Messaggi del 18/01/2009

Post N° 146

Post n°146 pubblicato il 18 Gennaio 2009 da bioantroponoosfera
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IL CRISTICO

 

 

E’ questo testo l’ultima riflessione di Teilhard de Chardin, pochi giorni prima della sua morte,avvenuta, come sapete, nel giorno di Pasqua del 1955.

Questa riflessione, che consiglio  ad ogni cristiano di leggere,  riguarda esclusivamente il Cristo, che è la quintessenza di tutta la visione teilhardiana.

E’ possibile trovare il testo completo nell’opera: Teilhard de Chardin: Il Cuore della Materia,  Queriniana Editrice, 1998, pag.67- 86.

E’ un testo straordinario quale solo i grandi uomini di fede e i mistici  come Teilhard sono capaci di scrivere,  frutto della sua  intensa vita vissuta immersa perdutamente in quella del Cristo Redentore.

Quialche anno  prima di morire, Teilhard scriveva  una lettera a Jeanne Mortier, che sarebbe diventata la sua legata testamentaria: “ Questo straordinario Cristico: non vorrei morire prima di averlo espresso più o meno come l’intravedo, con uno stupore che non smette di crescere”

Ed infatti IL CRISTICO venne finito nel marzo del 1955.

Il 9 febbraio del 1955 Teilhard scriveva  ancora a Jean Mortier: “ Comincio  decisamente il Cristico, senza ben sapere il tono e l’andamento che  la cosa assumerà.  Preghi perché io faccia meglio che possa – perché venga il suo Regno”.

Il Cristico è diviso in 4 capitoli più l’Introduzione e la Conclusione.

I capitoli sono:

Introduzione: l’Amorizzazione dell’Universo;

  1. La Convergenza dell’Universo;

  2. l’Emergenza del Cristo;

  3. L’Universo Cristificato

a- Consumazione dell’Universo mediante il Cristo

b – La consumazione del Cristo mediante l’Universo

c – L’Ambiente Divino

      4    La Religione di Domani

  Conclusione: Terra Promessa

Dalla lettura di questo testo traspare condensato tutto l’amore per il Cristo e  tutta la sofferenza ( per non essere stato compreso) della sua vita e preannuncia , in qualche modo, l’imminente abbandono della vita terrena.

Ma è anche  sentendosi solo la sua fede in Dio e nel Mondo rimane salda e “vede” la Diafania che ha impregnato tutto e “sa” che la sua visione diverrà l’orizzonte di un numero sempre più crescente di persone nel Mondo.: Infatti Egli dice: “Basta, per la Verità, apparire una sola volta, in una sola mente, perché nulla possa mai più impedirle d’invadere tutto e d’incendiare tutto”.

Non posso  pubblicare tutto il testo perché è lungo, ma nell’invitarvi a leggere e meditare il testo voglio almeno pubblicare il capitolo finale del Cristico: Terra Promessa.

 

IL CRISTICO

………….

Conclusione: Terra Promessa

 

L’Energia che diventa Presenza….

E pertanto la possibilità  che si scopre, che si apre all’Uomo, son solo di credere e di sperare, ma (cosa ben più inattesa e preziosa!) d’amare, coestensivamente e coorganicamente, assieme all’intero passato, anche il presente ed il futuro d’un Universo in corso di auto concentrazione….

Sembrerebbe che un solo raggio d’una siffatta luce, cadendo come una scintilla in un qualsiasi punto della Noosfera,  dovesse provocare un’esplosione abbastanza forte da incendiare e rinnovare quasi sull’istante la faccia della Terra.

Allora, per quale motivo, guardando attorno a me ed ancora tutto inebriato di ciò che mi è apparso, io mi trovo quasi solo della mia specie? Solo ad aver “visto”…  incapace pertanto, quando me lo si chiede,  di citare un solo autore, un solo scritto, in cui si riconosca, in termini chiari, la meravigliosa “Diafania” che, per il mio sguardo, ha trasfigurato tutto?

E, soprattutto, per quale motivo, “sceso dalla montagna”, e nonostante la magnificenza che riempie i miei occhi, io mi ritrovo così poco migliorato, così poco pacificato, così incapace di far passare nel mio agire, e pertanto di comunicare effettivamente agli altri, la meravigliosa unità in cui mi sento immerso?...

