Creato da: Blog_Magazine

Blog Magazine

Il Blog Ufficiale della Community di Libero

Area personale

- Login

Cerca in questo Blog

 
trova
 

Archivio messaggi

  << Marzo 2024 >>  

Lu Ma Me Gi Ve Sa Do

         1   2   3 
 4   5   6   7   8   9   10 
 11   12   13   14   15   16   17 
 18   19   20   21   22   23   24 
 25   26   27   28   29   30   31 

Guarda le immagini del Mese

I miei Blog Amici

Leggi e diffondi

Scrivi anche tua.gif
 
Citazioni nei Blog Amici: 397

Chi può scrivere sul blog

Solo i membri di questo Blog possono pubblicare messaggi e tutti gli utenti registrati possono pubblicare commenti.

RSS (Really simple syndication) Feed Atom

BlogMagazine

Top 100 Italia di BlogItalia.it e Technorati

Cunctator

Free Hit Counter Code

 

Messaggio N° 2634 28-02-2009 - 17:08

Simenon senza Maigret: Le campane di Bicêtre

Grande Simenon una conferma come al solito, in realtà non avrei altre parole che queste perché il romanzo è talmente bello che ogni parola in più è sprecata.
René Maugras, direttore del maggiore quotidiano parigino, in una serata con i suoi amici - tutte persone "arrivate" - ha un inctus nelle toilettes del ristorante dove si ritrovano ogni primo martedì del mese per cenare insieme. Si riprende in ospedale e siaccorge di non poter muovere tutta la parte destra del corpo. Da persona importante, stimata, conosciuta in "tout Paris", temuta, invidiata, passa ad un nuovo status: quello di malato. Maugras inizia a comprendere che la malattia non ha ceti sociali, non ha cariche importanti da rispettare, non ha file da fare, quando arriva arriva e rende inesorabilmente tutti uguali.
Compreso nel suo male, incapace di qualsiasi azione anche la più elementare, a Maugras non resta che fare i conti con la sua vita, il suo passato e il suo presente soprattutto: la sua mente inizia a studiare i comportamenti delle due infermiere che gli sono state assegnate, Blanche e Joséfa;compie un'analisi spietata della sua infanzia in provincia, del padre alcolizzato e dei suoi amici da taverna; passa in rassegna il primo matrimonio con Marcelle e analizza quello attuale con Lina; scopre tante piccole ipocrisie nei gesti degli amici e conoscenti che lo passano a trovare.
L'unico appiglio alla realtà che lo circonda sono le campane di Bicêtre e lo scoccare delle ore.
Un assaggio:
"Tu sei forte! Non hai bisogno di nessuno...".
E' questa l'impressione che dà? Beh, è falsa. Oppure la sua è forza solo se confrontata con la debolezza degli altri. E sono i deboli a dovere essere invidiati, perché si appoggiano sui forti.
I forti nessuno li aiuta, né li incoraggia, né li commisera. Se cadono, gli altri non hanno pietà, e anzi, con un certo compiacimento, vedono nel loro crollo il segno di una sorta di giustizia immanente.


Qualche giorno fa ho letto la recensione che ha scritto Corrado Augias di questo romanzo e credo che lui meglio di me abbia colto l'aspetto più sorprendente di questo libro, quindi lo riporto e non me lo attribuisco: riesce ad incatenare al racconto nonostante parli di un uomo solo, fermo in un letto.
Impeccabile.

Georges Simenon, Le campane di Bicêtre, Adelphi

Monica

Messaggio N° 2633 20-02-2009 - 17:54

l'affascinante viaggio nei simboli - il serpente

 

Da sempre, l'uomo si è sentito circondato da elementi sovrasensibili dai quali ha spesso percepito sprigionarsi delle forze incontrollabili; tutto l'universo è un simbolo, un segno di cose invisibili.

La vita odierna ha perso ogni scintilla di ritualità, però i simboli, gli archetipi, sono silenti dentro di noi….e qualcosa emerge quando, senza sapere perché, siamo attratti da un oggetto e per quanto non abbia alcun valore diviene per noi preziosissimo.

Quante donne indossano anelli o altri ornamenti a forma di serpente? È la loro natura più profonda ed ancestrale ad esserne attratta, anche se spesso non ne sono consapevoli…ma nulla è casuale, e se una donna indossa un anello a forma di serpente o lo sogna è perché la sua pulsione trasformativa preme in lei.

I simboli sono chiavi di accesso.

La forza metamorfica degli archetipi ricompongono in noi una cornice più grande dove inserire il quadro della nostra vita, della nostra storia, in armonia con le altre storie con cui veniamo a contatto.

Il serpente con movenze sinuose emerge dalle profondità terrestri, sorgendo dagli oscuri anfratti nascosti e protetti.

Animale ctonico e misterioso, depositario di un immenso potere primordiale, custode di energia pulsante, evoca la spirale, la linea e il cerchio e per questo rappresenta il ciclo di vita-morte-rinascita, il perpetuo ritorno, la rigenerazione.

E’ simbolo del visibile (quando striscia) e dell’invisibile (quando si mimetizza in mezzo alla natura)… il Serpente ama celarsi nel tepore del profondo ventre della Grande Madre, luogo primigenio in cui tutti i segreti sono conservati con cura, e le antiche energie terrestri scorrono e si concentrano.
Di queste energie il Serpente è figlio e simbolo antichissimo, legato ai movimenti del sottosuolo, ai moti nascosti che danno origine al Mutamento interno, al potere della trasformazione lenta o repentina; profonda e cullante come lo scorrere di un fiume o tremenda e irrompente come un terremoto.

Il suo letargo stagionale e, soprattutto, la sua muta, rappresentano il perenne Ciclo della Grande Madre, che mostra a coloro che la vogliono ascoltare come la Vita si trasformi lentamente in Morte, e la Morte in nuova Vita; ma il Serpente simbolizza particolarmente il passaggio che unisce la Morte alla Rigenerazione, il sonno al risveglio, ovvero il cambio di pelle.

Per questo nel Serpente vi è il potere della Guarigione profonda, intesa sia come annullamento e liberazione da ogni stato oscuro e da ogni malattia spirituale, sia, su un piano più prettamente materiale, come eliminazione dei mali fisici. Il suo veleno, infatti, anticamente era unito a particolari erbe medicinali e usato, in piccolissime dosi sapientemente preparate, per curare.

La Luna, Signora dei cicli, dei ritmi, delle maree e dell’utero femminile, così misteriosamente sensibile alla sua musica di silenzi e armonie, è anche Signora dell’eterno susseguirsi di Nascita e Morte, e come il Serpente cambia il suo aspetto, la sua “pelle”, seguendo l’eternità del Tempo, che nel suo essere immutabile cambia continuamente e dà luce al divenire.

Il Serpente, nascosto nell’oscurità, rappresenta particolarmente l’aspetto della Luna nera e il suo potere di trasformazione, il mutamento che avviene nel passaggio dalla fine di un ciclo all’inizio di quello successivo, illuminato da una nuova luce.

Se lo si guarda mentre si morde la coda, come nell’immagine dell’ Ouroboros mitologico, si scorgerà proprio il simbolo dell’eterno ciclo senza inizio né fine.

Il serpente che si morde la coda è la dialettica materiale della vita e della morte, la morte che esce dalla vita e la vita che esce dalla morte, non come i contrari della logica platonica, ma come una inversione senza fine della materia di morte o della materia di vita.

Come custode del potere terrestre, il Serpente percepisce ogni movimento del suolo e del sottosuolo, prima ancora che i suoi effetti si verifichino e si mostrino sulla superficie della Terra e agli occhi degli uomini.

È quindi considerato l’animale della Profezia ed era proprio la Profezia ciò di cui si occupavano le antiche Sacerdotesse che venivano chiamate Pythie (serpi), o drakaine, e che erano particolarmente affini all’aspetto della primitiva Dea Serpente, raffigurata nei reperti archeologici con testa di serpente, arti serpentini o simboli di spire (emanatici di forza rigenerativa), spirali e linee ondulate, a imitare il movimento del rettile e i segni che questo lascia sulla sabbia al suo passaggio.

L’ultima immagine che ci appare del Serpente è quella della Tentazione.
Lo vediamo mentre tenta la “prima” donna Eva, con una succosa e rossissima mela, anch’essa simbolo della Grande Madre archetipica e della sua immensa fecondità.
La tentazione del Serpente alla Donna è la volontà di lei di riafferrare la Conoscenza che da sempre le era stata accessibile.

La mano di Eva, che tocca la mela rossa e, con un breve e netto gesto, la stacca dall’Albero della Conoscenza, è l'atto della volontà della Donna di mordere la Saggezza e di nutrirsi nuovamente di essa, di riunirsi ai flussi della Natura e alla sua arcaica Consapevolezza.
E non appena il Serpente viene da lei ascoltato ecco che dal grembo femminile riprendono a sgorgare i flussi del sangue sacro, che le era stato tolto. Il sangue sacro che è il Mistero della Donna, il suo potere, il suo sapere, la sua eredità lasciatale dalle sue lontane Antenate, e prima ancora di esse dalla Madre primigenia.

Perché proprio l’elemento femminile sceglie di conoscere trasgredendo? Perchè è proprio la donna a misurarsi con il serpente? Perchè in Eva (in aramaico = serpente) il serpente trova risonanza ed eco, in quanto essa è l’unico interlocutore in grado di cogliere la provocazione, la donna ha in sé il bagaglio di conoscenza occultata di cui il serpente è portatore e simbolo, Eva – la madre di tutti i viventi- voleva essere e non solo vivere.

La Dea della Trasformazione - La Dea dei Serpenti    

La Dea come Trasformazione, potere di Morte e Rinascita, di Rigenerazione e Rinnovamento, uno dei più antichi volti della Grande Dea paleolitica, che nel Neolitico assume un'iconografia propria associata con il simbolo del serpente.

La principale funzione della Dea nel suo nuovo aspetto di Serpente era quella di garantire la continuità dell'energia vitale e offrire rigenerazione ad ogni esistenza esaurita.
La Dea Serpente fu la prima divinità, a presentarsi incoronata, così, dal VII millennio a.C., le sue
immagini apparvero frequentemente con una corona, simbolo di potere e saggezza, o con una pettinatura molto sofisticata, caratterizzata da ricci serpentiformi. Il rapporto fra il serpente e il potere generatore della Dea continua nel tempo, si manifesta al suo apice nella cultura cretese, ed è ancora evidente in Atena, Hera e Hathor.

L'Archetipo del serpente

Il serpente è un simbolo polivalente, universalmente presente in tutte le culture.
Egli è l'antenato mitico, il vivificatore, simbolo stesso della guarigione e della cura, è l'animale
originario alle sorgenti della vita e della libido.

E' la forza vitale, simbolo seminale, epitome del culto della vita su questa terra. Non
il corpo del serpente era sacro, ma l'energia emanata da questo animale che
striscia o si raggomitola, energia che trascende i suoi limiti e influenza il mondo
circostante. Questa stessa energia si trova nelle spirali, nelle viti, negli
alberi in crescita, nei falli e nelle stalagmiti, ma si concentra in modo
particolare nel serpente, in cui è, quindi, più potente. Il serpente era qualcosa
di primordiale e misterioso, emerso dagli abissi delle acque dove la vita comincia. Il suo rinnovarsi stagionalmente, col mutare pelle e cadere in letargo, ne ha fatto il simbolo della continuità della vita.

Il serpente è un animale totemico, indica sempre la possibilità di trasformazione, ma indica anche una trasformazione che deve passare attraverso una sorta di “trasgressione”, in molti miti il serpente viene visto come un tentatore, che, a livello psicologico rappresenta bene le forze propulsive della psiche che tentano quelle regressive spingendole a “trasgredire” il limite per avventurarsi oltre quello che c’è in quel momento.

