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Post n°78 pubblicato il 24 Giugno 2010 da blu_dada

 

Essenziale

Eliminare il superfluo: è questa la frenesia che mi ha preso.
Sono giorni, ormai, che svuoto cassetti, elimino oggetti di ogni genere.
Butto via tutto. In silenzio, senza chiedere o chiedermi nulla.
Non è semplice voglia di mettere in ordine.
È voglia di essenziale, di spazi vuoti. Di bianco, di chiarezza interiore.
Di quel poco che significa.
Ho bisogno di non perdere di vista l’essenziale,  quello che davvero mi serve.

Oggi è stato uno sguardo il mio "essenziale".
Lo sguardo di mia figlia che cercava i miei occhi.
Non c’era bisogno di parole.
L’essenziale è stato trovarci.

 

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Post n°77 pubblicato il 15 Giugno 2010 da blu_dada

Sto zitta

Arrivo al Bar centrale, mi siedo ad un tavolino,  apro la pagina dei miei blog amici. Punto il gomito sul tavolo, appoggio il mento alla mano e leggo. Vi leggo.
Vi guardo, anche.
Sorrido, se è il caso.
Ma sto zitta.
Ho voglia di silenzio, ma non di solitudine.
È un momento “di non parole”.
Ma ci sono.


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P.S: Grazie a tutti quelli che continuano a venire qui... anche se sto zitta.

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Post n°76 pubblicato il 10 Giugno 2010 da blu_dada

 Una crepa

E' una curiosa creatura il passato
ed a guardarlo in viso
si può approdare all'estasi
o alla disperazione.

Se qualcuno l'incontra disarmato,
presto, gli grido, fuggi!
Quelle sue munizioni arrugginite
possono ancora uccidere


Emily Dickinson

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C’è differenza fra non ricordare e dimenticare.
Non puoi dimenticare...
solo smettere di pensarci, se ci riesci.
E ci sono cose che faresti meglio a non ricordare.
Allora le leghi con una fune ad un macigno prima di buttarle giù,
nel profondo degli abissi.  

E arriva un momento che ti sembra sia passato... il passato.
Ma non è così. Tutto riaffiora quando meno te lo aspetti. 
E ti accorgi che non hai dimenticato.
Ricordi tutto... nei minimi particolari e il passato non passa mai.

E' come una crepa sul cuore che continua ad allargarsi.


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Post n°75 pubblicato il 05 Giugno 2010 da blu_dada

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Fragile

Il mondo brulica di persone insensibili, distratte. 
Allora ci stai male, e non sai se sei fragile perché sei bisognoso,
o sei bisognoso perché sei fragile.
Intanto vivi con uno strato di pelle in meno.

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Post n°74 pubblicato il 29 Maggio 2010 da blu_dada

Possibile 

Di fronte ad ogni desiderio bisogna porsi questa domanda: che cosa accadrà se il mio desiderio sarà esaudito,
e che cosa accadrà se non lo sarà? (
Epicuro)


Mi chiedo cos’è peggio: desiderare qualcosa per tutta la vita e non provare a realizzarla,
oppure provarci per tutta la vita e non riuscirci.
Sono terribili entrambe le cose.
Forse c’è di mezzo la volontà, nel primo caso.
La responsabilità di non aver agito.
Di avere atteso che piovesse pasta e fichi secchi.
Magari rassegnarsi a non avere, può rodere poi...
Quando ti strapperesti i capelli per quello che non hai fatto.
Ma “combattere” per tutta la vita per realizzare un desiderio e non cavare
un ragno dal buco è un disastro.
Soprattutto se il tuo desiderio non era impossibile.
E avevi tutte le chiavi.
Se, poi, il combattere è donchisciottesco, allora è un doppio disastro.
È vivere di illusioni, alienati dalla realtà. E alla fine perdi tutto.
Sei out.  


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Post n°73 pubblicato il 22 Maggio 2010 da blu_dada

S cadenze

Ho letto da qualche parte che ogni amore ha una data di scadenza, come lo yogurt. 

