Messaggi del 13/01/2009

L'ENERGIA UMANA

Post n°140 pubblicato il 13 Gennaio 2009 da bioantroponoosfera
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L'ENERGIA UMANA

 

L’energia umana si presenta alla nostra osservazione quale termine di un ampio processo in cui è impegnata la massa totale dell’Universo.

In noi, l’evoluzione del Mondo verso lo spirito si fa coscienza. La nostra perfezione, il nostro interesse, la nostra salvezza elementare possono pertanto consistere solamente in un impegno di portare avanti, con tutte le nostre forze, precisamente questa evoluzione. E’ possibile che non comprendi9amo ancora esattamente dove questa ci porti, ma sarebbe assurdo da parte nostra dubitare che non ci conduca verso una qualche fine di supremo valore.

Di conseguenza, per la prima volta da quando la Vita si è svegliata sulla Terra, emerge finalmente nella nostra coscienza umana del sec. XX, il problema fondamentale dell’azione. Non solo, come una volta, per la nostra piccola individualità, la nostra piccola famiglia, la nostra piccola patria, nemmeno solo per la totalità della Terra, ma per la salvezza e la riuscita dello stesso Universo, come dobbiamo, noi uomini di oggi, organizzare nel miglior modo attorno a noi il mantenimento, la distribuzione e il progresso dell’Energia umana?

Il primo obiettivo che debba focalizzare l’attenzione di un tecnico dell’Energia umana è quello di assicurare ai nuclei umani, considerati isolatamente, il loro grado massimale di consistenza e di “efficienza” elementari. Perfezionare gli individui in modo da conferire all’insieme un sommo grado di potenza, ecco ovviamente la marcia da seguire per il successo finale dell’operazione.

Quale che sia la genericità dei suoi metodi, l’organizzazione dell’Energia umana elementare deve culminare, in ciascun elemento, nella costituzione di un massimo di personalità.

Ma oggi che si realizza, sotto i nostri occhi e nella nostra coscienza, la presa in massa dello strato umano, l’Uomo, anche ipotizzandolo ormai stabilizzato nella sua natura individuale, vede aprirsi davanti ai suoi occhi un campo evolutivo nuovo illimitato: quello delle creazioni, delle associazioni, delle rappresentazioni e delle emozioni collettive. Come assegnare limiti agli effetti di espansione, di penetrazione, di diffusione spirituale risultanti da un’organizzazione coerente della moltitudine umana? E’ bello dominare e disciplinare le potenze dell’etere e del mare. Ma che trionfo è questo paragonato alla padronanza globale del pensiero e dell’amore umano? In verità, mai una opportunità più bella si è presentata alle speranze e agli sforzi della Terra.

Volentieri ci vantiamo di vivere in un secolo di luce e di scienza. Eppure, tutt’al contrario, ci attardiamo ancora in forme rudimentali e infantili di conquista intellettuale. In danaro, in personale, in organizzazione, qual è attualmente la percentuale delle attività terrestri impegnata nell’esplorazione e nella conquista delle zone ancora ignote del mondo?

A tutt’oggi la maggior parte degli uomini capisce la Forza (chiave e simbolo del più-essere) soltanto nella sua forma più primitiva e più brutale: la Guerra.

Ma venga il tempo (e verrà) in cui la massa si renderà conto che i veri successi umani sono quelli riportati sui misteri della Materia e della Vita. Allora suonerà per l’Uomo un’ora decisiva: quella in cui lo Spirito della Scoperta assorbirà la forza viva contenuta nello Spirito della Guerra. Fase capitale della Storia, in cui tutta la potenza delle flotte e delle armate, trasformata, raddoppierà quell’altra potenza che, grazie alla macchina, sarà inoccupata, sicché una marea irresistibile di energia libera salirà verso le zone più progressive della Noosfera. Di questa massa di energia disponibile, una parte importante verrà subito impegnata nell’espansione umana nel mondo materiale. Ma un’altra porzione, quella più preziosa, rifluirà necessariamente sino al livello dell’energia spiritualizzata.

L’energia spiritualizzata è il fior fiore dell’energia cosmica. Rappresenta pertanto la frazione più interessante delle forze umane da organizzare. In quali direzioni principali possiamo ipotizzare che essa cammini e che noi possiamo aiutarla a svilupparsi in seno alle nostre nature individuali? Senz’altro, nel senso di una fioritura decisiva di certe nostre capacità di sempre, assieme all’acquisizione di nuove facoltà o gradi di coscienza.

