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L'acqua sulla Terra....

Post n°2069 pubblicato il 04 Aprile 2019 da blogtecaolivelli

Fonte: Focus

Da dove arriva l'acqua presente sulla Terra?

Da lungo tempo ormai è aperto il dibattito tra gli

scienziati planetari sull'origine dell'acqua presente

sul nostro pianeta, grazie alla quale è stata...

Da lungo tempo ormai è aperto il dibattito tra gli

scienziati planetari sull'origine dell'acqua presente

sul nostro pianeta, grazie alla quale è stata possibile

la comparsa della vita.

Le scuole di pensiero sono due.

L'acqua potrebbe essere stata portata sulla Terra

dalle comete, e provenire dai margini esterni del

Sistema Solare dove la maggior parte di queste

hanno avuto origine; oppure potrebbe essersi

formata più vicino a noi, nelle parti più interne

del Sistema Solare, e la "fonte" di quella presente

sulla Terra sarebbero soprattutto gli asteroidi, che,

specialmente nelle fasi evolutive iniziali della sua

formazione, l'hanno bombardata incessantemente.

Secondo i risultati di un recente studio l'acqua sulla

Terra sarebbe stata portata dall'impatto di una grande

quantità di asteroidi e meteoriti di natura carbonacea.

Ma i dubbi al riguardo sono ancora tanti.

Adesso, i risultati di uno studio pubblicato recentemente

sulla prestigiosa rivista Science da Conel Alexander e

colleghi della Carnegie Institution for Science (Washington, DC)

fanno propendere decisamente per la prima ipotesi,

quella degli asteroidi. Gli autori hanno analizzato

campioni provenienti da 85 meteoriti appartenenti alla

classe delle condriti carbonacee, quelle più primitive

e che spesso contengono composti organici complessi.

In particolare, hanno studiato la percentuale di deuterio -

un isotopo dell'idrogeno il cui nucleo è formato da un

protone e da due neutroni - presente in queste rocce cosmiche.

La percentuale di deuterio nell'acqua presente su un corpo

del Sistema Solare è considerata, infatti, un buon indicatore

della distanza dal Sole a cui questo si è formato; più questa

è grande, più alto è il contenuto di deuterio.

I ricercatori hanno quindi confrontato le concentrazioni

misurate con quelle relative ad alcune comete (in questo caso,

l'abbondanza di deuterio viene determinata per mezzo

della spettroscopia, cioè l'analisi della luce emessa dalle comete).

Alexander e colleghi hanno così mostrato che le condriti

carbonacee contengono una percentuale di deuterio molto

più bassa rispetto alle comete e quindi simile a quella

presente sulla Terra.

Le due popolazioni di oggetti si sarebbero quindi formate

in regioni diverse: gli asteroidi nella zona più interna del

nostro sistema planetario, tra le orbite di Giove e di Marte,

le comete molto più lontano.

Una conclusione che sarebbe in contrasto con la teoria

prevalente, secondo la quale ambedue questi tipi di corpi

planetari si sarebbero formati assieme ben oltre l'orbita

di Giove, per poi avvicinarsi al Sole, portando il loro

contenuto di ghiaccio d'acqua sui pianeti più interni,

compresa la Terra. E a questo punto, proprio in base al

contenuto di deuterio, la fonte più probabile di composti

volatili (e quindi di acqua) sul nostro pianeta sarebbero

le condriti carbonacee.

Le conclusioni sono però ben lontane dal chiudere

il dibattito. Tutto si basa infatti sulla misura del rapporto

deuterio/idrogeno, che per le comete è molto difficile da

determinare.

Talmente difficile che questo dato è stato ottenuto soltanto

per 4 o 5 comete.

Fare considerazioni statistiche sulla base di così pochi dati

è molto pericoloso, poiché si corre il rischio di scambiare

un oggetto eccezionale per uno rappresentativo.

Servirà ancora molto tempo prima di avere abbastanza dati

per una statistica solida.

Quanto all'idea che l'acqua terrestre venga soprattutto

dalle condriti carbonacee,  quest'idea fu già proposta

all'inizio dello scorso decennio da un gruppo di ricercatori,

compresi alcuni italiani, ma da allora il quadro è molto

cambiato, è un mosaico a cui mancano ancora molti tasselli

e non si può dire che ci sia un'ipotesi prevalente.

Il motivo per cui i risultati di studi come questo, interessante

ma che non aggiunge moltissimo, vengono pubblicati su un

giornale scientifico come Scienceè proprio dovuto al fatto

che il campo è così ancora aperto e incerto. 

 
 
 
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