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Bios II

Post n°30 pubblicato il 16 Luglio 2007 da Biosbios
 
Tag: Bios

 

Ehi fermati. Si dico a te che sei appena entrato in questo Blog, smettila di smanettare con quel mouse, vieni qui e siediti su questa panchina, mettiti comodo su, su, e ascolta. Hai mai sentito parlare di Bios, l'autore di questo Blog? Ne ho parlato sotto nel post N° 28. Se vuoi sapere cosa si narra nella puntata precedente ti consiglio di leggerlo. Se invece sei una persona che ama leggere le riviste al contrario, prosegui nella lettura: io comunque farò in modo che tutto ti appaia comprensibile anche se non conosci quello che si è detto di questo bizzarro personaggio fino a qui. Bios lo temono perchè è ritenuto un pazzo, dicono in questo quartiere. Secondo me invece lo temono perchè lo invidiano e lo invidiano perchè ha sempre addosso quell'aria serena di uno che ha raggiunto uno stato esistenziale superiore: sono voci che circolano qui nel quartiere, potrebbero essere vere, sembra che Bios non cerchi più la felicità. Essa è solo un piccolo brandello della pace dell'anima, ma io di lui continuo a non fidarmi. Lui non la cerca più perchè l'ha trovata definitivamente: la felicità va ricercata in tutte le occasioni ma non va sopravvalutata: è solo un momento di una condizione più grande, la pace dell'anima. Quando tu cerchi la pace dell'anima trovi per forza anche la felicità, che è solo un brandello. Questo Bios ha fatto sapere qui intorno a qualcuno, ma a me non paga l'occhio quel furfante. Un giorno ero fuori dal bar della Rita che guardavo il traffico passare e mi squillò il cellulare. Era la mia fidanzata: io e lei stiamo attraversando un periodo difficile, continui litigi, e dopo poche parole cominciammo a litigare al telefono. Si alzarono i toni e anche la mia voce, credo. La telefonata si chiuse con parole pesanti e imprecazioni offensive. Bios era lì a pochi metri che mi guardava, non me n'ero nemmeno accorto della sua silenziosa presenza. Era lì fermo, in piedi, mi guardava, spettinato e con i suoi quattro cenci addosso, e quando vide che mi accorsi di lui disse: non bisogna essere eroi per essere felici, ma colui che è felice è un eroe.


Ti ho mai detto che i bambini amano Bios? Sono irresistibilmente attratti da un personaggio così fatto. Questo è un altro motivo per cui è temuto. Le madri infatti se ne guardano bene. Ti faccio un esempio, per dimostrarti cosa provano i bambini per lui. Devi sapere che Bios si procura da mangiare andando al convento dei frati francescani che si trova in centro. Ci va due volte al giorno: alle 12.30 e alle 19. Da qui per arrivare al convento ci saranno due chilometri di strada: Bios percorre a piedi questo tragitto e segue sempre lo stesso itinerario sia all'andata che al ritorno. Cosa dici? No, non so dirti per quale motivo percorre sempre le stesse vie, forse un giorno lo capirò. Sta di fatto che le mura sono piene zeppe di quella scritta senza senso con cui lui usa imbrattare i muri della città, e nessuno lo sbatte mai dentro. Percorrendo sempre la stessa strada, tutti i giorni, capirai che bei decori che ci puoi trovare. All'andata pasticcia il lato destro delle vie, al ritorno quello sinistro, tutti i giorni. Vista l'abbondanza di questi geroglifici si vede che Bios ha sentito l'esigenza di variare lo stile della scritta per spezzare la monotonia estetica di una scritta sempre uguale a se stessa. Così ogni volta ripete quell'odiosa affermazione SONO IO utilizzando diversi font: ora usa lettere bombate e paffute, ora le fa secche e tremanti, altre volte gotiche, altre volte tecnologiche e ombreggiate. I bambini poi ci mettono del loro e si divertono un mondo a dare un ulteriore tocco decorativo ai suoi deliri grafici: se percorri anche tu quelle strade, dopo la scuola, nel pomeriggio, vedrai schiere di bimbi armati di gessetti colorati che abbelliscono le scritte di Bios: ci mettono fiorellini, grechine, lapislazzuli, sfondi di contrasto che esaltano il messaggio. In alcuni punti trovi perfino degli slogan che inneggiano allo spettinato vagante: W BIOS, ECCO BIOS!, BIOS RESTA CON NOI, e altri simili. Sta di fatto che il tragitto che Bios percorre tutti i giorni per andare al convento dei francescani è diventato il sentiero del suo passaggio.



Il più delle volte Bios è ignorato, dai bambini è amato, ma spesso dagli adulti viene schernito e motteggiato. Un episodio al quale ho assistito l'altro giorno testimonia ciò che dico. Ero al solito bar della Rita, guardavo il traffico che scorreva a due metri da me e arrivarono gli imbianchini. Sono un gruppo di ragazzotti che dopo il lavoro usa passare da Rita a tracannarsi qualche birrozza. Arrivano con la loro divisa da lavoro imbrattata da ogni sfumatura di tinta e passano una mezzoretta a raccontarsi barzellette, darsi grandi pacche sulla schiena, e fischiare come usignoli in amore al passaggio di qualche giovane ragazza nel raggio di tiro. Ad un tratto gira l'angolo Bios, spettinato più che mai, ombrello e ferro in mano, e passa davanti al bar proprio nella zona dove stazionavano i pittori. Dopo qualche metro che Bios passò oltre, il più grosso di loro, il capobranco, reggendo un pesante boccale di birra nella mano destra urlò nella sua direzione con un tono provocatorio e disse: Ehi vagabondo spettinato, si dice che non parli mai, ma che sai tutto, mi sai dire se è nato prima l'uovo o la gallina? Bios si fermò, si volse con pacatezza, aprì sul viso il solito raggio di sorriso e disse: i pesci.


 
 
 
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