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Abdul Salam Guibre: parla chi lo ha conosciuto..

Post n°531 pubblicato il 16 Settembre 2008 da redazione_blog
 

LA MORTE INSPIEGABILE DI ABDUL, O FORSE NO

Ieri c'era tristezza, oggi incomincia a salire la rabbia. perchè piano piano riemergono i ricordi del mio passato con Abdul, quando ero suo educatore all'oratorio feriale, quando gli donai la mia bicicletta, lui aveva solo 7 anni, io 16.
Con la famiglia abitava in zona industriale e aveva bisogno di un mezzo per raggiungere la città, il centro di Cernusco. E poi le sue sorelle impegnate a fare le treccine alla mia di sorella.
Non lo vedevo da anni, o forse si, ma non lo riconoscevo tant'è che quando ho visto la sua foto sui siti non ci ho neanche fatto tanto caso, ma poi una telefonata, un'altra, il passaparola: "oh, ma hai capito chi hanno ammazzato?".

E adesso mille domande senza risposta.

Se fosse stato bianco gli avrebbero tirato una spranga in faccia?
Se fosse avvenuto il contrario ci sarebbe stata polemica sui modi in cui si concede la cittadinanza?
Se non è razzismo, cosa sono frasi del tipo "brutto negro di merda"?
Se non si fosse soffiato così tanto sul fuoco della paura contro il diverso Abdul sarebbe ancora vivo?

Ieri sera Cernusco ha conosciuto la manifestazione più grande a memoria d'uomo , migliaia di persone, la maggior parte avevano conosciuto Abdul o la sua famiglia, ma molti erano lì anche solo per manifestare il proprio dolore verso una morte inspiegabile, ma non inevitabile.
Abdul è la vittima dei militari nelle strade, sono pochi, servono giusto di rappresentanza visto che a Milano girano in zona Brera, ma il danno culturale che fanno è enorme. Poliziotti e Carabinieri arrestano, i militari uccidono, sono soldati, gli insegnano a fare questo. E allora se mi mettono dei militari in città vuol dire che devo uccidere per combattere la criminalità.
Abdul è vittima delle campagne d'odio mosse contro chi è diverso, rom, arabo o nero. Perchè chi è diverso non è del mio gruppo, non esiste una comunione di sentimenti, non soffro se muore, e colpirne uno per educarne cento.

Non ce l'ho con i due disgraziati che l'hanno colpito. Sono convinto che se si fossero resi conto di cosa stavano facendo si sarebbero fermati. Ma chiediamoci come è possibile che si arrivi a tanto. Solo andando a scavare nelle pieghe delle nostre più nascoste paure si può, non dico capire, ma almeno intuire un comportamento così. E le paure non sono quelle di perdere l'incasso, ma quelle di sentirsi minacciati da qualcosa che non si conosce, che spaventa. E un ragazzo nero, anche se steso per terra, evidentemente doveva spaventare molto.

alcune riflessioni di chi ha conosciuto Abdul.

scritto da: kudablog   su: il kuda

 
 
 
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