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viaggio nell'anima di Buenos Aires

 
 

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BENTORNATO TANGO

"L'essenza del tango sta nel suo carattere di musica di quartiere, di marginalità.

Il tango lo canta sempre un poeta impegnato. Anche se i tanghi non hanno un contenuto esplicitamente politico, tutti i tanghi sono impegnati perchè sono politicamente scorretti. E oggi lo sono ancora di più, in questi tempi dove la sconfitta, la povertà e l'emarginazione mostrano il loro essere effetto politico. Il tango è scorretto, trasgressivo, e per questo è tornato. In questi tempi di vigliaccheria davanti alle incertezze, questa musica aiuta ad affrontare l'angoscia, a fare riflettere su noi stessi, sul nostro domani.

Dove suona un tango, si stabilisce una complicità di spazio, tempo ed emotività. E questo è il mistero dell'universale. L'energia del linguaggio al di là della lingua, il rito, la corporeità. E' il mistero che ci unisce e ci separa".

(Adriana Varela, cantante di tango)

 

FOTOTANGO

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TANGUEANDO

“El tango, hijo tristón de la alegre milonga, ha nacido en los corrales suburbanos y en los patios de conventillo.
En las dos orillas del Plata, es música de mala fama. La bailan, sobre piso de tierra, obreros y malevos, hombres de martillo o cuchillo, macho con macho si la mujer no es capaz de seguir el paso muy entrador y quebrado o si le resulta cosa de putas el abrazo tan cuerpo a cuerpo: la pareja se desliza, se hamaca, se despereza y se florea en cortes y filigranas.
El tango viene de las tonadas gauchas de tierra adentro y viene de la mar, de los cantares marineros.

 

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LA DANZA DELL'UNIVERSO

"LOS PLANETAS GIRAN, HAY UN SISTEMA EN EL UNIVERSO QUE ES CIRCULAR Y EL GIRO, LOS ATOMOS TAMBIEN ESTAN GIRANDO SOBRE SI MISMOS Y A LA VEZ EN ORBITA CON OTROS, Y TODO ESTA VIBRANDO Y GIRANDO, TODO ES CIRCULAR Y REDONDO. Y PARA MI EL TANGO COMO DANZA ES ESO"

 
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Bruna Bianchi

Bruna Bianchi Giornalista

 

 

« I "contro" di Buenos Aires

I "pro" di Buenos Aires

Post n°728 pubblicato il 01 Maggio 2017 da malenamil

La prima cosa che mi viene in mente è il cielo. La seconda è l'architettura. La terza è la formalità cavalleresca, la quarta la libertà di fare festa, la quinta l'offerta di spettacoli di teatro, musica, arte. 

Mi riferisco solo alla capitale, perchè sull'Argentina in generale so solo per sentito dire, visto foto, film, eccetera. La natura è straordinaria, non c'è dubbio, e nessuno torna deluso da un viaggio, sia al Nord, sia al Sud. 

Il cielo. Ma anche il clima, che provoca fenomeni incredibili. Colori che cambiano ad ogni tramonto o luci spezzate, chiaroscuri, riflessi inimmaginabii, striature e senso di ampiezza e lontananza che fa guardare in alto continuamente o per terra, nei giochi di luci ed ombre che si susseguono. Può diluviare a catinelle e sono disastri, ma non dura mai a lungo la pioggia. Può fare freddo da cappotto e il giorno sucessivo caldo da maglietta e shorts. Le mezze stagioni sono fantastiche, a differenza dell'estate (da dicembre a febbraio) che è di caldo torrido e afoso. Peggio che da noi. L'Argentina però è grande e il clima cambia considerevolmente al sud, dove c'è sempre vento già a Mar del PLata (che è ancora provincia di Buenos Aires), ma si affaccia sull'oceano, e al Nord, che è più vicino al Brasile e perciò sempre più caldo. Gli italiani, per ragioni ovvie, tendono ad andare ad agosto e trovano l'inverno, che non è mai un inverno paragonabile al nostro, nè nevica, e anche in inverno, olre ad avere il vantaggio della quasi assenza di piogge, hanno i cambi di temperatura per non annoiarsi mai e vestirsi sempre a strati. 