L’Amore, alla pari del pensiero, è sempre in pieno aumento nella Noosfera. Ogni giorno diventa più flagrante l’eccedenza delle sue crescenti energie sui bisogni sempre minori della propagazione umana. Ciò significa che, nella sua forma pienamente ominizzata, questo Amore tende a svolgere una funzione molto più ampia del semplice richiamo della riproduzione. Verosimilmente, tra l’uomo e la donna, sonnecchia ancora uno specifico e reciproco potere di sensibilizzazione e di fecondazione spirituale che aspira a sprigionarsi in uno slancio irresistibile verso ogni bellezza e ogni verità. Grazie alle illimitate possibilità d’intuizione e di correlazione che reca con sé, oltre un certo grado di sublimazione, l’amore spiritualizzato penetra nell’ignoto.

In tutti i campi, noi cominciamo a vivere abitualmente in presenza e con la preoccupazione del Tutto. Dal punto di vista dell’energia umana, nulla è più capitale dell’apparizione spontanea, ed eventualmente dello sviluppo sistematico, di un siffatto “senso cosmico”. Con esso gli uomini cessano di rappresentare individualità chiuse su di sé, per diventare parti di un Tutto. In essi, pertanto, l’energia spirituale elementare si trova definitivamente pronta ad inserirsi nell’energia totale della Noosfera. Ma non dimenticheremo di porre in luce un punto importante: la perfezione e l’utilità di ogni nucleo di energia umana, rispetto all’insieme, dipendono, in definitiva, da ciò che v’è d’unico e d’incomunicabile nel completamento di ciascuno. Dunque, la cosa che deve preoccupare il tecnico dello Spirito, nel maneggio delle unità umane, è lasciare a queste, nelle trasformazioni che tenta di far loro subire, la possibilità di trovare se stesse e la libertà di differenziarsi sempre di più.

I primi lineamenti di una coscienza comune racchiudono in sé una vivente esigenza di precisarsi e di prolungarsi ulteriormente. Nel campo intellettuale, i progressi della scienza tendono ad edificare una sintesi delle leggi della Materia e della Vita che, in fondo, non è che un atto collettivo di percezione: il mondo visto dalla totalità dell’Umanità in una stessa prospettiva coerente. Nel campo sociale, il mescolamento e la fusione delle razze portano direttamente all’elaborazione di una forma anch’essa comune, non solo di linguaggio ma di moralità e d’ideale.

Considerata nella sua totalità, l’organizzazione dell’energia umana ci orienta e ci sospinge, al di sopra di ogni elemento personale, verso la formazione ultima di un’anima comune.

La convergenza di attività dalla quale nasce l’anima collettiva umana presuppone, come punto di partenza, l’aspirazione comune suscitata da una speranza. Per muovere ed alimentare l’energia umana ci vuole, all’origine, nulla meno dell’attrazione interna verso un oggetto desiderato.

Dato che non vi è né fusione né dissoluzione delle persone elementari, il Centro in cui aspirano a congiungersi deve necessariamente essere distinto da esse, avere cioè la sua propria personalità, la sua realtà autonoma.

Per il suo mantenimento e il suo funzionamento, la Noosfera esige, fisicamente, l’esistenza nell’Universo di un Polo reale di convergenza psichica: Centro differente da tutti gli altri Centri che esso “supercentra” assimilandoli; Persona distinta da tutte le persone che perfeziona unendosele. Il Mondo non funzionerebbe se non esistesse, da qualche parte, oltre noi nel Tempo e nello Spazio, “un punto cosmico” di sintesi totale.

Lo abbiamo testè riconosciuto: con l’Ominizzazione, l’Universo ha raggiunto un livello superiore in cui le sue forze fisicomorali assumono via via la figura di un’affinità fondamentale correlante gli individui fra di loro e al Centro trascendente. In noi e attorno a noi, gli elementi del Mondo senza posa si personalizzano sempre di più, per accessione a un Termine, anch’esso personale, di unificazione: sicché, da quel Termine di confluenza ultima s’irradia, e verso di Lui rifluisce, in definitiva, l’energia essenziale del Mondo, quella che, dopo aver agitato confusamente la massa cosmica, ne emerge per formare la Noosfera.

Quale nome dobbiamo dare a tale sorta d’influsso? Uno solo, l’Amore: forma superiore e principio totalizzatore dell’Energia umana.

