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Bibliofilo arcano

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Stemmi degli antichi stampatori

 

Manuale teorico pratico di bibliografia, Volume I
di Giuseppe Maria Mira
Stamperia Piola e Tamburelli, 1862, pagg. 260-272.

CAPITOLO OTTAVO

Degli stemmi, marche e segni degli antichi stampatori.

Per distinguere le loro opere gli antichi stampatori, ciascuno di loro metteva nei libri da esso stampati un segno, una marca, uno stemma. Ogni stampatore servivasi di una di esse, e spesse volte il successore di una stamperia variava colla morte del suo predecessore, con aggiungerli, o toglierli qualche parte pegli stemmi particolarmente.

Tali segni venivano in differenti modi rappresentati. Vi erano coloro che preferivano la soscrizione, per fare conoscere le opere stampate nelle loro stamperie, ed avevano segnatamente una formola tutta particolare, ovvero delle frasi varie tra loro.

Altri praticavano un modo differente da questi, dichiarando, il loro nome, e spesse volte la città ove era stampato e l'anno della pubblicazione in uno, o più, versi in fine del libro.

Vi erano quelli che si facevano conoscere nella prima capolettera, la quale conteneva uno scudo con qualche emblema e la impresa dello stampatore, ovvero una delle due cose. Servivansi altri di un fregio tutto particolare differente di quelli usati dagli altri stampatori. Diversi usavano una vignetta tutta propria.

Finalmente molti stampatori alla fine del libro, ovvero in foglio separato stampavano uno stemma o di famiglia, o emblematico, e spesse volte col loro nome e cognome per intiero, o con lettere iniziali, ovvero con sigle.

Nei tempi meno antichi tale uso si rese generale, e lo stemma lo stampavano nel frontispizio, od in fine del libro nell'ultima carta, o in foglio separato.

Non comportando l'opera che ho intrapreso, ch'io descriva minutamente tutti i segni, tutte le marche e stemmi, mi sono contentato farne conoscere alcuni di questi ultimi, che possono servire di norma a coloro che agli studii bibliografici vogliono applicarsi; avvegnaché per i segni e per le marche sarebbe lungo e difficile il descriverli. Ma piuttosto è facile comprendersi da coloro che son versati in tali studii forniti di una lunga pratica. Avvezzo l'occhio agli esami e colle osservazioni, ritenendo a memoria i segni da me antecedentemente espressati pella conoscenza delle antiche edizioni renderebbesi lor facile indovinare lo stampatore, e di conseguenza il luogo e l' anno delle ancipiti edizioni e dei frammenti delle stesse.

Lo stemma di Schoeffer, di cui si serviva nelle sue edizioni, e quello dai suoi successori sino al 1532 venne impiegato da Ivone Schoeffer nipote di Pietro, consisteva in un pezzo di ramo di albero trasversale con due gemme, in una di esse vi sono appesi due scudi incorniciati legati con un nastro, entro dei quali si osserva, in quello di destra un capriolo accompagnato da tre stelle, ed in quello di sinistra una croce di S. Andrea; tutti e due bianchi in fondo rosso.

Ulrico Gering, Martino Crantz e Michele Friburger si servivano di un sole di oro.

Gli Aldi erano uso mettere per loro stemma un ancora con un delfino attorcigliato accompagnati dal loro nome diviso Aldus nelli due lati del centro.

Meritando tutto il riguardo le edizioni aldine per meriti letterarii e tipografici, ed attesa la loro rarità e bellezza, ho divisato trattenermici alquanto, onde fare conoscere li cambiamenti ricevuti da detta àncora in differenti epoche, le falsificazioni delle aldine edizioni, e finalmente registrerò alcuni stampatori che di detta ancora per loro stemma si sono serviti, ovvero che l'hanno in varie maniere modificata.

Tale ancora come sopra ho detto fu da Aldo il vecchio immaginata e fatta incidere; e volgarmente viene chiamata ancora secca per la sua magrezza. Vedi tav. I. num. I. Ed Aldo l'antico la impiegò in qualcuno dei suoi libri stampati nel principio del XVI secolo. Nei volumi grandi è di maggior dimenzione con o senza incorniciamento.

