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IL MONDO CHE VERRA'

Post n°112 pubblicato il 07 Settembre 2016 da jonwoo1998

In merito alla situazione politica attuale e alle montagne di parole che ci vengono quotidianamente propinate da una stampa di livello fognario, mi chiedo se queste “pseudo analisi” sempre schiacciate sull'oggi possano essere minimamente utili per comprendere un fenomeno (che oggi riguarda i 5s, domani Tizio e domani l’altro Caio, sempre in un’ottica personalistica e poco durevole)  del quale noi vediamo la punta emergente ma che contiene un voluminoso corpo sotterraneo e che data perlomeno dalla c.d fine della "prima repubblica", ovvero dalla distruzione sistematica della partecipazione politica consapevole in strutture organizzate (e quindi di classe) e il dileggio di ogni "corpo intermedio" fino a creare una rappresentazione di un "popolo" di consumatori interclassista atto, appunto, solo a consumare nel felice mondo postmoderno del capitalismo assoluto.  

In questo lavorio pluridecennale, importanti gruppi di pressione "illuminati " (gruppo "L'espresso/Repubblica" in primis) collaterali a realtà industriali ma anche a elementi politici spiccatamente atlantici, hanno, certo non da soli, da almeno 25 anni,  collaborato per sostenere la fine dei partiti, promuovere il populismo (del quale ora si scandalizzano perché non corrisponde al loro strano populismo liberista) e hanno contribuito alla nascita di uno scenario politico tutto occupato da soggetti uguali, non alternativi tra di loro (eccetto sulle sovrastrutture: onestà, trasparenza etc... come se l’onestà, la trasparenza, magari “l’amore” fossero e potessero essere valori politici) e tanto meno al sistema. 

In questa situazione, quando la realtà vera (sgradevole, puzzolente e poco rispettosa) emerge appena dalla “narrazione fasulla”  rimangono I soliti richiami identitari del tutto svuotati, per non dire di peggio (non sono i valori in sé ad essere svuotati, sia chiaro,  ma la loro rappresentazione mediatica) alla “destra” e alla “sinistra”, al “fascismo” o all’“antifascismo”  con cui si dileggia il presunto avversario (in realtà specchio esatto l’uno dell’altro, solo, magari, vestito in maniera diversa, a volte neppure quello.) e nel contempo si cerca di rafforzare la propria parte (una parte che in realtà non esiste neppure sulle mappe virtuali).

Voglio dire, è troppo tardi.

Tutti questi soggetti sono in realtà comparse, ben pagate, di un potere che ormai è altrove e che fa volentieri a meno della politica (intesa come visione e creazione di realtà diverse e non come amministrazione dell’esistente, perché l’esistente esiste in quanto dominio di potere di qualche altro soggetto, non certo perché esiste davvero da qualche parte come “assoluto”) ma non fa, e non può fare,  a meno dello Stato, delle leggi e dei danari pubblici, di cui ha bisogno per far legiferare e operare in propria direzione (in assenza di qualunque elemento ostativo, non dico di classe, ma neppure per “amor patrio”), per questo la classe politica oltre che al servizio del capitale deve essere di infimo livello. Non è un caso, ma una necessità.

Insomma dallo Stato Nazionale, che tentava di essere perlomeno “terzo” (e non lo era)  siamo ora di fronte allo Stato completamente dipendente dalla forze economiche predominanti, dove (come diceva Gallino) si attuano le “porte girevoli” in cui gli stessi personaggi siedono una volta nel Cda della multinazionale “y” e la volta successiva nel parlamento della repubblica “x” portando avanti, in ambedue i posti, I loro interessi e quelli delle realtà economiche di riferimento. 

In questo senso vanno lette le riforme proposte negli ultimi 25 anni, ovvero un processo di smantellamento delle costituzioni repubblicane precedenti nate e diffuse nel trentennio 45-75, quello delle socialdemocrazie e del compromesso capitale-lavoro (supportato dai partiti). 

A me sembra quindi davvero poco interessante e per nulla appassionante il giochino attuale delle personalizzazioni di “tizio”, “caio” e “sempronio” in quanto si tratta di pura fuffa mediatica e di fasulle diversificazioni di identità e personalità intercambiabili (al netto delle simpatie o antipatie personali). 

Insomma il vecchio detto qualunquista è diventato realtà: “sono davvero tutti uguali”. 

Anche le riforme precedenti, quelle dell’ultimo trentennio, andavano nella stessa direzione pur se proposte da chi, magari, ora si vende (per pura lotta di potere) come avversario indomito della “reazione”. 

Andavano nella stessa direzione perché non era farina del sacco del politico di turno, ma, come in “Manchurian Candidate” il politico “x” era stato adeguatamente preparato (non con una droga o una sostanza misteriosa, ma con i quattrini) dalle classi dominanti (alle quali appartiene in qualità di dominato, per dirla con Bourdieau)

In questo scenario l'emergere di veri populismi nazionali e “reazionari” (e mi permetto di aggiungere le virgolette) io credo che sarà la vera novità dirompente nei prossimi anni e una delle vie (tragiche) di uscita da questo sistema, considerato che le forze che qualche decennio fa si potevano dire “ di sinistra” hanno abdicato ( e non a gratis) al loro compito e, anzi, sono totalmente sdraiate in favore, non tanto del capitalismo industriale (anzi, ad averne) ma del capitale finanziario e di un’Europa del tutto indifendibile.

E dove, invece, le forze cosiddette reazionarie e populiste (sia chiaro in merito ad un populismo poco gradito. Per il resto tutti oggi sono populisti) possono vendersi sul mercato elettorale come non compromesse con i poteri finanziari e, soprattutto, con l’odiata unione europea. 

Che questo sia vero oppure no non ha alcuna importanza, perché nella cosiddetta società liquida attuale il vero e il falso sono affogati nella narrazione mediatica. E sono risibili le analisi di chi marchia questi populismi come “fascisti” “reazionari”, ovviamente “razzisti” oppure “antisemiti” perché sono cresciuti sulla pianta che loro  stessi hanno annaffiato (la “ggente” di Santoro, le serate di “gad Lerner”, la “laicità” come in-differenziazione ). E più si demonizzano, più queste forze cresceranno. 

Non si cura la malattia (se di malattia si tratta) sparando al malato. 

A furia di distruggere e relativizzare tutti i valori (il lavoro, i diritti sociali, le sicurezze, la sanità) il “popolo indistinto” si muove e si muoverà di conseguenza, pensando, ovviamente in primis ai propri egoistici interessi.

Non vedo soluzioni, né a breve, né a medio periodo. Per dirla in battuta, come ebbe ad esclamare quello che aveva forato lo pneumatico “questo è un bucato che non asciuga”. 

L’unica timida strada potrebbe essere quella di un populismo della costituzione, dell’amore di patria anche egoista ma nel contesto dello spirito repubblicano e perfino nazionalista in economia e temperato da una onesta socialdemocrazia. 

Potremmo provarci, forse, ma sinceramente mi pare troppo tardi per tutto. 

No, non sarà un bel mondo quello che verrà, ma è stato adeguatamente preparato da chi oggi si straccia le vesti, ovviamente firmate dallo stilista famoso. 

Buon divertimento.

 

AB, Settembre 2016

 
 
 
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