È «l'animale-metamorfosi» per eccellenza, per la sua facoltà di rigenerazione; è il doppione animale della luna, perché scompare e riappare con lo stesso ritmo dell'astro e conterebbe tante spire quanti giorni conta la lunazione.

Questo animale, anticamente, essendo accostato alla simbologia delle acque, aveva una valenza simbolica lunare; il serpente era attributo delle dee antiche dei pantheon, quali Ecate, Ishtar e Artemide, rappresentato come immagine stessa del ciclo lunare che si annoda e si scioglie senza fine, così come è proprio fare del serpente.

Legato, in età classica, al culto di Esculapio, dio della medicina, ancora oggi esistono in Occidente tracce che conducono il serpente a questo culto... lo ritroviamo infatti nel “bastone di Esculapio” simbolo dei medici e nel “caduceo”, simbolo delle scienze farmaceutiche .

Sognare un serpente arrotolato su se stessi simboleggia il circolo della vita o il ciclo vitale. Sognare un serpente che si sveglia rappresenta un desiderio represso troppo a lungo e che ora torna in superficie.

Il messaggio del serpente è un messaggio di rinascita, di cambiamento, di trasformazione, segnala che qualcosa preme, non può più aspettare… quando gli archetipi che si presentano prepotentemente e più volte, vengono ignorati, le tensioni interne aumenteranno sempre di più fino a raggiungere varie forme di disturbi psicosomatici.

Al di là delle lingue, delle etnie, delle culture, il linguaggio dei simboli è un linguaggio trasversale le cui tracce si ritrovano da un luogo all’altro, da un periodo storico all’altro. Il simbolo per definizione è ciò che unisce...sicché quello dello studio dei simboli è un viaggio attraverso i secoli e i continenti ma, soprattutto, quello dentro di sé.

“Il Simbolo è esso stesso una ierofania, perché rivela una realtà sacra o cosmologica che nessun’altra manifestazione è capace di rivelare.” Mircea Eliade

di miladylady

Messaggio N° 2632 15-02-2009 - 17:37

Riscoprire i classici: Nikolaij V. Gogol' (1809 - 1852)

ritratto di Gogol' Le anime morte - N. V. Gogol'

 


 

L'impiegato della dogana Cicikov è impeccabile, incorruttibile e determinato sul lavoro, tutti sanno che dove c'è lui niente passa illegalmente. Un bel giorno decide improvvisamente di fare il colpo grosso: dopo aver rifiutato mazzette dai trafficanti per anni affinché chiudesse un occhio e lasciasse passare qualche merce pregiata attraverso la dogana russa, dice sì e incassa tutti i soldi che gli erano stati promessi durante la sua onorata e onesta carriera. Fugge con un gruzzolo davvero considerevole e inizia a viaggiare per la Russia.
In realtà nulla è avvenuto per caso, Cicikov impiegato modello era solo una farsa. Egli si pregia di una grande pazienza e sa aspettare il momento giusto per far scattare il vero immorale che c'è in lui.
Ma come far fruttare questo denaro? I suoi intrallazzi sono stati nel frattempo scoperti, quindi la sua fama nell'amministrazione pubblica è delle peggiori, non può ricominciare a lavorare (peraltro non ne ha nemmeno voglia) e non può nemmeno starsene con le mani in mano tutto il santo giorno.
Così ha l'Idea: poiché il censimento viene fatto ogni tot anni, lui sa perfettamente che moltissimi proprietari terrieri continuano a pagare le tasse anche per contadini ormai morti. Certo, al prossimo censimento lo stato riconoscerà al proprietario questi decessi e lo rifonderà con gli interessi per ciò che ha pagato ingiustamente... Quindi cosa pensa il "buon" Cicikov? Di presentarsi come una sorta di filantropo nei governatorati più lontani dalle grosse città e di chiedere ai proprietari terrieri di regalargli le loro "anime morte", cioè quei poveri contadini morti di freddo, stenti e fame di cui devono ancora pagare le tasse.
Cicikov conta di rifarsi ovviamente con quegli interessi che l'erario somministerà a tutti coloro che hanno pagato preventivamente, ma certamente questo fatto non viene rivelato agli avidi padroni, i quali dal canto loro pensano solo ad alleggerirsi delle tasse da pagare nel presente. Insomma una truffa ai danni dei truffatori, ecco perché Cicikov moralmente non sente di compiere nulla di male.
Egli peraltro sa comportasi in società, viene accolto ovunque come un gentiluomo, ha maniere squisite e garbate (solo) con le persone che contano e riesce ad accattivarsi le simpatie di tutti. Ma quando inizia a chiedere ai possidenti, fra una cena e l'altra a cui è costantemente invitato, queste benedette "anime morte" la voce gira e a tutti sembra abbastanza bizzarra e macabra la richiesta di questo presunto benefattore, non comprendendo dove sta l'inganno. Cicikov è scaltro ma sottovaluta le gelosie femminili delle gentildonne del governatorato, quando ad una festa nega le attenzioni ad una signora per pura superficialità, il mattino dopo la stessa si reca dalla sua migliore amica a raccontare che le "anime morte" servivano a loschi traffici e si monta il caso. In breve Cicikov è costretto a fuggire da una città che lo aveva accolto come un santo.
La trama non finisce qua ovviamente, anche perché sarebbe così svelato il finale.
Inizia la seconda parte del romanzo che ahimé e ahinoi, l'autore distrusse in buona parte il 20 febbraio 1852, un giorno prima di morire. Il perché non si sa, probabilmente l'autore era troppo malato e depresso per ragionare lucidamente.

La genialità e la contemporaneità del romanzo stanno nella denuncia che Gogol' compie sulla società russa attraverso Cicikov e tutti gli altri protagonisti: a personaggi moralmente positivi contrappone sempre i vizi di quelli negativi che sono la maggioranza ovviamente. Quello che fa riflettere è che Gogol' voleva criticare il malcostume della classe impiegatizia russa, dei nuovi ricchi e dei nuovi nobili russi, ma in realtà sembra di leggere un racconto sull'Italia di oggi, di ieri e purtroppo di domani se questi sono i presupposti. Insomma, tutto il mondo è paese, questo detto mai fu più vero se non dopo aver letto questo libro.
Cito una frase e credo che tutti noi ci ritroveremo un brano consistente di Italia:
Accuse ricadranno sull'autore anche da parte dei cosiddetti patrioti, quelli che se ne stanno tranquilli nei loro angolini a farsi gli affari loro, accumulano capitali e costruiscono le loro fortune a spese degli altri: non appena succede qualcosa che a loro sembri offensivo per la patria, per esempio, vede la luce un libro che contiene un'amara verità, escono di corsa dagli angoli come ragni che vedono la mosca imprigionata nella ragnatela e subito levano alti lai: "Era proprio il caso di mettere queste cose in piazza, di parlarne a voce alta? Quello che è descritto qui, sono cose nostre... era davvero il caso? Cosa diranno gli stranieri? A chi fa piacere sentire brutte opinioni sul proprio conto? Pensano che non ci ferisca? Pensano che non siamo patrioti?". Devo ammettere che a commenti così ponderati, in particolare quello relativo all'opinione degli stranieri, c'è poco da rispondere.
(...)
...solo per rispondere modestramente alle accuse dei nostri ardenti patrioti, che nel frattempo si occupano tranquilli di filosofia o di accrescere i risparmi a spese della patria teneramente amata, pensando non già a non fare niente di male, ma a che non si dica di loro che fanno qualcosa di male
.
Per concludere: il romanzo è divertentissimo. Gogol' aveva il dono di una scrittura frizzante, ironica, tagliente e un modo grottesco di delineare i personaggi che diventano vere e proprie macchiette nello sforzo che compiono di apparire seri e all'altezza della carica. Più ricoprono ruoli importanti, più Gogol' li ridicolizza con vizi, abitudini malsane, inettitudini.
Un classico della letteratura ottocentesca assolutamente da riscoprire.

 

Monica

Messaggio N° 2631 13-02-2009 - 11:45

l'affascinante viaggio nei simboli - la farfalla

La farfalla è un animale simbolico per eccellenza, lo è sempre stato sin dai tempi più remoti. Le sue armoniose, molteplici e suggestive forme suggeriscono la bellezza. Nell’ “ Enciclopedia dei simboli ” a proposito della farfalla e alla sua naturale metamorfosi c’é scritto: “ La meraviglia per questo fenomeno che si origina e si sviluppa senza interventi esterni, conducendo l’animale dalla condizione di bruco a quella di larva e infine di farfalla, colpisce profondamente gli uomini, che sono così spinti a riflettere sulla propria trasformazione spirituale. Si convincono in tal modo di essere in grado di abbandonare la loro natura corporea e ascendere al cielo della luce eterna ” .

 

Nel simbolo è pertanto racchiuso uno sfondo metafisico che presuppone segrete affinità, quasi una mistica compenetrazione reciproca, tra il mondo visibile e l' invisibile....Il punto d’incontro tra il tempo e l’eternità.

 

La farfalla deve affrontare diverse fasi di crescita: da crisalide  accede ad un livello di maturazione superiore fino all’ultimo stadio che le consente di librarsi in volo. La  metamorfosi della farfalla è fondamentale per comprenderne il simbolismo.

 

La comparsa della farfalla nei sogni suggerisce una evoluzione in qualche ambito della vita del sognatore e l'accesso a nuove esperienze con una consapevolezza diversa, che deriva dall'aver affrontato precedenti fasi, e con una maturità che è culmine di energia, di autonomia, di potenzialità. La farfalla che compare nei sogni è simbolo di una trasformazione che avviene a livello psichico, di un cambiamento che si sta verificando nella vita del sognatore, di un passaggio da una fase all’altra, può essere anche un’esortazione a “vedere” la bellezza e le potenzialità presenti e a lasciarle esprimere.

 

E’ sostanzialmente un segno di trasformazione e di rinascita.

 

Una credenza popolare greco-romana considerava la farfalla simbolo dell'anima che esce dal corpo. E simbolo dell'anima la si ritrova presso gli aztechi, anche se si trattava dell'anima dei guerrieri caduti in battaglia. La farfalla, per questo popolo, era anche un simbolo del fuoco e del sole, infatti nella Casa delle Aquile o Tempio dei Guerrieri il sole era rappresentato da una farfalla. Nell'antica lingua azteca la farfalla è chiamata papalot, simile al papilio latino. Nei racconti irlandesi del ciclo mitologico, la dea sposa del dio Mider era stata trasformata in una pozza d'acqua dalla prima moglie del dio, gelosa di lei. Dalla pozza uscì un bruco che si trasformò in una magnifica farfalla che gli dei protessero poiché aveva poteri miracolosi. Anche qui, quindi il simbolismo è quello della vera essenza dell’essere liberato dall'involucro della materia.

 

La farfalla è uno dei simboli che paiono più diffusi nelle culture dei popoli antichi. incarnazione del principio di trasformazione, manifestazione della Dea nel suo aspetto di vita emergente. La si ritrova nei vasi, nelle brocche, negli amuleti, nelle statuette. Nel suo libro “Il Linguaggio della Dea” Marija Gimbutas presenta la farfalla che sorge da un bucranio come epifania della Dea Madre in veste di Dea della Rigenerazione, ed anche questa simbologia è ripresa da una pittura parietale di Çatal Hüyük, datata 6 500 a.C..

 

La farfalla non vive per cibarsi e invecchiare, vive solamente per amare e concepire, e per questo è avvolta in un abito mirabile… questo significato della farfalla è stato avvertito in tutti i tempi e da tutti i popoli…

 

È  un emblema sia dell'effimero, sia di ciò che dura in eterno…  È un simbolo dell'anima.

