Creato da plumbook il 23/07/2009
Tutto è voluto da Dio.
 

Blog dedicato a Luigi Bracco (1918-1996) che per tutta la sua Vita, pazientemente ha ripetuto pochi e chiari concetti, sia pure con infinite sfumature:

1- Tutto è voluto da Dio, beni e mali, Dio non è stato il Creatore, è il Creatore di ogni fatto piccolo o grande che avviene nella nostra vita.

2-Dio abita nel nostro pensiero, è un pensiero apparentemente uguale agli altri, come Cristo era un uomo apparentemente uguale agli altri.

3-Ogni uomo è stato creato per conoscere personalmente Dio, non per convertire gli altri, non per fare apostolato, non per aiutare i poveri, i malati o gli handicappati, non per cambiare il mondo come piace a lui, il mondo è e sarà come piace a Dio.

4-A Dio si giunge esclusivamente con il pensiero, non con sacrifici, rinunce, regole, istituzioni, creature, riti, canti, feste o modi di comportamento.

5-La vita eterna inizia quando conoscere Dio diventa il nostro prima di tutto nel pensiero.

 

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La luce, prima cratteristica.


La luce è ciò che ci annuncia il suo principio.Anzi la luce è l'unico esistente che non si separa mai dal suo principio. Tutti gli altri esistenti si separano dal principio, anche l'uomo ha la possibilità di separarsi dal suo principio e si separa dal suo principio. Tutte le creature si separano dal loro principio, i figli si separano dalla madre, tutte le cose si separano dal loro principio. La luce è l'unico esistente che non si separa mai dal suo principio e proprio per questo è luce perché ci riporta sempre alla sua origine. Ci annuncia la sua origine.


 

La luce, 2° caratteristica.


La seconda caratteristica della luce è l'invisibilità. Sembra una contraddizione: proprio la luce che ci fa vedere tutte le cose è invisibile. Eppure abbiamo anche detto che la luce non ha bisogno di testimonianze, perché quando c'è si vede e quando non c'è non si vede. La luce è invisibile, quello che rende visibile la luce è soltanto ciò che non è luce. Quello che evidenzia la presenza della luce è l'effetto che la luce opera su ciò che luce non è. Quello che rende evidente la presenza della luce è l'impurità, la luce si vede in quanto c'è un corpo diverso su cui la luce opera. È questa la Luce che arriva ad ogni uomo, che illumina ogni uomo e che ogni uomo avverte, avverte per l'impurità che porta con sé.


 

La luce, 3° caratteristica.

La terza caratteristica della luce è che è infinita, cioè la luce non finisce. Anche come segno la luce riesce ad attraversare miliardi di anni e non si estingue, questo è segno dell'intenzione, perché là dove c'è l'unità, dove c'è l'essere cosciente e l'essere cosciente è uno, lì c'è l'infinito. Il che vuole dire che questa intenzione infinita giunge dappertutto. Siccome noi siamo uno, abbiamo il pensiero del nostro io, noi portiamo con noi questa intenzione che ha la possibilità di riflettersi su tutto. Per cui se noi non raccogliamo in Dio, l'intenzione che noi proiettiamo sulle cose a un certo momento invade tutto e tutti, tutta la creazione di Dio e anche Dio stesso.

(Luigi Bracco)

 

La clorofilla.

