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Onde gravitazionali, fuoco nucleare, rocce e amore

Post n°2276 pubblicato il 04 Luglio 2019 da blogtecaolivelli

 


EVOLUZIONE MICROBIOLOGIA FISICA TEORICA
ARCHEOLOGIA POLITICHE DELLA RICERCA

08 maggio 2019
Onde gravitazionali, fuoco nucleare, rocce e amore
di Caleb A. Scharf / Scientific American

Un giallo di cinque miliardi di anni fa rivela

due nuovi attori che hanno preso parte alle

nostre origini: gran parte degli elementi

pesanti presenti nel sistema solare non

derivano nelle esplosioni di supernova,

ma dalla fusione di due stelle di neutroni

avvenuta nelle vicinanze del nostro Sole


ASTROFISICA

ONDE GRAVITAZIONALI

COSMOLOGIA

Il vecchio detto "siamo polvere di stelle" è

così penetrato nella nostra mente da rischiare

di perdere parte della sua poesia.

Sì, elementi più pesanti dell'idrogeno e dell'elio

presenti nell'ambiente terrestre sono stati

forgiati da vari antichi cicli di vita di generazioni

di stelle.

Molte di queste fornaci cosmiche hanno espulso

il loro contenuto nel vuoto, inquinando la nostra

galassia con tracce dei nuclei atomici che

chiamiamo ossigeno, carbonio, ferro e altro

ancora.

E nel corso degli eoni la gravità ha provocato

la ricondensazione di questa materia interstellare.

Come risultato, gli elementi sono stati separati,

permettendo alla materia stellare di diventare

straordinariamente concentrata, creando nuove

stelle, pianeti, e gli ammassi di nuclei pesanti

che costituiscono gli esseri umani e la loro

assurda complessità.

Tutto ciò è fantastico, ma ripetete la storia un

gran numero di volte e comincerà a suonare un

po' banale.

Una parte della ragione è che la narrazione può

diventare vaga - dal parlare in termini generali

di generazioni precedenti di stelle ormai invisibili

fino alle nostre ampie descrizioni della natura della

materia interstellare.

È un po' come quando un parente anziano vi

racconta dell'albero genealogico della vostra

famiglia fino alla quinta generazione.

Ci può essere poco con cui identificarsi, anche

se ci piacerebbe farlo.

La storia diventa molto più interessante quando

si guarda più da vicino.

Per prima cosa, non tutti gli elementi sono prodotti

allo stesso modo.

Forse l'esempio più interessante è quello degli

elementi del cosiddetto "processo r".


All'interno delle stelle puà avvenire la nucleosintesi

di alcuni elementi, ma per quella degli elementi più

pesanti del ferro sono necessari processi ancora

più energetici. (© Science Photo Library / AGF)

Questi elementi hanno nuclei più pesanti del ferro

e sono costruiti da un meccanismo chiamato cattura

rapida dei neutroni.

Come suggerisce il nome, c'è bisogno di qualcosa

per catturare i neutroni, sotto forma di nuclei "seme",

e c'è bisogno di un tremendo flusso di neutroni,

che sia abbastanza veloce da andare a formare

dei nuclei al di là di qualsiasi configurazione intermedia

altamente instabile.

Ma dove si trovano ambienti di questo tipo?

Nel 2017 gli osservatori delle onde gravitazionali LIGO

e Virgo hanno fatto scalpore rilevando la firma di una

fusione di due stelle di neutroni.

Due sfere di massa stellare di materiale nucleare hanno

spiraleggiato una verso l'altra con un urlo di oscillazioni

spazio-temporali di intensità crescente.

A differenza della fusione di un buco nero binario,

quell'evento ha prodotto una quantità prodigiosa

di radiazioni elettromagnetiche nella cosiddetta

kilonova (letteralmente, mille volte l'emissione di

una normale stella nova).

Lo studio telescopico della kilonova ha fornito un

sostegno convincente all'idea che la fusone di

stelle di neutroni rappresenti un paradiso per il

processo r.

Ciò suggerisce che questi eventi cataclismatici

giochino un ruolo importante nel rifornire il nostro

paesaggio galattico di alcuni degli elementi più pesanti.

Dall'oro, platino e iridio al torio e all'uranio, fino a

elementi di breve durata come il plutonio.

Ora, una nuova ricerca di Bartos e Marka, pubblicata

nei giorni scorsi su "Nature", offre una visione creativa

e piuttosto sorprendente delle origini degli elementi

del processo r nel nostro sistema solare.

I ricercatori hanno combinato due analisi chiave.

Una quella dei dati sui meteoriti che conservano le

prove del mix di elementi nel nostro sistema solare

in formazione, circa 4,6 miliardi di anni fa.