 

Al pari della Fenice, la Farfalla è simbolo di trasformazione. Rappresenta l'anima che, uscita dal corpo, raggiunge un grado superiore di perfezione. In questo caso la crisalide rappresenta il corpo umano che contiene le potenzialità dell'essere e la farfalla che esce è un simbolo di rinascita.

 

La farfalla è il simbolo del processo di trasformazione che porta verso le cose d'ordine superiore. Essa ci insegna a trasformare la nostra vita consapevolmente, a creare nella realtà situazioni del tutto nuove, a realizzare i nostri desideri più profondi. Ogni nuova idea e ogni piccolo passo verso la nostra auto-realizzazione si rispecchia nel processo di sviluppo della farfalla. Nella fase dell'uovo essa rappresenta la nascita di un'idea; nello stadio di larva indica il momento in cui si deve decidere se questa idea va realizzata oppure no; come bozzolo insegna a entrare in noi stessi per legare questa idea al nostro essere interiore. Infine la nascita della farfalla è anche la nascita di una nuova realtà.

 

La farfalla inizia la sua vita strisciando e in seguito, attraverso un processo di trasformazione, impara a volare portando sulle sue ali i colori dell'arcobaleno. Essa ci insegna che ogni metamorfosi, sia pur la peggiore, possiede un suo ordine.

 

La farfalla rappresenta l’equilibrio, la trasformazione o metamorfosi, i progetti di successo, la grazia e la capacità di accettare i cambiamenti; richiama al processo di trasformazione alchemica a cui è sottoposto ciascuno di noi, anche suo malgrado, durante la vita. Ma è anche la rappresentazione della libertà a cui ogni uomo aspira. Una libertà che può essere conquistata solo a patto di sapersi sciogliere dai lacci delle convinzioni fasulle, dei conformismi e dei dogmi di qualunque natura ,imposti dalla società e dalla cultura di ogni tempo.

 

"La farfalla non conta i mesi ma gli attimi... fa che la tua vita danzi sui bordi del Tempo come rugiada sulla punta di una foglia!" Tagore

 

 

 

di: miladylady

Messaggio N° 263017-12-2008 - 12:12

Pensate di fare un mutuo?

Se state pensando di acquistare casa e di fare un mutuo  potrebbe essere  il momento giusto per farlo.

I tassi sono ai minimi storici, anche se gli analisti  propendono per un 2009 in cui i tassi si abbasseranno ulteriormente,  soprattutto sull'IRS ( o Eurirs), che è il tasso di base per i mutui a tasso fisso.Vedi qui.

La FED hsa portato i tassi di interesse praticamente allo zero, per la precisione fra lo 0% e lo 0,25%, per far ripartire l'economia.

Osservando l'andamento dei tassi ( tabella sotto), si nota che in Europa abbiamo i piu' alti tassi di interesse, e dal momento che la recessione si è trasferita anche da noi è giocoforza aspettarsi un altra sforbiciata ai tassi da parte della BCE.

Tassi ufficiali ( in % )Ultima modifica
Stati UnitiFed Funds0 - 0,2516/12/2008
tasso di sconto0,5016/12/2008
Eurozonapronti contro termine2,504/12/2008
Gran Bretagnatasso di intervento2,004/12/2008
Svizzerabanda di oscillazione del Libor a tre mesi 0 - 1,0011/12/2008
Giapponetasso overnight0,3031/10/2008

Per chi sta pensando di acquistare casa è il momento giusto per farlo. I prezzi delle case sono scesi, i venditori delle case , sapendo che il mercato è fiacco, sono piu' disponibili per fare quanche sconticino, i tassi di interesse sono piuttosto bassi. Soprattutto in questo momento pensare a un un mutuo a tasso fisso per 30 anni, significa ottenere un tasso attorno al 3,78%, oltre allo spread che chiede la Banca . Il tasso finito oscilla  attorno al 5% fisso per 30 anni.

Vedi: Clicca - Osservatorio tassi

Diverso è il discorso per chi vuole un tasso variabile approffittando del fatto che i tassi sono bassi e giocando sulle ulteriori discese dell'Euribor. Il tasso attuale è il 3,20%, lo spread richiesto dalla banca oscilla attorno all'1%. I problemi nasceranno nel momento in cui l'economia ripartirà e i tassi riprenderanno a salire.

Aspettare nel 2009 le ulteriori discese di tasso potrebbe non essere conveniente, in quanto le banche potrebbero aumentare gli spread che applicano ai tassi, come è accaduto quest'autunno.

scritto da fatamarie

Messaggio N° 2629 16-12-2008 - 15:58

Oggi rispondo al Ministro Brunetta

Brunetta per le feste natalizie ha pensato bene di tornare ad essere protagonista della scena politica dei nostri giorni.

L’avevamo visto un po’ in ombra considerato che la questione “fannulloni” stava scivolando ampiamente nel dimenticatoio.

E’ tornato con un pacco dono per le famiglie italiane mirato a scardinare il sistema pensionistico riformato da Prodi.

 

Si attacca a tutto ripescando una sentenza dell’UE :

“in Italia le donne vanno in pensione a 60 anni, mentre gli uomini a 65, e il correttivo propone di equipararle”.


Il ministro è molto determinato ad andare avanti, anzi, sottolinea le implicazioni virtuose di tale sistema, che "con flessibilità, progressività ma con determinazione", permetterebbe di spostare risorse dalle pensioni al welfare e creerebbe oltre "due milioni e mezzo di occupati nei servizi.

Si innalzerebbe il tasso di occupazione di 10 punti" oltre che generare risparmi che a regime potrebbero essere di circa "7 miliardi" da destinare al welfare.

 

L’emancipazione delle donne, l’uguaglianza appunto si identificherebbe proprio in questa equiparazione dell’età pensionabile.

 

Caro Ministro, se voleva regalarci per Natale un dono spiritoso è riuscito a divertirci; vorrei però precisare e ricordarle che le donne:

mettono al mondo figli sottoponendosi talvolta a notevoli rischi;

subiscono danni ed effetti della menopausa;

sono soggette ai capricci degli ormoni impazziti;

curano casa, lavoro e figli;

ed andrei ampiamente avanti nella descrizione di quella che è la vita di una donna e nello specifico la vita familiare.

 

Lei però non può saperlo dato che, ad una puntata di Ballarò, dedicata in parte alla famiglia, ha reso noto a tutto il Paese di non essere sposato.


Il dubbio però è sempre dietro l’angolo tant’è che le chiedo : “è sicuro che i miliardi così risparmiati verranno investiti in quei famosi servizi che da troppi anni le donne italiane sospirano? “

 

Da donna mi sento di darle un consiglio: innanzitutto ADEGUI gli stipendi alle donne; evitando loro mortificazioni sociali, politiche ed umane poi proponga pure una modifica all’età pensionabile.

Dall’alto del suo Ministero dia un segnale forte e chiaro alle donne italiane nel clima di speranza natalizio: né abbiamo proprio bisogno.

romidgl

Messaggio N° 2628
Tag: chat, leader
15-12-2008 - 10:00

DgVoice

DgVoice la Chat on Air

Negli ultimi anni le esigenze degli utenti sono cambiate e Digiland con loro. L'evoluzione non si è mai arrestata; col tempo le possibilità della chat si sono trasformate: dai nuovi template per i profili, ai blog sempre aggiornabili, alle stanze "diverse", quelle audio e video.

L'anno della svolta è il 2008 e la novità si chiama DGVoice: per la prima volta una stanza lancia un programma interattivo che si muove con gli utenti oltre i soliti 360°.

DGVoice è progettata da un gruppo di utenti che ha pensato di creare un programma interattivo, nel quale i protagonisti sono la musica, la cultura, la vita di tutti i giorni e, perché no, anche un po di sano cazzeggio che è l'anima del chatter.

DGVoice interpreta il cambiamento, dando la possibilità a tutti gli utenti di poter dare o dimostrare qualcosa di loro in modo diverso. A questo scopo, le varie rubriche inserite nel programma danno massima scelta ai chatters di proporsi nella veste che preferiscono facendosi sentire "on air".
Quindi, prendi le parole, mescola con la musica, butta fuori il silenzio e scopriti con DGVoice.
Ed ora, la parola all'autore Stefano cdL:

Hope.s: La voglia di creare DGVoice, come è nata?
CdL: DGVoice nasce dopo 10 anni di letargo creativo durante il quale non ho avuto occasione di coltivare la mia passione per il teatro e lo spettacolo. Rientrando in chat dopo qualche anno di assenza, ho scoperto le stanze audio e mi sono detto: perché non provare a creare un programma? Ho contattato due amici di vecchia data: Maurizio 22k, attore teatrale e grande esperto, e Max Gold, dinamico deejay e valido tecnico dalle mille risorse. Insieme, abbiamo trovato le persone giuste e composto lo staff, e quasi mi sono stupito di che bel gruppo si è subito creato.

Ecco da cosa nasce DGVoice: dalla voglia di mettersi in gioco.
Hope.s: Parlaci dell'obiettivo del programma.
CdL: L'obiettivo è quello di trovare, in questo mondo virtuale, persone reali che hanno voglia di parlare, di scrivere, di raccontarsi, di aprire il loro cassetto segreto. Vorrei creare una grande scatola e riempirla di tutte le idee che i chatters vogliono condividere. Grazie a questo contenitore, vorrei mostrare la parte  artistica, musicale, umana dei protagonisti, che non siamo noi conduttori! I veri protagonisti sono i chatters, noi creiamo solo il mezzo attraverso il quale poter esprimere se stessi, un vero talk show.

Hope.s:E il futuro di DGVoice?
CdL: Il futuro è già qui: il 19 dicembre alle ore 21:30 nella stanza audio DgVoice, parte il programma con una serata sulla vita di chat e gli amori nati nel virtuale. Parleremo con coppie che si sono conosciute in chat, che si sono tradite, che sono scoppiate, o che stanno per sposarsi. In futuro incontreremo coppie che a breve si sposeranno, e creeremo il primo matrimonio virtuale, per ricrearlo qui dove è nato, dove i protagonisti hanno passato il loro tempo, e per viverlo anche qui. Ci piacerebbe proporre la chat on air nei raduni, utilizzando audio e video, e trasmettendo il raduno in diretta in chat. E come ciliegina sulla torta, a tempo debito, avremo modo di ospitare anche qualche personaggio famoso .

Venite a trovarci sul nostro blog:  http://blog.libero.it/DgVoice ,e se volete contattarci e partecipare all'iniziativa scriveteci a: info@dgvoice.it

 

redazione DgV hope.s

 

 

 

 

Messaggio N° 262704-12-2008 - 18:55

Post N° 2627

Amleto in Naples

|

Improvvisamente, vengo posseduto da Amleto. Ed il mio amico William, mi fa dire nuovamente: “C’è del marcio….”. Solo che i tempi cambiano, ed oggi, nell’anno di grazia 2008, quel “marcio” non è più in Danimarca, bensì nella democraticissima – si fa per dire – Italia. Attualizzata, dunque, la mia amletica riflessione suona “C’è del marcio, in Campania!” Un marcio che degrada ogni giorno di più e che d’ora in ora, puzza sempre più insopportabilmente. E che, m9i sa tanto, non risparmia, non risparmierà nessuno, ma proprio nessuno. Il che vuol dire che ne verrà fuori, con ogni probabilità, un colossale, universale inciucio, per evitare che lo tsunami coinvolga tutti, a tutti i livelli.

.

-------- Vediamo cosa è successo.

.