La caratteristica della luce è collegare il punto in cui ci troviamo alla fonte della luce stessa. La parola di Dio proprio in quanto è comunicazione del Principio, dell'assoluto, è luce, è luce per noi. Ma la parola va assimilata e cosa c'è in noi che dà a noi la possibilità di assimilare la parola di Dio? Non ci sarebbe niente sulla terra se non ci fossero gli alberi. Tutta la vita viene dal mondo verde. La caratteristica dell'albero è la fotosintesi cioè la captazione della luce. L'albero ha la possibilità, di captare la luce e di trasformarla in energia e attraverso questa energia produce tutto ciò di cui noi abbiamo bisogno per vivere.  La clorofilla nell'albero è quello che assimila la luce.L'uomo capta in quanto è in sintonia con-. Ma la sintonia vuol dire stessa presenza di-. Cioè soltanto se nell'uomo c'è la stessa presenza di ciò che gli viene comunicato, l'uomo può captare quello che gli viene comunicato, soltanto se nell'uomo c'è un punto infinito, l'uomo può captare l'infinito di Dio che si comunica all'uomo. Allora la parola di Dio non fa altro che evocare ciò che in noi c'è di Dio e che il più delle volte è trascurato. Questo qualche cosa di Dio che portiamo in noi è il Pensiero di Dio. L'albero è luce trasformata e tutto ciò che è vivo nel mondo, è luce trasformata e anche noi spiritualmente siamo vivi soltanto in quanto siamo Luce trasformata.La luce ha questa meravigliosa possibilità che trasforma in luce tutto ciò in cui penetra. Trasforma in luce o riduce in cenere.  La clorofilla significa per noi questa capacità di assimilare la luce e questa capacità di assimilare la luce è data a noi dal Pensiero di Dio.Ma questo Pensiero di Dio deve essere attualmente presente nel nostro pensiero.

 

La notte.

Se ci fosse soltanto il pensiero del nostro io e non ci fosse il Pensiero di Dio, noi saremmo illuminati, avremmo la luce del nostro io: il cane non ha mica problema per vedere, l'animale vede. La notte non esiste, è fatta dalla luce. Due luci creano la zona di tenebre, è fisica. Due luci ti creano la notte, è la presenza di due luci, è l'interferenza di due luci che ti crea la zona d'ombra. Tu metti due candele, a un certo punto hai una zona nera, tu metti due candele, metti un foglio in mezzo e vedi un punto nero, c'è il punto cieco, c'è la notte, perché la notte viene data dall'interferenza di due luci. Se tu vuoi la luce devi avere una luce sola che t'illumina. Se tu sei illuminato da due cose c'è la notte. Il dubbio è dato dalla presenza di due cose, tutto lì. L'assenza è determinata da due presenze, la mancanza d'amore non è data dal non avere amore, ma dall'avere tanti amori.Non c'è uno che non abbia amore, c'è uno che ha tanti amori e allora i tanti amori ti creano l'assenza d'amore. (Luigi Bracco)

 

Il Cielo.

 Il pensiero di Dio l'hai, non sai che cosa sia, però il pensiero di Dio ce l'hai. Tu hai il pensiero di Dio, puoi trascurarlo, puoi dire che non ci credi, però ce l'hai. Il pensiero di Dio è dato a tutti. Non siamo noi i creatori, come faccio a dire che non siamo noi i creatori? Per dire che io non sono il creatore, devo avere in me il pensiero del Creatore, altrimenti non potrei dirlo e questo è il pensiero di Dio. Il fatto di accorgermi che non sono io a fare le cose vuol dire che ho presente Uno che fa le cose, pur non conoscendolo ancora. Questo è il luogo.Questo pensiero io l'ho in mezzo a tanti altri pensieri: ho il pensiero dell'albero, del marito, della montagna, dei fiori, ho tanti pensieri e tra questi pensieri c'è anche il pensiero di Dio. La nostra mente è un po' come il cielo stellato. Ci sono tante stelle. Tra tutte le stelle c'è n'è una particolare, diciamo la stella Polare, allora guarda che in quel punto lì, in quella stella lì tu trovi quella cosa lì. Quello diventa un luogo. (Luigi Bracco)

 

Il buco nero.

