Creato da redazione_blog il 10/12/2006

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L'isola che non c'è

Post n°199 pubblicato il 23 Maggio 2007 da redazione_blog
 

immaginePotrei affermare che l’isola di Malta non esista, che potrebbe essere situata all’interno di un piccolo universo parallelo, che quando si torna da questa isola magica pensi di non esserci mai stato o di aver fatto un sogno colorato e intangibile.

Si può dire con certezza che Malta non si ami al primo colpo ma che si impara ad amare e non te la togli più dal cuore.


Una babele culturale, linguistica, di stili  e architetture che non si definisce mai in un concetto solo. A Malta ho visto la Tunisia, la Grecia, la Costa Azzurra ,l’Inghilterra, la Sicilia, il Cristianesimo e l’Islam…..il Mediterraneo tutto.

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A Malta i colori sono chiazze  su una tavolozza: in mezzo al colore chiaro e opaco della terra e delle mura schizzano i rossi e i blu incandescenti delle porte delle case, delle cabine telefoniche e delle buche delle lettere, delle verande sui balconi, dei gerani sui terrazzi, l’arancio dei vecchissimi autobus e quest’azzurro, quest’azzurro che non sai dove la natura l’abbia preso, sulla linea di confine tra mare e cielo.

Malta ha i suoi abitanti. Non potresti definire i Maltesi perchè non sapresti distinguere gli abitanti di quest’isola dal resto del mondo. Accanto a te, sull’autobus scarcassato, trovi la ragazza inglese, diafana e leggera, il tratto del siciliano verace, gli occhi dell’africano, il volto del cinese, il tuo vicino di casa….convivono e parlano. Sull’autobus, a Malta, si parla. Si sorride sempre, prima di scendere, si ringrazia e si saluta il conducente; non ti viene chiesto, ti viene naturale. A Malta, sull’autobus, sali e scendi dalla stessa porta attendendo naturalmente e pazientemente il tuo turno; non ti spingi, non sbuffi, sorridi…nessuno evita di sedersi accanto ad un’altra persona, ci si suona il”campanello” della fermata reciprocamente, i giovani lasciano posto agli anziani come fosse regole dettata dalla legge, si aiuta la signora con il burka e il bambino in braccio a scendere.

Il mare ti travolge instancabile nelle poche calette di sabbia fine circondate da scogliere a picco; per trovarle devi muoverti, cercare, scovarle dietro le curve e i promontori, guadagnartele come un premio che ti ripagherà di ogni sforzo.

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Ho trovato una parola sola che riassuma ciò che Malta e la sua gente mi hanno regalato e trasmesso: “ Peace”…con tutti i significati che può avere .

scritto da:  stellasky   su: INFONDALCASSETTO

 
 
 

Per fortuna non mi ha ascoltata...

Post n°194 pubblicato il 19 Maggio 2007 da redazione_blog
 

I PENSIERI DI MIRELLA QUANDO ERA IN COMA

immagineCaro Angelo,
Qui nessuno mi chiede come sto, perché qui stanno tutti male e chi sta male
sta male e basta.
Non si chiede come stai a chi sta male.
Non si chiede come stai a chi si sa già come sta.
Eppure, io che sono semplice di desideri, sogno che qualcuno me lo chieda.
MI girano e mi rigirano per darmi dignità ma nessuno si rende conto di
quanto, in realtà, me la stiano togliendo con i loro gesti meccanici e
ripetitivi, come se fossi un pupazzo nelle loro mani.
Parlano mentre mi puliscono distrattamente ma con attenzione professionale
ed è quell' attenzione professionale che uccide anche l' ultimo granello di
polvere del mio amor proprio.

Vorrei piangere con le lacrime per far vedere loro che piango, che mi fanno
male, che mi strappano, atto dopo atto, l' unica cosa che mi è rimasta sana
e forte: la pudicizia.
Non ho più nulla di me, solo quella e a quella sono attaccata con le unghie
e con i denti, ma loro me la maltrattano tra risate e macchinismi quotidiani