L'architettura è un miscuglio ben riuscito di vecchio, nuovo, malconcio, antico, decadente, modernissimo con modelli francesi, spagnoli, italiani, tedeschi e americani. Ogni casa è diversa dall'altra pur nella stessa epoca con una creatività che non ha eguali nel mondo.Buenos Aires è immensa e alla domenica mattina, quando ancora dorme e non è invasa dalle auto e dai lavoratori del conurbano e delle altre provincie, è uno spettacolo da ammirare senza stancarsi mai. Le grandi vie, prima fra tutte la 9 de Julio, hanno un respiro imponente e nel contempo mantengono quel non so che di nostalgico, romantico, delicato e gradevolissimo all'occhio umano. Quello che rende a prima vista tanto affascinante questa città è un volo d'uccello che ti obbliga a penetrarla, ti chiama, ti seduce, ti invita. Una specie di magia conseguenza del colonialismo spagnolo, dell'800 della rivoluzione per l'autonomia e della grande immigrazione (anche interna) degli inizi del '900. Tanto c'è di italiano e francese e spagnolo perchè l'Argentina e i suoi architetti desideravano una città europea, secondo un modello in totale rottura con il Sudamerica. E ci sono riusciti grazie anche al benessere, alla manodopera dei nostri artigiani, all'oro che mandava il re d'Italia e a quel fermento culturale, teatrale, intellettuale e musicale che l'ha fatta diventare in pochi decenni una seconda Parigi.  La sua decadenza in decenni ben diversi le offre comunque un fascino unico e la rende una sorta di crogiuolo non di culture diverse, come è accaduto da noi, bensì di mantenimento dello status quo. Cade a pezzi? Lasciamolo cadere... Per contro, le nuove costruzioni sono ingiustamente poco considerate tra le più belle del mondo. Grattacieli altissimi coi vetri a specchio che si affiancano a vecchi "bodegòn" o autobus scassati che gli sfrecciano davanti, sono contrasti forti e catturano l'attenzione. In sostanza, niente passa inosservato e niente non ha almeno la capacità di suscitare qualche emozione. Resterà sempre così? No, è destinata a cambiare per diventare più vivibile, per ineressi immobiliari e perchè i vecchi muoiono portandosi via gli artigiani, i modelli, il modo di lavorare antico che le nuove generazioni non accettano più. E cambierà anche per le regole che fino ad oggi sono state di manica larghissima e noncuranza totale del bene pubblico. Plaza de Mayo, sede della Casa Rosada e del presidente della Repubblica è ancora oggi una piazza gazzabuglio, simbolo talmente forte delle proteste del popolo e della memoria peronista da diventare quasi intoccabile. La polizia schierata davanti ai cancelli di difesa del palazzo presidenziale, è inguardabile. Ravviva memorie di dittature e governi sudamericani, di sparatorie e sangue. Vesitit di nero e con giubbotti antiproiettile, coem dovessero essere pronti a scontri che in efetti non sono rari. Sembrano cercarli gli uni e gli altri... 

La forma non è sostanza, ma fa bene all'anima e al corpo. Essere sempre salutati dai commercianti, dagli inquilini di un palazzo, da chiunque si venga a contatto è un bellissimo modo di porsi. Venire aiutati dagli uomini, se si è donna, sempre, a sollevare qualcosa di pesnte senza quasi bisogno di chiederlo e se si chiede mai si sentirà dire un no o girarsi dall'altra parte, ristabilisce quei comportamenti antichi che hanno un senso: la donna ha meno muscoli dell'uomo. Ma la donna è rispettata anche sui collettivi, appena possibile e sicuramente se è anziana; chiunque si alza per lasciarle il posto. Per contro però, proprio perchè la forma non è sostanza, la tratta delle ragazze,la violenza sessuale, il maschilismo psicopatico fino all'omicidio più cruento hanno statistiche impressionanti, non di molto minori di altri paesi sudamericani che non si considerano tanto europei ed avanzati come l'Argentina. Anche la violenza ha connotazione tipicamente maschile e dire violenza in Argentina significa qualcosa che poco conosciamo per la rabbia incontrollabile che sa manifestare per cose anche irrisorie. Droga e alcol la fomentano, ma la rabbia è particolarmente diffusa e pronta ad esplodere. 

I bambini sono tutti ben disposti verso gli sconosciuti, così come i loro genitori. Benchè la paura sia notevole (rapimenti, violenza, pericoli, ecc,) crescono molto più liberi dei nostri bambini e vengono abituati dagli esempi degli altri e fidarsi degli estranei e rispondere ai sorrisi e comunicare. Raccontano a chiunque le loro piccole storie. Del resto gli argentini sono un popolo che non nasconde niente: le mamme allattano in pubblico ovunque e spesso senza neppure coprirsi troppo e nessuno ci fa caso, i baci sensuali sono comuni per la strada, anche di coppie non giovani. L'afettività in generale non è considerata intima e un po' come accade nel tango in milonga, i protagonisti si isolano completamente dal resto del mondo a nche se passano centinaia di persone. Il rovescio della medaglia è che tana abitudine a vedere tutto ed esporre tutto, porta anche a ignorare i poveri che vivono in mezzo alla strada con decine di infanti. Ho visto fare la carità ai musicisti, ho visto comprare ai venditori sui treni, ma non ho mai visto portare cibo o fermarsi di fronte ai derelitti. Sono un popolo invisibile. 