Aprile 2008: si celebrano le elezioni politiche. Vince il Centrodestra ed il Signor Berlusconi viene designato come Presidente del Consiglio dei Ministri. Nel corso della campagna elettorale, egli aveva indicato ai primi posti del suo programma per le immediate dopo-elezioni, il problema dei rifiuti a Napoli e nel suo Circondario.

.

Dell’immondezza napoletana e delle responsabilità che essa coinvolgeva a livello locale, si era già parlato, e non poco, già da un bel po’ di tempo. Il 7 Gennaio 2008, ad esempio, un quotidiano on line, “l’Occidentale”, di evidente orientamento a destra, aveva pubblicato un “pezzo” titolato: “Che aspettano la Iervolino e Bassolino a dimettersi?”, i cui contenuti è facile immaginare. Ma non era stato il solo: un po’ tutta la Stampa italiana, di ogni e qualsiasi orientamento, aveva espresso forti perplessità sulle azioni tecnico-politico che avevano bloccato ogni possibilità di soluzione di quello che era diventato un “caso” internazionale, con gravi ripercussioni sui flussi turistici in Campania ed, addirittura, in maniera collaterale, perfino sulle vendite di quello che rimane forse il simbolo principale della sua agricoltura: la mozzarella di bufala. Chiaro, che mentre Quotidiani come “Libero” ed “Il Giornale” tendevano a chiedere esplicitamente l’allontanamento dei due dagli incarichi di governo che ricoprivano da circa una quindicina d’anni, se la memoria non mi inganna, i loro omologhi orientati a sinistra – tutte le testate di maggior rilievo e tiratura che vengono pubblicate nel nostro Paese – apparivano molto più prudenti e tendevano a defilarsi od a ricercare, ma con scarsi sostegni, responsabilità alternative. E non va dimenticato che a completare un superterzetto, assieme al Sindaco di Napoli ed al Governatore della Campania, sul banco degli imputati compariva in maniera di particolare preminenza, il Ministro per l’Ambiente, Tale Pecoraio-Scanio del quale, francamente, non si riesce a rammentare azioni di particolare positività. E stiamo parlando di un “Verde”, non vorrei dire…

.

            Esaurita l’euforia conseguente alla vittoria, il Signor Berlusconi ed i suoi collaboratori si mettono all’opera e risolvono quasi del tutto l’annosa quaestio in un tempo, tutto sommato, assai breve. alla soluzione definitiva.

.

A questo punto, in molti – compreso chi scrive, per quello che la sua opinione può contare agli alti livelli, e cioè, meno di nulla – cominciano a sorgere delle perplessità non da poco. Le responsabilità sono evidentemente, di profilo pesantissimo: quegli anni, quelli dell’invasione della “mondezza” sono costati all’Italia un sacco di quattrini. L’opinione pubblica internazionale riversa su Napoli caterve di ironia. Il numero degli arrivi di turisti in Campania si assottiglia in maniera disastrose. Molti Medici di nome adombrano la possibilità di insorgenza di epidemie devastanti. I telegiornali riversano nelle case di tutti gli Italiani desolanti immagini di automobili che non riescono a transitare in strade occluse da cumuli incredibili di rifiuti di tutti i generi, mentre orde di topi ed altri animali scorrazzano indisturbati. I cassonetti cominciano a bruciare, mescolando, si deve supporre, grandi quantità di diossina, ad un aria già problematica per conto suo, in conseguenza dello smog che affligge l’atmosfera napoletana come quella della stragrande maggioranza del resto d’Italia e dell’Europa stessa. San Gennaro stesso tenta di intervenire ma l’impresa risulta troppo difficile perfino per lui e per la legione di Santi che con lui collaborano. Tutti noi, miseri Umani, credo, riteniamo che l’evoluzione naturale delle cose vada nel senso delle dimissioni di coloro che portano sulle spalle la stragrande maggioranza delle responsabilità, alcuni per solo senso di giustizia; altri per l’inesprimibile senso di sollievo che quelle dimissioni provocherebbero in alcuni Palazzi romani, peraltro della stessa Parte politica dei responsabili di cui trattasi. Ed invece, a questo punto, comincia il mistero. Buffo, direbbe Dario Fo. Inquietante, sarebbe meglio dire, per motivi dei più vari, dall’ampiezza dei coinvolgimenti che la situazione sembra implicare sino ad ipotesi sconvolgenti di correità che è lecito ipotizzare.

  .

Poche domande, ma di non facile risposta.

1. ..

......prima ed essenziale: perché il Signor Bassolino e la Signora Iervolino non hanno ritenuto dignitoso, nonché politicamente indispensabile, rassegnare le proprie dimissioni dai rispettivi incarichi? Per quanto potessero sentirsi ambedue scevri da colpe, il loro ritiro avrebbe potuto consentire un più completo e sereno giudizio sui maleodoranti, non per modo di dire, avvenimenti napoletani. Non s capisce per quale motivo – dovrebbero spiegarlo i leaders del PD - dovrebbe dimettersi dall’incarico Berlusconi, l’accertamento della cui colpevolezza, per un motivo o per l’altro, è ancora nella mente di Dio, mentre ugual dovere non dovrebbero sentirlo i “Due dell’Apocalisse”? Due, non tre: ma solo perché a dimettere da ogni e qualsiasi incarico il Signor Pecorario-Scanio aveva già provveduto pochi giorni prima il giudizio e la volontà del Popolo;

.

2. ..

......seconda, ma non meno problematica: perché alla bisogna non provvide il loro Partito, anche con un’esplicita minaccia di espulsione, come peraltro il PD stesso non ha esitato a fare in un’occasione di rilievo assai minore, come quella che ha visto protagonista il Signor Villari? C’era di mezzo la credibilità ed una buona parte delle chances di ripresa del Partito in Campania e non solo: un provvedimento, anche disciplinare, molto deciso, non avrebbe procurato alcuna sorpresa ma, anzi, compiacimento negli iscritti e nella stessa Opinione Pubblica Italiana; 

.

3. ..

......terza, e sorprendente: come mai non ci fu (non c’è) alcun provvedimento sanzionatorio da parte del Governo di Centrodestra, nei confronti dei due rappresentanti del Potere locale? A parte che la loro cacciata sarebbe apparsa perfino logica, in un Sistema come quello politico nostrano nel quale le contrapposizioni tra Partiti non conoscono limiti né confini, l’eliminazione dalla scena di due personaggi di tal fatta avrebbe certamente incrementato il consenso nei confronti del PdL. Immagino che fosse del tutto plausibile perfino un intervento liquidatore emesso dal Ministro degli Interni, il padano, profeta di legalità amministrativa, Signor Maroni; 

.

4. ..  

......last but not least: perché solo da qualche giorno sono emerse con sufficiente evidenza, per quanto ancora coperta da un doveroso silenzio, l’azione, le indagini della Magistratura su un episodio di tanto, bruttissimo peso? 

.

Tutto strano, tutto troppo strano. Non è che l’attaccamento alle poltrone sia una cosa nuova, nella Storia dei Partiti italiani del dopoguerra, ad ogni livello. Né la Sinistra italiana è rimasta scevra da questa tendenza. In Sardegna, qualche anno fa, un Uomo politico di livello si procacciò il nomignolo di “Vinavil” per la pertinacia e la pervicacia che lo tennero appiccicato ad una poltrona presidenziale, malgrado, se non ricordo male, qualcosa come dodici crisi consecutive. Persona di indubbie qualità umane, si badi bene, ma nel vocabolario del quale era stata cancellata la parola “dimissioni” in maniera irriducibile.

Qualcosa accadrà. Qualcosa deve, accadere: ne va della credibilità stessa del Paese e delle sue Istituzioni. Non può restare in piedi, una situazione che apre il campo – tutto il campo – ad ogni possibile sospetto, compresi i peggiori: odori di gentlemen’s (?!) agreement, del genere: “Io non dò un calcio a te, tu non ne dai uno a me…”; benefits trasversali e reciproci, destinati a restare nell’ombra delle pareti dei vari Palazzi, non confessabili né dall’una parte né dall’altra. Della serie dei ladri di Pisa che di giorno litigano e di notte vanno a rubare assieme.

Certo è che un primo sigillo del coperchio del Vaso di Pandora sembra essersi rotto, sotto i colpi di un suicidio del quale appare indispensabile comprendere le vere ragioni; e sotto quelli, meno cruenti ma di gravità politica assai simile, di un altro Assessore Comunale al Bilancio, di aspetto, bisogna dire, un tantino lombrosiano, che si dimette dal suo importantissimo incarico per motivi tutt’ora ignoti, corredati dal suo abbandono, in toto, di ogni e qualsiasi attività politica.

Tutto strano, tutto terribilmente troppo strano, e non è un modo di dire. E tutti noi, ma proprio tutti tutti, abbiamo bisogno, per una volta almeno, di riuscire a capire quale sia, in questo “caso” degno del miglior Georges Simenon, la Verità vera, quella con la “V” maiuscola. 

.

Scritto da: magnum.3

Messaggio N° 2626 15-11-2008 - 08:27

Ha vinto la libertà di scegliere

|

La giustizia nei confronti dell'individuo, fosse anche il più umile, è tutto. Il resto viene dopo.
(Mohandas Karamchand Gandhi)


La Cassazione ha giudicato inammissibile il ricorso contro la sospensione della nutrizione e della idratazione artificiali di Eluana Englaro.
La volontà della ragazza, che è in stato vegetativo permanente e persistente dal 1992, può essere finalmente rispettata. È stato il padre Beppino a prestarle la sua voce, la sua ostinazione e il suo profondo senso di giustizia. Era intollerabile, per Beppino, che allo straziante destino della figlia si aggiungesse l’umiliazione della volontà di Eluana, ricostruita meticolosamente dal decreto della Corte d’Appello di Milano la scorsa estate. Eluana non avrebbe voluto sopravvivere in queste condizioni di totale incoscienza e in assenza di una qualsiasi speranza di cambiamento del suo stato, che quello stesso decreto definiva come irreversibile.
Ha dovuto aspettare centinaia, migliaia di giorni: il padre ne ha tenuto il conto come fanno i carcerati. Ieri erano 6.145.
In nome della Vita e di altre parole, svuotate del loro significato originario o forzate fino all’assurdo, in molti hanno cercato di calpestare Eluana e i desideri che aveva espresso prima dell’incidente.
Ieri, finalmente, è stato ribadito un principio fondamentale: la libertà di decidere della propria vita.
Ieri, finalmente, il clamore e la battaglia possono lasciare spazio al silenzio. La vicenda della famiglia Englaro può tornare privata. Il dolore, inestinguibile, può almeno abbandonare la rabbia della rivendicazione di un legittimo volere. Fino ad oggi ignorato. Un volere che è personale, soggettivo: non c’è alcuna aspirazione universalizzante.
Speriamo che anche i difensori della sopravvivenza a tutti i costi e contro il volere di chi non vuole sopravvivere scelgano il silenzio. In caso contrario, che parlino pure, se non hanno alcun senso dell’osceno; si abbandonino pure ai commenti più inappropriati e disumani, loro che si dichiarano difensori dei valori con la “V” maiuscola dimostrano una totale assenza di decenza.
DNews, 14/11/ 2008

I giudici della Cassazione hanno dimostrato di essere in sintonia con la maggioranza degli italiani, ed hanno saputo resistere all'incredibile e violenta interferenza esercitata dalle gerarchie vaticane, finalmente si è riconosciuto, come del tra l'altro prescrive la Costituzione, che la vita umana in quanto tale, è libera e che la volontà del paziente è preminente e va sempre garantita e tutelata.

