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Messaggio N° 322 16-07-2002 - 12:57

Nascere

Un seme nel ventre riposto
Ad ogni istante
Cresce si modifica
Cambiando l’esterno
L’interno di chi mi ospita
Umori che mutano
Senso di repulsione
Per il nuovo che si crea
Per la vita che si forma
Come un bozzolo estraneo
In un corpo di donna.
Dono d’un atto d’amore.
Del tutto
In me conservo dal primo istante
Le emozioni nascoste
In un antica memoria
Che non so penetrare.
Lentamente mi formo
Mi cibo di ciò
In cui il corpo è nutrito
Avvolto
In un mare di dolcezza
Circondato da suoni
Sensazioni
Calore.
Passano i giorni
Passano i mesi
E prendo coscienza del mio essere
Scruto il mio corpo
Vagando in un angustio spazio
Dove il tutto ad ogni istante
E sempre nuovo senza tempo
Da esplorare
E lasciar depositare
In un antica memoria
Non dotata di chiavi e serrature.
Ogni istante vissuto
Sentito
Dentro quel ventre
Che mi ama
Mi protegge
Da un mondo esterno
Che mi è ignoto
Ma che sento vivido e presente.
Giunge il momento
Son pronto
Per far l’uscita
Per far l’ingresso
Nella vita
Che è già iniziata
Da tempo in me.
Il corpo ormai mi rifiuta
Come volesse liberarsi
D’un insostenibile peso
Come se la mia presenza
Fosse solo dolore
Voglio uscire
Da chi mi rifiuta
Voglio rimanere nel ventre che mi ama
Eppure in questo momento
Non mi trattiene più.
Chiudo gli occhi
Che fin ora hanno visto un unico mondo.
Sento i liquidi che
Nel mio limbo mi facevan galleggiare
Che m’abbandonano
Lasciandomi addosso
Un senso di pesantezza mai vissuto
Una forza che a me manca
Per sostenere me stesso.
Fino ad un attimo prima
Il tutto era cosi semplice e facile
Ero nutrito
Coccolato ed amato
Mentre ora
Ogni gesto
È un macigno.
Sento urla che nella mente rimbombano
Parole incomprensibili
D’una sconosciuta lingua
Cosi ricche d’amore dolce.
Che sia l’alba
D’un nuovo mondo che debbo conoscere?
Domande
Che passano nella mente in un lampo
Mentre un tunnel
Innanzi a me si pone.
Una via
Verso quel mondo che voglio esplorare
Verso quella vita che m’hanno chiamato a vivere.
A testa bassa m’incammino
A fatica
Sentendomi premere
In ogni dove
Il mio piccolo ed esile corpo
Fatica nello scavar la strada.
Sono sospinto
Da dietro
Come una folata fresca
D’un qualcosa d’etereo
Che contiene il tutto
Ma che non so dir cosa.
Esco
Sono toccato da un qualcosa d’estraneo
Una mano gigante
M’avvolge
Sentendo suoni assordanti
Che mi fanno spaventare.
Cose mai udite
Eppure anche se con timore
Sembrano belle.
La paura mi blocca
Ora non sono più sospeso nel mio vuoto
Ma in un vuoto immenso
Ove non vedo colori
Non vedo luce
Se non un nero totale che m’avvolge.
Rigido e tremante
Di un emozione che non conosco
Eppure mi entra nel corpo
Paura.
Al cielo sono elevato
Come un vittima
D’un antico rito sacrificale
Che ignoro il significato.
Mentre una piccola percossa
Vien data all’esile corpo.
Che d’improvviso sussulta
Risvegliato come da un antico sonno.
Un suono che non conosco
Mi esce
E’ un urlo
Di pianto di terrore
Un urlo di vita
Che giunge nel mondo
Facendomi provare nuove sensazioni.
Attorniato dal buio sono riposto
Ed in fasce avvolto.
Sono adagiato
In un qualcosa di molle
Sento il suo calore
Lo riconosco
Come parte di me
E lei lo sente come sua parte.
E’ un calore avvolgente
Che mi ha desiderato
Ed ora nuovamente con Lei sono
Sento la sua fragranza
L’odore della paura andata
Le vibrazioni d’una gioia sconfinata
Che ha un solo nome:
Amore di Mamma...

Articolo pubblicato da: Marco Bazzato



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