ramo che propendevano per una interpretazione restrittiva della norma (quindi applicabile solo ai giornali online), che la norma deve essere invece applicata a tutti i siti online. Ovviamente sorge comunque la necessità di chiarire cosa si intenda per “siti informatici”, per cui, ad esempio, potrebbero rimanere escluse la pagine dei social network, oppure i commenti alle notizie. Al momento non è dato sapere se tale norma si applicherà a tutta la rete, in ogni caso è plausibile ritenere che tale obbligo riguarderà gran parte della rete.

Entro quanto tempo deve essere pubblicata la rettifica inviata ad un sito informatico?
Il comma 29 estende la normativa prevista per la stampa, per cui il termine per la pubblicazione della rettifica è di due giorni dall’inoltro della medesima, e non dalla ricezione. La pubblicazione deve avvenire con “le stesse caratteristiche grafiche, la stessa metodologia di accesso al sito e la stessa visibilità della notizia cui si riferiscono”.

E’ possibile aggiungere ulteriori elementi alla notizia, dopo la rettifica?
Il ddl prevede che la rettifica debba essere pubblicata “senza commento”, la qual cosa fa propendere per l'impossibilità di aggiungere ulteriori informazioni alla notizia, in quanto potrebbero essere intese come un commento alla rettifica stessa. Ciò vuol dire che non dovrebbe essere nemmeno possibile inserire altri elementi a corroborare la veridicità della notizia stessa.

Se io scrivo sul mio blog “Tizio è un ladro”, sono soggetto a rettifica anche se ho documentato il fatto, ad esempio con una sentenza di condanna per furto?
La rettifica prevista per i siti informatici è sostanzialmente quella della legge sulla stampa, la quale chiarisce che le informazioni da rettificare non sono solo quelle contrarie a verità, bensì tutte le informazioni, atti, pensieri ed affermazioni “da essi ritenuti lesivi della loro dignità o contrari a verità”, laddove essi sono i soggetti citati nella notizia. Ciò vuol dire che il giudizio sulla assoggettabilità delle informazioni alla rettifica è esclusivamente demandato alla persona citata nella notizia. Non si tratta affatto, in conclusione, di una valutazione sulla verità, per come è congegnata la rettifica in sostanza si contrappone la “verità” della notizia ad una nuova “verità” del rettificante, con ovvio scadimento di entrambe le “verità” a mera opinione (Cassazione n. 10690 del 24 aprile 2008: “l’esercizio del diritto di rettifica… è riservato, sia per l’an che per il quomodo, alla valutazione soggettiva della persona presunta offesa, al cui discrezionale ed insindacabile apprezzamento è rimesso tanto di stabilire il carattere lesivo della propria dignità dello scritto o dell’immagine, quanto di fissare il contenuto ed i termini della rettifica; mentre il direttore del giornale (o altro responsabile) è tenuto, nei tempi e con le modalità fissate dalla suindicata disposizione, all’integrale pubblicazione dello scritto di rettifica, purché contenuto nelle dimensioni di trenta righe, essendogli inibito qualsiasi sindacato sostanziale, salvo quello diretto a verificare che la rettifica non abbia contenuto tale da poter dare luogo ad azione penale”).

Come deve essere inviata la richiesta di rettifica?
La normativa non precisa le modalità di invio della rettifica, per cui si deve ritenere utilizzabile qualunque mezzo, fermo restando che dopo dovrebbe essere possibile provare quanto meno l’invio della richiesta. Per cui anche una semplice mail (non posta certificata) dovrebbe andare bene.

Cosa accade se non rettifico nei due giorni dalla richiesta?
Se non si pubblica la rettifica nei due giorni dalla richiesta scatta una sanzione fino a 12.500 euro.

Che succede se vado in vacanza, mi allontano per il week end, o comunque per qualche motivo non sono in grado di accedere al computer e non pubblico la rettifica nei due giorni indicati?
Queste ipotesi non sono previste come esimenti, per cui la mancata pubblicazione della rettifica nei due giorni dall’inoltro fa scattare comunque la sanzione pecuniaria. Eventualmente sarà possibile in seguito adire l’autorità giudiziaria per cercare di provare l’impossibilità sopravvenuta alla pubblicazione della rettifica. È evidente, però, che non si può chiedere l’annullamento della sanzione perché si era in “vacanza”, occorre comunque la prova di un accadimento non imputabile al blogger.

La rettifica prevista dal comma 29 è la stessa prevista dalla legge sulla privacy?
No, si tratta di due cose ben diverse anche se in teoria ci sarebbe la possibilità di una sovrapposizione parziale. La legge sulla privacy consente al cittadino di chiedere ed ottenere la correzione di dati personali, mentre la rettifica ai sensi del comma 29 riguarda principalmente notizie.

Con il comma 29 si equipara la rete alla stampa?
Con il suddetto comma non vi è alcuna equiparazione di rete e stampa, anche perché tale equiparabilità è stata più volte negata dalla Cassazione. Il comma 29 non fa altro che estendere un solo istituto previsto per la stampa, quello della rettifica, a tutti i siti informatici.