Rappresentiamoci un uomo diventato consapevole delle sue relazioni personali con una Persona suprema, alla quale egli è portato ad aggregarsi attraverso l’intero gioco delle attività cosmiche. In un tale soggetto, e a partire da lui, ecco abbozzarsi un processo di unificazione segnato dalle seguenti tappe:

  • totalizzazione di ogni operazione sul piano individuale;
  • totalizzazione dell’individuo rispetto a se stesso;
  • totalizzazione, infine, degli individui nella collettività umana.

Tutto questo “impossibile” si realizza sotto l’influsso dell’Amore. Omega, Colui verso cui tutto converge, è reciprocamente Colui dal quale tutto s’irradia. Non si può situare quale focolaio al vertice dell’Universo senza diffondere, ipso facto, la sua presenza fin nell’intimo del minimo progresso compiuto dall’Evoluzione. Ciò significa che, per colui che ha visto questo, ogni cosa, per quanto umile sia, purché venga situata nella linea del progresso, si scalda s’illumina, si anima e diventa pertanto un oggetto di adesione totale.

Che sotto l’influsso animatore di Omega ogni nostro gesto particolare possa diventare totale, e già una meravigliosa utilizzazione dell’energia umana. Ma ecco che, appena avviata, questa prima trasfigurazione delle nostre attività tende a prolungarsi in un’altra metamorfosi ancor più profonda. Per lo stesso fatto di diventare totali, ciascuna per conto suo, le nostro operazioni sono logicamente portate a totalizzarsi, raccolte tutte quante in un atto unico.

E’ una vera sintesi che l’amore di Omega opera sul fascio raggruppato delle nostre facoltà.

Nel corso superficiale delle nostre esistenze, vedere o pensare, capire o amare, dare o ricevere, crescere o diminuire, vivere o morire, sono cose diverse. Ma cosa diventeranno tutte quelle contrapposizioni non appena, in Omega, la loro diversità si rivelerà quale le modalità infinitamente varie di uno stesso contatto universale? Senza che le loro radici svaniscano affatto, tenderanno a combinarsi in una risultante comune, in cui la loro pluralità, sempre riconoscibile, esploderà in una ineffabile ricchezza. Perché meravigliarci? Non conosciamo, forse, a un minor grado di intensità, un fenomeno analogo nella nostra esperienza? Quando un uomo ama nobilmente una donna, con questa passione vigorosa che esalta l’essere al di sopra di se stesso, la vita di questo uomo, la sua capacità di creare e di sentire, l’intero suo universo, si ritrovano distintamente contenuti e ad un tempo sublimati nell’amore per questa donna. Eppure la donna, per quanto sia necessaria all’uomo per rispecchiargli, rivelargli, comunicargli e “personalizzargli” il Mondo, non è ancora il Centro del Mondo. Se dunque l’amore di un elemento per un altro elemento è potente sino al punto di fondere (senza confonderla) in una impressione unica la moltitudine delle nostre percezioni e delle nostre emozioni, chi sa cosa sarà la vibrazione intima dei nostri esseri nel loro incontro con Omega!

Quando, progredendo nei nostri cuori l’amore del Tutto, sentiremo allargarsi, al di sopra della divergenza dei nostri sforzi e dei nostri desideri, l’esuberante semplicità di uno slancio nel quale si mescolano e si esaltano, senza perdersi, le innumerevoli sfumature della passione e dell’azione, allora, in seno alla massa costituita dall’Energia umana, saremo vicini, ciascuno alla pienezza della nostra efficienza e della nostra personalità.

Totalizzare senza spersonalizzare. Salvare al tempo stesso l’insieme e gli elementi. Tutti sono d’accordo su questo doppio fine da raggiungere. Ma come i raggruppamenti sociali di oggi situano i valori che essi sono teoricamente concordi nel voler preservare? Sempre considerando la persona come un elemento secondario o transitorio, e ponendo in testa ai programmi il primato della pura totalità. In tutti i sistemi di organizzazione sociale che si affrontano sotto i nostri occhi, va sottinteso che lo stato finale al quale tende la Noosfera è un corpo senz’anima individualizzata, un organismo senza volto, un’Umanità diffusa, un Impersonale.