È così: gli amori finiscono, anche se non l’avresti mai detto, scadono.
Capita che un uomo e una donna che dicevano di amarsi smettono di frequentarsi, non si incontrano più.
Sono distratti, guardano altrove e nella folla dei giorni si perdono di vista.
Poi smettono di cercarsi.

 

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(...) La parole, le tenere parole che si mormorano
Le carezze, le più pure
I giuramenti nel fondo dei boschi
I fiori che si ritrovano in un libro
Di cui il profumo vi inebria
Sono spariti, perchè?


Que reste t il de nos amours
Charles Trenet. - 1942

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Post n°72 pubblicato il 16 Maggio 2010 da blu_dada

 


Dimensione magnifica

 La  voce di mia madre,  risuonava come un eco lontano nei pomeriggi estivi.  Io non volevo ritornare e facevo finta di non sentire. Desideravo rimanere in quel luogo, all’aperto, con i miei compagni di gioco... lì tutto aveva un sapore e un profumo particolare. Soprattutto c’era la sensazione di libertà... e c’era il gioco. Giocare per me, non era solo impiegare il tempo piacevolmente, divertirmi, era incontrare. Avevo la consapevolezza di  essere attesa, di appartenere, di partecipare a qualcosa di importante. Sapevo che senza di me, qualcosa sarebbe mancato. E quando, per qualche ragione, non andavo all'appuntamento, i miei compagni ci rimanevano male. In quelle  prime ore pomeridiane, piene di sole, l’aria di quel cortile era  impregnata degli odori che venivano dalle finestre aperte delle cucine, dove si era pranzato da poco. Era tanta l’ansia di giocare con i miei amici che, a volte, scappavo con quell’ultima porzione di frutta da addentare ancora. Il caldo dell’estate non era così insopportabile, o a me così sembrava. Indossavo  vestitini leggeri, e i sandali con gli occhielli.  La luce era diversa e il tempo era dilatato, era una dimensione magnifica. Giocavamo per ore. Poi puntualmente andavamo dietro l’angolo  a comprare i ghiaccioli.
Capitava, a volte, che quelli al gusto amarena non bastavano per tutti.
Ricordo che quel sapore, non so come, mi faceva venire il mal di testa. Stranamente era il preferito da tutti gli altri, così io cedevo il mio ghiacciolo, senza chiedere nulla in cambio, e mi sorprendeva vedere la faccia stupita di chi non era abituato alle gentilezze.

 

Quel cortile è sempre lì, esiste ancora. Quando ci passo, davanti ai miei occhi sfilano immagini simili a dei fotogrammi di una pellicola cinematografica. Come in un vecchio film in bianco e nero, rivedo una bambina felice, con il suo vestitino a quadretti, che salta con la corda,  che gioca a nascondino o che corre in bici. Quel luogo, ora, è sempre deserto,  i bambini non ci giocano più.
Forse non saprebbero nemmeno vivere il gioco come facevo io con i miei compagni di allora.
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Post n°71 pubblicato il 07 Maggio 2010 da blu_dada

Stare fermi

Quando la tempesta incombe,  pensiamo che agire in fretta sia necessario.
O indispensabile.
Ma, a volte, starsene fermi nell’occhio del ciclone è l’unica cosa sensata.
Rifugiarsi dentro di sé,  per trovare le risposte, è quello di cui abbiamo bisogno.
Distaccarsi dal proprio corpo: allontanarsi, per vedere la realtà da altre prospettive, per poi ritornare al centro.
Sembra impossibile, eppure, in quel centro c’è il silenzio, la calma assoluta.
Niente si muove, non una foglia, tutto è immobile, tranne i pensieri.


