Teilhard de Chardin
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Post N° 146
IL CRISTICO
E’ questo testo l’ultima riflessione di Teilhard de Chardin, pochi giorni prima della sua morte,avvenuta, come sapete, nel giorno di Pasqua del 1955.
Questa riflessione, che consiglio ad ogni cristiano di leggere, riguarda esclusivamente il Cristo, che è la quintessenza di tutta la visione teilhardiana.
E’ possibile trovare il testo completo nell’opera: Teilhard de Chardin: Il Cuore della Materia, Queriniana Editrice, 1998, pag.67- 86.
E’ un testo straordinario quale solo i grandi uomini di fede e i mistici come Teilhard sono capaci di scrivere, frutto della sua intensa vita vissuta immersa perdutamente in quella del Cristo Redentore.
Quialche anno prima di morire, Teilhard scriveva una lettera a Jeanne Mortier, che sarebbe diventata la sua legata testamentaria: “ Questo straordinario Cristico: non vorrei morire prima di averlo espresso più o meno come l’intravedo, con uno stupore che non smette di crescere”
Ed infatti IL CRISTICO venne finito nel marzo del 1955.
Il 9 febbraio del 1955 Teilhard scriveva ancora a Jean Mortier: “ Comincio decisamente il Cristico, senza ben sapere il tono e l’andamento che la cosa assumerà. Preghi perché io faccia meglio che possa – perché venga il suo Regno”.
Il Cristico è diviso in 4 capitoli più l’Introduzione e la Conclusione.
I capitoli sono:
Introduzione: l’Amorizzazione dell’Universo;
- La Convergenza dell’Universo;
- l’Emergenza del Cristo;
- L’Universo Cristificato
a- Consumazione dell’Universo mediante il Cristo
b – La consumazione del Cristo mediante l’Universo
c – L’Ambiente Divino
4 La Religione di Domani
Conclusione: Terra Promessa
Dalla lettura di questo testo traspare condensato tutto l’amore per il Cristo e tutta la sofferenza ( per non essere stato compreso) della sua vita e preannuncia , in qualche modo, l’imminente abbandono della vita terrena.
Ma è anche sentendosi solo la sua fede in Dio e nel Mondo rimane salda e “vede” la Diafania che ha impregnato tutto e “sa” che la sua visione diverrà l’orizzonte di un numero sempre più crescente di persone nel Mondo.: Infatti Egli dice: “Basta, per la Verità, apparire una sola volta, in una sola mente, perché nulla possa mai più impedirle d’invadere tutto e d’incendiare tutto”.
Non posso pubblicare tutto il testo perché è lungo, ma nell’invitarvi a leggere e meditare il testo voglio almeno pubblicare il capitolo finale del Cristico: Terra Promessa.
IL CRISTICO
………….
Conclusione: Terra Promessa
L’Energia che diventa Presenza….
E pertanto la possibilità che si scopre, che si apre all’Uomo, son solo di credere e di sperare, ma (cosa ben più inattesa e preziosa!) d’amare, coestensivamente e coorganicamente, assieme all’intero passato, anche il presente ed il futuro d’un Universo in corso di auto concentrazione….
Sembrerebbe che un solo raggio d’una siffatta luce, cadendo come una scintilla in un qualsiasi punto della Noosfera, dovesse provocare un’esplosione abbastanza forte da incendiare e rinnovare quasi sull’istante la faccia della Terra.
Allora, per quale motivo, guardando attorno a me ed ancora tutto inebriato di ciò che mi è apparso, io mi trovo quasi solo della mia specie? Solo ad aver “visto”… incapace pertanto, quando me lo si chiede, di citare un solo autore, un solo scritto, in cui si riconosca, in termini chiari, la meravigliosa “Diafania” che, per il mio sguardo, ha trasfigurato tutto?
E, soprattutto, per quale motivo, “sceso dalla montagna”, e nonostante la magnificenza che riempie i miei occhi, io mi ritrovo così poco migliorato, così poco pacificato, così incapace di far passare nel mio agire, e pertanto di comunicare effettivamente agli altri, la meravigliosa unità in cui mi sento immerso?...
Il Cristo Universale? L’Ambiente Divino?...
Tutto sommato, non sarei forse soltanto la vittima di un miraggio interiore?...
Ecco ciò che spesso mi domando.