Con il comma 29 anche i blog non saranno più sequestrabili, come avviene per la stampa?
Assolutamente no, come già detto con il comma 29 non si ha alcuna equiparazione della rete alla stampa, si estende l’obbligo burocratico della rettifica ma non le prerogative della stampa, come l’insequestrabilità. Questo è uno dei punti fondamentali che dovrebbe far ritenere pericoloso il suddetto comma, in quanto per la stampa si è voluto controbilanciarne le prerogative, come l’insequestrabilità, proprio con obblighi tipo la rettifica. Per i blog non ci sarebbe nessuna prerogativa da bilanciare.

Posso chiedere la rettifica per notizie pubblicate da un sito che ritengo palesemente false?
E’ possibile chiedere la rettifica solo per le notizie riguardanti la propria persona, non per fatti riguardanti altri.

Se ritengo che la rettifica non sia dovuta, posso non pubblicarla?
Ovviamente è possibile non pubblicarla, ma ciò comporterà certamente l’applicazione della sanzione pecuniaria. Come chiarito sopra la rettifica non si basa sulla veridicità di una notizia, ma esclusivamente su una valutazione soggettiva della sua lesività. Per cui anche se il blogger ritenesse che la notizia è vera, sarebbe consigliabile pubblicare comunque la rettifica, anche se la stessa rettifica è palesemente falsa.

Chi è il soggetto obbligato a pubblicare la rettifica, il titolare del dominio, il gestore del blog?
Questa è un’altra problematica che non ha una risposta certa. La rettifica nasce in relazione alla stampa o ai telegiornali, per i quali esiste sempre un direttore responsabile. Per i siti informatici non esiste una figura canonizzata di responsabile, per cui allo stato non è dato sapere chi è il soggetto obbligato alla rettifica. Si può ipotizzare che l’obbligo sia a carico del gestore del blog, o più probabilmente che debba stabilirsi caso per caso.

Sono soggetti a rettifica anche i commenti?
Anche qui non è possibile dare una risposta certa al momento. In linea di massima un commento non è tecnicamente un sito informatico, inoltre il commento è opera di un terzo rispetto all’estensore della notizia, per cui sorgerebbe anche il problema della possibilità di comunicare col commentatore. A meno di non voler assoggettare il gestore del sito ad una responsabilità oggettiva relativamente a scritti altrui, probabilmente il commento non dovrebbe essere soggetto a rettifica.

Pensavo di creare un widget che consente agli utenti di pubblicare direttamente la loro rettifica senza dovermi inviare richieste. In questo modo sono al riparo da eventuali multe?

Assolutamente no, la norma prevede la possibilità che il soggetto citato invii la richiesta di rettifica e non lo obbliga affatto ad adoperare widget o similari. Quindi anche l’attuazione di oggetti di questo tipo non esime dall’obbligo di pubblicare rettifiche pervenute secondo differenti modalità (ad esempio per mail).

Pensavo di aprire un blog su un server estero, in questo modo non sarei più soggetto alla rettifica?

Per non essere assoggettati all’obbligo della rettifica è necessario non solo avere un sito hostato su server estero, ma anche risiedere all’estero, come previsto dalla normativa europea. E, comunque, anche la pubblicazione di notizie su un sito estero potrebbe dare adito a problemi se le notizie provengono da un computer presente in Italia.

E’ vero che in rete è possibile pubblicare tutto quello che si vuole senza timore di conseguenze? E’ per questo che occorre la rettifica?
Questo è un errore comune, ritenere che non vi sia alcuna conseguenza a seguito di pubblicazione di informazioni o notizie online, errore dovuto alla enorme quantità di informazioni immesse in rete, ovviamente difficili da controllare in toto. Si deve inoltre tenere presente che comunque l’indagine penale od amministrativa necessita di tempo, e spesso le conseguenze penali od amministrative a seguito di pubblicazioni online, si hanno a distanza di settimane o mesi. In realtà alla rete si applicano le stesse medesime norme che si applicano alla vita reale, anzi in alcuni casi la pubblicazione online determina l’aggravamento della pena. Quindi un contenuto in rete può costituire diffamazione, violazione di norme sulla privacy o sul diritto d’autore, e così via… Il discorso che spesso si fa è, invece, relativo al rischio che un contenuto diffamante possa rimanere online per parecchio tempo. In realtà nelle ipotesi di diffamazione o che comunque siano lesive per una persona, è sempre possibile ottenere un sequestro sia in sede penale che civile del contenuto online, laddove l’oscuramento avviene spesso nel termine di 48 ore.