Noi siamo creati per diventare pensiero di Dio ma diventiamo quello che Dio ci ha voluti, soltanto in quanto noi superando noi stessi pensiamo Dio. Se invece noi pensiamo a noi, diventiamo pensiero del nostro pensiero: ci annulliamo, diventiamo niente. Proiettiamo il nostro pensiero su tutti i doni di Dio ma proprio proiettando ed estendendo il nostro pensiero, il pensiero del nostro io sul tutto di Dio, annulliamo tutto, perché nel pensiero del nostro io non si giustifica niente. La vita ci viene là nella conoscenza, là dove c'era giustificazione, la giustificazione in Dio. Il pensiero del nostro io è un recettore, non è un creatore. Il nostro io deve essere giustificato e deve trovare la sua giustificazione. Quindi noi proiettando il pensiero del nostro io su tutte le cose e lo proiettiamo perché abbiamo la passione dell'assoluto e non possiamo farne a meno, proiettando il pensiero del nostro io su tutti doni di Dio, su tutto l'universo, su tutte le cose, cioè estendendo il pensiero del nostro io all'infinito, noi ci riduciamo a zero, a niente. Cioè ci collassiamo nel nostro finito. Ecco il significato del buco nero, il nostro pensiero è come una stella che a un certo momento collassa tutta su se stessa e diventa un annientamento di tutto l'universo, perché tutto l'universo precipita in questo niente. Ѐ un segno del nostro io che parlando di sé, pensando a sé, si riduce a niente, collassando tutto l'universo su se stesso.

 

L'universo.

L'infinito ha la caratteristica di non poter essere scomponibile, non è divisibile. Vuol dire che l'infinito è infinito in ogni suo punto. Noi abbiamo già questo nel campo dei segni, poiché Dio in tutta la sua opera, non fa altro che significare Se stesso ed essendo Egli infinito perché è Uno, significa Se stesso e noi vediamo che nella creazione, l'universo intero che apparentemente per noi è infinito, è infinito in ogni suo punto. In ogni punto dell'universo c'è tutto l'universo! Non è necessario correre attraverso l'universo, di qua o di là, per conoscere universo: basta fermarsi in un punto dell'universo per scoprire tutto l'universo, perché l'infinito è infinito in ogni suo punto. La realtà è questa: in ogni punto dell'universo c'è tutto l'universo, in ogni punto dell'infinito c'è tutto l'infinito. Noi ci mettiamo a correre per il mondo per conoscere il mondo e facciamo un errore. Se vogliamo veramente conoscere il mondo non dobbiamo correre ma, dobbiamo fermarci in un punto e approfondire, perché in quel punto mi è dato tutto l'universo: è questione di profondità.

 

La stella alpina.

La verità ha bisogno di una dimensione interiore, altrimenti non possiamo identificarla, non possiamo dire:"È vero". Non possiamo dire: "Questo è vero" se non l'abbiamo già dentro di noi. Abbiamo fatto l'esempio delle stelle alpine e qualcuno si è anche stufato... Ma l'esempio delle stelle alpine è molto efficace.... È sufficiente richiamare quello che si è detto in questi giorni: "Beati sui monti i passi di Colui che viene parlandoci di Dio" e abbiamo detto che i passi sui monti sono proprio queste stelle alpine, perché la stella alpina vuol dire "Piede del Leone" e Gesù Cristo nemmeno a farlo apposta è il Leone di Giuda ("Ma uno degli anziani mi disse: «Non piangere; ecco, il leone della tribù di Giuda, il discendente di Davide, ha vinto per aprire il libro e i suoi sette sigilli".)Ap 5.5 Quindi c'è un rapporto e anche queste cose servono, anche le stelle alpine servono a glorificare Dio. Abbiamo detto che la condizione per riconoscere, individuare una stella alpina è quella di averla dentro di noi. Uno che non sappia personalmente, nel suo intelletto che cosa sia una stella alpina, può trovarsi di fronte a migliaia di stelle alpine ma non la può individuare e non può dire :"Questa è una stella alpina". La stella alpina, bisogna che prima sia concepita da noi e si concepisce in quanto si fa il confronto fra la stella alpina e tutti gli altri fiori e quindi si arriva ad individuare la singolarità della stella alpina: quello che determina la singolarità della stella alpina. Conosciuta questa singolarità, adesso, trovando la realtà la possiamo individuare e riconoscere. La realtà è opera di Dio, non è opera del nostro pensiero però il nostro pensiero è la condizione essenziale per poter riconoscere la stella alpina, per poterla individuare. Ecco che noi abbiamo la sintesi. L'individuazione, l'identificazione della stella alpina, è opera di Dio creatore che crea la stella alpina, ma richiede il nostro pensiero.