Ma ecco pure ciò contro cui, dal fondo di me stesso, ogni volta che mi assale il dubbio, tre successive onde d’evidenze insorgono, - spazzando via dalla mia mente il falso timore che il mio “Cristico” possa essere una semplice illusione.
Dapprima l’evidenza della “coerenza” che questo ineffabile Elemento ( o Ambiente) stabilisce nel più profondo del mio pensiero e del mio cuore. Certo ( e lo so anche troppo…), nonostante l’ambizioso splendore delle mie idee , rimango, in pratica, in uno stato d’imperfezione che mi preoccupa. A dispetto delle pretese della sua formazione, la mia fede non realizza in me altretanta carità reale, altrettanta calma fiducia che, nell’umile persona inginocchiata accanto a me, produce il catechismo che insegnano ancora ai bambini. Ma so anche che questa Fede raffinata, che uso così male, è l’unica che io possa sopportare, l’unica che mi soddisfi, - e persino (non posso dubitarne) l’unica che sia capace di bastare ai “ carbonai” ed alle “comari” di domani.
Evidenza, poi, della “potenza contagiosa” d’una forma di Carità in cui diventa possibile amare Dio non solo “con tutto il corpo e tutta l’anima”, ma con tutto l’Universo-in-Evoluzione. Ho testè confessato la mia attuale impossibilità di citare una sola “autorità” (religiosa o laica) , in cui potessi riconoscermi totalmente, sia dalla parte “visione cosmica” che dalla parte “visione cristica”. Eppure come non sentir vibrare attorno a me (anche solo dal vedere come “le mie idee” si diffondono) la massa di tutti coloro – dai confini dell’incredulità sino al fondo dei conventi –pensano, sentono, o almeno presentono proprio come me? – Coscienza riconfortante, in verità, di non scoprire nulla da me, ma di risonare molto semplicemente a ciò che necessariamente ( dato un certo stato del Cristianesimo e del Mondo) vibra dovunque nelle anime che mi circondano. E pertanto coscienza esaltante di non essere né me né solo, - ma d’essere una legione – ma d’essere persino “tutti”, nella misura in cui riconosco, palpitante nelle mie profondità, l’umanità di domani.
Evidenza, infine della “superiorità” (seppure ad un tempo “l’identità “) di ciò che vedo rispetto a ciò che mi è stato insegnato. Per la loro stessa funzione, né Dio che ci attira può essere meno perfetto, né il Mondo con cui evolviamo può essere meno stimolante di quanto lo concepiamo e di quanto ne abbiamo bisogno. In un caso come nell’altro ( a meno d’ammettere una positiva disarmonia nella stessa stoffa delle Cose), la verità si trova nella direzione del grado massimale, - Ora, abbiamo visto in precedenza, è nel “Cristico” che, nel nostro secolo, il Divino raggiunge il fastigio dell’adorabile, e l’Evolutivo il sommo potere d’attivazione. – Allora che cosa concludere, fuorchè riconoscere che, proprio da quella parte, inevitabilmente, l’Umanità propende e, presto o tardi, s’unificherà?
Ed ecco che, questa volta si spiegano molto naturalmente il mio isolamento e la mia apparente singolarità.
Dappertutto sulla Terra, in questo momento, in seno alla nuova atmosfera creata dall’apparizione dell’idea d’evoluzione, fluttuano in uno stato estremo di reciproca sensibilizzazione l’amore di Dio e la fede nel Mondo: la due componenti essenziali essenziali dell’Ultraumano.
Le due componenti sono dovunque “nell’aria”, ma in genere non abbastanza forti, “tutte due insieme” per combinarsi l’una con l’altra, “in uno stesso individuo”. In me, per puro caso (temperamento,educazione,ambiente…) la proporzione dell’una e dell’altra trovantesi favorevole, la fusione si è operata spontaneamente, - troppo debole ancora per propagarsi esplosivamente – eppure sufficiente per accertare che la reazione è possibile e che, “un giorno o l’altro, la catena si stabilirà.
Prova nuova che basta, per la Verità, apparire una sola volta, in una sola mente, perché nulla possa mai più impedirle d’invadere tutto e d’incendiare tutto-
Pierre Teilhard de Chardin s.j.
