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UN REPERTO ANTICHISSIMO.....

Post n°1509 pubblicato il 16 Novembre 2017 da blogtecaolivelli

DA INTERNET

Il primo del nostro genere

Trovata una mascella "umana" di 1,8 milioni di anni fa
paleontologiaantropologia
Nel 2013 nella grotta di Rising Star, in Sudafrica, è

stata scoperta una straordinaria quantità di resti

fossili di un ominide. La loro classificazione e ricomposizione

ha permesso di stabilire che appartenevano a una nuova specie

di ominide fino ad allora sconosciuta, battezzata Homo naledi

e annunciata poche settimane fa.

Analisi più approfondite della mano e del piede di H naledi

confermano e, anzi, accentuano l'unicità di questa specie di

Homo con cui i paleoantropologi si trovano ora a dover fare

i conti nella ricostruzione dell'albero filogenetico del nostro

genere e della nostra specie. I risultati di questi studi sono

descritti in due articoli pubblicati sull'ultimo numero di "Nature

Communications".

Le caratteristiche uniche di Homo naledi

Cortesia Will Harcourt-Smith/Nature

Il primo studio, a prima firma Tracy L. Kivell, ha analizzato

approfonditamente la mano, che rivela un pollice lungo e robusto

e una morfologia del polso che che si ritrova nei Neanderthal e negli

esseri umani moderni, e che sono considerati adattativi per una

elevata capacità di manipolazione degli oggetti.

Tuttavia, le ossa delle dita sono più lunghe e più incurvate rispetto

non solo all'essere umano moderno, ma anche alla maggior parte degli

australopitechi, indicando che la mano era ben adatta anche per

afferrare i rami per arrampicarsi sugli alberi e sostenere il corpo in

posizione sospesa.

Il secondo studio, a prima firma W.E.H. Harcourt-Smith, è invece

dedicato al piede di questo antico ominide. Si tratta di un piede

sostanzialmente moderno: morfologia dell'alluce, allungamento del

tarso e struttura della caviglia e dell'articolazione calcaneo-cuboidea

testimoniano in maniera chiara che H. naledi era abituato alla stazione

eretta e a camminare in modo bipede. Eppure anche in questo caso si

riscontrano alcuni dettagli, in particolare la curvatura delle falangi prossimali

del piede, che rimandano a una buona capacità di arrampicarsi sugli alberi.

Secondo i ricercatori, tutti questi caratteri indicano che H. naledi doveva

avere un repertorio di capacità di locomozione più ampio sia degli australo

pitechi, poiché era perfettamente a suo agio con la camminata bipede,

sia dell'uomo moderno, poiché si poteva comunque arrampicare e

spostare fra i rami molto più agevolmente.

 
 
 
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