Il Cristo Universale? L’Ambiente Divino?...

Tutto sommato, non sarei  forse  soltanto la vittima di un miraggio interiore?...

Ecco ciò che spesso mi domando.

Ma ecco pure ciò contro cui, dal fondo di me stesso, ogni volta che mi assale il dubbio, tre successive onde d’evidenze insorgono, - spazzando via dalla mia mente il falso timore che il mio “Cristico” possa essere una semplice illusione.

Dapprima l’evidenza della “coerenza” che questo ineffabile Elemento ( o Ambiente)  stabilisce nel più profondo del mio pensiero e del mio cuore.  Certo ( e lo so anche troppo…), nonostante l’ambizioso splendore delle mie idee , rimango, in pratica, in uno stato d’imperfezione che mi preoccupa.  A dispetto  delle  pretese della sua formazione, la mia fede non realizza in me altretanta carità reale, altrettanta calma fiducia che,  nell’umile persona inginocchiata accanto a me,  produce il catechismo che insegnano ancora ai bambini.  Ma so anche che questa Fede raffinata, che uso così male,  è l’unica che io possa sopportare, l’unica che mi soddisfi, - e persino (non posso dubitarne) l’unica che sia capace di bastare ai “ carbonai” ed alle “comari” di domani.

Evidenza, poi,  della “potenza contagiosa” d’una forma di Carità in cui diventa possibile amare Dio non solo  “con tutto il corpo e tutta l’anima”, ma con tutto l’Universo-in-Evoluzione.  Ho testè confessato la mia attuale impossibilità di citare una sola “autorità”  (religiosa o laica) , in cui potessi riconoscermi totalmente, sia dalla parte “visione cosmica” che dalla parte “visione cristica”.  Eppure come non sentir vibrare attorno a me (anche solo dal vedere come “le mie idee”  si diffondono) la massa di tutti coloro – dai confini dell’incredulità sino al fondo dei conventi –pensano, sentono, o almeno presentono proprio come me? – Coscienza riconfortante, in verità, di non scoprire nulla da me, ma di risonare molto semplicemente a ciò che necessariamente ( dato un certo stato del  Cristianesimo e del Mondo) vibra dovunque nelle anime che mi circondano.  E pertanto coscienza esaltante di non essere né me  né solo, - ma d’essere una legione – ma d’essere persino “tutti”, nella misura  in cui riconosco,  palpitante nelle mie profondità, l’umanità di domani.

Evidenza, infine della “superiorità” (seppure ad un tempo “l’identità “) di ciò che vedo rispetto a ciò che mi è stato insegnato.  Per la loro stessa funzione, né Dio che ci attira può essere meno perfetto, né il Mondo con cui evolviamo può essere meno stimolante di quanto lo concepiamo e di quanto ne abbiamo bisogno.  In un caso come nell’altro ( a meno d’ammettere una positiva disarmonia nella stessa stoffa delle Cose), la verità si trova nella direzione del grado massimale, - Ora, abbiamo visto in precedenza, è nel “Cristico” che, nel nostro secolo, il Divino raggiunge il fastigio dell’adorabile, e l’Evolutivo il sommo potere d’attivazione. – Allora che cosa concludere, fuorchè riconoscere che, proprio da quella parte, inevitabilmente, l’Umanità propende e, presto o tardi, s’unificherà?

Ed ecco che, questa volta si spiegano molto naturalmente il mio isolamento e la mia apparente singolarità.

Dappertutto sulla Terra, in questo momento, in seno alla nuova atmosfera creata dall’apparizione dell’idea d’evoluzione, fluttuano in uno stato estremo di reciproca sensibilizzazione l’amore di Dio e la fede nel Mondo: la due componenti essenziali essenziali dell’Ultraumano.

Le due componenti sono dovunque “nell’aria”, ma in genere non abbastanza forti, “tutte due insieme” per combinarsi l’una con l’altra,  “in uno stesso individuo”.  In me, per puro caso (temperamento,educazione,ambiente…)  la proporzione dell’una e dell’altra trovantesi favorevole, la fusione si è operata spontaneamente, - troppo debole ancora per propagarsi esplosivamente – eppure sufficiente per accertare che la reazione è possibile e che, “un giorno o l’altro, la catena si stabilirà.

