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Nascere Donna! Una storia vera...

Post n°185 pubblicato il 09 Maggio 2007 da redazione_blog
 

immagineOgni oggi ci sono donne che non hanno la lugubre triste "fortuna" di chiamarsi Amina.

Parto da lontano, non molto per ora nel tempo (14 anni circa), ho una bella moglie e le prime due bimbe piccole, due anni una e pochi mesi l’ altra, meravigliose le mie Donne.
Un pochino più lontano vi porto nello spazio, siamo nel cuore di un' Africa in millenaria guerra tribale, islam mescolato a divinità locali, tutti contro tutti, per sopravvivere.
Donne. Non fanno la guerra le donne, qui le donne sono sangue e dolore, il nulla e la vita.
Non parlo della guerra, parlo di una Donna, una dei milioni, decine di milioni di donne senz'ombra che affollano la nostra Terra.
E' nata da trent'anni ma le rughe della sua pelle son secolari, gli occhi no, sono occhi da ragazza, lisci e lucidi, intelligenti e veloci quando osano alzarsi da terra, rapidissimamente perché lo sguardo non sia scambiato per impudente presunzione di esistere.
Non sarebbe perdonata.
Appena nata le son state tagliate le grandi labbra e cucite quelle piccole, così che anche le sue ultime due labbra restino chiuse, in silenzio.
E' stata mamma a farlo, assieme a nonna che aveva già 28 anni e di queste cose se ne intende!
Nella polvere della capanna di fango Lei non ha problemi, niente infezioni o cancrena, erbe magiche e spiriti delle ave la proteggono. Da queste parti Allah non si scomoda per un essere così impuro.
FAITH, un nome storico e importante nella famiglia, per noi è "destino", laggiù è 'Regina' . Triste presagio. 
A 29 anni sarà davvero una Regina, Regina e Signora nel Regno delle Ripudiate.
Cresce in una famiglia con la capanna quasi al centro del villaggio, prima di tredici, portatrice di sventura per sua madre che genera tre impure prima del maschietto.
Meno male che le altre due mogli distraggono il villaggio con cinque piccoli uomini in tre anni!
L' infanzia è quasi bella, a volte allegra ma ormai è ora di cambiare, ha otto anni Faith, non è, non sarà mai più, una bambina.
Il suo sposo abita in una casa con le mura di fango e non di paglia, un castello! Il maniero con due stanze si trova vicino alla piantagione sul fiume, Lui sa lavorare il ferro, forgia e batte il metallo arroventato come nessun altro nella regione, la sua importanza, il suo prestigio e la sua forza crescono ad ogni colpo.
Però il frutto del peccato non può essere riaperto col metallo, prima di inseminarla il coltello di legno sacro la deve riaprire, arare dice il Dio.
Così, innaffiato dal sangue e dal dolore il seme forte del suo uomo la feconda, la Regina spera e prega che il seme la fecondi. La vana attesa piena di sogni dura nove mesi e poi: una bambina, un' altra impura!

immagine


Il suo uomo è ora potente e forte, Allah lo protegge e gli dice cosa deve fare. E' figlia di fattrici di femmine, ha un maleficio, impura, non è degna della gloria di un uomo così importante.
Tra quelle mura tutte le vergini donne della Tribù sognano di
vivere e Lei................!


Lei è una donna, ha 12 anni ed è già una ripudiata da 6 mesi. Ha perso tutti i diritti sociali, non quelli delle donne, quelli non esistono. I diritti sociali della famiglia, della tribù. Le ripudiate non son ripudiate dall' uomo, è Dio che parla per bocca dei suoi Eletti.
Lei vive 16/18 anni da rejetta con le rejette, in una parte del villaggio a loro 'dedicata' , privilegiate, nessuno osa andarci.
La guerra continua, gli integralisti seminano odio e fanno copiosi raccolti così che il ghetto aumenta di numero , sono più di cinquanta e Lei è la regina, ha imparato da un santo di 'Medicos sin fronteras' e da una maestra italiana pellegrina, (apparsa e sparita chissà dove) a scrivere e leggere ma il segreto non deve superare le mura di spine e rovi secchi che rinchiudono quelle bestie senza luce.
Lei riesce a trasmettere questa piccola magia a sua figlia e  a sua madre che qualche anno prima l' ha raggiunta nel 'limbo delle senza ombra', colpevole di esser vecchia.
Senza ombra perchè non devono girare di giorno, attraversare il cammino dei Giusti e delle loro spose.
Di notte le reiette vanno al Fiume lento e fangoso a prendere l' acqua , non inciampano al buio con le brocche in testa, sfiorano la polvere per non far rumore. Di notte zappano la terra con bastoni secchi, di notte rubano i frutti degli alberi vicino al Fiume, li aprono e ne conservano i semi.
La comunità è quasi autonoma nello splendido isolamento del terrore.
Faith. La incontro all' imbrunire, non c’è tramonto lì, notte e giorno si scacciano rapidi l’un l’altro, veloci e feroci come gli odori che impregnano l’ aria.
Faith ora non si deve più nascondere, sono arrivati gli stranieri. Io sono straniero, mai sentito più straniero di così. Lei ci lava i panni, 10 dollari al giorno. Il più ricco del paese laggiù ha dieci uomini armati, e una macchina ma 10 dollari non li guadagna in un mese.  Il denaro, un altro segreto da coltivare.