Ora, questo punto di partenza, una volta accettato, vizia l’intero svolgimento successivo dell’operazione sino a renderla impraticabile. Se l’universo tende finalmente a diventare un qualcosa, come potrebbe mai riservare in sé un posto per un Qualcuno? Se si premette che il vertice dell’Evoluzione umana sia di natura impersonale, gli elementi che lo accettano vedranno inevitabilmente, a dispetto di ogni sforzo contrario, diminuire la loro personalità sotto il suo influsso. Ed è proprio quanto accade. I servi del progresso materiale o delle entità hanno un bel da darsi da fare per emergere nella libertà, sono fatalmente aspirati e assimilati dai determinismi che costruiscono. Sono meccanizzati dai loro propri meccanismi. Allora, per padroneggiare i meccanismi dell’energia umana, resta solo l’uso della forza brutale, forza che, molto logicamente, vorrebbero di nuovo, oggi, farci adorare.

Al di sopra di noi, non già la forza ma l’Amore, e quindi, per incominciare, l’esistenza riconosciuta da un Trascendente che renda possibile un Amore universale.

Cosa accadrebbe il giorno in cui, anziché un’umanità impersonale presentata dalle dottrine sociali moderne alle ambizioni dell’impegno umano, noi riconoscessimo la presenza di un Centro cosciente di convergenza totale? Allora, le individualità coinvolte nella corrente irresistibile della totalizzazione umana si sentirebbero rafforzate dallo stesso moto che le avvicina. Quanto più si raggrupperebbero sotto un Personale, tanto più accrescerebbero la loro stessa personalità. E ciò avrebbe senza sforzo, in base alle proprietà dell’Amore.

Immaginiamo una Terra in cui gli uomini fossero innanzitutto interessati alla realizzazione del loro accesso globale a un Essere appassionatamente desiderato e al quale ognuno riconoscesse, in ciò che vi è di più incomunicabile nel suo prossimo, una vivente partecipazione. In un siffatto mondo, diventerebbe inutile la coercizione per mantenere gli individui nell’ordine più favorevole all’azione, - per orientarli in una libera concorrenza verso le combinazioni migliori, - per far loro accettare le restrizioni ed i sacrifici imposti da una certa selezione umana, - per deciderli, infine, a non sperperare la loro capacità di amare, ma a sublimarla gelosamente in vista della unione finale.

Siamo giunti a un punto decisivo dell’evoluzione umana, in cui l’unica via di uscita si trova nella direzione di una comune passione.

Continuare a porre le nostre speranze in un ordine sociale ottenuto con la violenza equivarrebbe semplicemente per noi ad abbandonare ogni probabilità di portare a compimento lo Spirito della Terra. Ora, espressione di un moto irresistibile ed infallibile come lo stesso Universo, l’energia umana non potrebbe affatto essere ostacolata nel raggiungimento libero del termine naturale della sua evoluzione.

Dunque, a dispetto di ogni inverosimiglianza, ci avviciniamo necessariamente a un’età nuova in cui il mondo rigetterà le sue catene per abbandonarsi al potere delle sue affinità interne.

Dobbiamo credere, sconfinatamene, alla possibilità e alle necessarie conseguenze di un amore universale.

A partire dal Cristo,la teoria e la pratica dell’Amore totale non hanno mai cessato di precisarsi, di trasmettersi e di propagarsi: dimodochè, per effetto dei due millenni di esperienza mistica che ci sorreggono, il contatto che potevamo prendere con il Focolaio personale dell’Universo ha guadagnato in ricchezza esplicita proprio quanto quello che, dopo due millenni di ricerca scientifica, possiamo prendere con le sfere naturali del Mondo. Considerato quale un “phylum” di amore, il cristianesimo è così vivente che, in questo stesso momento, possiamo osservare come, elevandosi ad una coscienza più ferma del suo valore, subisce una straordinaria ascesa.

Un’ulteriore, ultima metamorfosi non sarebbe per caso in corso? La presa di coscienza di Dio nel cuore della Noosfera, il passaggio dei cerchi al loro Centro comune, l’apparizione della Noosfera?

Pierre Teilhard de Chardin s.j.