Prova nuova che basta,  per la Verità, apparire una sola volta, in una sola mente, perché nulla possa mai più impedirle d’invadere tutto e d’incendiare tutto-

 

Pierre Teilhard de Chardin s.j.

New York, marzo 1955

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Post N° 147

Post n°147 pubblicato il 18 Gennaio 2009 da bioantroponoosfera
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IL CARRETTO DEI LIBRI

 

Girando tra gli scaffali della libreria mi è ricapitato in mano il libro di Hans KUNG: L’inizio di tutte le cose – Creazione o evoluzione? Scienza e religione a confronto, edito da Rizzoli nel 2006.

Kung è un prestigioso teologo, esponente di spicco della ricerca teologica e del dialogo tra le fedi e con questa sua opera ci invita a ripensare l’opposizione tra evoluzionismo e creazionismo.

Un libro estremamente documentato e chiaro nelle sue argomentazioni tanto che Joseph Ratzinger, ora papa Benedetto XVI lo ha indicato come un’importante contributo per il rilancio del dialogo tra la fede e la scienza.

A pag. 118 c’è un sottocapitolo dedicato all’opera di Teilhard de Chardin.

Ve lo  ripropongo invitandovi nel contempo a leggere integralmente il volume di Kung.

 

 

L’EVOLUZIONE VERSO DIO: TEILHARD DE CHARDIN

 

L’evoluzione della natura e del cosmo fu il campo di attività dell’importante geologo e paleontologo Pierre Teilhard de Chardin (1881-1955).  Egli considerò il compito della sua vita quello di conciliare le conoscenze delle scienze naturali con i concetti teologici.  A questo pensatore, fortemente influenzato dalla filosofia spirituale e vitalistica di Heiìnri Bergson (1839-1941) e dalla sua idea dell’evoluzione creatrice (èlan vital), la natura appare come un enorme processo di sviluppo che, andando avanti gradualmente con una complessità e un’interiorizzazione della materia sempre più forti:  Dio per lui non è solo l’origine e lo scopo della creazione: E’ esso stesso in evoluzione, partecipa a questa evoluzione, dalle particelle elementari  e dalla smisurate distanze del cosmo, oltre la biosfera del mondo vegetale e animale, fin nella noosfera delle spirito umano.

Nella visione del mondo di Teilhard de Chardin anche l’uomo stesso non è ancora concluso.  Egli è un essere in divenire: la formazione dell’uomo, l’antropogenesi non è ancora terminata.  Essa è sospinta sulla cristo genesi, la cristo genesi infine sulla sua futura pienezza, il suo “pleroma” (in graco pienezza), nel “ punto omega”, dove l’avventura collettiva e individuale dell’uomo trova fine e compimento, dove il compimento del mondo e quello di Dio convergono.

Questa “pleromizzazione”, questo giungere-alla-pienezza, questo sviluppo del cosmo e dell’uomo in avanti e verso l’alto culmina nel Cristo universale cosmico, che per Teilhard personifica l’unità della realtà di Dio e di quella del mondo.  Tutto ciò, naturalmente, non è per lui una visione della pura ragione, bensì della fede che riconosce,  Nel suo scritto “Comment je crois” egli formula il suo credo:

“Credo che il cosmo sia un’evoluzione. Credo che l’evoluzione tenda allo spirito. Credo che lo spirito si compia in un qualche Personale. Credo che il Personale supremo sia il Cristo universale”.

