Creato da biangege il 29/12/2009

Bian e Gege

I diari di viaggio di due mototuristi

 

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17 maggio 2015: la Cappelletta del Fante

Diciamolo pure: al passo del Biscia non ci vai apposta, ti ci trovi per caso. Non ti sei perso perché (tagline di "non ricordo chi" * del forum di Mototurismo) "se non ti importa di dove sei, non ti sei perso" e ti rallegri di questa scoperta perché sulla cartina questa strada non l'avresti mai cercata...

Eravamo partiti con l'idea di fare un salto al mare e percorrere la "Strada delle gallerie" che, per la Liguria, significa il tracciato della vecchia ferrovia tra Riva Trigoso e Deiva Marina resa carreggiabile con il raddoppio più a monte della linea Genova-La Spezia.
L'autostrada ci porta a Sestri Levante da dove, dietro i cantieri navali di Riva Trigoso (cantieri a parte, il borgo vecchio non è da buttare), si raggiunge l'inizio della strada che, molto stretta, è regolata da semaforo a senso unico alternato con transiti ogni 20 minuti. L'attesa sotto il sole non è particolarmente gradevole, al “verde” infiliamo la sequenza di gallerie cogliendo gli sprazzi di mare tra una e l'altra: per noi trenomani sarebbe meglio percorrerla in bici a scopo storico fermandosi a vedere le vestigia.

Moneglia si annuncia frequentata, i parcheggi moto sono pieni, proseguiamo per Deiva Marina dove, evitati i ristoranti tipicamente turistici con un menu di piatti banali, troviamo l'osteria "Le acciughe fanno il pallone" che propone una selezione di piatti tra lo street food e la haute cuisine, merita davvero.

Niente voglia di spiaggia (e comunque, niente abbigliamento da spiaggia) perciò guadagniamo l’entroterra prendendo l’Aurelia verso ovest, valicando il Bracco e raggiungendo Lavagna. Prende forma l’idea di puntare sul passo di Cento Croci e la cartina suggerisce strade alternative, magari la contorta SP26bis che valica il Bocco... un po’ di confusione nel conteggio degli incroci e ci troviamo su una strada che non è quella che dovremmo percorrere, ma veniamo attratti da un’indicazione: “Miniera di Gambatesa”: ah caspita, ma è quella di un ritaglio di QuiTouring conservato come promemoria... Tutto quello che è ipogeo ha per noi una grande attrazione, partiamo seguendo le indicazioni lungo la tortuosa SP26 (senza bis), troviamo il cartello che ci indirizza su una stradina secondaria, sempre asfaltata e la seguiamo fino a... una sbarra. Delusione: scopriremo a posteriori che l’attività museale è cessata “temporaneamente” nel 2011 per cambiamento del quadro normativo... (update 2020: aperta sabato e domenica, visite su prenotazione)

A questo punto tanto vale continuare per la SP26 e dopo pochi chilometri e qualche tornante eccoci al Passo del Biscia: boschi, qualche tavolo da picnic sotto gli alberi, il cocuzzolo del monte Chiappozzo, alcune sculture in memoria della guerra partigiana e la Cappelletta. Tecnicamente non sarebbe una cappella, non ha insegne sacre: accanto all’ingresso due proietti, sull’arco la stella a cinque punte, sull’architrave di travertino bianco una lunga epigrafe che tale Benedetto Pessagno dedica al figlio Vittorio morto sull’Ortigara nel 'Novecentodiciassette. Sopra, la statua del giovane soldato, caduto come mille altri in quella carneficina di cent'anni fa, a far da sentinella al passo. Dentro la cappella, il più prosaico degli altari: un camino annerito dal fumo di mille fuochi passati, un altare che potrebbe mettere d’accordo tutte le genti di qualsivoglia provenienza e cultura sedute sulle due lunghe panche ai lati.


La discesa dal Biscia ci porta a Varese Ligure, una sosta che non è mai sprecata per fare due passi tra il castello e il borgo rotondo gustando un gelato. Alla fine giunge l’ora del ritorno, un po’ di curve per Borgotaro e Berceto e poi l’autostrada della Cisa, e via verso casa.




 
 
 
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