Pechino, 1937

 

Tratto da:: L’Energie humaine, Oeuvres vol. 6, Parigi Seuil 1962, pp. 141-200 passim. Tr. it. L’energia umana. Tra scienza e fede, Nuova Pratiche Editrice, Milano 1997

Il tersto è rintracciabile anche nel sito www.dimensionesperanza.it

 
 
 
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Post N° 141

Post n°141 pubblicato il 13 Gennaio 2009 da bioantroponoosfera
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La sofferenza trama della relazione

“Scrivo queste righe per esuberanza di vita e per bisogno di vivere; per esprimere una visione appassionata della terra, e cercare una soluzione alle perplessita’ della mia azione;...Il mio punto di partenza sara’ il fatto ‘iniziale’, fondamentale, che ciascuno di noi, volente o nolente, e’ legato dalle sue fibre materiali, organiche, psichiche, a tutto cio’ che lo circonda. Non e’ soltanto catturato in una rete, ma e’ trascinato da un fiume. Attorno a noi, da ogni parte, appaiono legami e correnti. Mille determinismi ci incatenano, mille eredita’ pesano sul nostro presente, mille affinita’ subite ci dislocano e ci sospingono verso una meta ignota... Nel tempo e nello spazio, siamo per cosi’ dire piu’ fuori di noi che dentro di noi, al momento preciso in cui viviamo. La persona, la ‘monade’ umana, come qualsiasi monade, e’ essenzialmente cosmica”.

Con queste parole Pierre Teilhard de Chardin apre uno dei piu’ belli tra i suoi scritti: La Vita Cosmica. Queste parole ci mettono alla corda. Leggendole nessuno di noi puo’ negare il mistero in cui viviamo; quel mistero per cui il fascino della vita e’ intrinsicamente mescolato alle sue difficolta’, ai suoi pesi e, in vero, alle sue sofferenze. Piu’ in la’, nello stesso libro, Teilhard rivendica il valore della “vaga nostalgia per un qualche cosa che e’ celato in noi, cha va al di la’ di noi e che rappresenta il nostro punto di perferzione...Se l’uomo vuole diventare veramente se stesso, deve prendere coscienza dei suoi infniti prolungament, degli obblighi che essi impongono e dell’ebrezza che procurano”.

Come tutti i grandi mistici Teilhard riesce a cogliere l’essenza di questo mistero di vita. Se da un lato la relazione ci affascina, ci attrae e ci appare come l’unica ragione di vita, dall’altro ci pesa, ci mette alla prova, ci lacera, , ci porta ad essere per lo piu’ “fuori di noi che dentro di noi”. La relazione pesa all’uomo nella sua esistenza ‘ibrida’ di essere al tempo stesso animale e razionale, istintivo e amorevole. Se e’ vero che l’uomo e’ la cellula da cui origina la Noosfera, la rete di relazioni e pensieri, e’ anche vero che il suo patrimonio genetico e’ inscritto nella Biosfera, quella massa brulicante di esseri che popola il pianeta governata dal principio di sopravvivenza della specie. L’uomo e’ provato dalla relazione perche’ in essa la sua identita’ e visione di vita sono messe in discussione dall’altro. L’uomo e’ lacerato dalla relazione perche’ “l’azione dell’altro in noi si manifesta di piu’ nella sofferenza che non nel godimento, ed anche la felicita’ che ne risulta” (Teilhard de Chardin, La Sofferenza).

La sofferenza e’ cruda quando in famiglia, nell’amicizia e sul lavoro l’altro ci diminuisce. La sofferenza e’ cruda quando l’altro (amato o sopportato) ci diminuisce in buona fede. La sofferenza e’ cruda soprattutto quando la nostra buona fede e’ interpretata come debolezza, quando le nostre parole sono soppesate e manipolate per essere poi usate contro di noi. Ma la sofferenza e’ insopportabile quando “Hai tu provato, talvolta, che cosa sia non poter amare a sufficienza coloro che ci amano in modo commovente mentre vorremmo a tutti costi amarli” (Teilhard de Chardin, La Sofferenza).

Alla sofferenza della relazione si aggiunge la sofferenza per la nostra condizione di esseri piu’ o meno ‘realizzati’ o piu’ o meno ‘falliti’. Alla sofferenza per la nostra condizione di esseri piu’ o meno realizzati si aggiunge la sofferenza per la nostra condizione di esseri mortali, per il disintegrarsi delle nostre fibre piu’ intime nell’abbraccio della morte.

L’uomo ancor troppo figlio dell’istinto, ancora troppo radicato nella Biosfera, si ribella a queste sofferenze esistenziali. La sua condizione e’ beffarda come quella di Abramo che dopo essersi consumato per raggiungere la terra promessa, muore nel momento in cui arriva alle sue porte senza poterci entrare. L’uomo sta camminando verso la Noosfera, i suoi contorni si delineano dinnanzi ai suoi occhi, ma in maniera crudele in essa non gli e’ dato di entrare, almeno non in pienezza.