Teilhard è un mistico che suppone l’importanza evolutiva e cosmica dell’incarnazione di Dio in Cristo.  La maggior parte degli scienziati non lo seguianno in tali ardite ipotesi scientifiche, i  teologi trovano scoperte alcune delle sue opinioni teologiche, formulate spesso in modo unilaterale o – rispetto alla vita e alla croce di Gesù – insufficienti.  E forse oggi entrambe le parti rifiutano soprattutto il suo ottimismo – che riflette troppo poco sul problema della sofferenza e del male – la sua fede nel progresso e nel suo orientamento verso il “punto omega”.  A ogni  modo, Pierre Teilhard de Chardin ha il merito mai abbastanza lodato, di aver per primo pensato insieme in modo geniale la teologia e le scienze naturali e di aver portato, in modo provocatorio, gli scienziati e i teologi a conoscenza della “problematica comune”.  A lui premeva l’importanza religiosa dell’evoluzione e la portata evoluzionistica della  religione.  Non era per niente ingenuo e non vedeva alcun semplice “concordiamo” tra la Bibbia e le scienze naturali, come quello favorito da Roma.  Egli rifiutò decisamente certi tentativi di conciliazione fanciulleschi e immaturi, che mescolano le fonti e i livelli della conoscenza e che hanno portato solo a strutture incostanti e mostruose. Egli voleva  però in compenso una “coerenza fondata in profondità, con la quale divenisse visibile un tutto positivo ben costruito, nel quale le parti si sostengono e si completano a vicenda l’un l’altro sempre meglio.

Roma e i suoi luogotenenti furono immobilizzati da un’interpretazione statica della creazione da parte di Dio per molti decenni su quell’ideologia di un “creazionismo” che, di fronte alla dottrina darwiniana dell’evoluzione difende un “fissismo” e un “concordiamo”, come esso viene espresso per esempio di rfegola nei volumi del “Dictionnaire de la Bible”:  Perciò non meraviglia che a Teilhard entrato nel 1889 a diciotto anni nell’ordine dei gesuiti, i suoi superiori sotto la pressione di Roma, neghino già nel 1926 la cattedra all’Istituto Cattolico di Parigi:  In seguito essi sopprimono tutti i suoi scritti filosofici-scientifici e nel  1947 gli ordinano di non trattare più alcun tema filosofico.  Teilhard viene completamente isolato: nel 1948 gli viene vietato di accettare una nomina al College de France, nel 1951 – l’enciclica Humani generis di Pio XII viene “applicata” – lo si esilia dall’Europa all’Istituto di ricerca della Werner-Gren Foundation di New York.  Ancora  nell’anno della sua morte, il 1955, gli viene vietato di partecipare al Congresso Internazionale di Paleontologia:  Solo pochi uomini casualmente presenti seguono il feretro quando egli, morto la domenica di Pasqua a 160 chilometri da New York, viene seppellito nel cimitero del Collegio dei gesuiti (nel frattempo soppresso) sul fiume Hudson; solo con fatica potei trovare, durante il mio semestre come ospite a New York, nel 1968, la tomba di Teilhard.

In compenso, l’indice delle sue opere compiuto da Claude Cuenot annovera già 380 titoli.  Ma Teilhard potè pubblicare solo i saggi puramente scientifici.  Nel corso della sua vita non gli fu concesso di veder stampata neppure una delle sue opere principali.  Esse vennero pubblicate da un comitato internazionale di personalità illustri perché Teilhard aveva lasciato per testamento i diritti, invece che all’ordine, alla sua collaboratrice.

Il 6 dicembre 1957, però, due anni dopo la sua morte, venne emanato un ordine del Santo Uffizio di allontanare i libri di Teilhard dalle biblioteche, di non venderli nelle librerie cattoliche e di non tradurli in altre lingue.

“Dammatio memoriae” – cancellare il nome negli atti e così bandire dalla memoria – come gli antichi romani definivano questa pratica.  Solo dal Conciclio Vaticano II, in effetti, gli scritti di Teilhard hanno trovato anche nella chiesa e nella teologia cattolica il meritato riconoscimento.  Tuttavia il suo nome non è uscito dalle labbra di nessun papa:  Le autorità ecclesiastiche non hanno sino ad oggi ringraziato Teilhard  per la sua opera du conciliazione.  Lo stesso Concilio Vaticano II non potè decidersi, nonostante un coraggioso discorso dell’Arcivescovo di Strasburdo Leon Arthur Elchinger, né nel suo né nel  nel caso di Galilei, peruna chiara riabilitazione di chi è stato condannato a torto, perseguitato e calunniato (in questi ultimi tempi si sta parlando molto di Galileo e alcuni ecclesiastici vogliono farlo beato, ma su Teilhard silenzio assoluto, n.d.r.)

