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CAFFE' AMARO

una piccola pausa, tra sogno e disincanto

 

 

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Appunti da Dubrovnik 1

Post n°298 pubblicato il 22 Agosto 2010 da fbellbra
 

16 agosto 2010 Cavtat, Croazia

Rido. Perché ho trovato un pezzetto di carta su cui scrivere anche qui, su uno scoglio di Cavtat, non lontano da Dubrovnik: una pagina di pubblicità di Repubblica su cui c’è ben poca pubblicità e molto spazio bianco. Fantastico.
Non è da me viaggiare senza un block notes, ma su questi scogli ho portato ben poche cose. E d’altronde in questi giorni di vacanza qui a Dubrovnik non ho pensato molto a scrivere, persa com’ero nelle storie raccontate da Terzani nel suo “Buonanotte signor Lenin” e distratta dal pensiero della guerra che si è consumata su questi scogli appena 20 anni fa.

Troppi souvenir e hotel per poter parlare della guerra. Sembra che semplicemente si sia voluto dimenticare tutto e presto, coprendo la storia con tonnellate di turismo mordi e fuggi. I più a Dubrovnik ci stanno una mezza giornata, scaricati dalle navi da crociera, appena il tempo di fare una passeggiata nel centro storico. Magari il giro delle mura. Ma non basta. Noi ci stiamo 10 giorni. Ed è comunque poco per stare in qualsiasi posto al mondo.

Aerei passano sopra la nostra testa ogni 15 minuti. L’aeroporto deve essere qui vicino. Noi su questi scogli ci siamo arrivati via terra da Venezia, l’antica rivale e infine dominatrice di Dubrovnik. Abbiamo costeggiato il mare, passando paesetti di pescatori dove ormai sembra che l’unica attività sia quella degli affittacamere. Le isole brulle all’orizzonte come ippopotami sul pelo dell’acqua. Le montagne a strapiombo sul mare color topazio. I venditori di frutta insipida, coltivata su questa terra sassosa e secca. Le baie desolate che sbucano all’improvviso dietro il tornante. Arrivare qui in aereo deve essere comodo, ma ci si perde una buona parte del panorama e del senso della distanza, geografica ma anche culturale. E' come guardare la città solo dal finestrino.

Dubrovnik è laggiù, una macchia bianca in mezzo ai monti aridi. Arrampicati come siamo su questo scoglio, all’ombra, ci nutriamo di storia e di viaggi. Sembra che non siamo capaci di fare altro quest'anno che leggere. Questa si che è vacanza. Passiamo ore a divorare libri di guerre lontane, come se la parola “storia” e la parola “guerra” ci perseguitassero per attirare la nostra attenzione in questo posto così bello, così tranquillo, e così impregnato di incubi.

Chissà perché questo desiderio di storia ha contaminato questi due vagabondi da campeggio, tenda e tavolino all’ombra degli ulivi. Il sole, l’acqua limpida, gli scogli hanno perso per me una parte del loro fascino. Mi emozionano meno che in passato, quando passavo ore a sognare e a sentire la melanina che ribolle sotto la pelle. Forse sto semplicemente invecchiando e le favole non mi interessano più. Ho un bisogno di realtà, di cose vere e nude. Niente cartoline, niente resort da turisti annoiati, niente spiagge affollate e per carità niente musica dance fino all’alba.

Voglio stare in silenzio, con gli occhi aperti e leggere la storia di questo posto dalle sue stesse pietre.

 
 
 
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