Ho letto di un emendamento presentato da alcuni politici che dovrebbe risolvere il problema della rettifica. È un buon emendamento?
Già lo scorso anno fu presentato un emendamento da alcuni parlamentari, che sostanzialmente dovrebbe essere riproposto quest’anno, con qualche modifica. In realtà l’emendamento Cassinelli, dal nome dell’estensore, non migliora di molto la norma: allunga i termini della rettifica a 10 giorni, stabilisce che i commenti non sono soggetti a rettifica, e riduce la sanzione in caso di non pubblicazione. L’allungamento dei termini non è una grande conquista, in quanto l’errore di fondo del comma 29 è l’equiparazione tra rete e stampa, cioè tra attività giornalistica professionale e non professionale, compreso la mera manifestazione del pensiero, tutelata dall’art. 21 della Costituzione, esplicata dai cittadini tramite blog. Per i commenti la modifica è addirittura inutile in quanto una lettura interpretativa dovrebbe portare al medesimo risultato, anzi forse sotto questo profilo l’emendamento è peggiorativo perché invece di “siti informatici” parla di “contenuti online” con una evidente estensione degli stessi (pensiamo alle discussioni nei forum). Tale emendamento viene giustificato con l’esempio del blogger che scrive: “Tizio è un ladro”, ipotesi nella quale, si dice, Tizio ha il diritto di vedere rettificata la notizia falsa. Immaginiamo invece che Tizio effettivamente sia un ladro, la rettifica gli consentirebbe di correggere una notizia vera con una falsa. Se davvero Tizio non è un ladro, invece, non ha alcun bisogno di rettificare, può denunciare direttamente per diffamazione il blogger ed ottenere l’oscuramento del sito in poco tempo.

Ma in sostanza, quale è lo scopo di questa norma?
Una risposta a tale domanda è molto difficile, però si potrebbe azzardarla sulla base della collocazione della norma medesima. Essendo inserita nel ddl intercettazioni, potrebbe forse ritenersi una sorta di norma di chiusura della riforma, riforma con la quale da un lato si limitano le indagini della magistratura, dall’altro la pubblicazione degli atti da parte dei giornalisti. Poi, però, rimarrebbe il problema se un giornalista decide di aprire un blog in rete e pubblicare quelle intercettazioni che sul suo giornale non potrebbe più pubblicare. Ecco che il comma 29 evita questo possibile rischio.

Di Bruno Saetta

 
 
 

Il commento di un mamma alla lettera sul giornalismo contempornaeo che ho scritto a Beppe Severgnini

Post n°233 pubblicato il 23 Luglio 2011 da eccelso86

Non ho mai ripubblicato i commenti che ricevo agli articoli che scrivo per  julienews ma, in questo caso, dato l'argomento trattato ed il contenuto della considerazione, ho deciso di fare un'eccezione e di riportare integralmente lo "sfogo" di una madre (di una delle sempre più numerose madri) che dopo aver speso soldi ed energie per fornire alla propria meritevole figlia tutti i "pezzi di carta" necessari per l'accesso al mondo del lavoro (che conta), si ritrova nella frustrante situazione di vedersi tutte le strade principali sbarrate.

Prima di leggere il commento della signora, che ringrazio di cuore per avermi regalato una così importante e preziosa testimonianza di delusione che però non si sposa con la rassegnazione, vi rimando alla "lettera" che ho scritto a Beppe Severgnini in merito al giornalismo contemporaneo e agli (assurdi) paletti inseriti dal Corriere della Sera durante l'ultimo annuncio di "ricerca giovani redattori".

Di seguito, il commento della signora Luisa

"Gentilissimo Sig. Germano Milite,
le faccio i complimenti per questo bellissimo articolo che condivido pienamente fino all'ultima riga.
Io non la conosco ma quello che ha scritto è la realtà che si vive oggi nel mondo del lavoro in genere, molto di più nel giornalismo. Io, come genitore, lo sto vivendo sulla mia pelle perchè mia figlia si è laureata in giornalismo alla Lumsa di Roma a novembre 2010 e fino ad oggi nessuno, dico nessuno ha mai risposto alle migliaia di mail inviate per iniziare a lavorare. Il discorso che lei fà sulle scuole di giornalismo è perfetto, vanno bene per chi ha il conto in banca ben nutrito; io non mi posso permettere di spendere quelle esagerate cifre per mia figlia per un master, che, dopo due anni, la vedrebbe comunque parcheggiata in attesa di chissà quale lavoro. Inoltre, le testate minori o le radio locali propongo tutte collaborazioni a titolo gratuito per sfruttare questi ragazzi che hanno talento e portare avanti il loro web o testata giornalistica o quello che sia mettendo come scusa che ...intanto fanno esperienza. E chi paga tutte le spese vive(benzina, pranzo, usura della macchina,ecc)? Noi genitori che viviamo di pensione e che per far studiare nostra figlia(meritevole) abbiamo fatto notevoli sacrifici, per poi vedere che in tg o a commentare lo sport ci va il figlio di tizio o di caio o di sempronio. L'ultimo scandaloso annuncio di lavoro del Corriere della Sera è stato di qualche giorno fa: richiedeva giovani redattori neolaureati, iscritti all'albo, con specialistica, due lingue perfettamente parlate, internet perfetto, regressa esperienza di almeno un anno, non so cosa volevano di più da queste persone!!!!E come si fa ad avere regressa esperienza se non li fa lavorare nessuno, se nessuno valuta i giovani che hanno amore per la scrittura, che hanno talento e che sono, forse, molto più professionali di tanti che fanno master costosi e, magari, fanno ancora errori gravissimi di ortografia.
Morale della favola, mia figlia è a spasso, in attesa di coronare il suo sogno di scrivere, un sogno nato all'età di quattro anni quando, da autodidatta, sapeva già leggere e scrivere da sola, un sogno che non è svanito.
Speriamo sempre che qualcosa possa cambiare in futuro; grazie per questo articolo bellissimo che ho letto anche a mia figlia la quale ha commentato: "Oh! finalmente c'è qualcuno che scrive la verità sul mondo del lavoro giornalistico. E' un genio!"
La saluto e le auguro buona domenica. Le ho voluto scrivere per condividere questa realtà lavorativa veramente opprimente sotto tutti i punti di vista.
Luisa"