I primi libri nei quali si vede tale ancora sono il Filostrato del 1501, 2, 4, in foglio, il Sedulius in 4. del 1502, ed Erodoto 1502. in foglio.

Debbo avvertire che il Giovenale del 1501 con l'ancora è una ristampa fatta dieci o dodici anni dopo, e non può registrarsi come il primo libro di Aldo che porta l'ancora.

Tale marca (tav. I n. I) fu impiegata molto tempo come era fatta eseguire. Separati i suoi figli nel 1540 dai figli di Andrea, non la cambiarono, contentandosi dichiarare nel libro una nuova formola apud Aldi filios, ed incisero un altra ancora uguale alla prima, ma con più grazia e maggiore eleganza (tav. I n. 2)

Nell'anno 1546 la formola di detta ancora provò un considerevole cambiamento, sostitendo le parole Aldi Filii a quella di Aldus (tav. II. n. 3)

La maggior parte dei libri stampati coi torchi aldini con questa nuova marca sono dal 1546 al 1554.

Paolo Manuzio l'abbandonò nel 1555 epoca che probabilmente divenne proprietario della stamperia, e riprese quella dell'antica forma che qualche volta l'adorna con ornamento ovale di due maniere (tav. III. n. 4)

Poco prima della morte di suo padre Aldo il giovine vi aggiunse le armi accordate dall'imperatore Massimiliano a Paolo Manuzio (tav. IV n. 5) ma senza abbandonare l'ancora della tav. I. fig. 2, la quale si vede in molte edizioni di tale tempo senza la parola Aldus.

La famiglia di Turresano conservava la marca della tav. I. n. 2. Dopo il 1562 nelle sue edizioni stampate fuori la stamperia aldina portano nella soscrizione Ex Aldina Bibliotheca.

Malcontento Aldo il giovine della concorrenza dei suoi cugini immagina e fa incidere una marca più complicata (tav. IV n. 5) per distinguere le due edizioni, ed al verso della quale vi aggiungeva il ritratto inciso in legno del suo avo con un avviso, col quale faceva conoscere essere tali edizioni manuziane. Qualche volta nel titolo sostituiva all'ancora il ritratto di Aldo il vecchio; e sotto il titolo del libro titolato Pauli Manutii Antiquitatum liber de Senatu 1581 in 4. si vede il ritratto di Aldo il giovine.

Nel 1581 non si vede che l'antica ancora della tav. I n. 2, e Nicolò Manassi, che probabilmente dal 1585 in poi fu possessore della stamperia aldina, la continuò ad impiegare dopo il 1597 anno della morte di Aldo il giovine; mentre si vede impiegata nel libro titolato Ragionamenti spiratuali di Anton. Antonii nell'anno 1619 in 4.

Bernardo o Bernardino Turrisano fratello di Andrea e di Girolamo e figlio di Francesco o Federico si servì dell'ancora aldina colle parole In Aldina Bibliotheca in tutte le edizioni che fece in Parigi dal 1554, al 1568, o solo, ovvero in società con Guglielmo Morel.

Dopo di lui Roberto Colombel, o Coulombel impiegò la stessa marca e le stesse parole In Aldina Bibliotheca nel libro Alex, ab Alexandro Geniulium dierum libri sex nel 1579 in 8. e nel Paschali Censura animi ingrati nell'anno 1601 in 8.

Avendo l'ancora aldina attirata l'attenzione di molti stampatori molto tempo prima di questa epoca e credendo dare nome alle loro edizioni, se ne servirono alcuni col loro nome, altri esattamente copiandola, ovvero impiegavano qualche altra marca analoga. Alcuni però meno delicati la contrafacevano e vendevano le loro edizioni come stampate da Aldo.

G. Operino contrafece in Basilea verso il 1545, stampando senza data, ma coll'ancora, l'opera di Strozzi Carmina in 8. stampata nel 1513 da Aldo.