L'altra è un ingegnoso modello statistico della storia

delle fusioni di stelle di neutroni della galassia.

La ricerca indica che all'alba della nostra storia

cosmica locale si è verificata una collisione di stelle

di neutroni molto vicina.

Tracce di questo evento unico sembrano essere

presenti nei dettagli dei radioisotopi dovuti al processo

r che hanno irrorato il nostro sistema in formazione

dopo la collisione delle stelle di neutroni.

Raggiungere questa conclusione richiede una certa

flessibilità mentale e un duro lavoro.

Le fusioni di stelle di neutroni sono cosmicamente

rare nella Via Lattea, variando tra uno e cento eventi

per milione di anni in tutta la sua estensione.

Alcuni elementi del processo r, come gli attinidi (

tra cui curio-247, plutonio-244 e iodio-129), hanno

emivite relativamente brevi, nell'ordine delle decine

di milioni di anni, ma hanno lasciato tracce specifiche

nel materiale meteoritico dell'antico sistema solare,

che ci permettono di misurare le loro abbondanze

originali.

Quindi, la quantità di questi elementi che esisteva

durante la finestra di tempo in cui si stava formando

il nostro sistema solare offre uno strumento per

valutare non solo l'epoca in cui sono stati forgiati

quegli elementi, ma anche la distanza a cui doveva

trovarsi quella fucina.

Costruendo una simulazione delle fusioni di stelle

di neutroni nella nostra galassia, nel corso della sua

storia fino alla formazione del nostro sistema solare

(nei circa 9 miliardi di anni di esistenza della Via Lattea),

Bartos e Marka hanno potuto esaminare quali scenari

potrebbero aver prodotto la miscela di attinidi ricavata

dalle analisi meteoritiche.


Raffigurazione schematica della rilevazione delle onde

gravitazionali da parte di LIGO, in primo piano a

destra (Science Photo Library / AGF)
Dal risultato dell'analisi sembra che ci sia stata una

sola kilonova prodotta da una fusione di stelle di

neutroni che si darebbe verificata entro 80 milioni di

anni (più o meno 40) dalla formazione del sistema solare

e a circa mille anni luce di distanza.

I ricercatori stimano che un evento di kilonova così

vicino avrebbe occultato tutto il cielo notturno per

oltre un giorno.

Quattro miliardi e mezzo di anni fa, quando gli

elementi appena generati dalla fusione furono

proiettati all'esterno e si diffusero nello spazio

interstellare, circa 10^20 chilogrammi di essi finirono

per depositarsi nel nostro giovane sistema.

Da lì si può capire quanta parte del deposito

terrestre di elementi del processo r proveniva da

quell'unico evento.

Per esempio, l'equivalente di un ciglio circa dello iodio

nel vostro corpo sarà arrivato da quelle stelle di neutroni.

Un'automobile Tesla Model 3 contiene un totale

di circa 5 grammi dei nuclei generati da questa

specifica fusione di stelle di neutroni.

Un moderno reattore a fissione, che usa uranio

arricchito, conterrà circa 200 chilogrammi di materiale

che è stato prodotto in quell'unica esplosione cosmica.

Cosa significativa, lo studio sembra anche escludere

che fra i produttori primari di elementi di processo

r in tutta la galassia vi siano stati eventi come le

supernove a collasso nucleare, legate all'implosione

di stelle massicce.

Quegli eventi, che si verificano centinaia o addirittura

migliaia di volte più frequentemente delle fusioni di

stelle di neutroni, non sembrano corrispondere ai dati.

Nel complesso, sembra che possiamo aggiornare

il racconto delle nostre origini dalla "polvere di stelle".

Non solo siamo in debito con una fisica ancora più

esotica ed estrema di quanto forse immaginassimo,

ma ora dobbiamo collocare sull'albero genealogico

due membri molto specifici della nostra tribù ancestrale:

una coppia di stelle di neutroni amanti, il cui abbraccio

è stato letteralmente infuocato.
----------------
L'autore
Caleb A. Scharf è direttore del Centro di astrobiologia

della Columbia University. E' autore e coautore di

oltre 100 articoli di ricerca in astronomia e astrofisica.

Nel 2012 ha vinto il premio Chambliss dell'AAS.

Per "Le Scienze" ha scritto L'universo in scala, (In)

significanza cosmica, La generosità dei buchi neri.

-------------------------
L'originale di questo articolo è stato pubblicato su

"Scientific American" il 1° maggio 2019. Traduzione

ed editing a cura di Le Scienze.

Riproduzione autorizzata, tutti i diritti riservati.)

 
 
 
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