 

A voi le conclusioni e l'incipit per il dibattito.

 
 
 

"Chi sei tu per giudicarmi?"...perchè le attuali generazioni non vogliono crescere!

Post n°232 pubblicato il 18 Marzo 2011 da eccelso86

"Chi sei tu per giudicare me?". Quante volte, durante una discussione che accennasse una qualche forma di considerazione morale sul prossimo, vi siete sentiti dire questa frase? Da un po' di anni, la mia risposta è sempre la stessa e di solito funziona; manda in crisi:"E tu chi sei per pretendere di non essere mai giudicato per ciò che dici e fai"?. Il punto, vedete, è abbastanza semplice: il paradossale relativismo assoluto, la cui moda è esplosa definitivamente nella seconda metà del 900, con il passare delle generazioni ha creato un vero e proprio esercito di bambinoni frignoni, permalosi, presuntuosi ed assolutamente insofferenti ad ogni tipo di critica motivata ed obiettiva. Si è confusa la lotta allo stupido e bigotto moralismo, con la necessità di darsi al più insensato "faicometiparismo". E così, da "tromboni-bacchettoni", siamo diventati direttamente e rovinosamente irresponsabili. Non ci sono state vie di mezzo; giusti compromessi che ci permettessero di maturare senza le ossessioni moraliste dei nostri bisnonni.

E così che, nei bimbi e negli adolescenti moderni, si è radicata la semplicistica convinzione che "ognuno è speciale a modo suo" o che "alla fine ognuno ha le sue idee e queste ultime devono sempre essere rispettate". In tal modo, nel corso degli anni, si è arrivati a far coincidere la libertà di pensiero e di espressione con il divieto assoluto di critica nei confronti dell'espressione stessa. Qualunque tronfia idiozia, qualunque insulsa opinione priva di logica e fondamento, deve essere quindi tollerata e mai bollata con aggettivi che possano ferire chi l'ha espressa. Non è un caso, quindi, che flotte di ventenni ed ultratrentenni, arrivino ad una certa età totalmente impreperati al durissimo confronto con il mondo; come se non esistesse nessuna morale da rispettare, nessun buon esempio da emulare, nessun paletto da non valicare per rispetto della propria dignità; nessuna responsabilità intellettuale ed esistenziale da prendersi. Guardando l'attuale classe dirigente, non a caso, si ha proprio l'impressione di trovarsi dinanzi ad un manipolo di cialtroni maicresciuti che sono campioni olimpionici in un'unica specialità: lo scaricamento del barile. Quasi più nessuno sembra entrare in contatto con un sano senso di vergogna, con il giusto interesse per la propria reputazione e, nel caso in cui si collezioni figure indecorose, con la necessità di sparire dalla scena pubblica. Uno stato dove la raccolta differenziata ed il riciclo dei rifiuti solidi urbani è ancora utopia, registra invece un riciclaggio pari quasi al 100% di rifiuti solidi umani.

E' per questo che, da sempre,  mi riscopro intimamente più vicino ai valori (oramai perduti e svenduti) della cosiddetta "destra". Il senso di rigore, affiancato a quello di responsabilità per i propri, obiettivi e plateali errori, ha caratterizzato la mia educazione fin da quando ero piccino. Ogni volta che litigavo con qualche amichetto, il primo a prenderle, anche se avevo ragione, ero proprio io. Il frignare non era concepito; l'autocommiserazione idem. Bisognava reagire e rialzarsi, sempre e comunque. Un sano e non esasperato spirito competitivo, aiuta a mettersi in gioco e ad ambire ad elevarsi moralmente ed eticamente e non solo economicamente. Accettare il fatto che esistano individui che, per scelte e sacrifici  fatti durante la propria vita, siano obiettivamente migliori di altri, aiuta a crescere in maniera equilibrata e ad essere persone più complete e realmente umili. Perchè non vogliamo capirlo? Perchè ci ostiniamo a sostare in questa paraculata deresponsabilizzante che sospende il giudizio per mancanza di coraggio e maturità? Forse qualche "adulto" saprà rispondermi. Chissà...