Gli Giunti contrafecero nell'anno 1519 l'Ovidio stampato da Aldo nel 1515 ed in alcuni esemplari si vede l'ancora, il nome di Aldo e la data del 1515, e parimenti contrafecero la Grammatica Latina dello stesso Aldo. Fr. D'Asola fortemente e con ragione se ne lagna nella prefazione del suo T. Livio del 1518 in foglio. Tale lagnanza non fece veruna impressione ai Giunti, mentre nell'anno seguente si vede l'Ovidio contrafatto col nome di Aldo e l'ancora, come abbiamo veduto. Teodorico Thierry Martino di Alost socio di Giovanni di Westfalia, che aveva portato la stampa in Lovanio, fece uso dell'ancora in molti suoi libri, e qualche volta impiegava una doppia ancora, come si vede nell'Odissea di Omero greca del 1523 in 4. con questo disticon.

Ne tampestatum vis auferat Anchora sacra; 

Quo mentem figas, est jacenda tibi. 

Questo Thierry Martino stampò molti libri e sopratutto fece delle belle edizioni greche che sono divenuti rari. Morì in Alost nel 1533. Erasmo, che molte opere aveva fatto stampare presso lui, gli fece l'epitaffio col quale allude la sua ancora.

Nicolas le Riche (Nicolaus Dives) stampò nel 1547 in Parigi molti libri con un bellissimo carattere Italico ad imitazione di quelli di Aldo inciso a spese di Giovanni de Gaigny cancelliere dell' Università. Le Riche prese per marca due ancore a croce con questi versi intorno.

Non satis una tenet ceratas Anchora puppes

Al di sotto si leggono questi altri quattro versi;

IN GEMINAM ANCHORAM

Fundabat satis Aonias una anchora puppes. 

Dum tantum Ausoniis musa nataret aquis 

Nunc quum in Palladiae sulcant maria omnia naves 

Visa quod una parum est anchora, facta duplex. 

Il primo libro stampato da Del Riche con questo carattere italico e colla doppia ancora è titolato Psalmi Davidici septvaginta qvinqve in lyricos versos redacti etc. authore Joanne Ganeio in 8.

Le sue edizioni si approssimano per la eleganza, per le correzioni e per la buona carta a quelle di Aldo e sono divenute rare. Intanto non si hanno attirato l'attenzione degli amatori.

Geronimo Scoto in Venezia nell'anno 1555 si serviva di un ancora tra due alberi con queste parole In tenebris fulget con molti accessorii.

Francesco e Pier Maria Marchetti messero nelle loro edizioni verso il 1565 un ancora ed un delfino, ma in senzo contrario di quella di Aldo. Le loro edizioni non sono rimarchevoli.

Giovanni Crispino di Ginevra impiegò nel suo grazioso Omero greco latino in 12. del 1560, 67, e probabilmente sopra altre sue edizioni, un ancora attorcigliata da un serpente e tenuta da due mani che escono dalle nuvole colle due lettere I. C.

Eustachio Vignon della stessa città, forse possessore della stamperia di G. Crispino nel 1578 usava la stessa marca senza le due lettere iniziali, ed alle volle vi aggiunse al di sotto un mare, nel quale vedonsi dei mostri ed uomini marini con questi due versi ai lati.

Anchora sacra Mari jactatos unica Christo 

Fundat, et est omni tempore sola salus, 

Pietro d'Aubert nell'anno 1626 nella stessa città, si serviva dell' ancora aldina, e tra le altre sue edizioni si vede nel libro titolato Relation de l'etat de la Religion par Edwin Sandis 1626 in 8. In fine sopra un Nuovo testamento in greco volgare si vede la detta ancora, che Le Long crede essere stato tale libro stampato da Pietro Chouet.

Renouard è di opinione che la stamperia di Crispino sia passata a Vignon, indi a Pietro Aubert e finalmente a Pietro Chouet.