Un giorno la accompagno lungo la strada, mi racconta del serpente che si nasconde nel termitaio, dietro la vasca dove lava i panni, lo vede tutti i giorni . Lo vede solo Lei, è lungo e colorato come l’ arcobaleno, grosso e grasso come gli stranieri, con occhi di fuoco la guarda e un attimo prima di mangiarla si ritrae, tutti i giorni. Le offro un the in una baracca lungo la strada dove le sedie sono i talloni e lo zucchero è polvere. Si sente Regina, sa che morirà ma beve il the come gli uomini, con gli uomini, lungo la strada.
Sua figlia sta per partire, Svizzera, non sa cos'è ma si fida e alza gli occhi senza più paura. RIDE!
Le racconto dei laghi, i fiumi, le montagne, la neve e le donne con l'anima, con l'ombra. Sua figlia camminerà di giorno, potrà fare ombra e vedere le montagne. Lei non sa di cosa io parli ma RIDE!

Ha ricevuto una sepoltura Faith, lo so , son sicuro senza che nessuno me l' abbia detto, è stata sepolta sotto una grandinata di sassi polverosi, tirati da sorelle, madri, cugine e nipoti, ogni sasso lo tirano con la forza del terrore e la debolezza della speranza di non prendere il suo posto, domani.
Ma la Regina quel giorno rideva, allegra e spavalda come il suo uomo, dolce come la sua bambina, Rideva. Non c'ero, ma Lei rideva.

Anche oggi, quante Regine oggi?

Tante, ancora, sempre, troppe.

scritto da: Rudemavolgare e postato su: VIOLENZA SULLE DONNE

 
 
 

Un racconto.