 
 
 

L'Università, il futuro e i giovani-vecchi d'Italia

Post n°231 pubblicato il 09 Febbraio 2011 da eccelso86

Prima di leggere la nota, vi invito a guardare questo breve ma intensissimo video

http://www.facebook.com/video/video.php?v=1319510235419&oid=148665529854&comments&ref=mf

Bene, ora che avete visto ciò che dovevate vedere per "ispirarvi", potete proseguire la lettura della nota; cominciando con il dare risposta ad alcune domande: che fine hanno fatto gli studenti che protestavano con grande ardore nelle piazze di tutta Italia? Dove è andato a diluirsi quel movimento giovanile che in tanti definivano addirittura "il nuovo 68"? Soprattutto: cosa ha ottenuto di immediato e concreto per il miglioramento dell'Università italiana?

Quando attraverso qualche video-editoriale mi sono permesso di suggerire un tipo di protesta alternativa agli striscioni ed agli slogan posticci, alle strumentalizzazioni più o meno sordide di certi docenti ed alle rivendicazioni vuote, mi sono dovuto sorbire una serie abbastanza variegata (e deprimente) di insulti, accuse e riflessioni prive di senso. I vari "ma chi sei per dire questo", "ma come sei ingenuo", "ma così non farai che peggiorare la situazione" e via discorrendo mi hanno letteralmente inondato. Insomma: ho avuto l'ennesima conferma che in questo paese (e non solo in questo) ci sono troppe persone che amano lamentarsi giornalmente delle regole salvo poi non avere il coraggio necessario per tentare di cambiarle sul serio. Ma cosa proponevo di tanto assurdo ed utopistico?

In primis la presentazione di un progetto alternativo di riforma (da scrivere con i pochi ma buoni docenti che ancora sopravvivono nel sempre più scadente sistema accademico, con le aziende e le imprese e ovviamente con gli studenti più capaci e vispi). Il primo scoglio, dunque, era rappresentato dal non limitarsi alla perpetua protesta di piazza ma dallo sforzarsi di accendere una torcia creativa puntandola verso una strada alternativa. Preparato un progetto dettagliato e lungimirante di riforma, si sarebbe poi passati alla seconda fase: presentazione al Ministero dell'Istruzione ed all'opinione pubblica e sospensione di ogni attività universitaria (compreso il tanto prezioso pagamento delle rette) fin quando non si sarebbe ricevuta una risposta concreta e credibile da parte dell'esecutivo. Il messaggio che doveva passare era chiaro:"O cambiate sul serio ed in fretta, o non vi diamo più soldi per foraggiare uno schema d'istruzione vecchio ed incapace di preparare i giovani a vivere nel mondo globalizzato". I primi "geni" ad intervenire sono stati quelli che si sono sentiti in dovedere di difendere a spada tratta gli atenei ed i corsi di laurea che funzionano bene. Ma a cosa serve parlare delle eccellenze positive se la maggioranza del "palazzo didattico" crolla a pezzi? Ovvio che nell'opera di critica e riforma non devono essere contemplate le cose che funzionano già bene (della serie:"Sono laureato con 110 e lode in ovviologia logica"). Secondo dubbio-timore:"Eh ma sei pazzo? Cioè noi non studiamo e non ci lauriamo fin quando il governo non ci concede ascolto? E perchè io devo rinunciare allo studio?". Ora, ragazzi cari, chiunque frequenti l'Università con consapevolezza supereriore a quella di una pecora cerebrolesa, non può non notare che la situazone è drammatica, che veniamo preparati alla massificazione nozionistica e rigorosa in un mondo che ha invece un disperato bisogno di creatività, inventiva, dinamicità e capacità di adeguamento anche nei suoi settori più "tecnici" e "pragamatici". Chiunque frequenti l'Università con un briciolo di dignità, spirito critico, ambizione ed amor proprio, si rende conto che è da stolti prendersi una laurea in "Conservazione dei Beni Culturali" attendendo il mitologico "concorsone pubblico" che non ci sarà prima di 20 anni e che prevederà i soliti 30 assunti su 30.000 partecipanti. Non possiamo continuare a sfornare laureati in psicologia, sociologia, lettere, scienze politiche e via discorrendo quando non ci sono posti di lavoro che li attendono e non possiamo studiare come disperati fino a 25 anni per poi renderci conto, magicamente, che saremo disocuppati o precari per altri 15. Non è possibile subire una presa per i fondelli così colossale e plateale e non sentire dentro la voglia di ribellarsi in maniera decisa e decisiva, fuori dagli schemi, fuori dalla paura di perdere le briciole che ci lasciano. Se non si vive la vita con passione, fame e follia quando si hanno 18-20 anni, allora quando? Se si pensa e si agisce come ottuagenari rassegnati e demotivati quando si è così giovani, allora quanto tempo resta a questo paese prima di sprofondare in un abisso senza fine? Possibile che ci siano ancora così tanti ragazzi pronti ad essere inerme carne da macello? Pronti ad accettare questa cultura ignorante e standardizzata? Ci spengono i sogni quando siamo bambini, ci spezzano le ali quando siamo adolescenti e ci mettono le catene una volta che siamo diventati adulti. Siamo schiavi che giocano a fare i ribelli ma che tornano prontamente in riga quando il Kapò di turno li richiama all'ordine e ricorda loro la possibilità di perdere quel nulla che hanno. Io voglio riprendermi l'Università ed il mio futuro e voglio farlo con ogni mezzo ed il più rapidamente possibile. Non scappate, non fuggite con la coda fra le gambe; restate qui e combattete per non lasciare in mano ai demoni il paradiso nel quale siamo nati.