 

La stella d'assenzio.

La stella di cui parla l'Apocalisse si chiama Assenzio, e precipitando sulla terra avvelena, intossica tutte le acque. Questa stella sono le scienze dell'uomo che sono costruite su due grandi categorie di causa ed effetto ma non considerano il fine. Ma proprio perché non considerano il fine delle cose non tengono presente Dio e proprio in questo diventano motivo di annullamento del significato delle cose. Attraverso le scienze dell'uomo fa asservire tutte le opere di Dio ai suoi fini ma, proprio facendole servire ai suoi fini, l'uomo si priva del significato vero delle cose. Privandosi del significato delle cose, si priva della vita. Possiamo anche dire che tra le scienze e la vita c'è un conflitto. Le scienze hanno poco a che fare con la vita vera dell'uomo, perché non parlano del fine delle cose, le scienze rendono il mondo invivibile all'uomo. Non bastano le lotte degli ecologisti per riparare il mondo da questa invivibilità alla quale approda la conoscenza dell'uomo, perché se l'uomo non ha Dio come fine, per la passione di assoluto che porta in sé, deve distruggere tutto, perché deve asservire a sè tutto, deve fare il niente e facendo niente lui stesso diventa niente. L'unica soluzione per rendere vivibile il mondo, è quella di collegare tutte le opere di Dio con il loro Fine. Perché la Vita sta nel Fine e il fine è il Pensiero di Dio e solo se noi cerchiamo in tutto il Pensiero di Dio, anche l'ambiente attorno a noi diventerà per noi aiuto di vita. In caso diverso noi verremo a trovarci con un mondo che c'intossica e renda a noi impossibile il vivere.

 

Il luogo dei funghi.

Il luogo di Dio è il suo pensiero. Ma il luogo per essere luogo deve essere comune anche a colui che cerca. Quindi deve essere comune all'uomo. Perché se non è comune, se non c'è un punto in comune, non c'è la possibilità di passare, di trovare colui che si trova in quel luogo. Se io non conosco il luogo dei funghi certamente non posso trovare i funghi. I funghi non li vedo, però andando in un certo luogo ho la possibilità di trovarli. Perché i funghi si trovano lì. Tutto è segno ed è segno di Dio, segno di Dio per noi. Dio ci significa che soltanto se noi cerchiamo Lui nel suo luogo, non nei nostri luoghi, lo possiamo trovare. Perché il suo luogo è il suo pensiero, la sua Intenzione, non le nostre intenzioni. Qui possiamo capire perché l'uomo, fintanto che non cerca Dio nel Pensiero di Dio, non trova Dio. Ma abbiamo detto però che questo sfuggire di Dio non è per sottrarsi ma è per dare a noi la possibilità di trovarlo. Lui sfuggendo ci indica il luogo in cui Lui si trova. Quindi fintanto che noi lo cerchiamo altrove, non nel Pensiero di Dio, ma in altro da Dio, proprio questo suo sottrarsi a poco per volta ci fa pensare. Se io non trovo i funghi in un campo di grano sono costretto a pensare.

 

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Il Battesimo di Giovanni.

La preparazione di Giovanni sta sopratutto nella giustizia. Dare a Dio quello che è di Dio. Tutto viene da Dio e tutto va riportato a Dio. Questo è il battesimo di Giovanni Battista. Quindi tutte le cose che arrivano a noi vanno riferite a questa giustizia. Da questa giustizia nasce l'interesse, nasce l'amore che tende a vedere tutto come lo vede l'essere amato, ad ascoltare tutto ciò che dice l'essere amato, a desiderare di capire, tutto ciò che capisce e tutto ciò che fa l'essere amato. Perché l'amore si trasferisce nell'essere amato. Vive nel pensiero dell'altro.  

 

Il niente.

