Questo mio micro-racchionto è stato pubblicato nel blog di Barbara Garlaschelli per l'iniziativa "Corto si può fare". La frase finale vuole essere un omaggio al famosissimo corto di Augusto Monterroso.
L'altra mattina uscendo di casa ho incontrato un dinosauro. Era un diplodocus hallorum, esemplare raro, dice Wikipedia. Stava fermo proprio dietro la mia auto.
-Potrebbe spostarsi- ho chiesto.
-Sa... - ho accennato, facendo segno con la mano.
Il diplodocus s'è voltato leggermente dalla mia parte, poi ha ripreso a rosicchiare le foglie dell'acero sotto il quale stava parcheggiata la macchina.
Mi sono messo a tamburellare le dita sulla manica del giubbetto.
-Senta, mi scusi, non vorrei sembrarle insistente, ma ho il treno tra dieci minuti e, sa, un appuntamento di lavoro piuttosto importante.
La bestia - mi scuso se la definisco tale - si è voltata di nuovo.
-Guardi, mi sposterei volentieri ma proprio non posso, ho una leggera ma fastidiosa afflizione proto dentaria, vede qui? - ha detto aprendo la bocca (enorme, a dire il vero).
Mi sono grattato la testa e in punta di piedi ho osservato la dentatura.
-Mah, vede, non che ci capisca granché, però credo che la situazione non peggiorerebbe se si spostasse appena un po' più in là, non trova?
-Eh, la fa facile, lei. Vede, quest'acero è stato consigliato dall'associazione medici dentisti.
-Per la cura dell'afflizione proto dentaria? – ho chiesto abbastanza retoricamente.
-Eggià - ha risposto.
-Vabbé, e crede che ne avrà ancora per molto - ho fatto.
-Mah, il tempo necessario, masticare con giudizio almeno trentasei volte, dicono le avvertenze. -
Detto questo, mi ha mostrato un fossile che non sono riuscito a interpretare.
Oh beh, mi sono detto, tanto vale ritornare di sopra.
Mi sono seduto al tavolo della cucina e ho divorato un intero pacchetto di macine, circa 300 grammi. Di seguito ho consultato televideo e poi schiacciato un pisolino.
Quando mi sono svegliato, il dinosauro era ancora là.