 
 
 

Lettere da un vecchio giornalista suicida

Post n°230 pubblicato il 16 Gennaio 2011 da eccelso86

Pezzo estratto da "L'amore ai tempi della collera"

 

"Quando sei giovane e ti comporti in maniera decisa, mostrando sicurezza e determinazione, nel migliore dei casi il tuo viene viene visto come un semplice atteggiamento momentaneo spinto da ingenuo entusiasmo. Poi cresci, gli anni passano e i sogni diventano solo rarefatte certezze di fallimento. Arrivi agli "anta" e ti rendi conto che, in effetti, il tuo voler essere "alternativo" alla massa acritica che ti circondava probabilmente non era altro che un test; un lungo test che, grazie a tentativi ed errori, rivendicazioni ed annunci, ti aiutava a plasmare la tua personalità.

Se quando sei più vecchio smetti di pensare ed agire come quando eri giovane, allora la tua ribellione non era che un gioco da imberbe. La ribellione non è una scelta, la ribellione non è un atteggiamento; la ribellione è un modo di essere. Lo spirito critico è uno di quei semi che puoi far fruttare solo se hai la fortuna di avercelo impiantato nell'anima Da ragazzo ero un imprevedibile e per questo qualcuno mi ammirava, molti mi temevamo, moltissimi non mi capivano.

Non riuscivo a dare punti di riferimento e le etichette non facevano presa sulla mia pelle. Ero un indipendente, un indisponente, un provocatore, un presuntuoso ma anche il contrario di tutto questo. Ero contraddittorio e coerente, entusiasta e depresso, passionale e svogliato. Io ero un disordinato. Io ero vivo.

E tu? Come me hai la sfortuna-fortuna di essere nato in un mondo abitato da gente che sa solo piangersi addosso e ricordarsi che non ha tempo (e palle) per mettere in dubbio le cose che "si fanno così da sempre". Il regime di mediocrità imposto da questa finta e corrotta democrazia è avvilente forse ancor più che in passato. Tu sei giovane e sconti quindi la tua prima grave colpa.

Tu sei giovane e meridionale e a questo punto le colpe sono due. Tu sei giovane, bello, intelligente, curioso, assertivo, polemico ed immodesto e queste caratteristiche concludono l'elenco di ciò che la maggior parte della gente non ti perdonerà. La tua unica possibilità è non farti schiacciare dal tuo talento; di non essere schiavo del narcisismo che colpisce le persone brillanti. Ricorda: il passo tra un ridicolo pallone gonfiato ed un intellettuale rispettato e temuto è molto breve e lo compi solitamente  non prima dei 30. Abbi fiducia in te stesso ma non solo in te stesso"

Mi aveva lasciato solo queste poche righe, il vecchio Antonio. Come suo solito, aveva voluto cercare l'effetto speciale straordinario. Solo che questa volta si era proprio superato; piantandosi un colpo di pistola in testa e facendo in modo che il primo a trovarlo con mezzo cervello sulla scrivania fossi  proprio io. Mi diceva sempre:"La cronaca nera non fa per te, tu sei un creativo". Alla fine ci è riuscito a farmi cambiare settore: dopo quella visione non mi sono mai più occupato di nera.

 
 
 

Tutta la vera verità su Wikileaks

Post n°229 pubblicato il 06 Dicembre 2010 da eccelso86

Visto che ultimamente non si parla d'altro, vi spiego io tutta la verità su Wikileaks: Assange in realtà lavora per Topolino e Babbo Natale (che in verità sono uomini della Cia assoldati da ex uomini del KGB). Lo scopo è quello di screditare la Befana ed Harry Potter (noti filo-islamici) per favorire l'ascesa di Zio Paperone e Gastone (noti sionisti) in America. Contemporaneamente, il contro-spionaggio statunitense che si occupa di "spioneggiare" gli ex del KGB e la Cia deviata, ha assoldato Minnie e Paperina per millantare uno stupro subito dal fondatore del noto portale da molti definito "pirata".

In combutta con Israele, in ultimo, c'è anche un mai realmente defunto Michael Jackson; da poco convertitosi all'ebraismo e deciso a ritornare sulla scena  pop (frizzantina) con il nome di Aronne Marfè Albahari.

 

Eppure non riesco a comprendere come mai nessuno ci fosse arrivato prima...era così dannatamente semplice intuire certi collegamenti.