New York, marzo 1955
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" La verità non è asltro che las coerenza totale dell'Universo in rapporto ad ogni suo punto. Perchè dovremmo mai avere in sospetto o sottovalutare tale coerenza, per il solo fatto che siamo noi stessi gli osservatori? Si continua ad opporre una certa illusione antropocentrica a una certa realtà obiettiva. E' una distinzione illusoria. La verità dell'Uomo è la verità dell'Universo per l'Uomo, cioè sempliceemente, la Verità "
"...Si potrebbe dire che oggi, come ai tempi di Galileo, ciò che più occorre per percepire la Convergenza dell'Universo, non è tanto la scoperta di fatti nuovi (ne siamo accerchiati, da restarne accecati) quanto un modo nuovo di guardare e accettare i fatti.
Un nuovo modo di vedere, connesso con un nuovo modo di agire: ecco ciò di cui abbiamo bisogno... Dobbiamo prendere posizione e metterci all'opera, presto-subito " (La Convergence de l'Univers,23 luglio 1951)
" ...Sento, come chiunque altro, quanto sia grave per l'Umanità il momento che stiamo attraversando... E tuttavia un istinto, che si è sviluppato al contatto con il grande Passato della Vita, mi dice che la salvezza per noi è nella direzione stessa del pericolo che ci spaventa tanto... Come viaggiatori presi nel flusso di una corrente, vorremmo tornare indietro. Manovra impossibile e fatale. La nostra salvezza è più in là, oltre le rapide. Nessun ripiegamento. Ma una mano sicura al timone, e una buona bussola..." ( Esquisse d'un Universe personnel, 4 maggio 1936)
Di colui che pronuncerà queste parole nell'Aeropago, ci si burlerà come d'un sognatore e lo si condannerà. "Il senso comune lo vede, e la scienza lo verifica: nulla si muove", dirà un primo Saggio. "La filosofia lo decide: nulla può muoversi", dirà un secondo Saggio. "La religione lo proibisce: nulla si muova", dirà un terzo Saggio. Trascurando questo triplice verdetto, "colui che ha visto" lascerà la piazza pubblica, e tornerà nel seno della Natura ferma e profonda. Là, immergendo lo sguardo nell'immensa ramificazione che lo sorregge e i cui rami si perdono molto lontano al di sotto di lui, in mezzo all'oscuro Passato, egli colmerà ancora una volta la sua anima della contemplazione e del sentimento d'un moto unanime e ostinato, inscritto nella successione degli strati morti e nella distribuzione attuale di tutti i viventi. -Volgendo allora lo sguardo al di sopra di lui, verso gli spazi preparati per le nuove creazioni, egli si consacreà corpo e ed anima, con fede rinsaldata, a un Progresso che trascina e spazza via persino coloro che non ne vogliono sapere. E, con tutto il suo essre fremente di ardonre religioso, lascerà salire alle proprie labbra, verso il Cristo già risorto ma ancora imprevedibilmente grande, questa invocazione, sommo omaggio di fede e d'adorazione: "Deo ignoto" [Al Dio ignoto] (L'avenir de l'homme, note sur le Progrès, 10 agosto 1920, Le Seuil, pp. 35-37)
" Adesso che, attraverso tutte le vie dell'esperienza, l'Universo comincia a crescere fantasticamente ai nostri occhi è ceramente giunta l'ora per il Cristianesimo di destarsi ad una consapevolezza precisa di ciò che il dogma dell'Universalità di Cristo, trasposto in quelle nuove dimensioni, suscita di speranze pur sollevando al tempo stesso certe difficoltà.
Speranze, certo, poichè, se il Mondo diventa così formidabilemte vasto e potente, vuol dire che il Cristo è ancor ben più grande di quanto noi pensassimo.
Ma le difficoltà, poichè, alla fin fine, come concepire che il Cristo s'"immensifichi" secondo le esigenze del nostro nuovo Spazio-Tempo senza simultaneamente, perdere la sua personalità adorabile e, in qualche modo, volatilizzarsi?
Ed è qui che risplende la stupenda e liberatrice armonia tra una religione di tipo cristico e un'Evoluzione di tipo convergente (Le Cristique, 1955)
" Nel Cuore della Materia.
Un Cuore del Mondo,
Il Cuore d' un Dio"
(da Le Coeur de laMatiere, 30 ottobre 1950)