La libertà è tanta e coinvolge incredibilmente. Anche questa è forma, non sostanza. Figlia del populismo e dela religione dei popoli (divertimento gratis, che chiamano cultura), fare festa è parte integrante della vita argentina. Le classi sociali meno abbienti si accontentano di spettacoli e teatri e ferias di strada, le più alte di gite fuoriporta, ristoranti e viaggi. Le regole in realtà ci sono e sono anche forti ma non si capisce mai bene quando si e quando no e questa ambiguità genera proteste e rabbia. Ovvio. Se un sindacato riesce a fermare tutto il paese pur rappresentandone uno scarso 40 per cento, hai voglia a pensare che sia un popolo capace di conflittuaità e libertà, regole e doveri, diritti e giustizia. Il retaggio politico e culturale ha lasciato segni indelebili e incolpare l'ultimo governo di ogni malefatta paragonandolo a quelli precedenti è una logica conseguenza. Il cambiamento è in atto e viene contrastato con un ritorno al passato più sicuro, non a un futuro. La paura di chi è passato da crisi economiche acute può far sragionare. 

E poi ci sono i chioschi sempre aperti, le sporchissime parrillas dove la carne è straordinaria e chi la vende è contento di venderla anche alle 11 di sera e sarà sempre gentile anche se è stanco morto. A Buenos Aires si può sempre mangiare e non ci sono orari da rispettare nè per forza avere qualcosa in casa. Con due empanadas si cena e anche i ristoranti le vendono da portare via. E c'è una scelta incredibile d bar, stile francese, stile novecento, stile modernissimo nord Europa che sono una delizia. Per i dolci, per il luogo, per la musica, per la gente. Il caffè bisogna chiederlo ristretto, finalmente hanno imparato a farlo bene. 

 

 

 
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SU DI ME

Sono nata e vivo a Milano. Giornalista professionista dal 1989, lavoro come dipendente in Italia per un gruppo di tre quotidiani e sono specialista di crimini familiari, ricerca di scomparsi e indagini di cronaca nera nazionali e internazionali. Ballo tango argentino dal 2000. Il mio primo soggiorno a Buenos Aires è del 2004. Ho condotto ricerche sulla storia dell'immigrazione in Argentina e della nascita del tango. Sono stata intervistata in diretta alla radio di tango 2x4 (2008), alla radio culturale de la Ciudad del Gobierno di Buenos Aires (2009) e alla radio dell'Università de La Plata (2004). I post scritti a Buenos Aires sono frutto originale delle mie ricerche, quelli scritti dalll'Italia attingono da varie fonti, principlamente quotidiani argentini.

 

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LA DANZA DELL'UNIVERSO

"El tango es una danza poderosa porque es armònica con el movimiento del sistema en el que estamos inmersos. Es la danza de Shiva, la danza che le da forma al mundo y el mundo le da la forma a esa danza. Tiene todos los elementos: el hombre, la mujer, al yin y el yang, lo circular, el abrazo"

 

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MALENA, LUCIO DE MARE-HOMERO MANZI 1941

Malena canta el tango como ninguna
y en cada verso pone su corazón.
A yuyo del suburbio su voz perfuma,
Malena tiene pena de bandoneón.
Tal vez allá en la infancia su voz de alondra
tomó ese tono oscuro de callejón,
o acaso aquel romance que sólo nombra
cuando se pone triste con el alcohol.
Malena canta el tango con voz de sombra,
Malena tiene pena de bandoneón.

Tu canción
tiene el frío del último encuentro.
Tu canción
se hace amarga en la sal del recuerdo.
Yo no sé
si tu voz es la flor de una pena,
só1o sé que al rumor de tus tangos, Malena,
te siento más buena,
más buena que yo.

Tus ojos son oscuros como el olvido,
tus labios apretados como el rencor,
tus manos dos palomas que sienten frío,
tus venas tienen sangre de bandoneón.
Tus tangos son criaturas abandonadas
que cruzan sobre el barro del callejón,
cuando todas las puertas están cerradas
y ladran los fantasmas de la canción.
Malena canta el tango con voz quebrada,
Malena tiene pena de bandoneón.

 

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