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Una base sicura

Post n°888 pubblicato il 16 Gennaio 2011 da redazione_blog
 

O

ggi, in un affollatissimo treno della metropolitana al ritorno dal lavoro, ho intravisto un cartello "ballerino" che, a suon di slogan e di immagini, forse, a parer di chi le ha prodotte, molto efficaci, invitava la gente ad iscriversi ad un corso per sviluppare fiducia in sè e autostima: "puoi dare fiducia agli altri, solo se guadagni fiducia in te", recitava caustico l'invito.

 

Riflettiamo un secondo su questa parola tanto declamata, dal duplice significato profondo di "dare fede" e di "essere fedele a...".

Se ci pensiamo bene, la fiducia non può esaurirsi in un semplice gioco di dare e avere, ma vuol dire essere disposti a vedere nell'altro e ad offrire all'altro la parte più vulnerabile di noi e, nello stesso tempo, di accoglierla e farla propria. Una mamma, che vede il proprio bambino crescere, promuove in lui un senso di fiducia solo se gli permette di compiere i suoi passi in autonomia, separandosi da lei, ma nello stesso tempo fornendogli una base sicura, un porto a cui approdare in qualsiasi momento ne abbia bisogno. Questo vale anche per gli adulti, nelle relazioni parentali, sentimentali o amicali. Occorre essere per gli altri e trovare negli altri una base sicura.

La base non è più sicura quando l'asse di equilibrio tra "l'essere con" e "l'essere senza", tra lo "stare dentro" e il "tirarsi fuori", è stretta e vacillante. Non ci doniamo  totalmente perchè riconosciamo nell'altro il volto rinnovato di antiche paure, oppure perchè temiamo di perderci, di farci inghiottire da un vortice di emozioni ove i contorni del nostro Io si fanno sempre più sfumati, più indefiniti, più vacui. In questo gioco di equilibrio basta poco per cadere nella distanza totale di chi "usa" le relazioni per difendersi, per attaccare o per sfuggire al contatto, e chi trova nella relazione un luogo per tornare bambino, smettendo di pensare, di credere, di decidere, di affidarsi a sè e alle proprie risorse. Allora ci si annulla, si deposita la propria vita completamente nelle mani potenti dell'altro, rinunciando a sè e alla propria anima.

In una relazione, fidarsi non significa solo confidare completamente i propri segreti o rivelare il proprio volto senza maschera; così come non fidarsi non vuol dire necessariamente chiudersi nel silenzio o rifugiarsi in qualche caricatura di sè ... La fiducia non obbedisce alla legge del tutto o  nulla: fidarsi può voler dire crescere con l'altro nella distanza e nella vicinanza, costruendo una base solida nella quotidianità delle incomprensioni, permettendo all'altro di "andare" e "venire", per poi sperimentare la gioia e la sorpresa del nuovo incontro, riempiendo l'attesa di speranza e, appunto, di fiducia.

Si rischia, eccome se si rischia ... sconfitta, tradimento, solitudine ... Fiducia è rischio: rischio che il legame non sia più solido ma pian piano possa liquefarsi, che il "dopo" si tramuti in un "mai", che la leggerezza del dono si trasformi nella pesantezza del rimpianto. Ma è un rischio che personalmente mi sono sempre sentita di correre, a volte con mille paure, a volte con l'incoscienza di una preadolescente alla ricerca di legami forti ... a volte mi sono trovata con un pugno di mosche in mano, ma, fuori dal dolore e dalla rabbia, alla fine mi sono sempre chiesta: "Si può vivere senza fiducia?". E mi sono detta sempre di no, che non è possibile, perchè sarebbe stato come rinunciare a quella parte "piccola" di me che vuole ostinatamente stupirsi ancora per la bellezza e la sorpresa di un incontro ....

 


 



scritto da: Morton0    di Scherzo o Folllia?

 

pubblicato su Blog Penna Calamaio il 2 Luglio 2007

 

...Ora è vittima dell' Inquisizione su Facebook...

 
 
 
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