 

Germano Milite

 
 
 

I giovani padani costretti alla "clandestinità"

Post n°228 pubblicato il 18 Novembre 2010 da eccelso86

Di: Germano Milite

In questo mondo globalizzato e sempre più pieno di terroni ed extracomunitari pronti ad invadere la paradisiaca ed eterea Padania, arriva la drammatica legge del contrappasso a punire quegli imberbi ed ingenui ragazzotti nordici che adorano (adoravano?) la Lega Nord. Il forum ufficiale dei giovani padani, infatti, è stato oscurato in seguito alla mole considerevole di messaggi negativi comparsi nelle ultime settimane nei vari topic.
Critiche, asprissime, al sempre meno tollerato governo Berlusconi ed allo stesso Carroccio, hanno spinto gli admin del forum ed il coordinatore dell MGP Massimo Grimoldi a decidere di chiudere lo spazio virtuale senza alcun preavviso, nè spiegazione. Del resto, come cultura mafiosa insegna, "i panni sporchi si lavano famiglia": meglio evitare di apparire all'esterno come deboli e litigiosi; meglio censurare le critiche al buon Renzo "trota" Bossi ed alle escort del Premier.
E così, i giovani padani, infame ironia della sorte, sono passati essi stessi allo status di clandestini; "emigrando" su
questo nuovo spazio web aperto tramite forumfree. Il tutto, ovviamente, per continuare ad essere "padroni a casa nostra"; come si sloganeggia gagliardamente sul sito dei giovani padani di Saronno (da notare, tra l'altro, il trashissimo midi che richiama melodie celtiche).



 
 
 

L'arte involontaria...

Post n°227 pubblicato il 04 Novembre 2010 da eccelso86

Qualche minuto fa sono inciampato su di una valigia che era stata lasciata nel corridoio di casa mia (era buio, mi stava esplodendo la vescica e correvo come un pazzo verso il wc a mo di talpa nevrastenica). Cadendo mi si è infilato un pastello a cera verde nel naso, si è sciolto per il calore, ho starnutito proprio davanti alla porta del cesso e per puro caso ho "disegnato" con il muco e la cera una splendida farfalla verde pisello.

E poi quando dico che sono un artista mi prendono pure per il culo...tze

 
 
 

