Teilhard de Chardin
Incontro con Teilhard de Chardin attraverso varie testimonianze« LEGGERE TEILHARD | Una poesia "teilhardiana" » |
1 maggio 1881: nasce Teilhard de Chardin
130° Anniversario della
nascita di Pierre Teilhard de Chardin s.j.
Oggi, 1 maggio ricorre il 130°anniversario della nascita di colui che Arnold Toynbee ha definito un grande della storia moderna: “Teilhard sarebbe già un gigante dell’intelligenza se si fosse limitato alla paleontologia soltanto, ma, di fatto, è anche un poeta e un cristiano, e ciò fa di lui un gigante sia della spiritualità, sia dell’intelligenza. Egli spezza le barriere fra le discipline specializzate che separano i mandarini accademici, perché possiede un intelletto che vede al di
là delle convenzionali dicotomie del pensiero… Le Phenomene humain è un atto di liberazione spirituale. La sua visione umana va incontro a un bisogno spirituale del nostro tempo”
Non vogliamo qui ripetere le notizie della vita di Teilhard; a questo hanno pensato nel corso degli anni tanti altri studiosi ed apologeti.
A noi interessa ricordare, visto che fino a questo momento non lo hanno fatto né le Associazioni, né i tanti sedicenti teilhardiani , la nascita di questo gesuita, come abbiamo fatto in un precedente post richiamando alla vostra memoria la morte di Teilhard : un uomo che ha scombussolato il quieto orticello della cultura mondiale ed ha inoculato nel mondo la sua grande passione per le scienze e la religione.
Un uomo che era nato in Francia nel 1881 ed è stato sepolto nel 1955, volutamente dalle autorità ecclesiastiche romane, in terra straniera e in un piccolissimo cimitero vicino New York. Cimitero che si dice dire verrà presto smantellato.
A questo punto, ci chiediamo che fine farà la salma di questo grande uomo , testimone della Chiesa e dell’Umanità ?
Forse qualche papavero del vaticano potrebbe dircelo.
Ed è quella grande passione che lo ha coinvolto fin dalla sua fanciullezza e che la chiesa, non avendolo capito lo ha allontanato dal suo ambito scientifico e religioso francese mandandolo in esilio prima in Cina e poi negli Stati Uniti dove mori nel 1955.
In questo blog e nei siti http://www.biosferanoosfera.it e http://sites.google.com/site/pellegrinodellavvenire troverete ampio materiale per approfondire il cammino intellettuale di Pierre Teilhard de Chardin.
La vita del gesuita ha saputo, più di altri , esprimere le aspirazioni dell’era moderna ed è per questo che una moltitudine di uomini rimane affascinata dalla sua grandiosa visione di sintesi. La sua è stata una vita piena di valori e di fatti che hanno messo a confronto questa meravigliosa sintesi la visione evoluzionistica del mondo e la fede in Cristo ispirando un nuovo atteggiamento cristiano nei confronti dell’umanità e della fede cristiana.
Oggi le opere di Teilhard sono tutte conosciute ed è maturo il tempo di chiarire la vera storia della formulazione del pensiero teilhardiano.
Se volgiamo lo sguardo al 1955, anno di pubblicazione dei suoi primi scritti possiamo osservare solo una manciata di libri e libretti, pubblicati sotto l’impulso delle autorità ecclesiastiche romane, contro Teilhard., a fronte di migliaia di libri in favore del pensiero del Padre gesuita.
Era molto facile allora criticare il pensiero del gesuita evoluzionista attraverso l’esame di pochi scritti. Oggi, che le sue opere sono tutte pubblicate (mancano ancora alcuni diari e alcune raccolte di lettere) nessuno più, tra teologi, scienziati, filosofi si azzarda a scrivere contro Teilhard; segno evidente che nel suo prezioso pensiero non c’è più nessun appiglio per screditare il suo operato e la sua testimonianza.
E, tanto per inciso, la maggior parte dei suoi denigratori è morta e i loro libri sono spariti dalla circolazione. mentre in Internet spopolano i giovani che hanno scoperto la figura di questo gesuita e la sua passione per il mondo, per l’uomo e per la figura dei Cristo.
Nella sua vita Teilhard non ha mai illuso le speranze dell’uomo, anzi, ha portato una passione e un interesse per il lavoro dell’uomo sulla terra, lungi però, dal distoglierlo dal pensiero dell’aldilà; Teilhard bruciava di un intenso fuoco che gli urgeva diffondere tra gli uomini.
Il suo apostolato è stato fecondo e continua ad esserlo ancora oggi per tutti noi e attraverso il continuo contatto con il suo pensiero, troviamo un fascino benefico, un gusto per la vita.
In questo Teilhard si è dimostrato un vero discepolo del grande Apostolo.
Teilhard, nella sua personalità, nella sua riflessione e nella sua preghiera appare un grande testmone del Vamgelo.
Egli, tenta una grande sintesi operando all’interno della realtà’ scientifica e ricollegandosi ai tesori della sapienza biblica e patristica spinge l’uomo e l’umanità verso l’altro per il ricongiungimento al Cristo sempre più grande.
“ Tutto ciò che sale converge”. Eccola, la sua grande visione che deve dare senso e coraggio a noi contemporanei.