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Post n°70 pubblicato il 03 Maggio 2010 da blu_dada




Sorelle

Le vedo rannicchiate sul divano: le mie figlie.
Faccio finta di essere concentrata altrove,
ma con la coda dell’occhio guardo.
Sorrido in cuor mio.
La piccola tortura le guance della grande e le dice:
- Ti amo, da morire-
La grande si lascia torturare, con fare paziente.
In fondo, le piace questa tortura, io lo so.
Adoro il loro modo di essere sorelle.
Si dicono cose tremende quando litigano, ma dopo cinque minuti si scambiano di nuovo affetto.
Si cercano, si abbracciano.
Si dicono buonanotte con un bacio.
Fra di loro c’è una fiducia totale e la certezza di un sentimento profondo.
Spero che saranno così unite per sempre.
Come lo sono io con mia sorella.
Non ci vediamo spesso, ma io so che lei c’è per me.
Ed io per lei.
Esiste un legame fra noi, ed è indissolubile:
Siamo sorelle. Lei è quella migliore.

 

 

 

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Post n°69 pubblicato il 29 Aprile 2010 da blu_dada

Ingranaggi

 Prima di tutto, sii fedele a te stesso...

(...) È universalmente risaputo che ci si può creare l’infelicità anche nel chiuso della propria mente, pur essendo assai difficile da attuare veramente. Si può rimproverare al proprio partner la mancanza di amore, accusare il superiore di malafede e rendere responsabile il tempo del nostro raffreddore, ma come si fa a diventare giorno dopo giorno avversari di noi stessi? Come tanti segnali indicatori, auree massime, ci indicano la strada per l’infelicità; esse sono fissate da sano buon senso, per non parlare della sana sensibilità popolare o addirittura dell’istinto per ciò che avviene nel profondo. Alla fine è del tutto marginale la scelta del nome per questa facoltà. Si tratta in fondo della convinzione secondo cui c’è un unico punto di vista: il proprio. Si pervenga a questa convinzione e ben presto  si dovrà concludere che il mondo sta andando in rovina. Ed è qui che si distinguono gli esperti dai dilettanti. Questi ultimi finiscono a volte, per alzare le spalle e arrangiarsi. Chi invece rimane fedele a se stesso e ai propri principi non è disposto a nessun facile compromesso; messo di fronte alla scelta fra l’essere e il dover essere, egli decide incondizionatamente per il mondo come deve essere e rifiuta il mondo quale esso è. Come un capitano egli guida con fermezza la nave della propria vita nella notte tempestosa, una nave che anche i topi hanno abbandonato. È proprio un peccato che dal suo repertorio sembri mancare un’aurea massima degli antichi romani: Ducunt fata volentem, nolentem trabunt --  il fato conduce dolcemente chi lo segue, trascina chi gli resiste. Egli resiste, infatti, e certamente in modo del tutto particolare. In lui, cioè, la riluttanza diventa fine a se stessa. Nella preoccupazione di essere fedele ai propri principi, finisce per rifiutare continuamente ogni cosa, perché non rifiutare significherebbe già tradire se stesso. Il semplice fatto che il prossimo gli consigli qualcosa è quindi un motivo di rifiutare, anche nel caso in cui seguire tale consiglio sarebbe oggettivamente nel suo interesse. ( Secondo il famoso aforisma, essere maturi significa fare ciò che è giusto anche se sono i  genitori ad averlo vivamente consigliato) Ma il vero genio naturale va ancora più in là e in atteggiamento di eroica coerenza rigetta anche ciò che a se stesso appare come la migliore raccomandazione fatta a se stesso. Il serpente cioè non solo morde la propria coda, ma divora se stesso, e così si determina una ulteriore e del tutto particolare stato di infelicità.

 Tratto da:
Istruzioni per essere infelici
di Paul Watzlawich

Sembrerebbe che siamo noi  i veri nemici di noi stessi. Non facciamo altro che complicarci la vita, perché è così che ci piace averla. Come un giudice che ha bisogno disperatamente del fuorilegge per  essere giudice, così noi cerchiamo i nostri guai per essere disperatamente infelici.  In altre parole, spesso, cerchiamo l’infelicità più che la felicità. Il problema sorge quando l' infelicità  di uno rende infelici anche gli altri.


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