"La sentenza ha coraggiosamente superato questa difficoltà, non in nome della Laicità e neppure in nome della Scienza, ma nel rispetto del diritto di ogni cittadino a decidere per sé, qualsiasi Fede o idea egli difenda"
U.Veronesi

L'unica ad aver perso è la stessa Eluana, ha perso quando 16 anni fa la la corteccia cerebrale l’ha abbandonata, devastando l’unica cosa che distingue noi esseri umani da una formica, o da una scatola di cioccolatini: il cervello.
Nessuno mai saprà mai cosa (e con quali strazi) quel corpo immobile ha provato per tutto questo tempo, per quanto ne sappiamo, potrebbe aver sofferto i più atroci dolori e non essere riuscita a manifestare nessuna volontà, in quanto priva degli stimoli fisici per farlo.
Questo ci dimostra come il corpo umano sia costituito da meccanismi di una atrocità unica: ci mantiene in vita nonostante la morte si sia già impossessata della nostra essenza, oppure ci abbandona mentre siamo nella massima espressione della nostra ragione.


Già è ricominciata la valanga di proteste da parte della Chiesa, ma è ora di rispettare non solo la sentenza, ma soprattutto il dolore e la lacerazione che in questi anni hanno accompagnato la famiglia di Eluana, nei confronti dei quali è stata esercitata una incredibile violenza, minacce e contro i quali si sono usati termini terrificanti.

Mons. Fisichella, tumido come non mai, dà del boia allo Stato. E lo dobbiamo lasciar fare, sennò strilla come una gallina e lamenta che gli si sta pestando la libertà di culto. Sembra ieri che Mastro Titta ammazzava gli oppositori al Papa Re, e Sua Eccellenza prova orrore per una sentenza di morte, poi dice che il darwinismo è una palla. Vabbe’, facciamolo sfogare.
Segue la signora Roccella, cui il padre ha lasciato in eredità solo il cognome: chiama il padre di Eluana  ad assumersi responsabilità. E fino adesso che ha fatto? Il povero Beppino Englaro si è assunto una responsabilità grossa quanto dovrebbe essere la vergogna di chi gliela sottrae: eseguire le ultime volontà di una figlia.
È roba da tragedia greca, e la signora Roccella ne cava un fervorino. Vergogna.

E indovina chi segue? Segue Cossiga, il nostro caro vecchio Cossiga, e Cossiga non si capisce bene cosa dica, anche se sembra voler tenere il solito standard cossighiano, quello dell’atrocità detta col sorriso di un bipolare col botto, un lampo di magnesio, presto, il litio.

Scatenati, incaxxatissimi, soprattutto lividi. Ma a voi sembrerebbe così strano che a un manipolo di pazzi, chessò, cinque o sei arditi di Comunione e liberazione, venisse il prurito di un rapimento? Sequestrare il corpo di Eluana appena dissequestrato per sentenza in nome del popolo italiano, per spupazzarselo di carità cristiana. Non mancano i supporti logistici e i fiancheggiatori, sull’operazione si può costruire una splendida campagna d’inverno. Idratarla, idratarla, idratarla.
Pregare intensamente perché – per miracolo, adesso, prima che sia troppo tardi – Eluana si svegli, perché no?
Può sempre succedere, avete detto. E allora pregate, invece di far gargarismi con la bile.

|

Sentite questa: addirittura l'associazione Scienza & Vita ha chiesto che sia consentito di assistere "all'esecuzione” della -condanna a morte- e registrare tutto in video affinché -i nostri figli e i nostri nipoti potranno scoprire come un cittadino italiano possa essere condannato da un giudice di uno Stato civile e democratico a morire di fame e di sete-.
Sono pazzi, pazzi.


Ma è ora di chiudere il sipario, in tutto questo, potrebbero fare una dignitosa figura se ora riconoscessero al padre, alla famiglia al loro dolore e sopratutto ad Eluana il sacrosanto diritto di chiudere la questione senza insistere con l’accanimento mediatico che - sicuramente - la pochezza di valori, non gli risparmierà.

Perché una morte in diretta, dopo una non-vita al buio, di certo le telecamere non se la faranno sfuggire.

Vergogna

Messaggio N° 2625 26-10-2008 - 10:41

La Moda del Dolore

Quando l'Anoressia non si chiama sfilata.

Arriva il momento in cui ci si chiede come iniziare certi articoli di  informazione, ma di certo non sono le 4 W a svelare un segreto celato ai più e noto solo a chi soffre della malattia.
Camminano per strada, le più magre, scheletriche, con lo sguardo assente pieno di forza e di soddisfazione per lo status raggiunto ma misto al dolore che non va mai via e che fa parte del pacchetto "anoressia"; sì, tutto il contrario di ciò che pensa la ragazza che esce alla gelateria e che la guarda con disgusto, pensando che sia solo "moda".

Bella, la moda di soffrire.

Non sta andando a fare foto per il suo book che consegnerà a Valentino, va a mangiare. Sì, anche lei mangia. Va nella pasticceria più buona della città, con le sfoglie appena sfornate e le mille torte frutto del lavoro degli esperti del settore, e guarda le vetrine.

Sta mangiando, non disturbatela. Guardatele gli occhi, vedete forse vestiti dorati con lunghi strascichi e fotografi a seguito? Vedrete fame, e non certo di soldi, di fama o del "semplice" cibo. Non sto dicendo nulla di nuovo, è vero, in fondo l'anoressia è un disturbo sì alimentare -quindi fisico-, ma la sua base è la mancanza di ciò che comunemente si chiama "affetto".


L'affetto è ciò che si prova verso le  amichette in quarta elementare, verso il cane che cerca le coccole appena si arriva; ciò che ti fa mancare l'anoressia è semplice: il tutto. Quell'universo di emozioni e sensazioni che compongono la vita di ogni essere umano.
Il ragazzo si può avere o meno, non fa differenza: non è questa la causa scatenante della malattia. Poche persone riescono ad ammalarsi per lo stereotipo di donna ritratto in tv o perchè dopo un'ennesima lite con l'eterno ragazzo ci si lascia, ma evidentemente è la causa più comoda per il programmone della domenica, dove gli italiani si mostrano interessati alla piaga del mondo occidentale.


Anche blog e forum non sono di meno, tutto il mondo parla di queste povere, stupide ragazze che guardando uno spot televisivo e girandosi per guardarsi allo specchio alle loro spalle vedono un elefante in tuta e vanno a vomitare.
Povere e inette donne incapaci di frenarsi. Incapaci di saper controllare una dieta.

Ogni giorno riescono a sopportare decine e decine di persone che le accusano di superficialità, ma è davvero così?
No, signori della domenica e del servizietto con la casa di cura, si parla sempre del prima e del dopo e non si guarda al durante.


Dati alla mano, i fattori principali sono il cattivo rapporto con la madre, e non le solite scaramucce tra "piezz'e cori", ma uno status perenne di quasi sudditanza alla quale la ragazza è esposta sin dalla nascita, diventando schiava di mammà, dei suoi movimenti, dei suoi comandi, dei suoi "consigli", dei suoi sguardi. Anni e anni.


E il piatto diventa il simbolo di quel legame, "senza di questo non puoi vivere, ergo nemmeno senza di me". Ecco la prima decisione che si può prendere per imboccare la strada della malattia: dimostrare alla madre che si è autosufficienti. Forma di protesta a mò di Pannella, 
oseremmo dire. Solo che lui non è anoressico.


Perchè? I fattori della malattia sono mille, violenze, rapporto burrascoso in famiglia, problemi psicologici del parentame, abusi, stupri. E più si fa strada il "virus" dell'anoressia, più si  perfeziona. Come un cancro, che prende vari organi, uccidendoli ad uno ad uno fino al collasso dell'individuo.
Ma l'anoressia ti fa sentire bene le braccia e le gambe, ti fa vendere la tua anima allo specchio, che è sempre ciò che tu non sei e non sarai mai. Distorta.


Le anoressiche sono distorte figure in una strada distorta, sono dei cani che si mordono la coda, non c'è un metodo per uscirne valido per tutti. Ognuno ha la propria anoressia, lei possiede te e tu possiedi lei, andando avanti con gli anni. Sì, riesci a domarla ed andarci contro. Ma uccide, come un parassita si impossessa del corpo. E la tv non si guarda quasi più, gli amici ai quali mostrare il fisico "da modella" non esistono, non c'è il ragazzo che si vuole accalappiare per far le fighe il sabato sera. E' dolore, così tanto che si stringe il nulla.


E più si sta male e si vorrebbe qualcuno, più non si riesce a vivere una vita normale fatta di uscite e di mangiate con gli amici, e viceversa, il guaio della malattia è che ogni causa corrisponde alla conseguenza e così via. Così la solitudine non è scelta, il non mangiare non è scelto... l'unico desiderio è non vedersi, scomparire.


Così mentre l'anoressica cerca di uscirne, l'informazione fa ciò che vuole, rendendola "la malattia delle superficialotte", con tanto di leggende metropolitane; la moda, il ragazzo, la forza che si ha quando si pesa 20 kg.


Quella, la forza della disperazione e di madre natura, che rafforza il fisico rendendolo capace d prestazioni migliori anche con niente nello stomaco. E dentro gli occhi un'anima che urla e chiede un  abbraccio.

*

di Anna Sidoti

su http://www.bricioledipane.it/

Messaggio N° 262418-10-2008 - 20:29

L'eurodeputata oggi insulta...

|

Attraverso la stampa ho appreso che una ex eurodeputata del partito comunista italiano di nome Dacia Valent, Figlia di un diplomatico italiano e di una principessa somala, lasciò la facoltà di ingegneria per entrare nella Polizia. Assegnata alla questura di Milano, chiese il trasferimento a Palermo, presso il servizio scorte. Pesantemente importunata da un passante, durante un turno di servizio a scorta dell'allora presidente della Regione Sicilia il socialista Salvatore Lauricella, la storia finì sui giornali diventando un caso nazionale, ha pubblicato sul proprio sito una lunga lettera contenente i peggiori insulti rivolti al popolo italiano. Ho verificato, tutto verissimo.

|

Questa fine signora scrive:

| 

“Voi non riuscite nemmeno a immaginare quanto sia difficile per me scrivere, tentando di non ferire le vostre povere sensibilità di piccoli bianchi, totalmente ignoranti del loro passato di carnefici di neri, ebrei e musulmani. Non conoscete nulla di quello che avete nel vostro DNA storico, vi riempite la bocca di ebrei solo per salvarvi la coscienza, raccontando di come gente tipo Perlasca – un fascista di m*rda che dovrebbe morire mille volte solo per essere stato fascista ed aver sostenuto fossanche per un solo minuto quel regime – ne ha salvato alcuni. Siete un popolo senza futuro perché siete un popolo senza memoria. Me ne fotto degli italiani brava gente. Anzi, mi correggo, me ne fotto degli italiani bianchi e cristiani, naturalmente brava gente. Non lo siete. Siete ignoranti, stupidi, pavidi, vigliacchi. Siete il peggio che la razza bianca abbia mai prodotto. Brutti come la fame, privi di capacità e di ingegno se non...[.....]

Pur essendo da sempre contro ogni forma di razzismo leggendo le parole di questa signora sono inorridito perché una persona che dall'Italia ha avuto tutto ora si permette di sputare nel piatto in cui ha mangiato e pure bene, grazie ad uno stipendio da europarlamentare che le consentirebbe di sfamare alcune generazioni se, come molti sperano, tornasse nella sua Somalia.