Giovanni Le Fevre stampatore in Caen servivasi di un ancora tenuta da due mani ed intorcigliata da un serpente, ed osservasi nel libro intitolato Ricerche ed antichità della provincia di Neustria appresso Normandia etc. da Carlo di Bourgueville dell'anno 1588 in 8.

Evangelista Duchino in Venezia nell'anno 1607 usava due ancore con queste parole: His suffulta.

Gerardo Wolffchat in Anversa circa il 1619 aveva per istemma un ancora tenuta da due mani, che uscivano dalle nuvole ed al di sopra le parole Concordia, nel basso dell'ancora vi è scritto Ancora Sacra Deus, l' alto forma una croce con le lettere P. X. e due lettere greche .. nelle due braccia della stessa.

J. Reppius, stampatore in Strasburgo nel 1642, aveva per marca un ancora interrata col fusto intorcigliato da un serpente e nell'alto un augello ivi posato.

J. Phil. Mulhius della stessa città nel 1643 si serviva di una simile marca, ma posata sopra uno zoccolo.

Nelle Lettere familiari di Cicerone e d'altri auttori commentate in lingua volgare da Gio. Fabrini da Fighiera etc. in Venezia 1648 appresso Ogniben Classeri si vede l'ancora aldina; come ancora in qualche libro poco importante stampato in Roma nel principio del secolo XVI.

Pietro Hauboldt in Capenhague nel 1651 usava per marca un medaglione con una donna che tiene nelle mani un orologio, o altro strumento che non si può bene riconoscere; innanzi di essa vi è un ancora, ed intorno al medaglione si legge Sat cito si sat bene, ed al basso una P ed un H ligati.

In alcuni libri stampati in Parigi da Sebastiano Cramoisy dal 1641 al 1652 nella sua marca nella parte superiore vi è una piccolissima ancora sorpassata da tre stelle in un medaglione.

Teofilo Ludewig in Wirtemberg nel 1700 si serve dell' ancora aldina con l' esergo Festina lente in un piccolissimo medaglione portato da due angioli o genii alati ed abbelliti con molti altri aceessorii.

Se più dettagliate, istruttive e curiose notizie si volesse su l' edizioni aldine, puossi consultare Anl. Aug: Renouard. Annales de l' imprimerie des Aldes in vol. 3. in 8. Paris.

Nei secoli a noi più vicini altri stampatori servivansi di altri stemmi, cioè Abele Langlier del Sagrifizio di Abele; Antonio Biado di Roma, Detournes e Guglielmo Roville di Lione di un aquila; gli Stefani, gli Elzeviri di Aimsterdam, Mumert e Palisson di un ulivo. Giunti di un giglio; li Wechelis di una mazza; li Cramoisy della Cicogna; Baldassere Moreto e Gristofaro Piantino di Anversa di un compasso; Gilles Corrozet di un cuore in una rosa; Antonio Vitrè di un Ercole con questa epigrafe Virtus non lenita monstris; Guillot, Dupret di un elmo; gli Anisson di Lione di un fiore di giglio colla parola Anisson; Giansonio e Bleu di Amsterdam dei globi celesti e terrestri in una bilancia, Sebastiano Grifo di Lione di; un Grifone; Morel di Parigi di un gelso bianco; Giovanni de la Caille, Simeone Piget della prudenza con queste parole Vicit prudentia vires; li Dupuis della Samaritana; Simeone di Colins, Claudio Chaudiere di Saturno coll' epigrafe Virtus sola retundit; Giovanni Bonfons di un serpente piegato a cerchio ed in mezzo una colomba sopra un albero con questa legenda Estote prudentes sicut serpentes et simplices sicut columbe; Frobenio di Basilea di due serpenti coronati intorno ad un palo con un augello al di sopra, Josse Badius di una pressa di stampa; Giovanni Caminat di un tosone di oro etc.

Coloro che desiderano avere più ampie nozioni su questo soggetto possono consultare la curiosa opera di Rath. Scholtz, Thesaurus symbolorum; ac emblemalum bibliopolorum, ac typographorum ab incunabilis typographioe. Norimberg 1730, 32, in foglio.

 

 
 
 
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