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I fossili raccontano l'inizio della catastrofe che cancellò i dinosauri

Post n°2247 pubblicato il 22 Giugno 2019 da blogtecaolivelli

Fonte: Le Scienze

05 aprile 2019

I fossili raccontano l'inizio della catastrofe che cancellò i dinosauri

I fossili raccontano l'inizio della catastrofe che cancellò i dinosauri

Un deposito di fossili scoperto negli Stati Uniti, a

3000 chilometri dal punto in cui cadde l'asteroide

che 66 milioni di anni fa portò all'estinzione dei

dinosauri, ha permesso di ricostruire che cosa

accadde nei minuti immediatamente successivi

all'evento, quando le scosse sismiche dovute

all'impatto rovesciarono sulla terraferma le acque

del mare interno che occupava la parte centrale

del Nord America

paleontologiascienze della terra

Un eccezionale deposito fossilifero scoperto

negli Stati Uniti, nello stato del North Dakota, ha

permesso di ricostruire con una straordinaria

risoluzione temporale gli eventi catastrofici che

avvennero 66 milioni di anni fa nei minuti successivi

all'impatto con la Terra dell'asteroide che, caduto

in corrispondenza di Chicxulub, nel Messico

meridionale, portò alla fine dei dinosauri.

Situato a Tanis, nella Hell Creek Formation,

non lontano dalla cittadina di Bowman, il deposito

è un vero e proprio cimitero fossile di massa.

È stato scoperto nel 2013 da ricercatori diretti da

Robert A. DePalma, dell'Università del Kansas, e

Jan Smit, della Vrije Universiteit di Amsterdam,

che ora hanno pubblicato i risultati di una loro

analisi sui "Proceedings of the National Academy

of Sciences".

Alla ricerca ha collaborato anche Walter Alvarez,

che quarant'anni anni fa circa, insieme al padre

Luis Alvarez, premio Nobel per la fisica nel 1988,

ipotizzò per la prima volta che l'estinzione dei

dinosauri fosse stata causata da un asteroide.

I fossili raccontano l'inizio della catastrofe che cancellò i dinosauri

Raffigurazione dell'onda di tsunami generata nel mare

interno del Nord America dalle onde sismiche provocate

dall'impatto dell'asteroide, a 3000 chilometri di distanza

(Cortesia Robert DePalma)Alla luce della datazione e

dell'enorme quantità di fossili - prevalentemente pesci,

ma anche resti di un mosasauro (un rettile marino), di

un triceratopo, di piccoli mammiferi e di conifere - fin

dalla sua scoperta il deposito era stato collegato

all'evento di Chicxulub; ora il collegamento è stato

confermato dalla presenza di strati di roccia con

un elevato tenore di iridio, un elemento chimico

rarissimo sulla Terra, ma di cui invece sono ricchi

gli asteroidi.

Il fatto che nel giacimento fossile la fauna ittica fosse

fittamente accatastata, con una singolare compresenza

di pesci d'acqua dolce e di mare, tutti immersi in una

matrice di fango, ha subito fatto pensare che gli animali

fossero stati travolti da un'immensa onda di tsunami.

Un'attenta analisi della successione degli strati di roccia

e delle loro caratteristiche ha mostrato che quell'onda di

tsunami si era formata localmente, nel mare interno che

all'epoca occupava la parte centrale del Nord America;

l'onda dunque non era risalita fino a Tanis dal golfo del

Messico, circa 3000 chilometri più a sud, dove si era

verificato l'impatto dell'asteroide.

Il muro d'acqua che travolse il sito di Tanis, invece,

era stato generato da un'enorme onda sismica stazionaria

legata a una sorta di fenomeno di battimento delle onde

sismiche provenienti da Chicxulub in seguito al terremoto

di magnitudo 10-11.5 provocato dall'impatto del corpo

celeste.

Secondo i calcoli dei ricercatori, quelle onde sismiche

devono essere arrivate a Tanis nel giro di soli dieci minuti,

l'altezza dell'onda stazionaria deve essere stata compresa

fra i 10 e i 100 metri e quella del muro d'acqua abbattutosi

sulla terraferma, esponendo parte del fondale marino,

fra i due e i 10 metri.

I fossili raccontano l'inizio della catastrofe che cancellò i dinosauri

I pesci fossili accatastati uno sopra l'altro sono stati

gettati sulla terraferma dall'onda di tsunami, dove sono

rimasti intrappolati nel fango e nella sabbia dopo che

l'onda si è ritirata. (Cortesia Robert DePalma)Il fatto che

il fondale sia stato esposto è provato dalla presenza di

particolari cavità a imbuto provocate dalla ricaduta delle

tectiti - sferule di materiale vetroso proiettate in aria dalla

polverizzazione dell'asteroide - che non avrebbero lasciato

quei segni se il fondale fosse stato coperto dall'acqua.

Molte di queste sferule sono state ritrovate anche nelle

branchie di moltissimi pesci fossili, aspirate dagli animali

mentre venivano travolti dalla catastrofe. 

 
 
 
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