In questo modo anche la storia della sofferenza di questo pensatore teologico rimane una vergognosa testimonianza della povertà dello “spirito della persecuzione dei dissidenti nel sistema romano”,fino ad oggi assolutamente non scomparso e che certi aspetti non è dissimile da quello del sistema sovietico (Sacharow).  Ma né il “teologo politico” J.B.Metz, né il filosofo critico Jurgen Habermas osarono ricordare a Joseph Ratzinger, allora alla guida della “Congregazione per la dottrina della fede”, questo fenomeno profondamente anticristiano (recentissimo grave caso la destituzione del caporedattore della stimata rivista gesuita “America”, Thomas Reese).

 

Hans KUNG

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
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RIFLESSIONI TEILHARDIANE

"  La verità non è asltro che las coerenza totale dell'Universo in rapporto ad ogni suo punto.  Perchè dovremmo mai avere in sospetto o sottovalutare tale coerenza, per il solo fatto che siamo noi stessi gli osservatori?  Si continua ad opporre una certa illusione antropocentrica a una certa realtà obiettiva.  E' una distinzione illusoria.  La verità dell'Uomo è la verità dell'Universo per l'Uomo, cioè sempliceemente,  la Verità "   

                                                                                                                                                          

 

" Senza che si possa dire per ora in quali termini esatti, ma senza che vanga perduto un solo frammento del dato, sia rivelato che definitivamente dimostrato, sul problema scottante delle origini umane, l'accordo si farà senza sforzo, a poco a poco, tra la Scienza e il Dogma.  Intanto, evitiamo di respingere anche il minimo raggio di luce, sia da una parte che dall'altra.  La fede ha bisogno di tutta la verità". (da Les Hommes fossiles, marzo 1921) 
 
" Inventariare tutto, provare tutto, capire tutto. Ciò che è in alto, più lontano di quanto è respirabile, e  ciò che è in basso, più profondo della luce.  Ciò che si perde nelle distanze siderali, e ciò che si dissimula sotto gli elementi... Il sole si alza in avanti... Il Passato è una cosa superata...  La sola scoperta degna dei nostri sforzi è come costruire l'Avvenire". (La découverte du passé, 5 settembre 1935)
 

"...Si potrebbe dire che oggi, come ai tempi di Galileo, ciò che più occorre per percepire la Convergenza dell'Universo, non è tanto la scoperta di fatti nuovi (ne siamo accerchiati, da restarne accecati) quanto un modo nuovo di guardare e accettare i fatti.

Un nuovo modo di vedere, connesso con un nuovo modo di agire: ecco ciò di cui abbiamo bisogno...  Dobbiamo prendere posizione e metterci all'opera, presto-subito " (La Convergence de l'Univers,23 luglio 1951)

 
"  Chiniamoci dunque con rispetto sotto il soffio che gonfia i nostri cuori per le ansie e le gioie di "tutto tentare e di tutto trovare".  L'onda  che sentiamo passare non si è formata in noi stessi.  Essa giunge a noi da molto lontano, partita contemporaneamente alla luce delle prime stelle.  Essa ci raggiunge dopo aver creato tutto lungo il suo cammino.  Lo spirito di ricerca e di conquista è l'anima permanente dell'Evoluzione" (Il Fenomeno Umano 1940)
 

" ...Sento, come chiunque altro, quanto sia grave per l'Umanità il momento che stiamo attraversando...  E tuttavia un istinto, che si è sviluppato al contatto con il grande Passato della Vita, mi dice che la salvezza per noi è nella direzione stessa del pericolo che ci spaventa tanto...  Come viaggiatori presi nel flusso di una corrente, vorremmo tornare indietro.  Manovra impossibile e fatale.  La nostra salvezza è più in là, oltre le rapide.  Nessun ripiegamento. Ma una mano sicura al timone, e una buona bussola..." ( Esquisse d'un Universe personnel, 4 maggio 1936) 