Il niente non è concepibile perché non esiste. Se esistesse non si direbbe niente. Eppure l'uomo lo esperimenta. La parola "niente" è una delle più usate dalla bocca degli uomini. Il niente di per sé non esiste. Esiste in relazione a ciò che noi desideriamo. Quando è che noi diciamo "niente"? Quando cerchiamo una cosa, quando abbiamo una cosa presente nel nostro pensiero, però non la notiamo davanti a noi, non l'abbiamo presente nella realtà sensibile in cui la cerchiamo. C'è niente in relazione a quello che io ho in testa. Quindi il niente è relativo a un nostro desiderio quando questo desiderio non trova esaudimento.

 

Il paradiso e l'inferno.

Il paradiso o l’inferno sei tu; paradiso o inferno è ognuno di noi, è uno stato d’animo. L’anima che è capace, che ha la grazia, che ha la possibilità di conoscere Dio, di pensare Dio, di guardare le cose dal punto di vista di Dio è nella pienezza della gioia: Paradiso. L’anima che ad un certo momento si è chiusa, si è fossilizzata nel pensiero dell’io, che è diventata una pietra, che non riesce più a ricevere niente d’altro, quella diventa inferno.


 

Il Purgatorio.

Adamo era nel tempo perché stava crescendo. Anche il purgatorio è nel tempo. Il purgatorio è soggetto al tempo, perché sono creature in formazione. Quando io dico che la morte è mandata da Dio, io me la debbo digerire nel purgatorio, altrimenti non entro mica. E quindi mi devo digerire tutto, non sono più disturbato dai problemi del mondo ma sono sempre nel tempo. Sono in maturazione come Adamo era in maturazione. C'era tutto questo divenire che tende verso questa grande conclusione: concepire Dio, altrimenti non puoi dire chi è Dio.


 

Il Demonio.

Non ci sono due creatori. Ed è per questo che non puoi attribuire nulla di ciò che esiste o avviene ad altro da Dio. Il demonio è uno che non raccoglie in Dio e non riferisce le cose a Dio. E questo può essere il nostro io, perché il demonio ha un io che non riferisce le cose a Dio ma non è per nulla creatore come nessuno di noi è creatore. Uno solo è il Creatore vuol dire che non devi riferire nulla di tutto ciò che esiste e accade ad altro da Dio.


 

Il peccato.

Il peccato sta nel disunire le opere di Dio da Dio, nel non riportare a Dio le cose che Dio ci fa arrivare.Tutto è di Dio e il peccato sta nel non dare a Dio quello che è di Dio.C'è in noi questa possibilità: non riportare a Dio quello che è di Dio, disunire le creature, le cose dal Creatore,.Tutte le cose arrivano a noi da Dio e non tutte le cose vengono riportate a Dio da noi. Quello che non riportiamo a Dio, forma in noi il peccato.


 

 

La vera preghiera.