La signora nel suo blog avrebbe dovuto scrivere di essere stata rinviata a giudizio per concorso in rapina per essersi appropriata del portafogli e del telefono cellulare di una cittadina d’origine polacca che si era recata negli uffici di un’associazione (dove la Valent lavorava) per denunciare discriminazioni ai danni di alcuni immigrati. Di essere stata arrestata nell’aprile del 1995, a Riano Flaminio, vicino Roma, per... __

Continua QUI
|
Scritto da:
 
shardana0


Messaggio N° 2623 12-10-2008 - 12:09

La morte, a volte non è sempre -sacra-

*

La morte è argomento forte, e per -definizione- il morto è sacro.

Non voglio parlare del morente, che merita sempre rispetto e pietà, e che è sacro a prescindere, in quanto soggetto -ancora- vivente.  E non parlo nemmeno del corpo senza vita, che è la parte più trascurabile del morto.

Parlo del  -chi era – del -chi fosse –  il morto.

Qui, devo mettermi d’accordo con la mia coscienza e chiedermi: la morte lo ha reso migliore? Se sì, io mi sto servendo della sua morte per farlo migliore di quanto fosse. E perché lo faccio?
Su questo permettetemi d’essere spietata, cioè impossibilitata a concedere pietà: se lo faccio, lo faccio perché non considero quella morte una perdita, ma un guadagno collettivo. E si tenga presente che per guadagno collettivo indico comunque una sottospecie di guadagno personale perché la collettività che presumo tragga guadagno ,è una mia proiezione.
E dunque? Non dovrei impormi più onestà rispetto verso il morto? Non dovrei evitare l’orrore morale di sorprendermi a pensare -uno in meno-? _ E come posso evitarlo?
Io penso di poterlo fare in un solo modo e così faccio: m’impongo sempre di trattare il morto come se fosse ancora vivo. _ È il mio modo di rispettarlo, senza guadagnarci nulla, anzi, ricavandoci solo il sentirmi onesta dinanzi a me stessa (che è roba di un egoismo bestiale....).....

......ecco perchè mi sentirei di dire che la morte non ha reso migliore Haider, penso che  anche da morto rimanga quel che era da vivo: nazista, fascista, razzista e xenofobo, un conservatore della peggior specie....

*

***

Di chi parlo?

Parlo di Haider, quel politico austriaco fondatore del partito nazista austriaco , quello  che ai suoi comizi distribuiva monete con l'effige di Hitler, quello che  riteneva con terribile cinismo che:   - l’Olocausto era solo un fatto un fatto marginale _  Haider proveniva da una famiglia coinvolta nel nazismo (il padre era stato membro delle Sa, truppe d’assalto, e la madre una insegnante membro della Hitler Jugend), nel corso della sua carriera, è più volte scivolato sul nazismo.
La sua -uscita- più famosa fu una dichiarazione nel Parlamento (a Klagenfurt), in cui elogiò la -appropriata politica di occupazione nel Terzo Reich-  avviata da Hitler.

......dall'Italia, molti messaggi di cordoglio, in primis quello di Bossi ( lo ha definito "vincente"), ma anche da molti politici governatori del nord est, infatti piaceva molto a una buona fetta della base leghista. _

NO COMMENT.


Messaggio N° 2622 10-10-2008 - 13:01

In memoria di un caro estinto...

 

Domenica scorsa, in Sardegna si è tenuto un Referendum su argomenti che qui da noi vengono ritenuti molto importanti e che vedevano contrapposte la maggioranza di Centro Sinistra e l’opposizione di parte opposta.

Non mi importa, in questo momento, discettare su chi avesse ragione e chi torto. Anche perché, tanto per non sbagliare, anche questo Referendum, l’ennesimo, è andato deserto. Sarebbe stato necessario che votasse il 50% più uno degli elettori aventi diritto, ma le urne hanno ricevuto il voto del 20 e spiccioli per cento. Del tutto per inciso, su circa 300.000 voti, le tesi della minoranza hanno ricevuto il consenso di 260.000 elettori. Ma questo risultato, che sostenesse o meno delle tesi fondate, è risultato del tutto inutile.

La mattina del lunedì successivo, tutta la maggioranza, come riportava “L’Unione Sarda” ha esultato. Ancora di più ha esultato il Presidente della Regione, quel Signor Renato Soru (nulla di ironico, in quel “Signor”: solo un tentativo di adeguamento alle consuetudini di tutto il resto del mondo, certamente meno sbragate di quelle italiane) che pur di ottenere una nuova candidatura alle prossime elezioni regionali, ha impiegato una fetta delle sue abbondanti sostanze tratte da “Tiscali” di cui risulta essere tuttora “magna pars”, per togliere dal fuoco del Signor Walter Veltroni una castagna così calda che di più non si può. Una castagna chiamata “L’Unità”, operazione che ha lasciato sul campo alcuni morti e feriti gravemente, come ad esempio il Signor Antonio Padellaro, ottimo giornalista con la schiena forse un po’ troppo rigida. Poco incline, per ciò stesso, ad inchinarsi agli ordini di scuderia. Ora, dunque, il Signor Soru esulta. Incurante del risultato per lui catastrofico, pur nella sua parzialità, riesce a trovare sufficiente bronzo con cui coprirsi la faccia, da affermare che “la stragrande maggioranza dei Sardi è tutta con me”.

*

Torniamo al principio di questa tristissima storia.

Come è ormai di regola, in questo scalcagnatissimo Paese, quello che dovrebbe essere il momento di massima esaltazione di una Democrazia autentica e compiuta viene costantemente vanificato da una serie di espedienti che consentono alla parte che si sente pregiudizialmente perdente, di impedirne la corretta attuazione. Nella fattispecie, la Regione Autonoma, si fa per dire, della Sardegna, ha l’obbligo, in caso di Referendum, di pubblicizzare al massimo l’evento, per indurre tutti gli elettori che possono fisicamente, di recarsi a votare. Ma in questo caso, la Regione era parte in causa. E sapeva perfettamente che i quesiti referendari avrebbero sancito una sua gravissima messa in mora. Ed allora (chi controlla i controllori?) semplicemente e protervamente (della serie: “Tanto, che mi fai?”) non ha pronunciato mezza parola per ossequiare al suo obbligo.

Quando ho visto cosa era successo - un fallimento peraltro largamente annunciato – mi sono tornate alla mente le parole pronunciate dal Signor Veltroni solo pochi giorni orsono: l’Italia è in uno stato di Democrazia sospesa, ha detto sostanzialmente il nostro. Ma il Signor Soru non è assolutamente Berlusconiano. Se lo fosse, avrebbe comprato, magari, “Il Tempo”, ma certo non “L’Unità”. Il Signor Soru è certamente di area Veltroniana: chiacchiera benissimo e razzola proporzionalmente male.

D’altra parte, come ci si può meravigliare di segni di degrado tanto marcati, se è vero, come è vero che anche Parti e Persone di ben altra dimensione, rispetto a quella del Signor Soru, si comportano costantemente secondo i suoi stessi, medesimi parametri? Non voglio nemmeno accennare ai politici, di ogni colore e Parte: tanto, salvo Tremonti e pochissimi altri, mi sembra che ormai, per tutti loro, la morale rappresenti non più che un’ enunciazione di principio. Non posso però fare a meno di ricordare come, nemmeno molto tempo fa, un altro Signore, uno vestito della Porpora cardinalizia, si comportò esattamente nello stesso modo, lui che sostiene senza un attimo di pausa, che la Chiesa non vuole assolutamente interferire con gli affari interni Italiani: in occasione del Referendum sulla fecondazione assistita, quel Signore portò avanti una strenua battaglia, alla luce del sole, per indurre quegli strani cittadini italioti solo mezzi tricolori, l’altra metà dipinta di bianco e di giallo, a disertare le urne. Il Cardinal Ruini e tutto ciò che è compreso all’interno delle Mura Leonine, riuscì nel suo intento. Lui, portatore della bandiera dell’Etica più assoluta, non riuscì a vergognarsi del vulnus profondo e profondamente amorale che aveva procurato alla Democrazia del nostro Paese. Anzi, se ne mostrò soddisfatto come un riccio che avesse appena adempiuto ai suoi doveri coniugali.

 *

Gente, se c’è un momento nel quale il Popolo può attingere al massimo livello della Democrazia partecipativa, quello è il momento referendario. In quell’attimo fuggente ma determinante, cessa la delega alla propria rappresentanza concessa fiduciariamente a coloro che siedono in Parlamento, sostituita dall’espressione diretta ed indubitabile della opinione dell’autentica maggioranza della Nazione. Quando un referendum va deserto - cioè ormai sempre, per ciò che riguarda l’Italia – nessuno, ma proprio nessuno ha diritto di lamentarsi per le cose che vanno a rotoli, se non producendo preventivamente la propria scheda elettorale con il visto del Seggio di sua appartenenza. Vi do una notizia: chi vi dice che l’astensione è un modo per esprimere la propria volontà, vi sta fregando vergognosamente. Una canzone, nemmeno troppo recente, scritta da un tale che si chiamava Giorgio Gaber, recitava: “Libertà è partecipazione”. Non “astensione”, che è come ficcarsi dentro un buco nero, rassegnati a non essere più uomini liberi.

Ed intanto, Referendum fallito dopo Referendum fallito, la Democrazia Italiana continua a precipitare lungo una china lungo la quale i decreti legge del Signor Berlusconi e le proteste virtuose del PD (ma “D” che cosa?) fanno da Cireneo sulla strada dolorosissima che porta alla crocifissione.

*

P.S.: Non sarebbe nemmeno troppo difficile, la rivalutazione dell’idea stessa del Referendum: basterebbe stabilire che esso è valido QUALE CHE SIA IL NUMERO DEI PARTECIPANTI. Vedreste, allora, i vari Capipopolo, a qualsiasi genìa appartenenti, affannarsi per andare a raccattare anche l’ultima vecchietta centocinquantenne, ormai ad un passo dall’ “articulo mortis”….

|

|

Scritto da magnum.3 

 

Messaggio N° 2621 02-10-2008 - 10:22

Amicizia fra donne


Per gli uomini è assodato: noi donne siamo iene.


Ma, purtroppo per  loro, lo studio inglese riportato da Blogosfere Style & Fashion ci scagiona completamente dall'accusa.
 

Secondo l'università di Manchester, infatti,  non è affatto vero che noi donne sono delle megere e anzi la nostra propensione nei confronti degli altri è molto più spiccata rispetto a quella  degli uomini; ciò perchè, sostengono gli esperti, siamo più adatte  verso le amicizie durature in cui ci si offre al 100%.

Per noi donne, infatti, l'amicizia è uno dei valori fondamentali dell'esistenza umana e faremmo  di tutto pur di preservarla e conservarla; al contrario degli uomini che invece spesso basano le loro amicizie sul tornaconto personale o sull'interesse, senza mai approfondire i legami che instaurano.

 Secondo lo studio, infatti, il 47% delle donne sente quotidianamente la sua migliore amica contro il 36% degli uomini; inoltre il 33% delle donne sente le seconde amiche quotidianamente, mentre solo il 28% degli uomini fa la stessa cosa con i secondi amici.

Ciò perchè, sostiene l'Università di Manchester, se gli uomini instaurano rapporti solo con persone che ritengono affini, le donne sono più aperte alle differenze e quindi pronte a instaurare amicizie con tipologie umane di diverso tipo.

Poi, diciamola tutta, non è che ci volesse uno studio inglese a dimostrare che noi donne vogliamo solo amicizie vere e profonde:
da chi ci faremmo accompagnare in bagno se non fosse così?


sritto da raba_rama

Messaggio N° 2620 01-10-2008 - 12:52

Post N° 2620

Ancora razzismo

|

"Ho visto due uomini che parlavano dietro di me al cellulare e un altro che si è avvicinato. Di colpo l'uomo da solo si è avvicinato senza dire niente, senza identificarsi e mi ha preso le mani. Gli altri due sono arrivati di corsa e mi hanno accerchiato. Ho preso paura, mi sono liberato e sono scappato".

|

Emmanuel Foster, racconta così quello che gli è capitato a Parma, il ventiduenne di origini ghanesi, è stato aggredito da 7 Agenti della Polizia Municipale  mentre attendeva l'inizio delle lezioni che frequenta all'Itis serale di Parma perchè scambiato erroneamente per un famoso pusher.