Solo al Cristo e alla comunione dei suoi santi (credenti e non credenti) la vera chiave di accesso al nuovo Regno viene donata: “Nel corso della sua Passione, Gesu’ ha sentito gravare sulla sua anima, abbandonata e affranta, il peso di tutti i dolori umani in una prodigiosa e ineffabile sintesi. Li ha tutti assunti, sperimentati...E, introducendoli nel campo della sua coscienza, Egli li ha trasfigurati” (Teilhard de Chardin, La Sofferenza). Attraverso Cristo all’uomo e’ dato di capire “che, per lui, non v’era modo piu’ efficace di progredire se non quello dell’utilizzo dell’orribile e repellente dolore” (Teilhard de Chardin, La Sofferenza).

E’ forse tempo di chiedermi se non sia proprio nella mia coscienza di credente o di  non credente che devo trovare una soluzione tra la contraddizione costante che nasce tra il “mio entusiasmo per collaborare ad un’opera, ad una Realta’, piu’ duratura di me” (Teilhard de Chardin, La Sofferenza) e il senso di diminuizione e di dolore che pago come inevitabile pegno per questo entusiasmo.

E’ forse tempo di chiedermi se non sia proprio nella mia coscienza, nelle mie azioni e sulla scena che mi e’ stata preparata che io debba mettermi alla sequela dell’uomo della Passione e della sua ‘Ricerca nel Mondo’.

Iniziata in una disposizione di dolce abbandono, poi perseguita con spirito di conquistala Ricerca nel Mondo giunge logicamente ad un amplesso appassionato e doloroso tra le braccia della Croce...Ora, al termine delle esperienze e della lunga maturazione delle proprie prospettive, essa si accorge che nessun lavoro e’ piu’ efficace e pacificante del raccogliere la Sofferenza del Mondo,...nessun atteggiamento e’ piu’ dilatante per essa dell’aprirsi, largamente e teneramente...alla simpatia per ogni Dolore, alla ‘Compassione cosmica’ ” (Teilhard de Chardin, La Sofferenza)

  Matteo Santin

 (tratto da ISAIAH, , n 6 febbraio  2005, sito web: www.isaiah.it)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
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Post N° 142

Post n°142 pubblicato il 13 Gennaio 2009 da bioantroponoosfera
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Teilhard Anche il cosmo aspetta la totale redenzione

Nasce a Sarcenal, in Alvernia nel 1881 e muore a New York nel 1955. Entra a far parte della Compagnia di Gesù nel 1899. È stato scienziato (paleontologo e geologo), nonché filosofo e teologo. Dal 1920 al 1923 insegna geologia e Paleontologia nell'Istituto Cattolico di Parigi. Dal 1926 partecipa a numerose spedizioni in Oriente, in Cina, in Birmania a Giava e in India, contribuendo al rinvenimento del cosiddetto "uomo di Pechino" (Sinanthropus pekinensis), l'ominide fossile vissuto nel Pleistocene medio (200-300.000 anni fa). Il suo pensiero matura in un periodo di grande fermento scientifico: da un lato il positivismo va in crisi, dall'altro gli studiosi umanisti si interrogano sul futuro della civiltà occidentale. Tehilard critica la debolezza delle basi teoriche su cui si fondano queste tesi, intuendo tutta una serie di "estrapolazioni" che gli permettono di pensare ad una vera "scienza dell'avvenire". Amplia il campo della ricerca scientifica al dibattito cosmologico-teologico e ancora oggi risulta assai importante il suo tentativo di conciliazione tra le tesi evoluzioniste e la dottrina cattolica.
Sono tesi espresse nel saggio "Il fenomeno umano", pubblicato solo nel 1955, in cui ogni evento è intuito in funzione di una realizzazione del progetto divino, che non si conclude con la comparsa dell'uomo sulla terra, ma è destinato a proseguire.
Tehilard parla di una "noogenesi", una specie di divinizzazione dell'universo, attraverso la quale trovano unificazione i destini sia dell'uomo che dell'intero cosmo. L'evoluzione dalla pre-vita (mondo inorganico) alla vita ("biosfera") porta alla formazione del mondo dell'uomo e del pensiero ("noosfera"), suo culmine, anche se l'uomo non è visto come l'approdo finale: l'universo e l'uomo tendono ad un punto omega: il Cristo cosmico, punto di aggregazione di tutta l'umanità. Le sue posizioni sono viste con un certo sospetto dagli ambienti ufficiali della Chiesa Cattolica di allora e tutti i suoi libri più importanti escono postumi: dal già citato "Il fenomeno umano" (1955) a "La comparsa dell'uomo" (1956), da "La visione del passato" (1957) a "L'ambiente divino" (1957) fino a "L'avvenire dell'uomo" (1959). Dopo l'edizione completa delle sue opere pubblicate da Il Saggiatore e non più reperibili, è ora l'editrice Queriniana a pubblicare Teilhard de Chardin in Italia. Tra i volumi disponibili: "L'ambiente divino", "Il cuore della materia", "Le direzioni del futuro", "La messa sul fondo", "Il fattore umano", "Inno all'universo". Per conoscere la biografia e il pensiero dell'autore si segnala "Teilhard de Chardin mistico e scienziato", di Jules Carles e Andrè Dupleix, pubblicato nel 1998 dalle Edizioni Paoline.