Post n°19 pubblicato il 05 Aprile 2020 da plumbook

La Luce è nella Causa. Dio è il Creatore quindi è la Causa di tutto; tu se vuoi capire una cosa devi giustificarla, ma la giustificazione la devi trovare nella Causa. Noi assistiamo a degli effetti, noi stessi siamo un effetto dell’opera di Dio, e tutta la creazione attorno a noi è un effetto. Tutti i giorni noi subiamo degli effetti, le cose arrivano a noi senza di noi, non siamo noi che le facciamo. Infatti noi andiamo sempre a cercare il perché delle cose. Il bambino la prima cosa che chiede è il “perché”; proprio perché si trova in mezzo a degli effetti. Ma noi non ci accorgeremmo dell’effetto se non avessimo già presente la Causa; soltanto che bisogna consultarla questa Causa. Ora, la Causa è il Principio Creatore, cioè Dio; quindi ogni cosa va sempre riportata a Dio, e questo è veramente pregare; questa è la vera preghiera. Perché pregare vuol dire elevare la mente a Dio. Ora, tu elevi la mente a Dio in quanto ricevi un segno e poi dopo alzi la mente a Dio per chiedere: “Signore, che cosa mi vuoi dire con questo segno?”. Per cui Dio ti fa arrivare tutte le cose e poi dice: “portale a Me, affinché io ti riveli il significato, cioè il mio Pensiero” . Quindi Dio, che parla in tutto a noi senza di noi, infatti le cose arrivano a noi senza di noi, non ci fa vedere il suo Pensiero senza di noi, cioè senza questa elevazione della mente a Dio; per cui tutte le cose vanno pregate. Ecco perché il Signore dice: “È necessario pregare sempre” (cf Lc 18,1; Ef 6,18; 1Ts 5,17); perché tutto quello che ci arriva, ci arriva per farci pregare, cioè per farci elevare la mente a Dio affinché da Dio (…e questo arriva soltanto attraverso la mente) noi possiamo ricevere il significato, cioè la luce su quello che Dio ci ha fatto arrivare. Altrimenti, come dicevo prima, tu annaspi nella notte, nelle tenebre, perché incominci a dire: “chissà perché…?” e vivi soltanto di reazione a degli stimoli: “mangio perché ho fame; vado a dormire perché sono stanco; adesso faccio questo perché mi piace; ora corro laggiù così faccio piacere a quel tale, ecc.”, ma tutto questo non è vivere, questo è soltanto un reagire a degli stimoli, ma non è vivere, soprattutto non è vivere da persone intelligenti. Una persona è intelligente in quanto ha in se stessa la ragione delle cose, la giustificazione delle cose. Ora, la giustificazione la troviamo soltanto nella Causa, cioè in Dio.

Commento di Luigi Bracco al Vangelo di San Giovanni 4.2.1989

 
 
 

I sogni non muoiono all'alba.

Post n°18 pubblicato il 05 Aprile 2020 da plumbook

Le promesse di Dio sono un patto di alleanza, quando si parla di patto è sempre un accordo a due. Dio ti fa la promessa e su quella promessa ti fa sognare. Ti promette mari e monti di vita eterna. Abbiamo i salmi e la Bibbia in cui la Parola di Dio è tutto un sognare. In Maria che ha creduto, i suoi sogni non sono finiti all'alba. Allora noi, nella realtà che esperimentiamo diciamo che è stato tutto un sogno che è finito all'alba, quando mi sono aperto alla realtà, la realtà era tutt'altro. E allora quello che noi siamo saluta da lontano quello che noi sognavamo di essere. Questa è la grande tristezza dell'uomo. L'uomo nella sua realtà saluta da lontano quello che lui aveva sognato di essere, quello che lui sperava di essere, quello che le promesse di Dio gli facevano sognare. È questo Dio in noi, è questa eternità in noi, è quest'infinito in noi, che portiamo in noi che ci fa sognare. Però se tutto questo a contatto con la realtà che noi viviamo, ci fa sentire questa malinconia, questa tristezza, questo sole che si spegne è testimonianza ed è segno che i sogni non muoiono all'alba, non muoiono all'alba e ci rendono triste la giornata. Se rendono triste la nostra giornata, vuol dire che non sono morti i sogni, vuol dire che questa voce, questa Parola di Dio, questa promessa di Dio noi ce la portiamo in noi, non la possiamo annullare ed è questa che rattrista ed è questo che ci fa soffrire che la realtà della nostra vita è tutt'altra da quello che in noi ci faceva sognare. Ed è questo il sogno che ogni uomo porta dentro di sé e che tutte le acque del mondo non possono spegnere o annullare per quanto grandi siano e che tutta la realtà del mondo non riesce a distruggere, perché ti crea la sofferenza. L'uomo per quanto dica: "Quello era un sogno ma la realtà è un altra", l'uomo non potrà mai rassegnarsi alla realtà, alla realtà del molteplice, alla realtà della morte, alla realtà del tempo che passa, alla realtà delle cose finite, non potrà mai rassegnarsi alla realtà dell'assenza di Dio. E allora se l'uomo non può rassegnarsi a questo, vuol dire che la nostra speranza deve essere grande, perché Dio anche conducendoci alla realtà della morte dice a noi: "Questa non è la realtà, questo è solo un segno per dire a te che è non è la morte che trionfa ma la vita".