E' stato atterrato, insultato, malmenato con calci e pugni e manganellate, e poi sbattuto nel comando di via del Taglio ( per essere più chiara: il Comando della Polizia Municipale di Parma è lo stesso che finì nella bufera per la foto di quella prostituta lasciata nuda e senza sensi a terra, come se fosse un oggetto qualsiasi, e la cui foto fece inorridire l'opinione pubblica). E lì ancora insulti e violenze psicologiche, perchè Emmanuel è stato tenuto completamente nudo.... Mi dicevano: "negro muoviti!!!"

E così Emmanuel inutilmene e per ore, chiedeva di poter contattar il padre, ma gli era negato, intanto, veniva perquisito, spogliato completamente e sbattuto in cella, dopo più di quattro ore, alle 22.00,  gli hanno permesso di chiamare il padre. Riconosciuta la sua innocenza, Emmanuel è stato letteralmente buttato fuori dal Comando con una busta con ben impresso lo stemma del Comune di Parma contente il verbale del fermo e con sopra scritto "Emmanuel negro", a quel punto, il ragazzo e' potuto tornare a casa, non prima pero' di passare dall'Ospedale ( occhio nero, una gamba malmessa- il ragazzo zoppica-  e diverse lesioni, come testimonia il referto ospedaliero) ed infine, alla Stazione di Comando dei Carabinieri per la denuncia.

Il comandante dei Vigili, ha dichiarato che si sarebbe trattato di una "normale procedura, per nulla razzista e che le tumefazioni del ragazzo sarebbero avvenute per una normale caduta".......la scritta "negro" sul verbale?..... "posta qualcun altro".....

-A parte il fatto che se cadi a terra e sbatti il viso non ti si gonfia un occhio come se qualcuno te lo avesse pestato!......Ma quello che fa più inorridire sono state le dichiarazioni ( nero su bianco), dell'Assessore alla Sicurezza del Comune di Parma che ha elogiato i Vigili:

"E' stata un'operazione esemplare per professionalità, risultato e correttezza visto che erano coinvolti anche alcuni minori. Era una segnalazione che arrivava dai cittadini e per questo sono soddisfatto due volte, per aver dato una risposta ad una richiesta reale che arrivava dai frequentatori del parco e, secondo, perché la Polizia municipale ha dimostrato ancora una volta di essere all'altezza dei compiti assegnati".

"professionalità, risultato e correttezza....."

Bravi, edificante impresa e davvero bravi, professionali e corretti, non c'è che dire!....Non è stata certo colpa dei Vigili: è il ragazzo ad avere quella pelle scura da spacciatore, e poi, suvvia......un occhio nero su un -negro- si mimetizza bene......
A questo punto, non mi stupirei se il ragazzo fosse stato prelevato e picchiato solo perché "negro", considerando che il nostro paese – grazie all'azione culturalmente militante della Lega, partito xenofobo e razzista, e grazie a gli altri attori politici, che hanno determinato il clima di violenza in cui viviamo – è un paese incivile e violento contro le persone di colore -e non solo-

|

Ma per quelli no, per quelli si sa: in Italia il razzismo non esiste.

|

Clo

Messaggio N° 2619 26-09-2008 - 13:24

IL NOSTRO NO ALLA PEDOFILIA

Un’onda virtuale di speranza per tutti coloro che sono stati vittime di abusi, affinchè sappiano di non essere soli.

 unsoffiodivento

ALI SPEZZATE

Guarda gli occhi dei bambini.
Ti portano in un mondo fatato,
ti portano dove un tempo anche tu sei stato,
un mondo popolato da colori e suoni
che noi adulti non riusciamo più a vedere
non riusciamo più ad ascoltare.
Uccellini in un nido
che sbattono le ali per poterle poi spiegare
e volare verso la vita.
Ma ci sono bambini a cui hanno spento
i colori.
Bambini a cui i suoni glieli hanno trasformati
in urla.
Bambini che non sanno più piangere
perché non hanno più lacrime
che non sanno più ridere
perché gli hanno tolto il sorriso.
che non possono più sognare
perché gli hanno ucciso i sogni.
Gli hanno rubato l’innocenza,
negata l’infanzia
E la favola si è trasformata
in un incubo.
Questi bambini sono quegli uccellini
che volevano volare via dal Nido,
volare verso la vita che gli aspettava.
Non voleranno più
perché gli hanno spezzato le ali.
E tu uomo,
tu che hai osato profanare quell’innocenza,
tu che hai ucciso i loro sogni e le loro attese
tu che gli hai rubato il tempo magico
dell’infanzia
tu che gli hai negato lacrime e sorrisi
e che in cambio gli hai dato solo dolore,
disperazione, e urla che il tuo cuore
non ha voluto ascoltare.
Tu uomo
hai il coraggio di guardare
negli occhi di un bambino?

Messaggio N° 2618
Tag: chat, quiz
25-09-2008 - 15:47

Quiz e svago in chat

Per tutti gli amanti di quiz e karaoke e giochi, in chat si organizzano divertenti giochi a cui possono partecipare tutti

Il lunedì sera , dalle 22.45 in poi la stanza Chat30 organizza il Quizshow,( capitanato da Scilla5) un quiz basato su domande musicali, cinema, tv o teatro

Sul blog troverete tutti i dettagli del gioco

Il martedì sera e il giovedì sera nella stanza Mitica English si svolge il leggendario Squizzo (capitanato da welly) domande di cultura generale e il KrisQuiz domande folli per risposte (quasi ) normali

Tutto dalle 22.45 in poi

Trovate i dettagli sul sito

Il mercoledì nella stanza audio Chiacchiere e Canzoni si svolge La Corrida.Dilettanti allo sbaraglio

Chiunque abbia voglia di mettersi alla prova cantando, imitando , recitando poesie o suonare dal vivo puo’ collegarsi verso le 21.30 ed unirsi a tutti noi

Vi assicuro che il divertimento è assicurato!

Perché non passare una serata diversa all insegna della spensieratezza?

Partecipate numerosi!

Messaggio N° 2617 18-09-2008 - 12:20

Consiglio n. 8


I consigli che solleticano sempre la mia curiosità sono quelli che vogliono chiarirti le idee sul come conquistare una donna oppure un uomo. E’ impressionante come da una rivista ad un’altra trovi scritto “tutto” ed il suo esatto opposto.


 
Non me ne vorrete, ma mi concentrerò sui consigli per noi uomini.


 
In genere, con le dovute degradazioni, si passa dal “francamente me ne infischio” (Via col vento), per indicare quanto paga fare il duro strafottente, per raggiungere “l’ultima volta che sono entrato in una donna è stato quando ho visitato la statua della libertà” (Crimini e misfatti), per rivalutare la figura dell’imbranato.


 
Nella sostanza sembra che funzioni essere Clark Gable quanto Woody Allen.


 
La questione è che gli articoli sono solitamente monotematici, per cui ti consigliano o di comportarti da “bastardo”, dalla prima all’ultima parola, oppure ti invogliano a tirare fuori la crocerossina che è in lei.


 
Dov’è in definitiva la verità?


 
La verità è che non siamo automi ed ognuno sviluppa un proprio senso del “gusto” dovuto, non in ultimo, alle proprie esperienze di vita. La verità dunque non esiste come parametro assoluto. Il mondo è eterogeneo. Più della metà della popolazione mondiale è costituito da donne e per quanto la statistica ci possa aiutare a classificare i loro gusti in fatto di uomini, non ci aiuta di certo a stabilire chi è e quali sono i gusti della donna che abbiamo davanti.


 
Ora la probabilità che, tra le tante maschere che si possono indossare, si scelga quella più adatta all’occasione non dovrebbe discostarsi molto dalla probabilità di riuscire nello stesso intento semplicemente essendo se stessi che, tra le altre cose, è molto più semplice.  


 
Pur ammesso tuttavia che statistiche, consigli da riviste o sesto senso personale, ci illuminino su chi abbiamo davanti, quello che spesso non consideriamo è che per ogni rivista maschile in circolazione ce ne sono tre destinate all’universo femminile. E’ molto probabile, dunque, che davanti a voi ci sia una donna che abbia letto il manuale “come domare il bastardo che è in lui” oppure quello su “come ridurre al silenzio la crocerossina che è in voi”, con l’effetto ultimo che finirete comunque per chiedervi dove avete sbagliato.


 
Ora, tutti questi tatticismi, io posso anche capirli finché il vostro scopo è un’avventura da “una notte e via”. Mal che vada, ritirando ancora in ballo “Via col vento”, “dopotutto, domani è un altro giorno”. Quando però lo scopo del gioco è avvicinarsi ad una persona che c’interessa, vale davvero la pena un’affannosa, quanto probabilmente improduttiva, messa in scena?


 
Le tattiche sono conciliabili con l’amore?


 Recitare una parte, indossare una maschera che non ci appartiene, è un sotterfugio destinato a concludersi in modo anche poco felice. Pensate che nello scoprire la vostra vera natura, vi ritroverete davanti una Dorothy (Il mago di Oz) che, con aria ingenua e meravigliata, vi dirà “Toto, credo che non siamo più in Kansas”? 


 
Con i tempi che corrono, in cui sempre più rapporti entrano in crisi a causa della faticosa convivenza, credo che almeno iniziare con il piede giusto sia sacrosanto.


 
Apriamo però ora un nuovo discorso. “Amore significa non dover mai dire mi dispiace” (Love story), non sembra più una frase conciliabile col logorio a cui la coppia moderna è sottoposta.


 
Siamo davvero diventati così poco tolleranti rispetto, non dico ai nostri genitori ma, ai nostri nonni? Davvero la frase che dovremmo ripeterci la mattina per far funzionare un rapporto è “che la forza sia con te” (Guerre stellari)?

 Io continuo a credere, in maniera forse un po’ ingenua, che l’amore rappresenta ancora l’ultimo baluardo contro una logica contemporanea che tende a mercificare tutto. Nonostante questo, credo in definitiva che ci sia ancora tanta magia “in una semplice ragazza che sta di fronte ad un ragazzo e gli sta chiedendo di amarla” (Notting Hill) ed è una magia che, per esplodere in tutto il suo fragore, non ha bisogni né di trucchi, né dei consigli di riviste specializzate.   

scritto da welch

Messaggio N° 2616 17-09-2008 - 20:50

Ti affidiamo un bambino

|

Ve lo avevo detto, che ne avrei parlato. Il quadro che ruota attorno alle adozioni non sarebbe completo, se non comprendesse anche l' "affidamento". Da quando ho cominciato ad interessarmi del problema nel suo complesso, ho pensato per molto tempo, che questa pratica fosse da considerare tra le più nobili e belle. E tutto sommato, lo penso ancora. Ammiro molto, chi riesce a portarla avanti. Dopo aver visto almeno un episodio da vicino, io non riuscirei a fare una cosa così.
I due miei amici di cui voglio raccontarvi l'esperienza, li chiameremo Manuela e Corrado.