Il Nano distruttore

Post n°226 pubblicato il 12 Settembre 2010 da eccelso86


Di Germano Milite

Per il mio ottavo compleanno il mio vecchio mi regalò un aeroporto in miniatura della Lego. La scatola conteneva oltre 600 pezzi e  quindi potrete immaginare che ci volle mezza mattinata per costruire la piccola-grande struttura di plastica. Seguimmo le istruzioni passo passo e, fissaggio dopo fissaggio, vennero su la torre di controllo, il ristorante, la sala d’attesa, la pista di decollo-atterraggio, il garage per i mezzi di soccorso ed infine l’aereo di linea con le sue 12 sedioline in plastica sulle quali incastrare i due buchi che i pupazzetti avevano al posto delle natiche. Tre ore di duro lavoro che però valsero decisamente la pena. Né io, né il mio babbo potevamo però sapere che, di li a breve, il sederello pannolinoso di mio fratello minore (che doveva ancora compiere un anno ed amava ciondolare per casa in equilibrio precario), sarebbe rovinosamente impattato sulla torre di controllo, il ristorante, la sala d’attesa e parte dell’aereo. Quando avvenne il fattaccio io ero nella mia stanza; a cercare nella cesta dei vecchi giochi altri pupazzetti legoformi da aggiungere ai 5-6 che erano contenuti dalla confezione.
Ad un tratto ecco lo “scratafascetecrackfrashhhhhhhhhhhhh…” intuii quasi subito cos’era successo e, mentre correvo verso il luogo dell’impietoso sfascio, urlai “Carlooooooooooooooooooooooooooooooo”.
Arrivai e vidi mio fratello stravaccato a cosce lardose aperte su quel che rimaneva del glorioso aeroporto della Lego. Io stavo per piangere, mio fratello invece aveva un sorrisetto divertito allegato ad un filo di bava che ciondolava in procinto di colpire la faccina altrettanto sorridente di un pupazzo-stuart.
Non vi racconterò come mio padre e mia madre salvarono la vita a mio fratello perché francamente non lo ricordo precisamente ma ricordo bene che, per una mezza frazione di secondo, la stessa che era bastata a quelle chiappette cicciose ed ammortizzate per distruggere lo splendido miniscalo, pensai all’omicidio.
Questo episodio m‘è venuto metaforicamente in testa ieri; dopo aver ascoltato le invettive al solito isteriche di Brunettolo sul meridione e in particolare su quel cancro-antisviluppo che sarebbero Caserta, Napoli e la Calabria. Dichiarazioni sbraitanti e cialtrone subito seguite dalle reazioni rivendicazioniste e risentite di vescovi, intellettuali, politici d’opposizione e movimenti meridionalisti. Insomma: il solito teatrino del ministro della Repubblica di turno che, a fne 2010, continua a sparare minchiate che sarebbero imbarazzanti e non giustificabili anche per un vecchietto arteriosclerotico e un po’ brillo che agita il pungo al bar alla disperata ricerca del consenso degli  amici pensionati. Al di la delle offese obiettive di Brunetta, delle giuste reazioni degli amici meridionalisti, però, c’è qualche altro punto che va oggettivamente osservato riguardo la classe dirigente e soprattutto i cittadini d’Italia (e non in via esclusiva del sud). Procederò per punti.
1. La favoletta stereotipica ed ignorante del Sud infingardo, cancerogeno e arrancante e del Nord virtuoso, produttivo, onesto, diligente e trainante deve finire una buona volta o, almeno, non essere più raccontata con tanta imperdonabile cialtroneria, superficialità ed arroganza da persone che, come Brunetta, vengono stipendiate DA TUTTI I CTTADINI ITALIANI; compresi i tanto detestati terroni. Non si può infatti parlare di mancata volontà da parte di tutti  i meridionali  di emergere dalla melmaglia della corruzione, del lassismo e dell’inesistente senso civico. Il caro ministro, giusto a titolo esemplificativo, dovrebbe valutare ciò che è successo al virtuoso sindaco del virtuoso comune  di Camigliano (proprio in provincia di Caserta). Il saccente e tuttologo ministrello, difatti, dovrebbe sapere che tale comune è stato commissariato dopo che, il suo primo cittadino, si è macchiato della “colpa” di proporre ed attuare un tipo di politica eco-sostenibile di gestione dei rifiuti. A segare le gambe al sindaco Vincenzo Cenname, come noto oramai anche ai pali della luce, c’ha pensato LO STATO CENTRALE CON LE SUE ASSURDE LEGGI COGITATE PER FAVORIRE LA MAFIA ISTITUZIONALE E QUELLA “REALE”. Lo Stato italiano, quindi, si è comportato nei confronti di Camigliano (ma gli esempi sono tantissimi) come mio fratello minore con quel piccolo aeroporto; ma con una differenza fondamentale: il potere centrale è retto da dipendenti pubblici strapagati e di una certa età e non da un pupo che muove i primi passi e ancora non parla. Chi oggi, sia del Pdl o della Lega, continua ad alimentare la guerra tra poveri Nord Vs Sud, è inconfutabilmente un malato di mente che andrebbe esautorato da ogni potere e rinchiuso o, in alternativa, un delinquente-corrotto-mafioso che ha interessi a mantenere divisa la nostra nazione, a creare polemica sterile; a distruggere ciò che con fatica, coraggio e dignità viene costruito ogni sacrosanto giorno da chi lavora per la sua gente e per la sua terra.
2. Il secondo ed ultimo punto, doveroso, riguarda la critica che va rivolta alla cittadinanza italiana (senza anacronistiche differenziazioni marcate e stereotipiche tra settentrione e meridione) ed alla sua quasi totale, incosciente ed oramai intollerabile analfabetizzazione politica. Se la Germania ha tra le migliori classi dirigenti del mondo di chi crediamo sia il merito? Dei politici tedeschi o di chi, quei politici, li seleziona, segue, giudica, punisce e premia con un senso civico per lo più assente nella razza italica TUTTA? Provate a girare per strada come ha fatto il sottoscritto; provate a chiedere alle gente cosa ne pensa della politica e dei politici italiani. I commenti saranno quasi tutti uguali:”E’ tutto un magna-magna”. “Ah io sono apolitico”. “Ah io non voto da 10 anni”. “Ah io non seguo e non voglio seguire”. “Ah per me andrebbero mandati tutti a casa”. Un paese di gentucola menefreghista, ignorante, paracula, lamentosa ma inconcludente, confusa, ipocrita e con un vizio patologico alla delega di ogni problema. Questa gente che commenta quasi soddisfatta sul fatto che di politica non si interessa e/o non ne capisce un tubo perché “tanto so tutti ladri”, dovrebbe guardarsi allo specchio per rendersi conto che è proprio come quel pupo bavoso ed inconsapevole che distrugge ogni cosa a colpi di culate ed è naturalmente incapace di costruire qualcosa. Ma queste persone, a differenza del piccolo, tenero ed incolpevole
bimbetto, hanno l’età per votare, intendere e volere. Solo che chi/cosa votano, intendono e vogliono, alla fine, non lo sanno bene nemmeno loro. La mia generazione non ha futuro e quest’affermazione non è un vuoto gioco retorico inutilmente allarmistico ma un dato di fatto constatato da chi ha ancora almeno 2-3 neuroni attivi e vive in Italia. Un paese che ha al governo uomini come Brunetta, è un paese destinato all’autodistruzione. Un paese che non sa guardare denunciare  e combattere con forza e coraggio il marciume che ottunde cuore ed anime di chi lo popola è parimenti destinato all'oblio ed alla guerra civile. Io, come tanti altri miei coetanei, passo notti insonni tra rabbia, paura, frustrazione ed angoscia…ho voglia di giocarmi tutto il poco che ho per tentare di togliere ai ladri ed ai disonesti che ci hanno svuotato l’avvenire riempiendosi le tasche tutto il troppo che hanno arraffato. Io voglio ma…da solo sono solo.

 

Ps il Nano distruttore, ovviamente, è riferito al mio fratellino. Che Brunetta non si senta assolutamente chiamato in causa.

 
 
 

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