(LUIGI BRACCO)

Scena tratta da Il settimo sigillo Di Bergman

 
 
 

A immagine e somiglianza

Post n°17 pubblicato il 05 Aprile 2020 da plumbook

DOMANDA: Ma io dico come fine: “…e il Verbo era Dio”; cioè, vorrei sapere che rapporto c’è tra questo versetto “…il Verbo era Dio” e quel versetto scritto nella Bibbia in cui dice che noi siamo a “immagine e somiglianza di Dio” (Gen 1,26); c’è un rapporto tra questi due versetti? LUIGI: Tu dici che noi siamo immagine e somiglianza di Dio; ma cosa vuol dire? Dio non ha detto che noi siamo, ma ha detto: “facciamo” (Gen 1,26). Noi siamo in formazione, noi non siamo fatti. Quando ha fatto l’erba, gli alberi, gli animali, quindi sono stati fatti; noi invece siamo in formazione. Noi non dobbiamo mai crederci fatti, perché siamo creature in formazione, in gestazione. Ora, siamo in gestazione, quindi in formazione ad immagine e somiglianza di Dio. Fatti per crescere ad immagine e somiglianza di Dio; ma cresciamo in quanto ci specchiamo in questo Originale. Dio è l’originale, se però noi ci specchiamo nella bestia, proprio perché siamo fatti per crescere ad immagine e somiglianza di ciò in cui ci specchiamo, noi diventiamo bestie. Se ci specchiamo nel denaro, noi diventiamo denaro, cioè diventiamo passione di-. Quindi Dio per natura ci sta facendo ad immagine e somiglianza sua, ma questo solo se noi rimaniamo in ascolto di Lui. Se invece noi guardiamo ad altro come originale, noi diventiamo ad immagine e somiglianza di ciò in cui ci specchiamo. Dimmi qual è il tuo amore, cioè a ciò cui tu guardi, e ti dirò chi sei; tu stai diventando quello che guardi. DOMANDA: È questo “Verbo” che non riesco a capire. Cioè, capisco che questo Verbo è il Pensiero di Dio, ma non capisco se siamo anche noi questo Verbo; cioè quando noi pensiamo a Dio siamo anche noi il Verbo? Luigi: Se noi pensiamo a Dio facciamo una cosa con Lui; chi pensa Dio forma una cosa sola con Dio, ma noi non siamo Pensiero di Dio. La differenza sta lì; il Verbo è il Pensiero di Dio; noi non siamo Pensiero di Dio; infatti possiamo essere pensiero di un albero, pensiero di una creatura, pensiero del denaro, possiamo essere pensiero di tante cose, ma non siamo Pensiero di Dio. Il Verbo non può essere pensiero del denaro, non può essere pensiero dell’albero. DOMANDA: Però quando pensiamo Dio noi… LUIGI: Noi abbiamo la possibilità di unirci al Pensiero di Dio, perché abbiamo in noi li Pensiero di Dio, ma non siamo il Pensiero di Dio. Tanto è vero che esperimentiamo che non siamo il Pensiero di Dio. Ora, però avendo questa possibilità stai attento, perché se tu pensi ad altro, cresci ad immagine e somiglianza di ciò cui tu pensi. Se pensi Dio tu sei fatto ad immagine e somiglianza di Dio, ma se pensi all’albero cresci in ben altro da Dio. Noi siamo esseri in formazione, cioè stiamo crescendo; cioè siamo figli di nostra madre e di nostro padre, ma ad un certo momento diventiamo figli di ciò che noi abbiamo eletto nella nostra vita; per cui, nati in una famiglia, ad un certo momento in questa famiglia non ci conosciamo più. Come mai? Perché abbiamo coltivato altro, e quelli non sono più nostro padre e nostra madre, ma sono altri. Ecco, prima siamo figli determinati da-, nasciamo senza di noi, ma stiamo crescendo e diventando figli di ciò che noi mettiamo al centro della nostra vita, per cui diventiamo figli dei padri che noi abbiamo voluto. Noi possiamo volere come Padre Dio, ma possiamo volere come “padre” altro. E se vogliamo come “padre” altro, diventiamo figli di altro, e diventando figli di altro noi non ne usciamo più. “Chi fa il peccato resta schiavo di esso” (Gv 8,34), diventa figlio del peccato, non ne esce più; con le sue sole forze l’uomo assolutamente non può spezzare il cerchio. Se Cristo non muore l’uomo non ne esce, perché appunto chi fa il male resta schiavo, quindi non ne esce. Quindi se noi guardiamo Dio, pensiamo Dio, cresciamo ad immagine e somiglianza di Dio; ma proprio perché siamo fatti per crescere ad immagine e somiglianza di Dio, se guardiamo altro, cresciamo ad immagine e somiglianza di altro, cioè diventiamo passione di altro.