Non si chiedono nulla.
Loro credono io già non ci sia più, priva di sentimenti, di movimenti, di
paure, di udito, di parola.
Se solo sapessero che I miei pensieri e le mie emozioni sono ancora tutte
qui, vive, mille volte più vive delle loro, perché quando un corpo è
immobile e apparentemente morto, il cervello lavora il triplo e la tua vita
si consuma tra le pareti della testa…
Se solo sapessero quanto male faccia essere morta senza esserlo davvero: è
come essere seppellite vive, forse ancora peggio, perché non mi posso
ribellare con urla e calci.
Se solo capissero che il mio cervello corre ancora, piange ancora, trema
ancora, si umilia ancora, vuole vivere ancora.
Questa è la mia disperazione e la mia solitudine, quella vera, quella
definitiva, quella dalla quale non si torna più indietro.
E allora prendimi, Dio, liberami da questo strazio senza dignità: toglimi
anche l' ultimo contatto con la vita, spezzami definitivamente il cervello
se vuoi che io rimanga ancora qua, in questo mondo, in questo spazio, in
questa stanza, tra queste persone, sotto queste cannule che mi violentano
ogni giorno e ogni notte.
Prendimi.
Ti chiedono di vivere, ti chiedono di guarire, ti supplicano di tornare.
Io voglio semplicemente andare via.
Offrimi la fine, perché io non sopporto un giorno di più così.
Non sopporto più I rumori inesistenti di questa stanza.
Ultimamente, poi, nemmeno l' uccellino che cinguettava poco lontano di qui
(unico mio legame col mondo fuori di qui) sento più.
Sembrava venisse qui per cantarmi la serenata della vita e io, pazza di
soffocamento e senza apparente vita, mi sentivo meno sola.
Quando spegnevano le luci della stanza io, nella mia disperazione di morta
in vita, iniziavo ad attendere il giorno dopo per riascoltare quell
uccellino.
Quell' attesa, Dio, mi faceva sentire viva.
Ho smesso di attendere dopo giorni e giorni di attesa.
Ora che devo attendere?
Ho bisogno di morire, comprendi Dio?
E non m' importa se dopo, non esistera una seconda vita, non importa se
posso vivere solo questa, così, in questo stato di schiava inascoltata.
Non m' importa finire per sempre il mio ultimo alito di vita.
Io voglio andare via di qua e se il prezzo da pagare è non esistere più, io
sono pronta a non esistere più, almeno non avrò più nulla per cui piangere
senza avere la capacità di versare una piccola e inutile lacrima.
Voglio liberarmi da queste mani che decidono per me, voglio scappare dai
dottori che parlano di me come se fossi una cosa tra le cose, come se io e
il letto fossimo un unico oggetto da spolverare.
Portami via, Dio.
Non ti chiedo di portarmi con te, mi basta che tu spenga finalmente la luce
del mio cervello, prima che il terrore e il dolore la spengano per te.
Voglio morire adesso, con questo moto di rabbia e di ribellione che ancora
riesco a provare.
Voglio morire viva...

scritto da:  lucextee   su: CORIANDOLI DI ME

(N.d.r) Questo che vi ho appena proposto, più che un post è una testimonianza, pregna di significati e carica di spunti di riflessione.
Le parole di lucextee ci guidano gradualmente attraverso molteplici percorsi:
- la sofferenza di chi è affetto da malattie allo stadio terminale,
- l'imprescindibile dignità del paziente che deve essere sempre considerata e preservata,
- la disumanità che spesso si incontra nelle strutture ospedaliere,
- il valore della vita, quella vita che talvolta si dimostra più forte della richiesta di morte, al punto da smentire le conoscenze scientifiche di cui disponiamo, anche quando la speranza è venuta a mancare.
L'immagine del post richiama il best seller di Raymond jr Moody "La vita oltre la vita e nuove ipotesi": uno studio sulla fase di transizione vita/morte effettuato attraverso le dichiarazioni di pazienti ritornati alla vita, dopo essere stati dichiarati clinicamente morti.

 
 
 

Un altro militare deceduto causa uranio...

Post n°189 pubblicato il 14 Maggio 2007 da redazione_blog
 

Un soldato leccese di 26 anni è morto causa uranio impoverito.
Aveva partecipato alle varie missioni cui l'Italia ha partecipato e come al solito l'Italia si dimostra matrigna con i suoi figli che ne portano la bandiera all'estero.
Era risultato negativo ai precedenti controlli ma, ad aprile, gli avevano riscontrato i sintomi ed ora purtroppo non c'è più: a 26 anni appunto.

Gli americani  usano uranio impoverito e non si fano scrupolo dei loro militari quindi immaginatevi degli altri, ed infatti nelle zone in cui sono state usate armi all'uranio impoverito, gli aumenti delle malattie, ad esso legate, è stato esponenziale fra i civili ma ora anche fra i militari che erano presenti.

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Provvedimenti? A quanto mi consta ci sono resistenze nelle burocrazie militari dei paesi coinvolti, nel riconoscere i danni (anche perchè temo che le cause giudiziarie per il riconoscimento della malattie sarebbero esose per gli Stati), e ritengo che se le popolazioni di quei luoghi non ci vedono "di buon'occhio" anche questo vi contribuisca.
Ritengo criminale l'uso di questo tipo di armi e dovrebbero essere vietate e i paesi che le usano dovrebbero essere sanzionati a livello internazionale con risarcimenti alle famiglie coinvolte e sanzioni internazionali come la messa al bando a spese del paese che le usa, il quale  dovrebbe essere anche tenuto a "ripulire" le zone che ha contaminato!!
Ma si sa una cosa è il dire (anche di un misero blogger) ed una cosa il fare: siamo amici di costoro e abbiamo vincoli di solidarietà transatlantica ecc.. e credo che queste armi continueranno ad essere usate ed i civili ( ora anche i militari) continueranno ad ammalarsi e morire.
Dopo le tante fandonie dette dal 2001 in poi (tanto per restringere il campo sennò si risale troppo indietro ma ci sarebbe da dire anche per i precedenti 100 anni) per giustificare l'aggressione all'Irak e l'aver oggettivamente favorito il radicalizzarsi degli islamici e il loro aggregarsi intorno agli estremisti e fondamentalisti (in pratica con le kazzate dette e fatte in questi anni abbiamo spianato la strada ai terroristi) ora abbiamo, come occidentali, anche questa storiaccia sul groppone: e prima o poi sia queste popolazioni, e sia la storia ci presentaranno il conto e temo che sarà salatissimo purtroppo e lo pagheremo noi, non chi le ha immaginate e pianificate prima e poi messe in atto, purtroppo.

scritto da:  ninograg1   su: XXI secolo?

 

 
 
 

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