*   *   *

Tutto cominciò un sabato pomeriggio. Come accadeva ogni week end, i due se ne erano andati nella loro casa di campagna. Erano molto affezionati, a quel posto: una piccola, deliziosa casetta, con un po' di giardino intorno che Corrado aveva costruito letteralmente da solo, quando aveva capito che se avesse aspettato di avere abbastanza denaro per farsela fare secondo la prassi consueta, quella dell'impiego di un'Impresa, probabilmente non sarebbe mai riuscito ad averla. Ed allora aveva deciso di rinunciare per un po' di tempo - un bel po' di tempo, bisogna dire, parecchio al di là delle sue previsioni - a vacanze, ferie e fine settimana al mare, per andare a scavare, realizzare fondamenta e cominciare poi a tirar su le mura.
Miope, distratto e fumatore di pipa com'era, perse occhiali ed oggetti da fumo in grande quantità, dentro i fori dei blocchetti, a beneficio degli archeologi futuri, che avrebbero certamente provveduto (provvederanno) ad estendere grossi tomi sui ritualismi sacrificali dei costruttori dell'ormai remoto ventesimo secolo. Poi, venne il giorno che la casa fu finita. E fu subito amore, di quelli che non finiscono più. Tutta la famiglia era felicissima di andarsene lassù, dopo una settimana di scuola e di lavoro. Tra l'altro, a due passi di distanza c'era la casa di amici fraterni, con i quali Corrado, Manuela e le loro figlie avevano una consuetudine di vita quotidiana.
La parte femminile dell'altra coppia, Medico Pediatra, ricopriva la carica di Direttrice della "Casa della Madre e del Fanciullo". Fu proprio lei che raccontò ai miei due amici di un bambino, Andrea, che il Tribunale dei Minori aveva ricoverato presso l'Istituto da alcuni mesi, dopo una vicenda davvero terribile. Andrea era figlio di una prostituta e di un suo ignoto cliente. I loro incontri avvenivano nella casa della donna, sotto l'occhio vigile del suo protettore che nel frattempo si applicava coscienziosamente all'esame dei programmi televisivi ed alla degustazione di vari liquori, mentre lei procacciva il pane a quello squallido simulacro di famiglia, col sudore della sua...fronte. Ma il suo meraviglioso compagno di vita non poteva veder limitata la sua libertà. Ed allora Andrea, da bravo bambino, stava seduto ai piedi del letto della madre, zitto, per non disturbare la concentrazione degli occasionali clienti. Solo nelle pause di lavoro della madre gli veniva permesso di giocare con le sue macchinine, sempre rigorosamente dentro le quattro mura di quella olezzante camera da letto. Ditelo, ai vostri figli, che ci sono al mondo dei bambini, e nemmeno così pochi, che vivono come Andrea.
Questo andazzo durò sin quando il bambino  compì i cinque anni. A quel punto non riusciva piùa stare fermo, come gli era stato imposto sino a quel momento, un po' con le buone, un po' con le cattive. Provava l'irresistibile bisogno di muoversi, Andrea, di correre, ed anche di fare chiasso. Queste sue necessità - strano, per un bambino di quell'età, vero? - portarono velocemente l'uomo di sua madre oltre un giustificatissimo limite di sopportazione. Per cui, questo fior di galantuomo prese un giorno Andrea per mano dicendogli che andavano a prendere delle caramelle. Invece lo portò al Tribunale Minorile. Spiegò ad un Assistente Sociale, che la sua donna, ma anche lui, non si sentivano più di accudire ad un bambino tanto colpevolmente irrequieto. L'Assistente tentò di convincerlo a rinunciare all'abbandono, anche con promesse di aiuto finanziario e blandizie. Ma il gentiluomo appariva irremovibile. I soldi, grazie alla sua donna erano l'ultima delle sue preoccupazioni. E per ciò che riguardava le blandizie, spiegò cortesemente alla Signora che gli stava davanti - peraltro, mi dicono, assai carina - quale sarebbe stata l'unica che avrebbe potuto convincerlo. Allora, l' A.S.  si arrese e portò l'uomo, assieme ad Andrea nello Studio del Presidente del Tribunale. Il bambino piangeva già disperato: non aveva mai conosciuto alcunchè di diverso dalla vita che gli era stata imposta sino a quel momento. E quindi pensava che quella fosse la vita, per definizione. E si chiedeva, stravolto, perchè le due persone alle quali aveva fatto riferimento sin dalla nascita, volessero abbandonarlo.
Il Presidente, per quanto col cuore piccolo come una nocciolina, tentò in tutti i modi che la sua esperienza gli suggeriva, di rimediare in qualche modo ad una situazione così terribile. Ma l'uomo non volle sentire ragioni. E ad un certo momento, semplicemente si alzò, dirigendosi verso la porta. Il Magistrato raccontò poi di un piccolino urlante, col visino coperto di lacrime, attaccato al pantalone destro di quella bestia che l'aveva portato sin lì, che continuava a camminare trascinandolo sul pavimento, dietro di sè.
Ci volle del bello e del buono per calmare Andrea, i cui occhi, tuttavia, restarono colmi di paura e di una tristezza infinita.
Il Tribunale decretò lo stato di adozione. Nell'attesa che le pratiche necessarie facessero il loro lunghissimo corso, il piccolo venne inviato all'Istituto, una sorta di orfanotrofio vero e proprio.
La Direttrice, fornita di un animo da Mamma meraviglioso, assieme alle sue Collaboratrici, fecero di tutto, per confortare Andrea. Ma il trauma era stato troppo violento: Andrea non familiarizzava, nè con gli adulti, nè con i piccoli. Trascorreva le sue giornate in uno stato di apatia totale, costantemente seduto in terra, in un angolo, senza comunicare minimamente. Sopratutto, rifiutava sistematicamente il cibo, per cui la Dottoressa Sabini (altro nome fittizio, naturalmente) cominciava ad essere seriamente preoccupata, dopo solo alcune settimane, per la  sopravvivenza stessa del piccolo.
Decise allora di ricorrere ad un tentativo non del tutto consueto. Previo il consenso del Magistrato, pensò di provare ad affidare Andrea ad una Famiglia già formata, per il tempo necessario per giungere all'adozione.
Quando fece la proposta a Manuela e Corrado, raccontando l'intera vicenda, i due reagirono d'istinto, senza neppure riflettere un solo momento: la loro risposta fu immediatamente affermativa. Per i due giorni successivi, prepararono adeguatamente le loro figlie, la più grande delle quali aveva undici anni. Concordarono con la loro amica che il piccolo sarebbe entrato nella loro famiglia il sabato, quando si fossero trovati tutti là, in campagna. Si auguravano tutti che un ambiente caldo, intimo, servisse per aiutare Andrea a sciogliere le proprie paure.
Il piccolo, sulle prime, reagì come di consueto: era abituato ad obbedire agli ordini che gli venivano impartiti in Istituto, per cui seguì Corrado, Manu e le bambine senza fare resistenza. Ma i suoi occhi erano opachi, terribilmente rassegnati e pieni, come sempre, di  quella infinita tristezza che aveva colpito chiunque avesse avuto contatti con lui, sin dal giorno di quella terribile scena in Tribunale. Le bambine provarono a riempirlo di coccole, ma senza alcun risultato. A volte Andrea sembrava cedere alle lacrime ma poi, in qualche modo, le ricacciava indietro, ciò che appariva, se possibile, ancora più tremendo.
Si era fatta l'ora di pranzo. La Famiglia si sedette attorno al tavolo rotondo, nella stanza che somigliava a quella di una baita, straordinariamente calda e confortevole. Manu riempì i piatti di tutti, con malloreddus dal profumo squisito. Andrea non toccò il cucchiaio. A turno, i cinque tentarono di convincerlo a mangiare, ma senza successo.
A quel punto avvenne una cosa straordinaria, simile quasi ad una favola.....

|

Continua QUI    _e fine della storia  QUI

|

Scritto da: magnum.3

Messaggio N° 2615 10-09-2008 - 18:18

Post N° 2615

Bambini, ancora

|

Attenzione, non sempre un'adozione ha un esito tanto piacevole. In certi casi, non pochi, le difficoltà possono risultare assai pesanti. Dipende da tante cose. L'età del bambino, anzitutto: quelli più grandi, dagli undici anni in su hanno, quasi sempre, più difficoltà di inserimento nelle nuove realtà familiari. La loro psiche si è adattata al modo di vivere di un Istituto come quello dove hanno vissuto, per molto, moltissimo tempo.  Perfino sin dalla nascita. In esso, il bambino si è dovuto abituare, per necessità di sopravvivenza, ad una disciplina che tra le sue componenti non ha pressocchè nulla di ciò che ci si attende dal seno di una Famiglia. A meno che abbia trovato un'Assistente particolarmente attratta da lui/lei, il meccanismo fondamentale che ha conosciuto non lascia molto spazio ad alternative che non siano due: "faccio da cattivo, vengo punito; faccio da bravo, la vita procede normalmente." Non ci sono terze logiche, come quelle del premio, in quegli ambienti.
Poi, c'è la competizione giornaliera con gli altri piccoli ospiti, suoi compagni. Paolo, che cito in un commento che ho vergato poco fa, per alcuni mesi dopo che era stato adottato quando aveva appena quattro anni, rifiutò la vicinanza, anche solo la vicinanza, di altri bambini, sopratutto se di un paio d'anni più grandi. Là dove era, il bullismo esercitato dalle piccole generazioni ai danni delle generazioni minuscole, era la prassi. E che dire di Davide, adottato quando era undicenne e che non riusciva ad adattarsi alla sua nuova vita fatta di scuola e di una vita normale, secondo gli schemi considerati tali nel nostro contesto societario? Ci volle molto tempo, prima che i genitori riuscissero a capire che la sua costante, violenta ribellione era dovuta alla paura di perdere il Paradiso nel quale era capitato in modo tanto imprevedibile. Ecco, questa è una delle doti che i genitori adottivi debbono possedere in abbondanza, nutrita di enorme amore e senso della maternità o paternità: quella di un'attenzione costante a qualsiasi reazione "strana" del bambino adottato, quasi sempre radicata nel suo recente passato. Così come quella di Angela, nata da una ragazza tossicodipendente e sieropositiva, che "la dava via" in cambio del denaro che le serviva per pagarsi le dosi. Il padre era doverosamente scomparso quasi subito ed i suoi riferimenti familiari erano composti dalla madre e da un'unica nonna. Fortunato e Luisa (quelli che sto usando, è ovvio, sono tutti nomi di fantasia) l'avevanpo accolta a braccia spalancate, non solo aperte. E così aveva fatto anche la loro unica figlia sedicenne. Angela dovette essere disintossicata, "solo" disintossicata, perchè per sua fortuna (ma dimmi tu se si devono usare certi termini, in casi come questo!) l'HIV non aveva fatto in tempo ad attaccarla. Ma chiunque sa cosa significhi per un adulto liberarsi dal mostro, può capire a quali insopportabili torture - sia pure senza che lui ne abbia coscienza - deve essere sottoposto, allo stesso fine, un corpicino tanto piccolo; quali siano le strade dell'Inferno che quell'esserino è costretto a pecorrere prima di arrivare ad una sponda un po' più sicura.

Per un paio d'anni Angela - biondina, occhi azurri, lineamenti deliziosi - fu solo un uccellino cinguettante, legatissima alla sua nuova Famiglia, malgrado che una legge assurda, che assurdamente privilegia il legame del sangue per quanto corrotto, su quello dell'amore, pretendesse che la piccola dovesse stare una certa quantità di tempo in una casa, quella della madre, nella quale altro non v'era se non disperazione, indifferenza nei suoi confronti ed un orrendo odore di morte che aumentava progressivamente.
Angela assorbì tutti i traumi ricorrenti e di diverso tipo cui veniva sottoposta, compreso quello della morte di una madre che......

|

Continua QUI

|

Scritto da: magnum.3


<< Precedenti Successivi >>

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963