 
" L'Energia diventa Presenza...  Sembrerebbe che un solo  raggio di una tale luce, cadendo come una scintilla in qualsiasi punto della Noosfera, dovesse provocare un'esplosione abbastanza forte da incendiare e rinnovare quasi di colpo la faccia della Terra. Allora, come è possibile che, guardando attorno a me, è ancora tutto inebriato di ciò che mi è apparso, io mi trovi pressochè solo della mia specie?  Solo ad aver "visto"?...  Incapace, quindi, quando me lo si chiede, di citare un solo autore, un solo testo, in cui si riconosca, chiaramente espressa, la meravigliosa "Diafania" che, per il mio sguardo, ha trasfigurato tutto ?"  (Le Christique, marzo 1955) 
 
....IN QUESTA APERTURA VERSO QUALCHE COSA CHE SFUGGE ALLA MORTE TOTALE, L'EVOLUZIONE E' LA MANO DI DIO CHE CI RICONDUCE A  LUI . ( La Biologie, poussee à fond,peut-elle nous  conduire à èmerger dans le transcendant?  Maggio 1951)
 

Di colui che pronuncerà queste parole nell'Aeropago, ci si burlerà come d'un sognatore e lo si condannerà. "Il senso comune lo vede, e la scienza lo verifica: nulla si muove", dirà un primo Saggio. "La filosofia lo decide: nulla può muoversi", dirà un secondo Saggio.  "La religione lo proibisce: nulla si muova", dirà un terzo Saggio. Trascurando questo triplice verdetto, "colui che ha visto" lascerà la piazza pubblica, e tornerà nel seno della Natura ferma e profonda. Là, immergendo lo sguardo nell'immensa ramificazione che lo sorregge e i cui rami si perdono molto lontano al di sotto di lui, in mezzo all'oscuro Passato, egli colmerà ancora una volta la sua anima della contemplazione e del sentimento d'un moto unanime e ostinato, inscritto nella successione degli strati morti e nella distribuzione attuale di tutti i viventi. -Volgendo allora lo sguardo al di sopra di lui, verso gli spazi preparati per le nuove creazioni, egli si consacreà corpo e ed anima, con fede rinsaldata, a un Progresso che trascina e spazza via persino coloro che non ne vogliono sapere. E, con tutto il suo essre fremente di ardonre religioso, lascerà salire alle proprie labbra, verso il Cristo già risorto ma ancora imprevedibilmente grande, questa invocazione, sommo omaggio di fede e d'adorazione: "Deo ignoto" [Al Dio ignoto] (L'avenir de l'homme, note sur le Progrès, 10 agosto 1920, Le Seuil, pp. 35-37)

 

" Adesso che, attraverso tutte le vie dell'esperienza, l'Universo comincia a crescere fantasticamente ai nostri occhi è ceramente giunta l'ora per il Cristianesimo di destarsi ad una consapevolezza precisa di ciò che il dogma dell'Universalità di Cristo, trasposto in quelle nuove dimensioni, suscita di speranze pur sollevando al tempo stesso certe difficoltà.

Speranze, certo, poichè, se il Mondo diventa così formidabilemte vasto e potente, vuol dire che il Cristo è ancor ben più grande di quanto noi pensassimo.

Ma le difficoltà, poichè, alla fin fine, come concepire che il Cristo s'"immensifichi" secondo le esigenze del nostro nuovo Spazio-Tempo senza simultaneamente, perdere la sua personalità adorabile e, in qualche modo, volatilizzarsi?

Ed è qui che risplende la stupenda e liberatrice armonia tra una religione di tipo cristico e un'Evoluzione di tipo convergente (Le Cristique, 1955)

 

" Nel Cuore della Materia.

   Un Cuore del  Mondo,

    Il Cuore d' un Dio"

        (da Le  Coeur de laMatiere, 30 ottobre 1950)

 
" Nella peggiore delle ipotesi, se ogni possibilità futura di parlare e di scrivere si chiudesse davanti a me, mi rimarrebbe, con l'aiuto di Gesù, quella di compiere questo gesto, affermazione e somma testimonianza della mia fede: scomparire,m inabissarmi in uno spirito di Suprema Comunione con le forze  cristiche  dell'Evoluzione  (da Note di esercizi spirituali, 22 ottobre 1945) 
 
 
 

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