Fulvio  Panzieri

da: Avvenire 8 agosto 2000

 
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RIFLESSIONI TEILHARDIANE

"  La verità non è asltro che las coerenza totale dell'Universo in rapporto ad ogni suo punto.  Perchè dovremmo mai avere in sospetto o sottovalutare tale coerenza, per il solo fatto che siamo noi stessi gli osservatori?  Si continua ad opporre una certa illusione antropocentrica a una certa realtà obiettiva.  E' una distinzione illusoria.  La verità dell'Uomo è la verità dell'Universo per l'Uomo, cioè sempliceemente,  la Verità "   

                                                                                                                                                          

 

" Senza che si possa dire per ora in quali termini esatti, ma senza che vanga perduto un solo frammento del dato, sia rivelato che definitivamente dimostrato, sul problema scottante delle origini umane, l'accordo si farà senza sforzo, a poco a poco, tra la Scienza e il Dogma.  Intanto, evitiamo di respingere anche il minimo raggio di luce, sia da una parte che dall'altra.  La fede ha bisogno di tutta la verità". (da Les Hommes fossiles, marzo 1921) 
 
" Inventariare tutto, provare tutto, capire tutto. Ciò che è in alto, più lontano di quanto è respirabile, e  ciò che è in basso, più profondo della luce.  Ciò che si perde nelle distanze siderali, e ciò che si dissimula sotto gli elementi... Il sole si alza in avanti... Il Passato è una cosa superata...  La sola scoperta degna dei nostri sforzi è come costruire l'Avvenire". (La découverte du passé, 5 settembre 1935)
 

"...Si potrebbe dire che oggi, come ai tempi di Galileo, ciò che più occorre per percepire la Convergenza dell'Universo, non è tanto la scoperta di fatti nuovi (ne siamo accerchiati, da restarne accecati) quanto un modo nuovo di guardare e accettare i fatti.

Un nuovo modo di vedere, connesso con un nuovo modo di agire: ecco ciò di cui abbiamo bisogno...  Dobbiamo prendere posizione e metterci all'opera, presto-subito " (La Convergence de l'Univers,23 luglio 1951)

 
"  Chiniamoci dunque con rispetto sotto il soffio che gonfia i nostri cuori per le ansie e le gioie di "tutto tentare e di tutto trovare".  L'onda  che sentiamo passare non si è formata in noi stessi.  Essa giunge a noi da molto lontano, partita contemporaneamente alla luce delle prime stelle.  Essa ci raggiunge dopo aver creato tutto lungo il suo cammino.  Lo spirito di ricerca e di conquista è l'anima permanente dell'Evoluzione" (Il Fenomeno Umano 1940)
 

" ...Sento, come chiunque altro, quanto sia grave per l'Umanità il momento che stiamo attraversando...  E tuttavia un istinto, che si è sviluppato al contatto con il grande Passato della Vita, mi dice che la salvezza per noi è nella direzione stessa del pericolo che ci spaventa tanto...  Come viaggiatori presi nel flusso di una corrente, vorremmo tornare indietro.  Manovra impossibile e fatale.  La nostra salvezza è più in là, oltre le rapide.  Nessun ripiegamento. Ma una mano sicura al timone, e una buona bussola..." ( Esquisse d'un Universe personnel, 4 maggio 1936) 