Commento di Luigi Bracco al Vangelo di San Giovanni. 4 2 1983

 
 
 

Il senso della vita.

Post n°16 pubblicato il 05 Aprile 2020 da plumbook
 

LUIGI: Il peccato di Adamo si chiama peccato originale perché è rivelazione dell’origine di tutti i mali che subiamo noi. Quindi quel peccato è soltanto una rivelazione del peccato che facciamo tutti noi, in quanto anziché collegare le cose con Dio, noi ci fermiamo alle creature. Il peccato sta nell’autonomia da Dio. Ora, l’autonomia da Dio è tale in quanto si considerano le cose senza tener conto di Dio; per esempio vedi un cane fare un qualcosa e dici: “fa così perché è un cane”, vedi un uomo: “fa così perché è un uomo”, ecc.,; dimentichi che è parola di Dio per te, cioè che è Dio che ti sta parlando, quindi disunisci la creatura dal suo Creatore. Se io vedo un idraulico che arriva con una chiave inglese per aggiustarmi un termosifone, non dico: “è arrivata la chiave inglese”, ma dico: “è arrivato l’idraulico con la chiave inglese”. Ora, tutte le creature sono delle chiavi inglesi nelle mani di Dio, è Dio che viene a noi; e invece noi diciamo: “è la chiave inglese che mi aggiusta il termosifone”. Quindi non dobbiamo dire: “è l’uomo che fa questo...; è la natura che questo…; è la natura che fa questo…; è la legge che fa questo…ecc”; Dio dov’è? Tutti i nostri problemi, tutti, tutti, tutti… sociali, personali, tutte le nostre tragedie sono tutte causate dalla presenza dell’Assoluto, del Dio che portiamo in noi alla quale noi non ci rivolgiamo più. Tutto è una conseguenza di questo trascurare Dio. Noi non ci rendiamo conto che l’anima, il dato principale di ogni problema, è Dio. Noi vogliamo risolvere tutti i nostri problemi senza tenere conto di Dio, ed è l’errore più madornale che facciamo. Se tu hai un problema e trascuri il dato principale, certamente le tue soluzioni sono sbagliate. Noi stiamo assistendo a queste soluzioni sbagliate; ma perché? Perché non teniamo conto che c’è Dio nel nostro problema. DOMANDA: E tener conto di Dio nel mio problema vuol dire parlarne con Lui, chiedere a Lui la luce per risolvere. DOMANDA: Vuol dire tenere presente Lui. Se tu sei triste, se sei angosciata, se sei annoiata, non sai cosa fare, non sai per che cosa vivere, è perché ti sei separata da Dio; consulta Dio, cerca di capire. Prima di tutto interrogati: • a che cosa serve la vita? • Perché Dio ti ha dato la vita? Non per mangiare, non per il vestire, non per fare una carriera, perché domani muori! • A che cosa serve tutto questo? Abbiamo creduto che la vita serva per guadagnare denaro; cosa te ne fai del denaro? Prima di tutto cerca di capire perché Dio ti ha dato la vita; che significato ha questo vivere? cosa ci stiamo a fare qui? Non è una giostra dove saliamo sopra per fare alcuni giri e poi scendere. Che cosa ci stiamo a fare qui?

Commento di Luigi Bracco al Vangelo di San Giovanni 4 2 1983

 
 
 
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