Post n°167 pubblicato il 24 Aprile 2007 da redazione_blog
 

Siamo cresciuti insieme

immagine

Siamo cresciuti insieme.
Lo stesso cortile di grigio asfalto soffocato dagli screpolati muri delle palazzine di quasi periferia.
Giocavamo sui gradini sbeccati e nell’aria odore di minestre in quell’ora che non cede alla tentazione della notte.
Ci sono state le domeniche mattina, fredde dell’inverno, e noi chiusi nei cappotti a raccontarci il libro che stavamo leggendo e lo strillo delle madri, è ora di pranzo, ci vediamo dopo, andiamo al cinema.
Il cinema era piccolo, con sedie di legno, scomodo e soffocante, per noi bellissimo. Scoprivamo Indagine su un Cittadino al di sopra di Ogni Sospetto, Rocco e i Suoi Fratelli, Il Giorno Della Civetta. Andavamo in biblioteca a prendere i libri dei film che avevamo visto. Ne parlavamo per ore, sotto casa, nel caldo appiccicoso dell’agosto che non si andava al mare.
Tu lavoravi.
Io andavo alle magistrali.
Lo ricordo bene il sabato pomeriggio d’aprile, nitido, i fiori bianchi lussuosi sul meschino melo nell’aiuola in mezzo al cortile, tu appoggiato alla ringhiera che cincischiavi un foglio di carta, vado militare in marina per due anni.
Ti strappai dalle mani il foglio ed era un foglio bianco, perché? perché volevo scriverti una lettera per salutarti, senza vedermi? senza vederti, perché? perché mi dimenticherai, non ti dimenticherò.
Mi baciasti e io piangevo.
Non ci eravamo mai baciati prima, non così, non sapevo il tuo sapore.
Piangevo e mi baciavi, incuranti della portinaia che ci guardava col sorriso e di mio padre che fumava sul balcone, quando parti? tra una settimana, stiamo insieme? stiamo insieme.
Ogni attimo oltre la scuola e il lavoro lo passavamo insieme.
Le nostre famiglie capirono e rimasero silenziosi osservatori di quella fulminea e provvisoria primavera d’amore.
Con te ho fatto l’amore per la prima volta, nel prato oltre il capolinea del tram, una notte di luna luminosa quasi un sole. Nessun dolore, ma un pacato e dolce piacere. Risi con te di tenerezza.
L’ultima sera pioveva, partivi il mattino dopo, non parlavamo. Seduti sui gradini del cortile mi stringevi a te. La mia pelle sapeva dei tuoi baci e non sapevo pensare a niente altro che al mio dolore.
Le lacrime si mischiavano alla pioggia.
Andammo in cantina e con rabbia e furore facemmo l’amore. I nostri odori si mischiavano alla muffa e alla polvere. Il dolore diventava cattivo e segnavamo la nostra carne per farci del male, per colonna sonora le nostre urla e il gorgoglio delle tubature. Il piacere era una sofferenza fisica talmente intensa che annullava tutto e in quel nulla di respiro e grida soffocate nella bocca dell’altro ci salutammo.
Per un po’ ti scrivevo tutti i giorni, tu mi rispondevi poco e di rado, ero triste e sola, non mi legavo con nessun altro e pensavo solo a te.
La tua famiglia cambiò casa e persi anche quel labile contatto.
Il tempo inesorabile e imparziale fece il resto. Mi allontanai dal tuo ricordo e un pezzo dopo l’altro mi inventai questa mia vita serena.
Anche i miei cambiarono casa e così non vidi più il cortile di grigio asfalto e le palazzine di quasi periferia.
Più nulla mi ricordò il tuo ricordo.
Fino a stasera che mio figlio ha detto, mamma ma tu l’hai visto Il Giorno Della Civetta?

scritto da:  liberante   in: LE PAROLE

 
 
 

"Le donne del post-tsunami vittime di violenze e discriminazione"

Post n°143 pubblicato il 04 Aprile 2007 da redazione_blog
 

immagineSono le donne i soggetti più vulnerabili tra i sopravvissuti dello tsunami del 2004; esse continuano a vivere in condizioni di totale miseria e sfruttamento, causa di politiche discriminatorie in diversi Paesi dell’Oceano indiano. La denuncia è contenuta in un Rapporto compilato dall’“Alleanza delle donne colpite dallo tsunami”, che analizza la situazione in Sri Lanka, India, Maldive, Thailandia e Somalia sulla base di 7500 interviste. I promotori del documento chiedono durante l’imminente Summit della South Asian Association for Regional Cooperation (Saarc), che si aprirà domani a New Delhi, si studino azioni concrete per alleviare le sofferenze di questa categoria di persone.

 
Secondo lo studio, le donne sopravvissute allo tsunami del 26 dicembre 2004 nei Paesi del sud-est asiatico sono soggette ad abusi e violenze da parte di mariti che sprecano gli aiuti economici in “alcool e gioco”, ma anche dell’industria del turismo sessuale che sfrutta la loro miseria per indurle alla prostituzione. Sriyani Perera, coordinatore per l’Asia di Action Aid International’s women rights, spiega che “gli uomini spesso ubriachi picchiano le mogli e le costringono a rapporti sessuali davanti ai bambini nei campi di aiuto” dove ancora vivono i senza tetto dello tsunami. Sriyani, anche portavoce dell’Alleanza, ricorda la tragedia delle vedove del Tamil Nadu, India del sud, che vendono i propri reni per dare da mangiare ai figli, ma che non ottengono mai la somma promessa.
 
Il Rapporto registra una crescita del turismo sessuale nelle aree costiere dell’India, in seguito alla ricostruzione dopo il maremoto di nuovi hotel sulla spiaggia. In questo conteso le donne più povere, provenienti dalla comunità di pescatori, sono le più vulnerabili e soggette a sfruttamento. Discriminazione, inoltre, si registra nella distribuzione degli aiuti: i risarcimenti e il denaro per la riabilitazione viene assegnato principalmente agli uomini, ritenuti i capo famiglia, tagliando fuori le donne single, disabili e anziane. Lo tsunami di 3 anni fa ha fatto in tutto circa 230mila vittime e lasciato senza tetto 1,5 milioni di persone in tutti i Paesi colpiti. Asia News
tratto da:  CENERENTOLASIRIBELLA  di: Tatianna

 
 
 

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