Nel famoso romanzo Dottor Zivago l’ultimo pensiero espresso da Pasternak e di sapore teilhardiano:”I secoli, come zattere sui fiumi, vanno incontro a Cristo per essere giudicati”: E anche quest’altra espressione del grande romanziere russo è di sapore teilhardiaano:” I secoli sono scalini per i passi fi Dio”. Per Pasternak Teilhard , tra i pensatori più importanti, è il più vicino e il più intimo.
Con la sua statura gigantesca, e come figlio della Ecclesia Mater, alla quale rimase fedele fino all’ultimo giorno, Teilhard rappresenta un esempio fulgido di quel cristianesimo che lui chiamava “la religione dell’avvenire”
Giovanni Fois
Centro di documentazione Teilhard de Chardin sul futuro dell’Uomo - Roma
Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso |
" La verità non è asltro che las coerenza totale dell'Universo in rapporto ad ogni suo punto. Perchè dovremmo mai avere in sospetto o sottovalutare tale coerenza, per il solo fatto che siamo noi stessi gli osservatori? Si continua ad opporre una certa illusione antropocentrica a una certa realtà obiettiva. E' una distinzione illusoria. La verità dell'Uomo è la verità dell'Universo per l'Uomo, cioè sempliceemente, la Verità "
"...Si potrebbe dire che oggi, come ai tempi di Galileo, ciò che più occorre per percepire la Convergenza dell'Universo, non è tanto la scoperta di fatti nuovi (ne siamo accerchiati, da restarne accecati) quanto un modo nuovo di guardare e accettare i fatti.
Un nuovo modo di vedere, connesso con un nuovo modo di agire: ecco ciò di cui abbiamo bisogno... Dobbiamo prendere posizione e metterci all'opera, presto-subito " (La Convergence de l'Univers,23 luglio 1951)
" ...Sento, come chiunque altro, quanto sia grave per l'Umanità il momento che stiamo attraversando... E tuttavia un istinto, che si è sviluppato al contatto con il grande Passato della Vita, mi dice che la salvezza per noi è nella direzione stessa del pericolo che ci spaventa tanto... Come viaggiatori presi nel flusso di una corrente, vorremmo tornare indietro. Manovra impossibile e fatale. La nostra salvezza è più in là, oltre le rapide. Nessun ripiegamento. Ma una mano sicura al timone, e una buona bussola..." ( Esquisse d'un Universe personnel, 4 maggio 1936)
Di colui che pronuncerà queste parole nell'Aeropago, ci si burlerà come d'un sognatore e lo si condannerà. "Il senso comune lo vede, e la scienza lo verifica: nulla si muove", dirà un primo Saggio. "La filosofia lo decide: nulla può muoversi", dirà un secondo Saggio. "La religione lo proibisce: nulla si muova", dirà un terzo Saggio. Trascurando questo triplice verdetto, "colui che ha visto" lascerà la piazza pubblica, e tornerà nel seno della Natura ferma e profonda. Là, immergendo lo sguardo nell'immensa ramificazione che lo sorregge e i cui rami si perdono molto lontano al di sotto di lui, in mezzo all'oscuro Passato, egli colmerà ancora una volta la sua anima della contemplazione e del sentimento d'un moto unanime e ostinato, inscritto nella successione degli strati morti e nella distribuzione attuale di tutti i viventi. -Volgendo allora lo sguardo al di sopra di lui, verso gli spazi preparati per le nuove creazioni, egli si consacreà corpo e ed anima, con fede rinsaldata, a un Progresso che trascina e spazza via persino coloro che non ne vogliono sapere. E, con tutto il suo essre fremente di ardonre religioso, lascerà salire alle proprie labbra, verso il Cristo già risorto ma ancora imprevedibilmente grande, questa invocazione, sommo omaggio di fede e d'adorazione: "Deo ignoto" [Al Dio ignoto] (L'avenir de l'homme, note sur le Progrès, 10 agosto 1920, Le Seuil, pp. 35-37)
" Adesso che, attraverso tutte le vie dell'esperienza, l'Universo comincia a crescere fantasticamente ai nostri occhi è ceramente giunta l'ora per il Cristianesimo di destarsi ad una consapevolezza precisa di ciò che il dogma dell'Universalità di Cristo, trasposto in quelle nuove dimensioni, suscita di speranze pur sollevando al tempo stesso certe difficoltà.
Speranze, certo, poichè, se il Mondo diventa così formidabilemte vasto e potente, vuol dire che il Cristo è ancor ben più grande di quanto noi pensassimo.
Ma le difficoltà, poichè, alla fin fine, come concepire che il Cristo s'"immensifichi" secondo le esigenze del nostro nuovo Spazio-Tempo senza simultaneamente, perdere la sua personalità adorabile e, in qualche modo, volatilizzarsi?
Ed è qui che risplende la stupenda e liberatrice armonia tra una religione di tipo cristico e un'Evoluzione di tipo convergente (Le Cristique, 1955)
" Nel Cuore della Materia.
Un Cuore del Mondo,
Il Cuore d' un Dio"
(da Le Coeur de laMatiere, 30 ottobre 1950)