Finalmente, dopo tanti rinvii, stasera mi decido a rimettere un bottone a un paio di pantaloni classici che uso per lavoro, apro la vecchia cassetta di legno e mia madre appare. Dopo diversi traslochi mi sono rimaste poche cose che appartenevano a mia madre e contribuiscono, se ce ne fosse bisogno, a tenere vivo il suo ricordo.
Dei suoi mobili ne è rimasto uno solo, ognuno dei miei tre fratelli ha tenuto qualcosa. E' una piccola consolle in radica molto carina, fine e gentile come lei era. Nel ripiano inferiore ci tengo i liquori, rhum whisky amari, sopra invece tengo il suo svuotatasche, altro ricordo, visto che la consolle è all'ingresso di casa, e ci appoggio tutto quello che mi trovo in mano quando entro, anche i pensieri. Poi ho alcune sue foto, un copriletto tutto colorato che mi regalò per un mio compleanno, un piccolo quaderno dove lei scrisse una specie di testamento, con la sua inconfondibile calligrafia incomprensibile, quando sapeva di morire. Ho due lenzuola matrimoniali bianche che costarono un occhio della testa, una bellissima tovaglia natalizia da dodici coperti con dodici tovaglioli, e poi alcune posate d'argento sopravvissute e un servizio da 6 persone di piatti bianchi di ottima porcellana dalla Germania che lei non fece in tempo ad utilizzare mai.
Ma di tutte le cose che ancora conservo appartenute a lei, che parlano di lei, che mi ricordano cosa significava per me lei, c'è una cosa veramente speciale che più di tutte mi fa sentire la sua presenza e ringrazio Dio che è rimasta a me. E' una piccola scatola di legno scuro che sul coperchio c'è scritto “Vecchio 800 Selezione”. Credo che originariamente la scatola contenesse tre piccole bottiglie di qualche distillato italiano, forse brandy. Sto ipotizzando, in realtà in quella scatola mia madre ci tenne sempre tutta la sua attrezzatura per il cucito. Dentro ci sono matasse di filo ingarbugliate di tutti i colori, c'è un piccolo ditale che ci passa a malapena il mio mignolo e lei ci metteva il medio, c'è un piccolo paio di forbici come lei, tre rocchette di filo, una zip, mille aghi, alcuni hanno ancora nella cruna il filo, una toppa nuova nuova che lei forse aveva in mente di mettere sul gomito di qualche maglia, per non buttarla, mia o dei miei fratelli, chissà.
Poi ci sono i bottoni, una svariata moltitudine di bottoni di tutte le forme e colori, di tutti i materiali, alcuni sembrano usciti dall'800, altri sono consumati dal tempo, uno è spezzato, altri hanno ancora il filo arrotolato nei fori, due sono di metallo color oro, tre sono di un materiale consunto che sembra cuoio, un paio sono di un tessuto rosso provenienti da chissà quale vecchio vestito da donna anni 50. Spero che questa piccola scatola di legno, che quando apro esce uno spirito, rimanga per sempre accanto a me, tutti i giorni e le notti buie e tutte le volte che la vita mi sembrerà ingiusto, difficile, impossibile, percorrere senza di lei.
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il 13/12/2018 alle 11:48
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