 
" L'Energia diventa Presenza...  Sembrerebbe che un solo  raggio di una tale luce, cadendo come una scintilla in qualsiasi punto della Noosfera, dovesse provocare un'esplosione abbastanza forte da incendiare e rinnovare quasi di colpo la faccia della Terra. Allora, come è possibile che, guardando attorno a me, è ancora tutto inebriato di ciò che mi è apparso, io mi trovi pressochè solo della mia specie?  Solo ad aver "visto"?...  Incapace, quindi, quando me lo si chiede, di citare un solo autore, un solo testo, in cui si riconosca, chiaramente espressa, la meravigliosa "Diafania" che, per il mio sguardo, ha trasfigurato tutto ?"  (Le Christique, marzo 1955) 
 
....IN QUESTA APERTURA VERSO QUALCHE COSA CHE SFUGGE ALLA MORTE TOTALE, L'EVOLUZIONE E' LA MANO DI DIO CHE CI RICONDUCE A  LUI . ( La Biologie, poussee à fond,peut-elle nous  conduire à èmerger dans le transcendant?  Maggio 1951)
 

Di colui che pronuncerà queste parole nell'Aeropago, ci si burlerà come d'un sognatore e lo si condannerà. "Il senso comune lo vede, e la scienza lo verifica: nulla si muove", dirà un primo Saggio. "La filosofia lo decide: nulla può muoversi", dirà un secondo Saggio.  "La religione lo proibisce: nulla si muova", dirà un terzo Saggio. Trascurando questo triplice verdetto, "colui che ha visto" lascerà la piazza pubblica, e tornerà nel seno della Natura ferma e profonda. Là, immergendo lo sguardo nell'immensa ramificazione che lo sorregge e i cui rami si perdono molto lontano al di sotto di lui, in mezzo all'oscuro Passato, egli colmerà ancora una volta la sua anima della contemplazione e del sentimento d'un moto unanime e ostinato, inscritto nella successione degli strati morti e nella distribuzione attuale di tutti i viventi. -Volgendo allora lo sguardo al di sopra di lui, verso gli spazi preparati per le nuove creazioni, egli si consacreà corpo e ed anima, con fede rinsaldata, a un Progresso che trascina e spazza via persino coloro che non ne vogliono sapere. E, con tutto il suo essre fremente di ardonre religioso, lascerà salire alle proprie labbra, verso il Cristo già risorto ma ancora imprevedibilmente grande, questa invocazione, sommo omaggio di fede e d'adorazione: "Deo ignoto" [Al Dio ignoto] (L'avenir de l'homme, note sur le Progrès, 10 agosto 1920, Le Seuil, pp. 35-37)

 

" Adesso che, attraverso tutte le vie dell'esperienza, l'Universo comincia a crescere fantasticamente ai nostri occhi è ceramente giunta l'ora per il Cristianesimo di destarsi ad una consapevolezza precisa di ciò che il dogma dell'Universalità di Cristo, trasposto in quelle nuove dimensioni, suscita di speranze pur sollevando al tempo stesso certe difficoltà.

Speranze, certo, poichè, se il Mondo diventa così formidabilemte vasto e potente, vuol dire che il Cristo è ancor ben più grande di quanto noi pensassimo.

Ma le difficoltà, poichè, alla fin fine, come concepire che il Cristo s'"immensifichi" secondo le esigenze del nostro nuovo Spazio-Tempo senza simultaneamente, perdere la sua personalità adorabile e, in qualche modo, volatilizzarsi?

Ed è qui che risplende la stupenda e liberatrice armonia tra una religione di tipo cristico e un'Evoluzione di tipo convergente (Le Cristique, 1955)

 

" Nel Cuore della Materia.

   Un Cuore del  Mondo,

    Il Cuore d' un Dio"

        (da Le  Coeur de laMatiere, 30 ottobre 1950)

 
" Nella peggiore delle ipotesi, se ogni possibilità futura di parlare e di scrivere si chiudesse davanti a me, mi rimarrebbe, con l'aiuto di Gesù, quella di compiere questo gesto, affermazione e somma testimonianza della mia fede: scomparire,m inabissarmi in uno spirito di Suprema Comunione con le forze  cristiche  dell'Evoluzione  (da Note di esercizi spirituali, 22 ottobre 1945) 
 
 
 

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